sabato 23 ottobre 2010
Le riflessioni di CIPRIANO - E SE LA FACESSERO FINITA?
Davvero non se ne può più! In tutte le ore del
giorno, del pomeriggio, della sera fino a notte
fonda, di tutto e di più sulla morte e sulle
indagini inerenti la povera Sarah Scazzi.
I canali pubblici e privati si fanno una
squallida gara con uno spiegamento
impressionante di mezzi ed uomini a
raccontare quello che si sa, quello che non
si sa, quello che si ipotizza, quello che si
suppone in tutta una serie molteplice di
trasmissioni e notiziari, portati avanti con
una raccapricciante mediocrità morale,
supportati da quella schiera di psicologi,
psichiatri, criminologi, consulenti più o meno
competenti, tutti in fila a spiegare alla massa
di inebetiti telespettatori, la realtà (loro) della
vita, con le solite considerazioni saccenti,
con gli sguardi più furbi di un pesce morto e
quell’aria da pedanti cattedratici, saputelli
e presuntuosi.
Tutto questo mentre i famigliari della povera
ragazza, evidentemente smaltito in fretta il
grande dolore, fanno la fila nelle varie
televisioni per spiegare e ritorcere
argomentazioni, veleni, parenti coltelli ed
amenità varie. E mentre nei vari programmi
intrattenimento-spazzatura c’è questo continuo
fiorire di ipotesi, esperti e personalità, confortati
da piantine della casa, del pozzo, della
campagna, dalle solite foto di famiglia, il paese
di Avetrana viene improvvisamente invaso da
una incredibile moltitudine di persone
provenienti dai quattro punti cardinali del
nostro Paese.
Personalmente, vista la demenza che li ha
portati a fare tanti chilometri per pura curiosità,
li avrei visti giusti in gita a Lourdes o Fatima
a chiedere alla Nostra Signora di farli almeno
rinsavire; ma pare che il tutto sia di difficile
soluzione anche per la nostra Mamma
Celeste, visto l’accanimento terapeutico con
cui si continua a proseguire sulla faccenda.
La televisione fa il suo mestiere applicando il
principio degli indici di ascolto, e se queste
trasmissioni televisive hanno successo
evidentemente è perché c’è tanta gente che
continua morbosamente nella propria insana
curiosità.
Non dimentichiamoci, senza andare troppo
Indietro nel tempo, quante migliaia di ore
televisive hanno occupato e per mesi interi,
i casi di cronaca nera più orrendi per le loro
efferatezze, negli ultimissimi anni; senza
accurate ricerche …Faccio appello alla
memoria e ricordo a freddo i casi di
Annamaria Franzoni a Cogne, l’omicidio di
Meredith Kercher, con Raffaele Sollecito e
la sua fidanzata americana Amanda Knox ,
il delitto di via Poma, Marta Russo, Erika e
Omar, l’omicidio di Garlasco con Alberto
Stasi e Chiara Poggi. E via di questo passo
…Con la strage di Erba ed i coniugi Olindo
Romano e Rosa Bazzi, fino al caso dei
fatellini Francesco e Salvatore Pappalardi,
di Gravina di Puglia, ed il padre Filippo
Pappalardi.
Sono stati tutti casi dove la violenza omicida
è stata la parte più raccapricciante del pur
tragico avvenimento; in alcuni casi il o i
colpevoli sono stati subito individuati, presi e
condannati (in alcuni casi con pene
vergognosamente basse , ma questa è un’altra
storia …), in altri si sono incrociati indizi di
colpevolezza più o meno pesanti; ma mentre
gli organi preposti cercano di venire a capo delle
varie faccende, la pur sacrosanta informazione
si è sempre più trasformata in un circo Barnum,
con settimane di indagini pruriginose, la vita
privata di interi nuclei famigliari gettata in prima
pagina, caccia al mostro vero o presunto, lo
spiare continuamente dal “buco della serratura”
alla ricerca della storia piccante seppur necrofora.
La cosa più triste, e vi prego di riflettere, e che in
questa desolante informazione ben presto si
dimentica la vittima, quella che ha sofferto il
martirio e la morte. Si accendono i riflettori sul
teatrino, ma si perde tutto il dovuto rispetto
all’essere umano oltraggiato con la morte. Di
essi rimane solo, tra tanta spazzatura, le foto
sorridenti messe lì, quasi come la pubblicità
all’avvenimento.
Personalmente ho già da molto tempo preso
l’abitudine di spegnere la tv o cambiare subito
canale quando vengono proposti questi tipi di
spettacoli; con intima religiosità, silenziosamente
seppur laicamente come mia intrinseca natura,
per le povere vittime, offese e martiri, imploro:
“L’eterno riposo dona loro o Signore …Riposino
in pace.”
Cipriano
Annamaria... a dopo
HO VISTO UN FILM ..."LA NOSTRA VITA" - Di Maria
Eccoci al consueto appuntamento settimanale con il cinema proposto da Maria
Carissima Annamaria, e amici del "nostro Blog",
ho scoperto il pop corn caramellato...che bontà...che lussuria...è l'unica controindicazione del cinema...
Ho visto un film… La nostra vita
Regia : Daniele Luchetti
Interpreti : Elio Germano, Raul Bova, Isabella Ragonese, Luca Zingaretti, Stefania
Montorsi, Giorgio Colangeli, Alina Berzunteanu, Marius Ignat.
Sceneggiatura : Sandro Petraglia, Stefano Rulli, Daniele Luchetti
Fotografia : Claudio Collepiccolo
Musiche : Franco Piersanti
Genere : drammatico
Produzione : Cattleya
Distribuzione : 01 Distribution 05-2010
Al 63° Festival di Cannes 2010 :
Premio come miglior attore a Elio Germano.
Nastro d’Argento 2010 per :
Miglior attore protagonista ad Elio Germano
Attore non protagonista a Luca Zingaretti
Attrice non protagonista a Isabella Ragonese
Alla morte della moglie Elena, nel dare alla luce il suo terzo figlio, il trentenne operaio edile Claudio, vede crollare il suo mondo perfetto. Il loro era un rapporto fatto di grande complicità, vitalità e sensualità e lui non è preparato a vivere da solo, nonostante l’affetto dei due figli più grandi e l’arrivo del nuovo nato. Per rimuovere il dolore, inizia così a sfidare il destino prendendo una serie di decisioni sbagliate. Saranno gli affetti più cari a fargli ritrovare il giusto senso della vita.
Piace o …non piace…
☻ Il film cerca i segni del nostro divenire in quei luoghi ancora senza nome e senza storia che sono le nuove periferie. Malgrado l’accuratezza generale e gli ottimi attori, “La nostra vita” segue una via media, in tutti i sensi, senza mai sorprendere né approfondire nulla. Ce n’è per la famiglia, per i lavoratori clandestini, per i ‘ras’ del lavoro nero, che arrivano a salvare il cantiere in Mercedes. Il film colorisce personaggi e sentimenti, senza mai incidere a fondo, neanche nel rapporto fra Claudio e il ragazzo romeno a cui finisce per fare quasi da padre dopo aver nascosto il cadavere del padre vero. Resta dunque un bel totale senza primi piani, con delle storie da sviluppare.
☺ Parabola moralistica per un bel film caldo, affettuoso,di un realismo di grande naturalezza: intenso, toccante, magari un po’ urlato, ma di sicuro non convenzionale o prevedibile. E’ nuovo, particolare, il modo in cui Luchetti racconta l’amore gioioso, scherzoso, carnale, da ragazzi, che unisce marito e moglie, padre e figli piccoli; l’affetto ruvido ma pieno di slancio generoso degli amici e dei fratelli di Carlo; il singolare personaggio di un pusher di periferia, sincero amico e uomo buono. Speciale è la maniera di narrare il lavoro: i gruppi multietnici di operai amichevoli e spietati, i pasticci truffaldini, le guerre tra poveri, le gru che si levano in cielo come uccelli di malaugurio. Germano sostiene tutto il film con forza sensibile: la scena più bella è quella in cui, sconfitto nelle sue aspirazioni, siede e piange.
Buona visione da
Annamaria... a dopo
venerdì 22 ottobre 2010
LE DONNE MANTENGONO SEGRETI PER 34 ORE AL MASSIMO
Il segreto non è certamente femmina: dicono che noi donne, infatti , siamo in grado di mantenerlo al massimo per 34 ore, e una su 10 riesce addirittura a "vuotare il sacco" dopo 45 minuti. A rivelare la non proprio affidabilità delle rappresentanti del gentil sesso è un sondaggio condotto dalla catena di negozi Esquires Coffee Houses condotto su 4 mila donne.
Tra gli argomenti preferiti di cui parlare e di cui riferire, al primo posto figurano i problemi di lavoro, e a seguire quelli di amore e amicizia. La maggior parte delle donne intervistate ha affermato, inoltre, di aver ricevuto la confidenza di almeno tre segreti nell'ultima settimana, e di averne rivelato almeno uno.
Dal sondaggio è emerso che per il 50% delle intervistate è accettabile svelare al proprio partner un segreto che riguarda un amico, e il 12% ha dichiarato di aver litigato almeno una volta con un amico o un'amica per averne tradito la fiducia Annamaria... a dopo
Meteo... e non solo
si ride, si piange
La menopausa maschile esiste. È rara, colpisce “solo” il 2 per cento degli uomini di mezza età, ma non è certo un mito. La notizia arriva dall’Università di Manchester e smentisce categoricamente quanto affermato poco tempo fa in un editoriale pubblicato sulla rivista scientifica “Drugs and Therapeutics Bulletin”, in cui la menopausa del sesso forte veniva bollata come condizione «fantasma» e si scoraggiava ogni cura con ormoni sintetici perché potenzialmente «pericolosa». La ricerca inglese, diretta e coordinata dal professor Fred Wu, ha coinvolto 3.369 uomini europei di età compresa tra i 40 e i 79 anni. Gli scienziati hanno analizzato il livello di testosterone dei partecipanti, raccogliendo informazioni sulla loro attività sessuale, la salute fisica e mentale.
L’esame dei dati raccolti ha confermato l’esistenza di una rara e particolare forma di menopausa maschile. I ricercatori hanno verificato lo stretto legame esistente tra lo scarso desiderio sessuale, la possibile disfunzione erettile e i bassi livelli di testosterone. Gli indicatori della menopausa sono molteplici: alcuni partecipanti all’esperimento hanno infatti lamentato cambiamenti del sonno, sensazione di inadeguatezza, difficoltà di concentrazione, ansia e financo depressione. «Il nostro studio – ha spiegato il professor Wu – ha per la prima volta individuato i sintomi principali di ipoganadismo (ovvero la produzione insufficiente di ormoni da parte delle ghiandole sessuali) a insorgenza tardiva. La questione è piuttosto complessa, bisogna essere prudenti: negli uomini anziani il ricorso esasperato alla terapia con testosterone può essere utile soltanto in un numero limitato di casi».
Annamaria... a dopo
NUOVA SCOPERTA SCIENTIFICA: ANCHE GLI UOMINI VANNO IN MENOPAUSA
La menopausa maschile esiste. È rara, colpisce “solo” il 2 per cento degli uomini di mezza età, ma non è certo un mito. La notizia arriva dall’Università di Manchester e smentisce categoricamente quanto affermato poco tempo fa in un editoriale pubblicato sulla rivista scientifica “Drugs and Therapeutics Bulletin”, in cui la menopausa del sesso forte veniva bollata come condizione «fantasma» e si scoraggiava ogni cura con ormoni sintetici perché potenzialmente «pericolosa». La ricerca inglese, diretta e coordinata dal professor Fred Wu, ha coinvolto 3.369 uomini europei di età compresa tra i 40 e i 79 anni. Gli scienziati hanno analizzato il livello di testosterone dei partecipanti, raccogliendo informazioni sulla loro attività sessuale, la salute fisica e mentale.
L’esame dei dati raccolti ha confermato l’esistenza di una rara e particolare forma di menopausa maschile. I ricercatori hanno verificato lo stretto legame esistente tra lo scarso desiderio sessuale, la possibile disfunzione erettile e i bassi livelli di testosterone. Gli indicatori della menopausa sono molteplici: alcuni partecipanti all’esperimento hanno infatti lamentato cambiamenti del sonno, sensazione di inadeguatezza, difficoltà di concentrazione, ansia e financo depressione. «Il nostro studio – ha spiegato il professor Wu – ha per la prima volta individuato i sintomi principali di ipoganadismo (ovvero la produzione insufficiente di ormoni da parte delle ghiandole sessuali) a insorgenza tardiva. La questione è piuttosto complessa, bisogna essere prudenti: negli uomini anziani il ricorso esasperato alla terapia con testosterone può essere utile soltanto in un numero limitato di casi».
Annamaria... a dopo
SESSO E ANTICHITA' - di ENZO
Enzo intervista Ducky
USI E COSTUMI DELL’EROS NELL’ANTICHITA’
Enzo: Ciao, Ducky!
Ducky: Ciao, Enzo!
Enzo: Come stai? So che hai avuto problemi di salute.
Ducky: Si, ho preso un grosso capitombolo. Ma mi sto rimettendo. Per l’intervista sono pronto, ma gustiamoci prima il caffè.
Enzo: Mi hai letto nel pensiero.
Il caffè viene preso.
Ducky: Allora, si comincia?!
Enzo: Sì. però andiamo indietro nel tempo. Vediamo un po’ com’era L’EROS tanto tempo fa.
Ducky: Qui si tratta di retrocedere di alcuni millenni. Certamente vuoi sapere di usi, costumi, riti erotic-sessuali di quei tempi.
Enzo: Esatto, proviamoci almeno.
Ducky: Proviamo! Ci vorrebbe “la macchina del tempo” come in quel film. Ok. Allora, diciamo che prima ancora degli antichi Ebrei e degli antichi Greci, ci furono gli Egizi con i loro riti magico-religiosi.
La civiltà egizia è stata una delle più significative e importanti fra quelle antiche e nel suo ambito i culti religiosi erano numerosi e complessi; cose o oggetti celesti, animali, di cui s’ignorava la fenomenologia, venivano adorati. Per es. l’Ariete, o montone sacro era adorato col nome di Pan nell’antica città egizia di Mendes.
Enzo: Questo lo so anch’io.
Ducky: Un certo Erodoto, famoso personaggio dell’epoca, ha scritto:
“Il capro, ovvero il dio Pan…”
Enzo: Eh, sì, gli antichi divinizzavano tutto, cioè tante cose che non riuscivano a comprendere, giusto?
Ducky: E’ così; allora dicevo che …”il capro, cioè il dio Pan prende, presso gli Egizi, proprio il nome Pan.”
Enzo: Interessante davvero. Continua!
Ducky: Col tempo, i popoli dell’antica Grecia e, poi quelli della regione italica, elevarono questo caprone al rango di divinità col nome di Pan, e lo raffiguravano con sembianze di “fauno eternamente in calore.” Questo culto del caprone sacro fu molto diffuso.
Enzo: Ma va! …Davvero?
Ducky: Sì, eternamente in calore, hai capito bene. E’ inutile che sorridi. Comunque, caro Enzo, a conferma del culto del caprone va ricordato che presso gli Egizi si venerava anche Amon, altra divinità dalla testa di ariete. Fu probabilmente dalla venerazione di questi due animali, tradizionalmente ipersessuati (cioè sessualmente molto dotati), che ebbe la sua lontana origine il culto del fallo, quest’ultimo poi divinizzato in ambito mediterraneo sotto il nome di Priapo. Se ne deduce che il culto originario del fallo ebbe come oggetto il simulacro dei genitali di questi due suddetti animali:
il toro sacro e l’ariete sacro
e non quelli dell’uomo.
Enzo: Senti, senti…ed io ero convinto del contrario.
Ducky: Hai mai sentito parlare delle “Pamilie”?
Enzo: Francamente no! Cosa sono…anzi cos’erano?
Ducky: Erano delle festività solenni: insomma processioni, ma ben diverse da quelle che
io e te conosciamo ai tempi d’oggi.
Enzo: Dimmi, dimmi!
Ducky: Cinque giorni prima del Capodanno egizio si celebrava la nascita di Osiride. mentre all’equinozio di primavera avevano luogo le feste più solenni delle appunto “Pamilie”; durante queste feste si trasportava in processione un simulacro di Osiride caratterizzato da un triplice dallo proprio perché questo dio simboleggiava il principio generativo per la sua facoltà riproduttiva.
Enzo: Senti senti…e quando il toro moriva?
Ducky: In questo caso i ministri gli sceglievano un successore.
Enzo: …cioè si sceglieva un altro toro!?
Ducky: Esatto…che doveva avere enormi attributi sessuali.
Enzo: Eh già, per essere sacro e venerato ci vogliono… “delle doti”.
Ducky: Non come la consideri tu, ma va considerata la concezione culturale di quei tempi; non dimenticare che parliamo di cultura e religiosità di circa 3000 anni fa.
Enzo: Credo che tu abbia ragione! Però bisogna rifletterci un po’ su.
Ducky: Lo credo bene, Enzo…mi segui?
Enzo: Ti seguo.
Ducky: In occasione della consacrazione,, scrive Barbara Silvestein, di ogni nuovo toro divino, “in alcune città le celebrazioni e le feste duravano sino a quaranta giorni. Esclusivamente in tale periodo era concesso alle donne di accedere al cospetto del dio, nel tempio ove questi era insediato e venerato. Là giunte, esse si denudavano interamente e offrivano alla vista del dio-toro le loro parti intime affinché il divino animale assicurasse loro la fecondità: e questo, sotto il magistero, più spesso concupiscente, anziché distaccato, dei sacerdoti addetti al culto del toro Api.”
Enzo: Aspetta, Ducky. Stai dicendo che le donne si offrivano, non al toro, ma ai sacerdoti, è così?
Ducky: E’ già, e’ così…si offrivano ripetutamente e liberamente ai sacerdoti del dio Amon.
Enzo: Mica fessi, quei sacerdoti!
Ducky: Enzo, un po’ di serietà, per favore. E ti dirò anche di più.; si sa anche che presso le caste più elevate degli antichi Egizi vi era l’usanza magico-sessuale di collocare nella tomba di una defunta di alto rango un fallo di toro imbalsamato, che veniva piazzato esattamente sul suo basso ventre.
Enzo: Forse “quello” era stato il suo ultimo desiderio.
Ducky: Lo sapevo…hai una lingua molto maliziosa. Non ti smentisci mai.
Enzo: E tu, scusa, mica scherzi “con la tua”, tanto irrequieta!
Ducky: Comunque, ciò spiega anche perché in epoche successive, presso i Greci e i Romani, si fosse diffuso l’uso di simulacri fallici nelle tombe di donne di casta elevata.
Enzo: Hai capito…le caste elevate…più elevate erano e più….
Ducky: Insomma, la finisci con queste battutacce?
Enzo: Mi è scappata, scusa. Continua!
Ducky: Molto tempo dopo furono vietati rapporti intimi, sia pure a sfondo mistico- magico, nel templi e negli altri luoghi di culto. Ma quasi tutti gli altri popoli del
bacino mediterraneo tollerarono, gradirono e favorirono per molti secoli il fatto che si avessero rapporti sessuali, a scopo rituale o profano, nei luoghi dedicati al culto.
Enzo: Però, certi usi e costumi, caro Ducky, mi riesce un po’ difficile comprenderli. Oggigiorno i rapporti intimi non sono più un culto. Francamente, e tu lo sai bene, preferisco parlare di “Eros vissuto con amore”.
Ducky E tu sai benissimo che sono pienamente d’accordo con te. Viva l’Amore, allora.
Enzo: Viva L’Amore!
Enzo
Annamaria... a dopo
giovedì 21 ottobre 2010
METEO... E NON SOLO
Le poesie del padre di
Annamaria (la mia cara amica omonima)
Se a guardare i rossi gerani
del tuo balcone
credi che sospirando passi il vento
mormoratore,
sappi che, nascosta fra le verdi foglie,
sono io a sospirare
Se mentre risuona confuso alle tue spalle
un vago rumore,
credi che per nome ti abbia chiamato
una lontana voce,
sappi che, fra le ombre che ti cercano,
sono io a chiamare.
Se a notte fonda si turba il tuo cuore
mentre senti sulle labbra un alito
ardente,
sappi che, sebbene invisibile,
accanto a te sono io a respirare
Oggi la terra e i cieli mi sorridono
Oggi nel fondo del mio cuore il sole è giunto,
oggi l’ho visto…, l’ho visto e mi ha guardato
Oggi in Dio ho creduto!
SI PUO' PICCHIARE LA MOGLIE, BASTA NON LASCIARE SEGNI
Il marito era stato inizialmente sanzionato con una multa, ma poi l’Alta
corte islamica di Abu Dhabi ha fatto “giustizia”… a spese della vittima “Un uomo ha il diritto di disciplinare la moglie ed i figli a condizione che non lasci segni fisici su loro”, questo è quanto a deciso l’Alta Corte islamica di Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti. L’uomo, nell’equivalente del nostro primo grado di giudizio era stato invece inizialmente multato dell’corrispondente di 136 dollari, per aver colpito e ferito la moglie ed una figlia. Una notizia, questa, che la dice lunga su quanto sia impervio ed arduo il lungo cammino che poi bisogna intraprendere dalle nostre parti per creare quelle condizioni minime d’ integrazioni dei cittadini immigrati, abituati a certi “sistemi giuridici” da noi semplicemente inconcepibili.
“MAZZE E PANELLE FANNO E FIGLI BELLI” – Il titolo di questo paragrafo non è casuale. E’ un antico detto popolare, molto in voga fino a qualche decennio fa, al di sotto del Garigliano. Tradotto, usando una spiegazione piuttosto edulcorata, significa più o meno che “per insegnare l’educazione ai figli, le percosse sono un’arma lecita”. Un “sistema educativo” che oggi farebbe orrore ad ogni pedagogista e, ovviamente, al comune buon senso. Purtroppo però, quello che da noi oramai è storia – di quella di cui andare meno fieri – altrove è ancora la drammatica realtà. Una tangibile prova di quanto sia difficile concepire culture e mondi diversi, che qualcuno vuole persino agli antipodi. Negli Emirati Arabi infatti, per un padre non solo è lecito “castigare” a suoni di schiaffi – se non peggio – la sua prole, ma persino la sua moglie, se questa gli “manca di rispetto”.
DURA LEX SED LEX - Nel caso discusso dalla Corte suprema federale, la figlia presentava un livido sulla mano e al ginocchio, mentre alla moglie mostrava un taglio al labbro e la perdita di alcuni dei denti. Secondo il giudice di primo grado, le lesioni provocate dall’uomo erano andate “oltre il lecito” persino rispetto alla ferrea (per le donne) legge della Sharia, o legge islamica. emirati arabi Picchiare la moglie si può, basta non lasciare segniPer questo gli era stata comminata inizialmente una multa di 500 dirham (la moneta degli EAU) equivalenti a circa 136 dollari. Multa, si legge dalle motivazioni della sentenza, assegnata essenzialmente perché la figlia non era minore e quindi già “adulta per subire provvedimenti disciplinari dal genitore”. Della malcapitata moglie, invece, secondo quanto riporta il giornale on-line in lingua inglese di Abu Dhabi, The National non viene fatto alcuno accenno. Il padre manesco, tuttavia, non ha accettato il provvedimento ed è ricorso in Cassazione, pardon all’Alta Corte federale che equivale, all’incirca, alla nostra Corte di ultimo grado di giudizio.
OCCHIO PER OCCHIO (PESTO), DENTE PER DENTE (CAVATO) – I dotti giudici di diritto islamico della Corte federale degli Emirati Arabi Uniti (EAU), hanno quindi addirittura ribaltato il primo verdetto ed hanno – come si è soliti dire in queste circostanze – deciso di fare pure “giurisprudenza” su questo tipo di casi. Nelle motivazione addotte dalla “Cassazione” islamica di Abu Dhabi, si legge: “Secondo la legge della Sharia, un uomo può picchiare la moglie ei figli fintanto che non abbia ottenuto da questi la necessaria disciplina”. Un atto che da noi non si farebbe nemmeno ad un animale domestico, ma tant’è. Tra le “giuste cause” sottolinea la Corte, oltre all’indisciplina bisogna considerare anche “l’astensione dai rapporti sessuali”. Insomma, se la moglie si rifiuta di far sesso col marito a poco servirà la solita scusa del “mal di testa”, poiché non solo potrebbe ricevere una sonora punizione a base di schiaffi e pugni dal suo “amato” consorte (e quindi, dopo, altro che cefalea) ma anche una successiva condanna dal tribunale per mancata osservanza “degli obblighi famigliari”. I “giudici”, secondo quanto riporta il quotidiano arabo, non hanno preso la decisione all’unanimità. Che ci sia un giudice ad Abu Dabhi? Non è detto. Infatti, qualcuno di loro avrebbe voluto solo meglio specificare la definizione di “picchiare” , mentre altri avrebbero voluto precisare che la punizione, comunque, non dovrebbe essere troppo severa. Vivaddio, anzi Viva Allah! Forse, azzardiamo, sarà necessaria un’ulteriore interpretazione della Legge. Eh sì, mettete che il dente cavato alla povera moglie dovesse infatti risultare, da una successiva perizia cariato? E’ evidente che a questo punto al marito bisognerebbe assegnargli pure un risarcimento economico!
P. Salvato
Annamaria... a dopo
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