mercoledì 9 agosto 2017

VIAGGIO NEL PIANETA DEMENZA




A mia madre anche se non ha l'alzheimer ma una demenza vascolare da ictus. (Esistono numerosi tipi di demenza: le quattro più comuni sono il morbo di Alzheimer, la demenza vascolare, la demenza con corpi di Lewy e la demenza frontotemporale.)
I sintomi del deterioramento sono simili presentando disfunzioni della sfera cognitiva, affettiva, psichica e comportamentale.

"Mamma, sono tua figlia, tua madre , tua sorella ...tua ...per sempre tua anche quando mi chiedi "ma tu chi sei?"


-e alla fine s’impara anche a scriverlo correttamente: alzheimer 
s’impara che non è il medico tedesco delle barzellette. 
s’impara ad incassare quel pugno nello stomaco ad ogni battuta inconsapevole riferita ad una persona un po’ sbadata: “se vai avanti così ti viene l’alzheimer”
s’impara la rabbia, la disperazione, l’impotenza.
non si impara ad accettarlo, forse s’impara a conviverci. 
s’impara, inermi, a vedere andare in frantumi la Sua dignità.
s’impara a sentirsi chiamare mamma da chi mamma chiamavi e chiami ancora. 
s’impara a sentirsi dire: “scusi, ma lei chi è?”. 
s’impara a sentirsi domandare, da chi cucinava per te, come si mettono i bicchieri sulla tavola. 

s’impara, si deve imparare, a non arrabbiarsi quando dimentica le cose, fa pasticci e confonde gli oggetti.
s’impara a non contraddire.
s’impara a rispondere all’aggressività con una carezza.
s’impara a sorridere anche quando piangi dentro.
s'impara a sciacquare la bocca e i denti.
s'impara a lavare il Suo corpo. S’impara la naturalezza di ogni gesto.

s’impara a mettere pannolini.
s’impara ad armeggiare con ossido di zinco e rossori.
s’impara ad imboccare. s'impara il ritmo perfetto tra un cucchiaino di cibo e l’altro.
s’impara ad accettare che quel cibo ti toccherà frullarlo come un omogeneizzato. 
s'impara a calibrare la giusta boccata d'acqua affinché non vada di traverso.
s’impara ad accettare che quell’acqua ti toccherà raddensarla come gelatina.
s'impara, si deve imparare, a non arrabbiarsi quando non mangia. mangerà domani. quel domani che non ci sarà quando la capacità di deglutire sarà compromessa. 
s’impara… si cerca di imparare a capire se ha freddo, caldo, fame o sete.
s’impara a parlare di tutto e di niente.
s’impara a non avere risposte.
s’impara a rassicurarla anche quando di rassicurante c’è ben poco.
s’impara ad accettare il silenzio della sua bocca e del suo sguardo.
s’impara a parlarle, nonostante tutto.
s’impara a dare abbracci e baci che non possono essere ricambiati.
s’impara a dirle ti voglio bene. sempre e comunque.
s’impara a non scappare col terremoto perché Lei non la puoi muovere.
s'impara a fare punture, a maneggiare flebo, s'impara a farne tante.
s’impara il significato di “vivere alla giornata”.
s’impara a trafficare con manometri e bombole d’ossigeno.
s’impara a trattenere il respiro per l’esito del saturimetro e a gioire per un risicato 90%.
s’impara ad avere paura. paura di un colpo di tosse. paura che soffochi.
s’impara a dire che sarebbe giusto che chiudesse gli occhi. ormai.
s’impara a sentirsi in colpa per averlo pensato.
s’impara a fare i conti con il vuoto.
e si impara a dire “grazie” ad alcuni medici pieni di umanità.
non si impara ad averti a metà. 
agli 800mila malati di alzheimer, ai loro famigliari, a mio padre.


Erika Corghi  
Annamaria