...si fa conoscere
con tanti nomi,
ma ci vuole
impegno per apprezzarla
Enzo
e Ducky
Enzo: La retorica...la retorica merita il rispetto
culturale, le virgolette e il punto esclamativo. E’ come una “signora di grandissima classe”
in fatto di stile e cultura.
Ducky: Madonna santa, fratello caro, qui ti ci vuole un caffè doppio. Gli argomenti sono il tuo pane
quotidiano...se proprio fissato.
Enzo: Ma questo argomento, credimi, merita tutto il
rispetto per i contenuti.
Ducky: Sentiamo, intanto a che serve?
Enzo: - Serve per farsi ascoltare;
-
Serve per colpire l’immaginazione di chi ci sente parlare o di chi ci legge;
-
Come rendere convincente un argomento che non lo è;
-
Totò, il grande principe della risata, ha detto “Signori si nasce”, e noi
diciamo “Poeti si nasce”, ma “oratori”
si diventa;
-
la retorica è tutto quello che viene dopo la grammatica: i segreti dello
stile, dell’arguzia, della gestualità, del tono, dell’ironia, della
drammaticità, dell’emozione nel parlare
a uno o più interlocutori o a un intero pubblico.
Insomma ci insegna a COME PARLARE PER FARCI
ASCOLTARE e aggiungo anche PER FARCI
CONOSCERE CULTURALMENTE.
Ducky: Perché dicevi che la RETORICA ha tanti
nomi?
Enzo: Come media,
ha 7 nomi detti sinonimi:
ampolloso, enfatico, formale,
magniloquente, pomposo, ridondante, stilistico.
I
contrari sono 10, sempre in media:
breve, agile, severo, incisivo, stringato, essenziale, asciutto,
lapidario, sintetico, conciso.
Detto
in sintesi, la retorica è l’arte dello scrivere e del parlare con eleganza,
secondo precise regole codificate: nell’antichità classica il retore era un oratore forbito e
maestro nell’arte del dire. In senso spregiativo retorico si
riferisce a un discorso, altisonante e al tempo stesso vuoto di significato. Da
queste sintetiche spiegazioni emerge in
primo piano la sua connessione con la comunicazione e il linguaggio. All’epoca in cui prevaleva una cultura e una
tradizione orale l’oratoria, l’eloquenza, la capacità di parlare in
pubblico, di convincere, di trascinare le folle, erano molto importanti.
Ogni
parola che abitualmente usiamo ha una storia e un significato che è mutato nel
corso di secoli o di decenni.
Facciamo
un esempio per capire.
Trovandovi
con un amico su un filobus, se invece di dire “avviciniamoci
all’uscita” usate l’espressione “appropinquiamoci
all’uscita”, il senso non cambia.
Semplicemente usate un’espressione antica e forse obsoleta che può
essere ancora divertente o spiritosa. Se però dite “facciamoci largo verso
l’uscita” il senso cambia, perché “farsi largo” presuppone una certa difficoltà
nel raggiungere l’uscita. E ancora: se
dite “fiondiamoci verso l’uscita” quasi esprimete il timore di non riuscire a fare in tempo a raggiungere
l’uscita.
Non
è chiara la differenza? Chiariamo subito!
Abbiamo
adottato 4 (quattro) modi diversi, ossia avviciniamoci, appropinquiamoci,
facciamoci largo, fiondiamoci per
esprimere un concetto analogo. Ciascuno di essi ha una storia e un significato
proprio. Questo semplicissimo esempio
potrebbe essere analizzato in base a un criterio retorico molto importante.
Brevemente,
la retorica è:
-
il modo con cui parliamo e come esprimiamo le nostre idee;
-
la scelta delle parole, delle immagini, dei modi di dire, della
della struttura della frase con cui
comunichiamo ad altri;
-
il calcolo dell’efficacia delle nostre parole sull’ascoltatore;
-
la modalità scelta nella relazione con una o più persone ossia lo
stile, il tono, la serietà ecc.
L’oggetto della retorica
quindi non è che cosa dire ma “COME
DIRE “ un pensiero, un’idea, un sentimento AFFNCHE’ LE NOSTRE PAROLE OTTENGANO IL MASSIMO
RISULTATO: convincere,
persuadere, commuovere, sorprendere, suscitare ammirazione, avvincere,
affascinare, sedurre e via dicendo.
La
prima scuola di retorica fondava i criteri base dell’insegnamento sulla ricerca
sistematica delle prove e sullo studio delle tecniche atte a dimostrare la vero
simiglianza di una tesi. La retorica dunque nasce in un ambito giuridico; è una
tecnica che permette di rendere più convincenti le argomentazioni di chi parla.
LA
SOFISTICA: dalla Sicilia ad Atene V secolo a. C. si sviluppa la scuola
filosofica dei sofisti. I sofisti erano considerati giocolieri della
parola. Il loro esercizio retorico
seguiva la tecnica del contraddire usando, nell’argomentazione, l’inganno, la finzione,
l’illusione, il falso ragionamento.
I
sofisti ebbero sicuramente il merito di dare avvio, nel pensiero occidentale, a
una profonda riflessione sul linguaggio,
sulla relazione tra le parole e le cose, sui segni (i vocaboli) con i quali
descriviamo la realtà.