mercoledì 24 dicembre 2014

BUON NATALE DA TUTTI GLI AMICI DEL BLOG















LA STELLA CHE DIVENNE UN FIORE

Una leggenda racconta la nascita del bellissimo fiore rosso
che addobba le nostre case a Natale… 



La leggenda dice che questo fiore porta pace e amore, cioè i doni che la stellina aveva chiesto a Gesù per tutti i bambini del mondo.

La cometa passava veloce nel cielo di Betlemme, tirandosi dietro la scia luminosa che sprizzava scintille nel firmamento. Nella coda della cometa c’erano briciole di stelle e, tra queste, una stellina piccina piccina che correva per raggiungere il grosso nucleo della cometa. Voleva arrivare anche lei sopra la grotta dov’era il Bambino; ma non ci riusciva, e piangeva. Le altre stelle dicevano: “Ma dove vai così affannata? Sei troppo piccola, e non hai la forza sufficiente per arrivare fino alla grotta!”
La stellina correva più veloce del fulmine e rispondeva che voleva vedere il Bambino, gli voleva parlare a tutti i costi.
Una grossa stella si domandò: “Che cosa mai dovrà dirgli?”
C’erano, tra i pastori di Betlemme, tanti bambini vicino alla grotta. Con uno sforzo inaudito, la stellina arrivò, e illuminò con tutta la luce che le era rimasta. Poi, esausta, cominciò a indebolirsi: le mancavano le forze.
I bambini intorno a lei erano preoccupati perché temevano si spegnesse. La chiamavano, ma lei non sentiva: bisbigliava la sua preghiera a Gesù Bambino. Poi si rannicchiò davanti alla culla, soddisfatta e felice.
La stellina non c’era più: si era spenta piano piano. Al suo posto c’era un piccolo fiore giallo oro con delle grandi foglie rosse vellutate intorno.
Musica d’angeli riempiva il cielo. Cantavano i pastori, cantavano i bambini, e battevano le mani: da quella stellina era nato, sulla terra, un fiore meraviglioso: la Stella di Natale.


















Alcune frasi da evitare durante riunioni e pranzi natalizi ...




- «Ah, ti sei trasferito a Milano. Ma cosa ci sei andato a fare là?» - qualche ipotesi: per lavoro, per amore, perché gli piaceva quella città, perché voleva “cambiare aria”? Quale che sia la ragione di un trasferimento, non è il caso di fare un interrogatorio, peraltro sottintendendo che si tratta di una scelta opinabile. 

- «No, grazie. Non bevo più da quando ho visto come l’alcool può rovinare una famiglia» - pronunciata quando è presente un famigliare che ha vissuto, direttamente o indirettamente, qualche brutta esperienza. Oppure buttata lì con nonchalanche, scuotendo la testa rassegnati e rifiutandosi di aggiungere altro, lasciando tutti a chiedersi a chi mai vi stavate riferendo. 

- «Allora, quando ti laurei?» - solitamente rivolta a qualche membro giovane della famiglia, fuoricorso dal 2000 e rotti. Non c’è niente di male a chiedere, se non si sapesse che il tema è caldo e che può facilmente far scoppiare la tensione tra i commensali. 

- «Allora, quand’è che trovi lavoro ed esci di casa? Ormai è ora, eh?» - domanda che, per tatto e inopportunità, si colloca a metà tra «Quand’è che fate un bambino» e «Quando ti laurei». Se vuoi informarti sulla vita di una persona magari puoi farlo in privato, evitando di metterla in imbarazzo di fronte a un plotone di parenti curios

- «Allora, tu che hai votato il tuo caro piddi', cosa mi dici, adesso?» - Pronunciata solitamente a metà dei primi. Tempo dieci minuti e le forze di pace dell’Onu citofonano per chiedere se va tutto bene. 

- «Certo, l’altra casa era in una zona migliore…» - considerazione rivolta alla padrona di casa che si è appena trasferita per cause di forza maggiore. O che ha appena comprato casa firmando un mutuo trentennale.  

-. «Ma perché non mangi?» - domanda rischiosa per chiunque, che sottintende milioni di altre domande pericolosissime da «non ti piace quello che cucino, eh?» a «Di’ un po’, non sarai mica incinta?». In ogni caso, la crisi diplomatica è dietro l’angolo. Ci si salva solo se a pronunciarla è l’anziana nonna ottantenne, che ha cominciato a cucinare il pranzo di Natale il 19 settembre. 


- «Buono questo arrosto: l’hai fatto tu?» - chi si sente rivolgere una domanda del genere non ci legge un elogio, ma solo un terrificante sottotesto: «Mi stai dicendo che non mi ritieni in grado di cucinare e che io vi ho trollati tutti ordinando il pranzo di Natale in rosticceria?»