Vincenzo Mangiacapre e Domenico "Mirko" Valentino, quest'ultimo della
palestra Medaglie d'Oro.
Il cinema ha portato fortuna a Clemente Russo, il campione olimpionico cresciuto nella bellezza e l'inferno della terra di Gomorra, è il primo atleta italiano a qualificarsi a titolo individuale alle Olimpiadi di Londra 2012. Il pugile campano è reduce dall'esperienza di attore protagonista nei panni di se stesso nel film di Giuseppe Gagliardi, "Tatanka", ispirato al racconto di Roberto Saviano "La bellezza e l'inferno". Russo ha ottenuto il pass per le Olimpiadi londinesi battendo l'azero Medzoidov alle World Series in corso in Cina. Il pugile campano in finale ha dominato i primi tre round, subendo la reazione di Medzhidov solo nella quarta ripresa.
Tatanka, la vita in un pugno - Republica.it - 05 Maggio 2011
Penso spesso che se non avessi avuto la boxe sarei impazzito perché allenarsi sul ring ti dà solidità: lì non sei più teso, non devi pensare che chi ti è vicino possa all'improvviso tradirti. Sai come ci si batte. Come si vince e come si perde. Allenarsi, sbagliare. Di nuovo allenarsi, stancarsi, resistere, prendere cazzotti e sentire crampi. Ogni errore fatto in allenamento è un errore in meno che farai nell'incontro successivo. La boxe è stata aria per me, ossigeno in un momento in cui mi sembrava di non avere niente, così, quando ho saputo che da un mio racconto sarebbe nato un film, Tatanka, sono stato felice. Felice perché finalmente il cinema italiano torna ad occuparsi di pugilato e del pugilato a Sud. Una storia, quella diretta da Giuseppe Gagliardi e scritta insieme a Maurizio Braucci, Massimo Gaudioso, Salvatore Sansone e Stefano Sardo, che lega due ragazzi colmi di vita e passione, come tutti i loro coetanei, ma che vivono in un territorio dove ogni possibilità sembra già decisa, ogni azione un'azione di guerra, emigrare o lavoro nero. Cantieri o racket, sfruttamento o affiliazione.
E poi però c'è il pugilato. La via di fuga che non ti aspetti. La regola, la ricerca d'onore che non è violenza. E questa storia, ordinaria eppure terribile, è raccontata in una città del Sud non chiaramente definita: un po' Castelvolturno, un po' Marcianise, un po' Casal di Principe. Una storia di passione e criminalità dove il male, che è male fino in fondo, che è cinismo e ferocia, non si sottrae al sacrificio estremo. Molte scene nascono e sono ambientate in quella che è considerata un vero e proprio tempio per i pugili italiani: la palestra Excelsior di Marcianise.
Quando riuscii a varcare la soglia dell'Excelsior come aspirante pugile, fu per me come entrare nella Tana delle tigri, proprio quella del cartone animato l'Uomo Tigre, che tutti i ragazzini nati alla fine degli anni '70, come me, avevano desiderato di frequentare e al contempo erano terrorizzati al solo pensiero che esistesse davvero.
L'allenatore dell'Excelsior, il Confucio di quel tempio, è Mimmo Brillantino. In palestra mi ha messo sotto torchio, trattato da professionista, senza alcun riguardo per la mia inesperienza, perché lui vuole che si formi prima l'uomo e poi il boxeur. Cura l'aspetto fisico con una perizia e un'abilità incredibili, rafforzando i muscoli e anche la tenuta mentale. Muscoli che non devono definirsi come quelli dei modelli che pubblicizzano saponi o lamette per la barba. Potenza, resistenza piuttosto che olio e abbronzatura. Allenamenti da sfibrare cuore e polmoni, con l'acido lattico che ti sale fino al cervello. Guardando il film si potrà pensare che quella palestra sia stata ricostruita in quel modo ad arte. Nient'affatto. La Excelsior è esattamente così. Si stenta a credere che una struttura che ha formato decine di campioni nazionali ed europei, olimpionici, e campioni del mondo, non abbia nulla delle palestre cittadine eleganti, ben attrezzate, arieggiate, luminose, linde e ben arredate. E invece è così: la Excelsior è una palestraccia di una scuola media, data in prestito ai pugili. Spesso si rompe il bagno e si diffonde ovunque un odore acre di piscio. Puzza di sudore: "E cosa vuoi sentire in una palestra, mandaranci?", ti senti rispondere se storci il naso. In qualsiasi parte d'Europa, un domatore di leoni come Brillantino avrebbe palestre luminose con parquet a terra e non cemento, con sacchi di colori fiammanti e non questi tutti rattoppati e pesti, che invece basculano. Eppure qui corri sul cemento, ti alleni contro sacchi suturati perché non servono orpelli per sentirsi pugili e non serve nemmeno lamentarsi.
E poi però c'è il pugilato. La via di fuga che non ti aspetti. La regola, la ricerca d'onore che non è violenza. E questa storia, ordinaria eppure terribile, è raccontata in una città del Sud non chiaramente definita: un po' Castelvolturno, un po' Marcianise, un po' Casal di Principe. Una storia di passione e criminalità dove il male, che è male fino in fondo, che è cinismo e ferocia, non si sottrae al sacrificio estremo. Molte scene nascono e sono ambientate in quella che è considerata un vero e proprio tempio per i pugili italiani: la palestra Excelsior di Marcianise.
Quando riuscii a varcare la soglia dell'Excelsior come aspirante pugile, fu per me come entrare nella Tana delle tigri, proprio quella del cartone animato l'Uomo Tigre, che tutti i ragazzini nati alla fine degli anni '70, come me, avevano desiderato di frequentare e al contempo erano terrorizzati al solo pensiero che esistesse davvero.
L'allenatore dell'Excelsior, il Confucio di quel tempio, è Mimmo Brillantino. In palestra mi ha messo sotto torchio, trattato da professionista, senza alcun riguardo per la mia inesperienza, perché lui vuole che si formi prima l'uomo e poi il boxeur. Cura l'aspetto fisico con una perizia e un'abilità incredibili, rafforzando i muscoli e anche la tenuta mentale. Muscoli che non devono definirsi come quelli dei modelli che pubblicizzano saponi o lamette per la barba. Potenza, resistenza piuttosto che olio e abbronzatura. Allenamenti da sfibrare cuore e polmoni, con l'acido lattico che ti sale fino al cervello. Guardando il film si potrà pensare che quella palestra sia stata ricostruita in quel modo ad arte. Nient'affatto. La Excelsior è esattamente così. Si stenta a credere che una struttura che ha formato decine di campioni nazionali ed europei, olimpionici, e campioni del mondo, non abbia nulla delle palestre cittadine eleganti, ben attrezzate, arieggiate, luminose, linde e ben arredate. E invece è così: la Excelsior è una palestraccia di una scuola media, data in prestito ai pugili. Spesso si rompe il bagno e si diffonde ovunque un odore acre di piscio. Puzza di sudore: "E cosa vuoi sentire in una palestra, mandaranci?", ti senti rispondere se storci il naso. In qualsiasi parte d'Europa, un domatore di leoni come Brillantino avrebbe palestre luminose con parquet a terra e non cemento, con sacchi di colori fiammanti e non questi tutti rattoppati e pesti, che invece basculano. Eppure qui corri sul cemento, ti alleni contro sacchi suturati perché non servono orpelli per sentirsi pugili e non serve nemmeno lamentarsi.