sabato 16 aprile 2011

HO VISTO UN FILM "LA VERSIONE DI BARNEY" - di MARIA




La versione di Barney

REGIA:  Richard J.Lewis
SCENEGGIATURA:  Michael Konyves
SOGGETTO: Mordecai Richler
ATTORI:  Dustin Hoffman, Paul Giamatti, Rosamund Pike, Minnie Drivr, Rachelle Lefevre, Bruce
Greenwood, Scott Speedman
PRODUZIONE:  Serendipity Point Films
DISTRIBUZIONE:  Medusa PAESE:  U.S.A. 2010
GENERE:  Commedia - Drammatico
DURATA:  132 minuti
Golden Globe 2011 a Paul Giamatti come Miglior Attore

Barney Panofsky è un produttore televisivo ebreo che vive a Montreal, dove colleziona mogli e bottiglie di whisky. Figlio affettuoso di un poliziotto in pensione col vizio del sesso e degli aneddoti, Barney è incalzato dalle ambizioni e dalle calunnie del detective O’Hearne, che in un suo libro lo accusa di omicidio, convinto del suo coinvolgimento nella scomparsa di un amico. Dopo l’uscita del libro, Barney si decide a dare la sua versione dei fatti, ripercorrendo la sua (mal)educazione sentimentale e la sua vita fuori misura, consumata nell’Italia degli anni Sessanta (nella Roma del 1974, ricostruita con il sapore di allora) e proseguita in Canada. Barney rievoca il suo primo matrimonio con una pittrice esistenzialista e suicida, riesamina le seconde nozze con una miliardaria ebrea e ninfomane e riconsidera gli errori fatti con la sua terza e amatissima consorte, speaker garbata e madre dei sui due figli. 

Piace…non piace…

Indubbiamente non è facile ridurre la complessa materia di un romanzo in un film. Bisogna dire però che le polemiche sulla fedeltà al libro che ispira il film paiono tempo perso. Un film deve essere valutato per il suo linguaggio e per la sua autonoma proposta: scarsa incidenza ha il fatto che la pellicola avrebbe proposto una versione  poco yiddish dell'opera di Mordecai Richler.
Barney Panofsky ha ‘carattere’ cinematografico e personalità impetuosa per soddisfare quel pubblico trasversale che ama la letteratura e il cinema e resiste alla banalità dei pregiudizi.
Il regista finisce lo rende un eroe da melodramma, sempre pronto a sacrificare verità e relazioni per una buona battuta. Il lavoro degli attori accompagna bene l'intento del regista: brave anche le attrici, in modo particolare Rosamund Pike nella parte di Miriam.
A incarnare meglio del protagonista, la straordinarietà espressiva dello spirito yiddish, fatto di ironia, battuta pronta e dissacrante, atteggiamento argutamente scorretto, è il padre di Dustin Hoffman, attore ebreo e per questo probabilmente emotivamente prossimo al Barney letterario e in grado di riconoscerne e impiegarne l’umorismo e la superiorità paranoide: memorabili sono i “duetti” tra Giamatti /Barney e l’ebreo Dustin Hoffmann/padre.
Lo straordinario Paul Giamatti, con quel corpo sgraziato, goffo ed anonimo ma la versatilità ed il piglio professionale di un veterano, troneggia dall’inizio alla fine; grande astro emergente (sia pure ultraquarantenne) del panorama cinematografico mondiale, è grandissimo nel rappresentare alla perfezione le metamorfosi anagrafiche anche fisiche oltre che mentali di Barney,.
Di Barney, non bisogna vedere solo l'ubriacone irriverente, bensì l'uomo talvolta malinconico, buono, simpatico, capace di amare, generoso con gli altri.
Barney è tutto ed il contrario di tutto rifugge dalle regole, è anticonvenzionale, è scorretto, è irriverente quasi quanto il padre, a lui sempre vicino attraverso l’esempio, il consiglio, il sostegno e la complicità nel colpire il perbenismo anche della loro stessa gente, cioè la comunità ebraica. Barney crede nell’amicizia, vi sprofonda, vi cerca appoggio e solidarietà ogni volta che supera i confini; potrebbe avere commesso la peggiore delle infamie, aver cioè ucciso il suo migliore amico, ma il caso lo priva della possibilità di assistere al suo ipotetico omicidio. Barney apprezza e disprezza le donne, le strapazza, le manda al diavolo, ne sposa tre diversissime tra loro, così come è irrimediabilmente attratto dai più seducenti strumenti di autodistruzione, quali l’alcool, la droga, l’errore fatale, il senso di colpa. In fondo però ama una donna, e, dal momento che l’ha trovata e poi sposata, non la lascerà più neanche quando lei lascerà lui, e la ama perché è perfetta. Barney invecchia e, quasi per contrappasso, viene privato della memoria, del piacere di riprovare almeno nel ricordo quel misto di eventi e sensazioni che ne hanno fatto un uomo ricco di esperienze, nel bene e nel male..
Nel libro, Barney pensa dopo aver tradito Miriam per la prima volta dopo 31 anni, consapevole della solitudine che lo aspetta: "Da anni, godendomi lo sfarzo della mia immeritata felicità con Miriam e i bambini, vivevo nel terrore della rappresaglia divina”.
Da un punto di vista squisitamente cinematografico  "La versione di Barney" è  una produzione che avvince, genera empatia con i personaggi; nel complesso un film coerente e gradevole, commovente nel finale, anche se non un capolavoro.



Ed ecco i film in uscita da venerdì 16 aprile 2011

SCONTRO TRA TITANI


Dopo 29 anni torna Scontro tra Titani, senza guizzi e con un'immutata voglia di fare baccano
Regia di Louis Leterrier. Con Sam Worthington, Liam Neeson, Ralph Fiennes, Gemma Arterton, Mads Mikkelsen.  Genere Avventura - USA, Gran Bretagna 2010 - Durata 106 minuti circa.

CELLA 211

Una solida produzione di genere carcerario che riesce bene a coniugare argomenti politici e logica di intrattenimento spettacolare
Regia di Daniel Monzón. Con Luis Tosar, Alberto Ammann, Antonio Resines, Marta Etura, Carlos Genere Azione – per >16 anni - Francia, Spagna, 2009 - Durata 110 minuti circa.

FANTASTIC MR. FOX

Anderson viaggia sul suo personalissimo treno, anche in stop motion, anche con Roal Dahl
Regia di Wes Anderson. Con George Clooney, Meryl Streep, Jason Schwartzman, Bill Murray, Wallace Wolodarsky.    Genere Animazione - USA, Gran Bretagna 2009 - Durata 88 minuti circa.

FROM PARIS WITH LOVE


Prodotto da Besson, un film d'azione caricaturale ambientato a Parigi
Regia di Pierre Morel. Con John Travolta, Jonathan Rhys-Meyers, Kasia Smutniak, Richard Durden,Chems Dahmani.  Genere Azione - Francia, 2010 - Durata 92 minuti circa. Vietato ai minori di 14 anni.

OLTRE LE REGOLE - THE MESSENGER

Moverman, sceneggiatore di Io non sono qui, porta sullo schermo il dolore della guerra conosciuta direttamente per 4 anni
Regia di Oren Moverman. Con Ben Foster, Woody Harrelson, Samantha Morton, Jena Malone, Steve Buscemi.  Genere Drammatico – USA  2009 - Durata 105 minuti circa.

PERDONA E DIMENTICA

La guerra di Todd, per non morire schiacciati dalla vita
Regia di Todd Solondz. Con Shirley Henderson, Ciarán Hinds, Allison Janney, Michael Lerner, Chris Marquette.    Genere Commedia – USA 2009 - Durata 98 minuti circa. Vietato ai minori di 14 anni.

I GATTI PERSIANI

Un film di denuncia, girato senza autorizzazione, dal grande valore morale e artistico
Regia di Bahman Ghobadi. Con Negar Shaghaghi, Ashkan Koohzad, Hamed Behdad, Ashkan Koshanejad, Hichkas.    Genere Drammatico – Iran 2009 - Durata 106 minuti circa.


Buona visione a tutti!!! 


Maria e Annamaria... a dopo

COMUNICARE E' MOLTO DII PIU' -DI ENZO


Proseguono le lezioni del nostro Enzo...

conversare significa principalmente “parlare” ma…
comunicare è molto di più
- per chi vuole approfondire -

Gentili ominidi, in senso amorevole si capisce, dovete sapere che tanto tempo fa nasceva l’homo erectus, al quale seguì l’homo moscius, al quale seguì l’homo sapiens, poi ancora l’homohumanitus, e poi ancora essendo… duro a morire, approdò all’uomo di oggi, cioè all’homo tecnologicus…che ha guadagnato in tecnologia ma ha perso… in valori umani.

Scherzo naturalmente, ma resta il fatto che in qualsiasi era l’uomo ha sempre, non diciamo conversato, ma emesso rumori, suoni, sbraitamenti, grida, strilli, fischi, ululati, ecc. per comunicare.
Sì, piccoli apprendisti, in senso buono si capisce, l’homo ha sempre cercato di contattare il prossimo, cioè ha sentito la necessità di comunicare.

Dopo la trattazione della “normale conversazione” tratteremo in modo più dettagliato e scrupoloso, ma anche con un pizzico di umorismo, della

COMUNICAZIONE

Allora, i coraggiosi lettori che ci seguiranno senza esaurirsi psicologicamente, ne avranno utilità culturale (ho detto ‘culturale’ e non cul turale), perché capire e farsi capire in e con tantissimi modi e mezzi vi daranno la possibilità di intendere molto meglio sia il vostro modo di manifestare il vostro pensiero e sia di comprendere (to catch per gli Inglesi) quello del prossimo, considerata la vastità dei modi espressivi.

Pronti, amorevoli adepti?

Definizione

La comunicazione è la trasmissione di messaggi tra esseri viventi allo scopo di:
  • dare notizie
  • ottenere comportamenti
  • avere oggetti
  • mettere in comune sentimenti e stati d’animo (cosa stupenda).

In breve, significa interagire con l’ambiente. Quindi, parliamo di trasmissione di segnali
  • da una sorgente: EMITTENTE
  • a un destinatario: RICEVENTE

Le forme di segnali possono essere le più diverse e riguardano tutti gli organi della percezione, vi sono perciò:
a- messaggi tattili
b- messaggi sonori
c- messaggi visivi
d- messaggi olfattivi
e- messaggi gustativi

Una”comunicazione” può avvenire non soltanto con la parola (linguaggio verbale: con la vostra morbida lingua), ma anche con:

  • una carezza (sempre delicata)
  • un fischio
  • un colore
  • un sogno (eh, sì…eh già)
  • un sapore (preferisco il sapore del latte)

Tutto chiaro finora? ne dubito….scherzooo, testolini e testoline!

Andiamo avanti!

Ad un messaggio segue o deve seguire una risposta. La risposta al messaggio è un tipo istintivo: una scottatura ci dice che c’è il fuoco e ci fa ritirare la mano; la risposta a una luce accecante ci fa chiudere gli occhi; un sapore amaro ci fa rifiutare un liquido sconosciuto; il colore rosso del semaforo fa fermare l’auto e i pedoni; la puzza di gas ci fa spalancare le finestre; la minaccia di un pugno ci fa mettere in guardia, ecc.

I SEGNI

Ciucciottine ansiose, come si vede dagli esempi fin qui addotti il messaggio è costituito sempre da (scusate la parola difficile) UN SIGNIFICANTE (un evento, una cosa, un odore, ecc.):
un colore, un rumore, un gesto, un profumo, ecc. che è qualcosa di materiale o percepibile con i nostri sensi, e un SIGNIFICATO che è di tipo concettuale e mentale.
Attenzione però, l’abbinamento tra SIGNIFICANTE (messaggio) e SIGNIFICATO-CONTENUTO è alla base dell’atto comunicativo. Le norme che regolano questo rapporto costituiscono IL CODICE: che è il linguaggio comune e noto alle parti: mittente e ricevente. Conoscere il codice significa che abbiamo le conoscenze per capire che davanti al semaforo rosso ci fermiamo (grazie appunto alle conoscenze da parte nostra del codice, ossia della convenzione che ha stabilito “rosso” = Alt.
In questo caso il colore rosso è un segno, cioè un modo che collega significante e significato.

Impossibilitati ma graziosi Pargoletti, è anche giusto che vi spieghiamo meglio cosa sono I SEGNI

I segni possono essere atti di essere viventi e fatti della natura: quindi naturali e artificiali. Il sorgere del sole all’orizzonte ci annuncia che comincia il giorno; il suono della tromba, in una caserma, ci impone, quasi contemporaneamente, di alzarci e cominciare la giornata di servizio militare.
Il sorgere del sole è un segno naturale. Il suono della tromba è segno artificiale.
Tra i segni naturali, che sono involontari, sono compresi i sintomi, le tracce e gli indizi. Un’orma è il segno della presenza di un animale, la strisciata nera sull’asfalta è la traccia di una frenata; uno starnuto può preannunciare un raffreddore, la puzza di gas è indice di un guasto all’impianto o di una distrazione dell’utente (guai!!), ecc.

I segni artificiali sono intenzionali e sono tutto quello che l’uomo fa nelle diverse circostanze, obbedendo a tradizioni, divieti, richiami, necessità, auspici, preghiere, ordini.
La comunicazione, sotto questo profilo, comprende:
  • l’abito
  • il canto
  • il cibo
  • l’espressione del volto
  • il tono della voce
  • la presenza o l’assenza da un posto
  • la posa
  • il silenzio
  • ecc.

Sveglia, adorabili incapaci! Non è educato appisolarvi mentre leggete… Sappiate che non abbiamo mica finita!
Allora, sappiate pure che tutto, meglio scriverlo in maiuscolo…TUTTO ha un significato…conseguentemente è nata una scienza dei segni, che li catalogasse e li interpretasse, che cioè rendesse sempre più consapevole l’uomo dell’importanza di
  • sapersi esprimere
  • e saper comunicare.
Quindi, se siete arrivati a leggere fin qui, è un vostro merito e vuol significare che avete seguito – è esatto dire che “state seguendo” una lezione di SEMIOLOGIA O SEMEIOTICA.

A proposito di semi, l’altro ieri ho piantato in due vasi di terracotta dei semi di basilico…che ne dite…crescerà il basilico o devo rompere i due vasi?!(se ti ricordi di dare l'acqua, forse andrà avanti-nota di Am-)

Sveglia, bricconcelli, ignorate i pizzicori della…primavera!
(Enzo, siamo già stati "pizzicati" dall'estate-nota di Am)
E’ ora che vi spieghi gli elementi di una comunicazione.
Perché si verifichi un “atto comunicativo” (comunicazione) occorrono sei elementi:

1) l’emittente, cioè colui che, intenzionalmente o non intenzionalmente, invia un messaggio. E’ detto anche mittente/ destinatore/ allocutore/ enunciatore/ codificatore;

2) il ricevente, ossia colui a cui è destinato il messaggio o comunque chi lo riceve; è detto anche destinatario/ enunciatario/ decodificatore;

3) il messaggio, ossia il contenuto della comunicazione, ciò che si comunica;

4) il referente, ossia ciò a cui si riferisce il messaggio, che può essere un’entità concreta (pane), o astratta (fame);

5) il codice, ossia l’insieme dei segni che costituiscono il messaggio (le parole, la musica, i gesti, il canto, una scritta e dei gesti, ecc.);

6) il canale, ossia il mezzo che porta a destinazione il messaggio (onde sonore, l’aria, la luce, un semaforo, il telefono, una lettera normale, una email).

A questi elementi se ne potrebbe aggiungere un altro, che può essere un intermediario, ossia, un portavoce, un conoscente, un annunciatore, un giornale, la TV, i vari media; si può avere anche un ricevente provvisorio, che è l’ultimo passaggio prima del destinatario (la segreteria telefonica, l’interprete, il portinaio, l’ambasciatore ecc.

Cari virgulti, ogni messaggio viene trasmesso in una particolare situazione, che è il contesto dell’emittente, quello del ricevente e quello comune ad entrambi. Le circostanze servono anch’esse ad interpretare il messaggio; possono favorirne o rendere difficile l’interpretazione.
Es.: un semaforo in un deserto sarebbe probabilmente incomprensibile; il grido “aiuto!”, di chi sta giocando nell’acqua bassa con i giovani coetanei, non suscita all’arme né sollecita interventi; una comunicazione in lingua straniera esige traduzione o interprete; un messaggio con megafono aumenta il numero dei riceventi. Non solo, esiste anche il cotesto (altro è il contesto), cioè il testo stesso così come è articolato e composto il testo; come può esistere anche l’intertesto, ossia il rapporto di un testo con altri testi eventualmente precedenti.

Da tutto quello che si è detto finora appare evidente che esiste una comunicazione verbale espressa in diverse forme.
In che senso? vi chiederete. Notate che:
Un medico che parla con un collega usa un linguaggio diverso da quello usato con il paziente, il collega sa la materia, il paziente probabilmente o quasi certamente, no.
La cultura dei due medici è o potrebbe essere diversa dalla cultura del paziente. E ancora, la comunicazione con gli altri è una delle funzioni del linguaggio, non l’unica e forse non la principale. L’uomo comunica prima di tutto con se stesso (e noi, cioè io lo faccio con Ducky e lui lo fa con me…so che sorridete). Lo studio quindi della lingua non è solo quello dei suoi segni, ma anche e soprattutto lo studio della sua struttura logica.

In chiusura desidero dirvi questo.

I segni, cari lettori pazienti e volenterosi e bravi, che siete arrivati a leggere fin qui, obbediscono alle esigenze del pensiero che, per esempio distingue la realtà (io bacio la mia donna), dalla possibilità (se io baciassi la mia donna), la irrealtà (se io avessi baciato la mia donna), dal comando (baciami!), per incidere sulla realtà, così come distinguere una sostanza (un fiore) da un accidente (sasso), una cosa concreta (pane), da una costruzione della mente (giustizia).

Come ciò avvenga, secondo quali modi è avvenuto, secondo quali modi può avvenire, in una quantità infinità di modi, è oggetto della linguistica, che è lo studio scientifico delle lingua e delle sue caratteristiche generali. Dal punto di vista linguistico, il messaggio è l’oggetto della trasmissione di parole e di senso tra l’emittente ed il ricevente, attraverso un canale. Il canale determina la forma del messaggio (se parlo, sarà sonoro; se scrivo, sarà visivo, Eccetera.
Il messaggio è costruito sulla base di un codice che deve essere noto all’interlocutore perché possa decodificarlo, cioè comprenderlo. Il messaggio è fatto di segni.

In senso generale, il segno è il mezzo con il quale noi comunichiamo, informiamo, chiediamo, ordiniamo, ecc.
In segni, quindi, possono essere:
  • visivi
  • sonori
  • movimenti
  • colori
  • contatti
  • odori
  • profumi
  • sapori
  • ecc.

Alle Candide Crisalidi, lettrici indifesse…mi viene da sorridere, e ai Lettori, un complimento per aver resistito fino alla fine. Bravi, davvero.

Enzo

venerdì 15 aprile 2011

NOTIZIE DA "ALTROCONSUMO"

Occhio al deodorante per ambiente a forma di caramelle
Evitare i deodoranti per ambiente a rilascio continuo. A maggior ragione se possono essere scambiati per caramelle, come Ambi pur Crystals gel
Cambiare ariaIl modo migliore per migliorare la qualità dell’aria in casa è aprire le finestre e areate spesso i locali. Se proprio desideri utilizzare un deodorante, fallo solo occasionalmente e non acquistate prodotti a rilascio continuo. Le concentrazioni di inquinanti in una stanza dove si usano deodoranti risultano generalmente maggiori di quelle misurate in una strada a grande traf?co di automobili.
I deodoranti per ambiente possono rilasciare sostanze nocive per la salute, in grado di provocare o peggiorare asma, bronchite, emicrania, in particolare nei soggetti sensibili.
Un altro rischio potenziale per la salute è la presenza di sostanze allergenizzanti utilizzate nella formulazione dei profumi, anche se in piccola quantità.
Attenzione ai bambiniOltre a non poter essere richiuso una volta aperto (non ha un coperchio, ma una pellicola che si rompe all’apertura), Ambi pur Crystals gel potrebbe essere pericoloso per i bambini: per l’aspetto, il disegno sulla confezione e il profumo, il rischio è di scambiarlo per caramelle.
Abbiamo provato a simulare la forzatura della scatola ed è difficile e che possa riuscirci un bambino; tuttavia potrebbe essere tentato di leccare il gel che fuoriesce o infilare le dita nelle fessure e portarsi poi le mani alla bocca o agli occhi. Per questo abbiamo segnalato il prodotto ai Nas
Etichetta illeggibileLa scelta dei colori, la quantità di lingue utilizzate e soprattutto le dimensioni da lente d’ingrandimento dei caratteri, rendono impossibile leggere l’etichetta, con le necessarie precauzioni per i bambini.
La legge purtroppo non aiuta perché non specifica caratteristiche minime richieste perché l’etichetta sia leggibile...


Annamaria...a dopo

BUONGIORNO !Raccontino del giorno...GEPPETTO


 di Claudia Peli
Una mattina, nell’uscire di casa per andare a lavorare, ho notato che nella mia aiuola fuori dal cancello c’era un ragazzo che spazzava via le foglie secche e il takataka. Mi è sembrato strano che un africano avesse tanta coscienza ecologica da pulire un’area privata, probabilmente lo aveva assunto il mio vicino di casa per la giornata, per fare pulizia tra le nostre siepi.
La vera sorpresa l’ho avuta quando sono ritornata la sera: il ragazzo aveva allestito un chioschetto nella mia aiuola! Si era creato un bello spazio in cui aveva costruito un banchetto di legno, uno sgabello e delle mensole. E aveva già disposto con cura e ordine la sua mercanzia.
“Jambo mama!” Mi saluta cordialmente.
“Jambo kijana.” Gli rispondo un po’ seccata. E poi gli chiedo cosa sta facendo.
“Fare solo piccolo business.” E mi sorride.
“Ma lo devi fare proprio dentro la mia aiuola il tuo business?”
Lui alza le spalle, si guarda intorno e mi dice che è un bel posto per aprire il suo negozio, perché c’è la grande ombra della palma che lo rinfresca, e proprio lì di fronte c’è l’ingresso alla spiaggia pubblica dove passa tanta gente. Ed io gli rispondo che capisco le sue ragioni, ma che sta occupando una proprietà privata.
“Sei un abusivo, mi capisci?”
“Abusivo … nini?” Mi chiede lui perplesso.
Ma perché dopo sette anni che vivo in Kenya tento ancora di spiegare un concetto tipicamente occidentale ad un giovane africano analfabeta? E mi arrendo, tanto a pensarci bene lui non mi da alcun fastidio.
“Come ti chiami?” Addolcisco la mia voce.
“Io Geppetto falegname.”
E mi viene da ridere perché questi africani hanno davvero tanta fantasia: ho un amico che cambia i soldi in spiaggia ai turisti e si fa chiamare Bancomat, un altro che fa il sarto e bazzica spesso di fronte agli alberghi si fa chiamare Valentino.
“Vuoi comprare bello ippopotamo?” E mi mostra orgoglioso una statuetta di legno che ha appena finito di limare.
“Ebano vero, look.” Mi dice e gratta con l’unghia il legno scuro.
Come no, penso io, lucido da scarpa autentico: conosco il vecchio trucco.
“No, grazie Geppetto, l’ippopotamo ce l’ho già. Anche la giraffa e tutti gli altri animali della savana.” Poi ammiro le belle sculture che ha disposto con cura sul banchetto e gli faccio i complimenti.
Lui mi guarda contento, poi tira fuori da un sacchetto di plastica un piccolo busto di Pokot a cui è legato un anello di ferro. E’ un portachiavi.
“Regalo per te. Adesso noi amici.”
“Grazie! Ma che bello!” E per fargli vedere che lo apprezzo veramente ci infilo subito le mie chiavi di casa.
Ci salutiamo e gli auguro buona fortuna col suo piccolo business.
Qualche giorno dopo, durante una riunione di lavoro, la direttrice nota il mio nuovo portachiavi e mi dice che le piace: potrebbe essere una buona idea come regalo di Natale ai nostri ospiti. Le racconto brevemente l’episodio di Geppetto.
“Arriva ogni mattina presto con due grossi sacchi in spalla. Pulisce per bene la piazzuola, tira fuori tutte le sue statuine e poi accucciato sullo sgabello comincia a intagliarne di nuove. Ha molto talento, purtroppo in una settimana non ha ancora venduto niente: i turisti vanno nei soliti negozietti in città … poveraccio.”
“Ok, aiutiamolo noi. Ordinagli quattrocento portachiavi, devono essere pronti al massimo entro un mese.” Mi dice.
Questa iniziativa di solidarietà mi rende felice e sono certa che anche Geppetto sarà contento della novità.
La sera rivedo il giovane falegname che ripone le sue cose dentro il sacco. Nonostante gli affari non gli vadano bene lui è ancora di buon umore e fiducioso.
“Jambo Geppetto, ho un lavoro per te. Mi servono altri portachiavi Pokot. Me ne servono tanti sai?”
Gli si illuminano gli occhi e mi invita a sedermi sullo sgabello, per fare meglio il business, e lui si accuccia per terra.
“Certo mama, quanti?” Mi chiede speranzoso.
“Quattrocento.” Gli scandisco bene il numero, e glielo ripeto in swahili.
Geppetto resta a bocca aperta e si gratta il mento, credo di averlo scioccato. Poi deglutisce e mi dice che forse io intendevo dire quaranta.
“No rafiki, ho detto proprio quattrocento. Li puoi fare? Mi servono entro un mese. Ma devono essere tutti belli come il mio, ok?”
Geppetto è al settimo cielo e salta in piedi come un grillo e mi ringrazia in diverse lingue. E mi benedice pure, neanche fosse un prete. Gli do un acconto per comprare il legno e ci salutiamo con una energica stretta di mano.
La mattina dopo mi aspetto di vederlo già all’opera, e invece il chioschetto è deserto. Niente Geppetto nei dintorni … e anche le mattine successive non si fa vivo. Ed io comincio a pensare che mi ha tirato una gran fregatura: si è preso i soldi e probabilmente è andato ad aprire il suo nuovo business nell’aiuola di qualcun altro. Che sciocca sono stata.
E invece, che bella sorpresa, dieci giorni dopo me lo vedo lì che mi aspetta sul cancello, con quattro borse di plastica gialle in mano.
“Jambo mama!” Esulta felice di rivedermi.
“Geppetto! Allora non eri scappato col malloppo!”
Lui fa no con la testa e poi ridiamo insieme. E mi racconta che è tornato al suo villaggio, dentro il bush al nord, e lì ha assunto tutta la tribù dei suoi fratelli e cugini e zii per fare i quattrocento portachiavi haraka sana.
“Ecco, look!” Apre le sue borse e mi mostra la merce soddisfatto.
“Bravo rafiki!” Gli batto una mano sulla spalla.
Geppetto col suo bel gruzzolo ha ingrandito il business e ha spostato il chiosco in una piazzuola più ampia dall’altra parte della strada. Si è pure messo in società con un pittore che si fa chiamare Picasso e tutte le mattine quando vado al lavoro li vedo all’opera.
Ultimamente sta intagliando piccole tartarughe, mi ha detto che gliene hanno ordinate oltre cinquecento pezzi.
“Bravo! E le fai tutte da solo stavolta?”
“No mama, domani arrivare fratelli e cugini per dare piccolo aiuto.”
“Bene, avrai un po’ di compagnia, e quanti sono?”
“Trenta.”
Mi sa che ho capito male … trenta Geppetti che fanno tartarughe in un’aiuola? Mah, però a pensarci bene qui in Africa tutto è possibile.

giovedì 14 aprile 2011

CORSO SEMISERIO DI ITALIANO - di ENZO -



la lettera h


la a
la ah
la ha
la e
la è


“Una delizia per tanti e una…croce per pochi”


Avendo constatato che certi errori di grammatica si ripetono, per certuni sicuramente, per erroneo uso di certe parti del discorso, ho cercato di provvedere dando un ulteriore ausilio a chi ha bisogno. Gli errori concernono errate “scritturazioni”. Errato utilizzo di:

della a
della ah
della ha
della e
della è


Nei trattati di linguistica…scherzo naturalmente; cominciamo subito con la penna …o meglio con i tasti della…semplicità.

La lettera “h”, un’avventizia tuttofare.

La lettera h nella nostra lingua è muta, mentre non lo è in certe lingue straniere (inglese); essa ha (la lettera h) importantissime funzioni. Tutti sanno che basta inserire una h tra una c o una g e le vocali e, i perché il suono della c diventi gutturale, cioè suono di gola.

Esempi:

Giotto: suono palatale
Ghiotto: “ gutturale
Duci: “ palatale
Duchi: “ gutturale
Getto: “ palatale
Ghetto: “ gutturale

Sin qui è difficile sbagliare: soltanto un ignorante (forte) scriverebbe “chane” o “ghatto”.

Ma in italiano la h è usata, per una convenzione dei grammatici, anche per distinguere nettamente l’uno dall’altro certi vocaboli che altrimenti figurerebbero scritti allo stesso identico modo perché identica è la loro pronuncia.
Esempi:
a, ah, ha
attenti, ora
a = è una preposizione semplice

ah = è una esclamazione

ha = è una voce del verbo essere, ripeto…è un verbo

Nella frase Sono andato a Roma
(spiegazione): la lettera a è una preposizione semplice.
Nella frase: Ah (ah), che bella notizia!
(spiegazione): la ah è una esclamazione.
Nella frase Mimmetta ha scritto (frase corretta)
Mimmetta a scritto (frase errata)
Spiegazione: la “ha” è una voce del verbo avere.
e “ha scritto” è un verbo, quindi vuole la “h” prima
della “a”.


Lo stesso accade con la vocale “o”.

o, oh, ho

La prima “o” è congiunzione.
La seconda “oh” è una esclamazione.
La terza “ho” è un verbo…ripeto è un verbo, con l’h messa prima.

MA BISOGNA CAPIRE E SAPERE QUANDO SI E’ IN PRESENZA DI UN VERBO!!!, altrimenti devo pensare che la carenza di grammatica è notevole.

Errori quindi sarebbero:
Il ragazzo a bevuto, perché si scrive…Il ragazzo ha bevuto.
La cantante a cantato, perché si scrive…La cantante ha cantato.

ALTRO STRAFALCIONE : “e” ed “è”

Mario e bello…no per carità, si scrive… Mario è bello:
la prima e senza accento è congiunzione
la seconda, con l’accento, è voce del verbo essere.

Altri esempi.
Il fratello e così buono (frase errata)
Il fratello è così buono (frase corretta)

Il ragazzo non e abituato a correre (frase errata)
Il ragazzo non è abituato a correre (frase corretta)

ATTENZIONE, quindi, alla e senza accento (che è congiunzione)
e alla è con l’accento (che è voce del verbo essere.).

E ancora.
Il cacciatore a ucciso la lepre (frase errata da scapaccioni e/o sculacciata) (frase errata);
Il cacciatore ha ucciso la lepre (frase corretta).

L’ultima nota riguarda le esclamazioni di cui ne diamo un bel gruppetto (non esaustivo)…e se volete scomodarvi a capirne il significato, dovreste prendere e sfogliare un dizionario.
Eccole:
uh, ih, eh, mah, ahi, ahimé, ohibò

Credo che possano bastare.

La lezione “è” terminata “e” noi ci accingiamo a preparare la cena.

FINE

ENZO


ahi.!.Enzo...sei tu il nostro dizionario!! eh?..uh! come faremo a capire queste esclamazioni...ohibò!

 Dovrò fare una ricerca!.. ahimè!..Mah... alla prossima lezione,

ha quando le prossime lezioni?.ih...pardon, a quando ?


Annamaria... a dopo

SALUTE E BENESSERE- NEWS

DALL'ITALIA UN NUOVO RIMEDIO CONTRO LE ALLERGIE
Novità interessanti per chi ha problemi con le allergie. Presto i vecchi antistaminici, tradizionale rimedio contro le reazioni infiammatorie, potrebbero venir riposti in soffitta...


Novità interessanti per chi ha problemi con le allergie. Presto i vecchi antistaminici, tradizionale rimedio contro le reazioni infiammatorie, potrebbero venir riposti in soffitta per lasciar spazio a un nuovo ed efficace medicinale. I ricercatori de “La Sapienza” di Roma, in collaborazione con un team di scienziati dell’università di Oxford, hanno infatti scoperto come “disattivare” l’attività dell’istamina, sostanza co-responsabile delle allergie. Ma spieghiamoci meglio. Interagendo con particolari recettori e approfittando dell’aumento del calcio nelle cellule, l’istamina è in grado di scatenare i sintomi delle reazioni infiammatorie. Gli autori dello studio – come spiegato sulle pagine del settimanale scientifico “Blood” – hanno individuato la molecola responsabile del rilascio del calcio e hanno provato a limitarne l’attività, ottenendo l’effetto voluto: impedire le funzioni dell’istamina e dunque controllare le reazioni allergiche.
«Il singolo blocco dei recettori dell’istamina ottenuto attraverso le medicine tradizionali – ha spiegato Antonio Filippini, professore di Istologia a “La Sapienza” e responsabile della ricerca, sulle pagine del “Corriere della Sera” – ha dimostrato in alcuni casi un’utilità limitata. Per quale motivo? Semplice: i farmaci antistaminici di seconda generazione non impediscono le complesse interazioni e gli effetti ridondanti dei differenti agenti infiammatori. Il nostro studio apre invece nuove prospettive per la soluzione del problema: presto, attraverso un farmaco specifico, potremmo bloccare in modo selettivo le risposte biologiche indotte dall’istamina che dipendono dal calcio, lasciando inalterate le altre vie di segnalazione. Sarebbe un passo avanti fondamentale per la scienza e per tutti coloro che soffrono di allergie».

Annamaria... a dopo

SALUTE E BENESSERE- NEWS

 CHI È IN SOVRAPPESO RISCHIA DI PERDERE LA VISTAQualche chilo di troppo fa male alla salute e può persino pregiudicare la vista. La notizia arriva dall’università di Melbourne, dove un gruppo di scienziati ha monitorato la forma fisica...



Qualche chilo di troppo fa male alla salute e può persino pregiudicare la vista. La notizia arriva dall’università di Melbourne, dove un gruppo di scienziati ha monitorato la forma fisica di ben 21 mila persone di età compresa tra i 40 e i 64 anni traendone conclusioni preoccupanti, riportate dall’autorevole quindicinale “American Journal of Epidemiology”: il grasso in eccesso accresce in modo importante (per colpa degli estrogeni prodotti) la possibilità di sviluppare la degenerazione maculare, una grave patologia oculare che colpisce il 32 per cento degli anziani e può financo portare alla cecità.
«Conosciamo bene la pericolosità della degenerazione maculare senile – ha spiegato Tiziana Fattori, direttore generale di “Per Vedere Fatti Vedere onlus” – e per questo abbiamo lanciato la campagna “Io ho meno di due decimi…cura anche me!”. Fondata dalla Società Oftalmologica Italiana (SOI), l’associazione offre informazioni, orientamento, sostegno psicologico e persino tutela giuridica a chi è colpito da glaucoma o maculopatia. «Ben 15 milioni di italiani cercano con regolarità notizie di medicina e benessere sul web – ha proseguito la Fattori – e tantissimi pazienti affetti da problemi di vista visitano ogni giorno il sito della nostra onlus. Noi cerchiamo di soddisfare ogni richiesta e dare una mano a chi ne ha bisogno, sperando di aumentare l’attenzione sul tema».
Attenzione necessaria, vista la gravità del problema. «Al momento il sistema sanitario nazionale – ha osservato la Fattori – garantisce la copertura per le iniezioni intravitreali, unica terapia in grado di rallentare l’evolversi della degenerazione maculare senile, soltanto ai pazienti con visus superiore ai due decimi. Nessun aiuto invece per chi ne avrebbe maggiormente bisogno. Mi riferisco soprattutto agli over 75, particolarmente colpiti dalla malattia e abbandonati alla cecità, a meno che non possano pagarsi autonomamente le costosissime cure: il farmaco Lucentis costa circa 1.200 euro a fiala, il Macugen circa 600 euro».


Annamaria... a dopo

BUONGIORNO !


- SE TI SERVE UN AMICO CON CUI PARLARE CHIAMAMI…SE TI SERVE UNA SPALLA SU CUI PIANGERE CHIAMAMI…
SE TI SERVONO SOLDI CANCELLA IL MIO NUMERO.
                                                                                 
- Recenti studi hanno dimostrato che chi ha una scarsa attività sessuale clicca il mouse con l'indice!!!
..............................E' INUTILE CHE CAMBI DITO ADESSO!
    
- La Polizia sta ricercando una persona sexy, intelligente, affascinante, di bella presenza... e che scopi da Dio!
Tu sei al sicuro... ma io dove mi nascondo?
                                                                                                
- Caro, avrei proprio voglia di passare una bella serata... cosa ne dici?- D'accordo cara, però quando rientri non fare troppo rumore!
                                                                                                      
- DUE AMICI DISCUTONO...
HO SCOPERTO CHE HAI DORMITO CON MIA MOGLIE... E' VERO ??? NOO MAGARI !!!... NON MI HA FATTO CHIUDERE OCCHIO TUTTA LA NOTTE !!!
                                                                                                
- Una casalinga confida all”amica incontrata al mercato le proprie frustazioni:
- Sai, con mio marito non è che poi vada così male, ma lui è sempre svogliato e soprattutto ormai non mi guarda quasi più. Figurati che quando torna a casa la sera, tutto quello che sa dirmi è: ‘Aò! Che se magna stasera?’.
- Sai, Piera, gli uomini sono tutti un po” uguali, così infantili e prevedibili. Anch”io avevo il tuo problema, ma sono riuscita a risolverlo in un modo semplicissimo…
- Davvero, Fausta? Ma come? Dimmi tutto, che ci voglio provare anch”io!
- Guarda, comprati un completino nero un po” ‘aggressivo’ e soprattutto una mascherina nera! Gli apri la porta vestita così e… l”effetto è assicurato!
- Non mi dire! Basta così poco? Beh, provo… tanto per quello che mi costa…
Dopo una settimana, si rivedono al mercato:
- Allora, Piera, come è andata?
- Vuoi proprio saperlo? Beh, è tornato… gli ho aperto la porta e lui, dopo avermi squadrata dall”alto verso il basso, mi fa: ‘A” Zorro… che se magna stasera?’
                                        
- Un notaio alla giovane vedova di un vecchio miliardario: "Nel testamento di suo marito c'è scritto: Ti lascio"
"Ti lascio... che cosa, cosa? La villa?  La barca?  Il suo conto in banca?"- domanda la donna con impazienza. E il notaio: - "Niente. Dice soltanto Ti lascio"
                                                                    
- Quello sguardo fantastico, quel bel sorriso, quell'intelligenza, quel viso irresistibile, quegli occhi magnifici.
Ma basta parlare di me. Tu come stai?
                                                    
- RICORDA CHE SOLO IL 10% DEGLI UOMINI VA IN PARADISO. Perché se ci andassero tutti sarebbe l'inferno!
                   
- Una volta ho messo la testa a posto, Ho smesso di fumare... ho smesso di bere liquori e birra..e fare sesso
Sono stati i 5 minuti peggiori della mia vita


Maria e Annamaria... a dopo













si ride si piange







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