Tutti noi del blog, insieme al tuo amatissimo papà Edmondo
ti facciamo gli auguri di cuore.Perchè sei entrata nel cuore di tutti noi. E il nostro augurio è che oggi e tutti gli anni a venire siano costellati di felicità e desideri esauditi.
Questo cesto di fiori che ti offriamo è virtuale, ma "profuma" di amicizia e calore...
Ed eccoci alla seconda parte delle tradizioni Tarantine, riferite alla Settimana Santa
La processione dei Misteri. La bussata del Troccolante Particolari del Gonfalone e della statua dell'Ecce Homo La statua di Gesù MortoQuesta processione esce alle cinque del pomeriggio del Venerdì Santo dalla chiesa del Carmine, portando le statue che simboleggiono la passione di Gesù, e procede per le strade del Borgo Nuovo secondo il seguente percorso:
Chiesa del Carmine - Piazza Giovanni XXIII (ex - Piazza Carmine) - Via D'Aquino - Piazza Maria Immacolata - Via Di Palma - Via Regina Elena - Sosta nella chiesa di San Francesco di Paola - Via Anfiteatro - Via Massari - Piazza Giovanni XXIII (ex - Piazza Carmine) - Chiesa del Carmine.
I confratelli sono vestiti con l'abito tradizionale dei Perdoni e procedono a ritmo lentissimo accompagnati dalle marce funebri. La processione è composta dalla Troccola, strumento che apre la processione, il Gonfalone ovvero la bandiera della confraternita, la Croce dei misteri, il Cristo all'Orto, la Colonna, l'Ecce Homo, la Cascata, il Crocifisso, la Sacra Sindone, il Gesù Morto, l'Addolorata (appena essa esce sulla piazza, verso le otto di sera, si chiude il portone del Carmine, ed anche questo è un momento toccante).
È accompagnata da tre bande che suonano marce funebri, ed effettua durante il percorso una sosta nella chiesa di San Francesco da Paola. Vi sono inoltre tre coppie di poste sistemate davanti alle statue e sette Mazze che hanno il compito di mantenere ordinata la processione e di sostituire i confratelli in caso di necessità:
La Troccola
Banda
Il Gonfalone
La Croce dei Misteri
Coppie di Poste (3)
Il Cristo all'orto
Coppie di Poste (3)
La colonna
Coppie di Poste (3)
L'Ecce Homo
Coppie di Poste (3)
La Cascata
Coppie di Poste (4)
Il Crocifisso
Coppie di Poste (4)
La Sacra Sindone
Banda
Coppie di Poste (4)
Gesù morto
L'Addolorata
Banda
Mazze (7)
La processione rientra nella chiesa del Carmine la mattina del Sabato Santo e lo fa con un rito particolare: il Troccolante (ossia il Perdono incappucciato che guida la processione) batte per tre volte su un'anta (generalmente quella destra ma nel 2009 e nel 2010 i colpi sono stati effettuati sull'anta sinistra perché il Troccolante era mancino) della chiesa del Carmine e lo fa utilizzando la punta della sua mazza che poggia sul terreno. Questo è uno dei momenti più attesi ed affollati di tutta la processione. È il preludio di momenti di tristezza e di meditazione sino alla mezzanotte, quando le campane delle chiese con il loro rintocchi annunciano che Cristo è risorto, ponendo fine ai riti della Settimana Santa tarantina.
Le statue dell'Addolorata.Le statue dell'Addolorata che vengono fatte sfilare nelle due processioni sono solo apparentemente uguali:
volto: piccoli dettagli le rendono espressivamente differenti;
aspetto: quella del Giovedi Santo (San Domenico) è alta quasi un metro e ottanta ed ha una figura più snella, mentre quella del Venerdi Santo (Carmine) è più bassa ed ha il viso più rotondo.
datazione: quella del Venerdì Santo (Carmine) è molto più antica di quella del Giovedì Santo (San Domenico);
simboli: entrambe le statue hanno nelle mani un cuore trafitto e un fazzoletto, ma quella del Giovedì Santo (San Domenico) ha il cuore nella mano sinistra ed il fazzoletto nella destra, mentre quella del Venerdi Santo (Carmine) ha i simboli invertiti.
Oltre ad avere i simboli invertiti, il cuore dell'Addolorata del Giovedì Santo (San Domenico) è trafitto da un solo pugnale sempre a forma di cuore conficcato al centro, mentre quella del Venerdì Santo (Carmine) ha il cuore trafitto al centro da un pugnale con l'impugnatura a croce e da due stiletti posti accanto, uno a destra e l'altro a sinistra, al pugnale e in posizione obliqua verso l'esterno.
Confraternite a Taranto. I cortei penitenziali che si svolgevano a cura dei vari sodalizi della citta. Foto del 5 aprile 1995Ai riti della Settimana Santa fino al secondo conflitto mondiale parteciparono assiduamente anche i vari sodalizi di Taranto oltre al Carmine e all'Addolorata con dei cortei penitenziali il giovedì e il venerdì santo che visitavano gli altari della reposizione nelle varie chiese.
Curiosità :I Perdoni a piedi nudiI Confratelli in abito di rito dell'Addolorata del Giovedì Santo (San Domenico), eccetto i Crociferi, hanno le scarpe mentre quelli dei Misteri (Carmine) sono tutti scalzi.
L'Addolorata della Chiesa di S.Domenico la mattina del Venerdì Santo, verso le ore nove, compie una sosta dalle Suore dell'Immacolata.
Tradizione prevede che l'Addolorata del Giovedì Santo sia salutata all'uscita dalla Chiesa di San Domenico Maggiore con l'esecuzione da parte della Banda della Marcia Funebre "A Gravame" composta agli inizi del Novencento dal Maestro Domenico Bastia e dedicata ad un giovane musicista della banda del Bastia scomparso in un tragico incidente sul lavoro.
I capelli di entrambe le Madonne Addolorate sono veri e i vestiti sono ricamati a mano.
L'Addolorata di San Domenico esce anche a Settembre per la festa a Lei dedicata sul calendario.
Se l'Addolorata del Giovedì Santo (San Domenico) non dovesse più uscire dalle Suore dell'Immacolata dopo la recita tradizionale del Santo Rosario l'organizzazione della Processione prevede il rientro della statua a San Domenico mediante un camioncino e la sospensione della Processione.
Le Pesàre sono portate da coppie di bambini figli di Confratelli.
L'uscita dell'Addolorata alla mezzanotte del Giovedì Santo da San Domenico è preceduta dal discorso dell'Arcivescovo di Taranto dal sagrato della Chiesa.
A causa della ripidità della scalinata di San Domenico Maggiore, l'Addolorata del Giovedì Santo è scesa a braccia e non a spalla.
TROCCOLA
Il Troccolante della Processione dei Misteri viene incappucciato solo dopo aver varcato il sagrato della Chiesa del Carmine, e subito dopo gli vien posto il cappello sul capo.FINE
Cari amici si avvicina la Santa Pasqua e quest'anno sarà Mimma ,la nostra amica "poetessa", a raccontarci tradizioni e riti di questa festività riferite alla sua terra d'origine : la Puglia. Ed esattamente la suggestiva Taranto.
MIMMA
TARANTO
I riti della Settimana Santa risalgono all'epoca della dominazione spagnola nell'Italia meridionale.
Furono introdotti a Taranto dal patrizio tarantino Don Diego Calò, il quale nel 1603, fece costruire a Napoli le statue del Gesù Morto e dell'Addolorata.
Nel 1765 il patrizio tarantino Francesco Antonio Calò, erede e custode della tradizione della processione dei Misteri del Venerdì Santo, donò alla Confraternita del Carmine le due statue che componevano la suddetta processione, attribuendole l'onore e l'onere di organizzare e perpetrare quella tradizione cominciata circa un secolo prima.
Riti. Nella Domenica delle Palme, le due principali Confraternite di Taranto, quella di Maria SS. Addolorata e S.Domenico (sita nella Chiesa di S.Domenico Maggiore nel Borgo Antico) e quella di Maria SS. del Carmine (sita nella omonima chiesa nel Borgo Nuovo), convocano in assemblea straordinaria i propri iscritti in regola con l'amministrazione e che non siano incorsi in sanzioni disciplinari, ed effettuano le "gare" per aggiudicarsi l'onore di partecipare alle due processioni, il Pellegrinaggio della Vergine Addolorata e la Processione dei Sacri Misteri. All'inizio dell'assemblea, il segretario o uno degli assistenti del Priore bandisce l'asta che prosegue fino a quando l'offerta più alta non è superata da altre offerte. A questo punto il simbolo (o statua) viene aggiudicata al confratello che ha fatto l'offerta maggiore. Il ricavato delle "gare" viene devoluto nel corso dell'anno, in favore di iniziative benefiche. I Perdoni. Perdune dinanzi ad un Sepolcro Perdoni (le Perdúne dal dialetto tarantino) sono coppie o poste di Confratelli del Carmine, che nel pomeriggio del Giovedì Santo escono ad intervalli dalla Chiesa del Carmine per effettuare un pellegrinaggio verso le principali chiese del Borgo Antico e del Borgo Nuovo dove sono allestite i "sepolcri", altari della reposizione. Sono scalzi e vestiti con l'abito tradizionale che si compone di: un camice bianco stretto in vita e sui polsi; un rosario nero appeso in vita con medaglie sacre ed un crocifisso, pendenti sulla destra del camice; una cinghia di cuoio nero attaccata in vita e fatta pendere sul lato sinistro del camice, rappresentante la frusta che colpì Gesù; una mozzetta color crema abbottonata sul davanti; due scapolari recanti rispettivamente le scritte ricamate "Decor" e "Carmeli" in seta blu chiaro; un cappuccio bianco con due forellini all'altezza degli occhi; un cappello nero bordato con nastro blu chiaro, dai cui lati scendono altri due nastri anch'essi blu, indossato in testa sul cappuccio o appoggiato sopra le spalle, fissato in vita con un nastro che viene fatto passare attraverso un'asola che si trova nell'abbottonatura della mozzetta; una corona di sterpi poggiata sul capo; guanti bianchi.
I Perdoni portano inoltre una mazza alta circa due metri che simboleggia l'antico bastone dei pellegrini: infatti le Perdúne sono così chiamati in ricordo dei pellegrini che si recavano a Roma per ottenere il perdono dei peccati. Un'altra teoria, riconducibile allo studioso di tradizioni tarantine Angelo Fanelli, vuole, invece, che il termine derivi dalla deformazione dialettale di "bordone", cioè del nome del bastone uncinato che usavano i pellegrini. Un dondolio chiamato in dialetto "nazzecata", caratterizza l'incedere lentissimo dei confratelli penitenti. L'uscita dei Perdoni è il primo atto della Settimana Santa tarantina che coinvolge l'intera cittadinanza.
Il Pellegrinaggio dell'Addolorata. Croce dei Misteri dell'Addolorata L'Addolorata di S.DomenicoQuesta processione parte alla mezzanotte tra il Giovedì e il Venerdì Santo dalla chiesa di San Domenico Maggiore, portando la statua della Madonna Addolorata, e procede per le strade del Borgo Antico e poi del Borgo Chiesa di San Domenico Maggiore.
I confratelli, che procedono a ritmo lentissimo accompagnati dalle marce funebri, sono vestiti con l'abito tradizionale che si compone di: un camice bianco stretto in vita e sui polsi; un rosario nero, con medaglie sacre ed un crocifisso, appeso in vita e pendente sulla destra del camice; una cinta di stoffa nera bordata di bianco con quattro fasce alle cui estremità sono applicate due nappe, e pendenti sulla sinistra del camice; una mozzetta nera bordata di bianco, abbottonata sul davanti e con una piastra di metallo raffigurante l'Addolorata; un cappello nero bordato di bianco, appoggiato sulle spalle e fissato in vita con un nastro che viene fatto passare attraverso un'asola che si trova nell'abbottonatura della mozzetta; un cappuccio bianco con due forellini all'altezza degli occhi; una corona di sterpi poggiata sul capo; calze e guanti bianchi; scarpe nere con lacci neri e coccarde di nastro bianco e bottoncini neri applicati su di esse.
La processione è composta dalla Troccola, strumento che apre la processione, le Pesàre che rappresentano le pietre scagliate verso Gesù, la Croce dei Misteri, la Terza Croce, la Seconda Croce, La Prima Croce, il Trono, l'Addolorata. È accompagnata da due bande che suonano marce funebri. Vi sono inoltre quattro coppie di poste prima dei Crociferi e due prima del Trono, nonché tre Mazze che hanno il compito di mantenere ordinata la processione e di sostituire i confratelli in caso di necessità: La processione si ferma a San Giuseppe, una Chiesa situata su Corso Giuseppe Garibaldi, illuminata e aperta per la lettura del passo del Vangelo che narra la ricerca di Gesù da parte della Madre. La processione rientra nella chiesa di San Domenico Maggiore nel pomeriggio del Venerdì Santo...continua
Per questa Pasqua saremo in molti e organizzare un pranzo tradizionale sarebbe un notevole impegno. Abbiamo dunque pensato di suddividere i compiti, cercando ugualmente di preparare alcune pietanze tradizionali, per assaporare la gastronomia tipica di questo periodo. Abbiamo pensato di evitare la pasta, lasciando il campo a torte rustiche, frittate variopinte, utilizzando tutte le verdure di stagione, anche per insalate e contorni, per accompagnare piatti di carni, rosse e bianche, per accontentare anche chi non rimane soddisfatto mangiando solo’asciutt asciutt’ ! E poi non mancheranno salumi, formaggi, uova sode . . . un trionfo di colesterolo, al quale cerchiamo però di dare un freno . . . insomma, gusto si, ma non autolesionismo !!! Vi suggerisco solo qualche ricetta, ma ognuno può lasciare libera la fantasia . . . o andare a riguardare qualche proposta precedente di questo blog!!! eh eh eh Visto che piacciono così tanto le torte salate e che è periodo di carciofi, ecco la torta salata ai carciofi ancora piu’ ricca, se aggiungete agli ingredienti anche dei pezzetti di provolone, ma vi garantisco che gia’ così e’ gustosissima. Ingredienti per uno stampo da 26 cm: 1 rotolo di pasta sfoglia o brisèe - 5 carciofi - 100 g di prosciutto cotto - 200 ml di latte - 3 uova - 50 g di parmigiano - sale - pepe - olio Procedimento Pulire i carciofi eliminando le foglie esterne più dure. Tagliate e pulite il gambo e l’estremità più dura lasciando solo i cuori di carciofo e tagliateli a fettine. Metteteli in una ciotola con acqua e succo di limone e lasciateli in ammollo per una ventina di minuti quindi sgocciolateli e fateli cuocere in padella con un filo d’olio e 1 bicchiere d’acqua per 20 minuti circa. Salate e aggiungete il prosciutto cotto tagliato a dadini. Mescolate delicatamente e tenete da parte. Nel frattempo mescolate il latte con le uova, il parmigiano, sale e pepe. Rivestite una teglia da forno con la carta forno, stendete uno strato di pasta sfoglia e ricoprire con uno strato di carciofi e prosciutto. Versate ora il latte con le uova sulla torta salata. Arrotolare i bordi della torta salata ai carciofi, spennellarli con un pò di latte ed infornare a 180°C. Cuocere la torta salata per 30 minuti o fino a che non risulti dorata Consumate questa torta salata tiepida.
TORTA SALATA AI CARCIOFI
Tipico rustico napoletano è il Tortano che si prepara durante il periodo di Pasqua, anche se non bisogna mica aspettare un anno per preparalo… il tortano è buono sempre! È molto simile al casatiello dal quale si differenzia per la disposizione delle uova che anzichè messe intere e crude ricoperte con delle striscioline di pasta, vanno messe già cotte, tagliuzzate e messe all’interno insieme agli affettati e ai formaggi. Ingredienti per uno stampo da 28 cm: 1 kg di farina 00 - 500 ml di acqua - 25 g lievito di birra - 250 g di strutto - 400 g tra salame tipo napoli, prosciutto cotto e pancetta - 400 g tra provolone , fontina e provolino - 100 g di pecorino – 4 uova - sale – pepe Procedimento: Su una spianatoia infarinata disponete la farina a fontana con al centro il lievito disciolto in un pò d’acqua tiepida. Iniziate ad impastare per far assorbire man mano l’acqua alla farina. Aggiungete il sale, una manciata di pepe e la sugna e continuate a lavorare l’impasto in modo energetico, aggiungendo man mano la sugna, il pepe e i 3/4 del pecorino. Lavorate l’impasto fino a che sarà diventato morbido e elastico. Formate una palla con l’impasto, disponetelo su una spianatoia e fatelo lievitare per 1 ora circa. Nel frattempo tagliate i salumi e i formaggi a dadini e fate bollire le uova per renderle sode. Fatele raffreddare, sgusciatele e tenetele da parte. Riprendete l’impasto e stendetelo delicatamente su una spianatoia con lo spessore di 5 mm Disponete su tutta la superficie della pasta, lasciando liberi i bordi, i salumi e i formaggi tagliati a dadini e le uova sode e spolverizzate con il restante pecorino. Arrotolate il tortano con delicatezza il più strettamente possibile. Ungete il ruoto del casatiello ( ruoto da 28 cm) con abbondante strutto, disponetevi il rotolo di pasta a ciambella, unendone bene le estremità. Spalmate altra sugna sul casatiello e fate lievitare al caldo con sopra un canovaccio per 2 ore circa o meglio ancora, per tutta una notte. Infornate il tortano napoletano in forno preriscaldato a 160°C e cuocete per un’oretta. Disponetelo a fette, ancora tiepido, su un piatto da portata e gustatene ogni morso.
TORTANO
CASATIELLO
Un'altra ricetta molto semplice da preparare sono le mini omelette agli spinaci e prosciutto cotto, un'idea classica, reinventata in una veste moderna e sfiziosa, gradita anche ai più piccoli. Ingredienti (per 12 persone): 6 uova - prosciutto cotto 80 g - una manciata di spinaci freschi - parmigiano grattugiato – timo – sale - pepe Preparazione: lessate un ciuffetto di spinaci freschi in un pentolino con poca acqua salata. Nel frattempo, prendete una ciotola abbastanza capiente e versateci all'interno tuorli e albumi, una bella spolverata di parmigiano grattugiato, un pizzico di sale, pepe e timo; sbattete il tutto con una forchetta, fino ad ottenere un composto abbastanza omogeneo. Prendete ora una padella antiaderente e versateci il composto appena preparato; non appena vedere che sta iniziando a prendere forma e sostanza, aggiungete gli spinaci strizzati e tagliati a julienne e il prosciutto cotto tagliato a cubetti molto piccoli. Quando la vostra omelette sarà pronta, procedete tagliandola in tanti cubotti, che andrete a disporre in un piatto da portata. Se, invece, volete stupire, potete utilizzare gli stampini dei biscotti per dare le forme più strane. Io ho una padella suddivisa in 5 incavi a forma di cuore . . . un pensiero affettuoso in più !
omelette agli spinaci e prosciutto cotto,
Le patate al forno con i piselli e la cipolla sono un contorno ottimo per accompagnare un secondo piatto a base di carne; sono gustose e leggere, molto semplici da preparare. Ingredienti: 1 kg di patate - 200 gr di piselli - 1 cipolla bianca – olio - sale - pepe Procedimento: Sbucciate le patate, tagliatele a tocchetti sottili e mettetele in una ciotola con l’acqua e sale per una decina di minuti. In questo modo le patate non si attaccano tra di loro nella cottura e iniziano già a salarsi. Stendete in una teglia un filo d’olio, scolate le patate e aggiungetele nella teglia, giratele bene nell’olio e infornate in forno già caldo a 180°C per 20 minuti circa. Togliete le patate dal forno e aggiungete i piselli e la cipolla tagliata a rondelle, cospargete con un filo d’olio, salate, pepate e infornate per altri 10 minuti, prima di consumare.
PATATE AL FORNO
Non fatevi mancare tutte le verdure crude che vi aiuteranno a rinfrescare le papille, preparandole a gustare un nuovo sapore senza confonderlo con il precedente . . . Altro che sorbetti, che aggiungono alcool a quello introdotto con i bicchieri (non troppi, eh! )di buon vino che accompagnano una già così allegra compagnia !
Ci saranno dolci e dolcetti, pastiere di grano, di riso, colombe con i più improbabili ripieni e coperture, biscotti e uova di cioccolato, con le più stravaganti e, talvolta, insulse, sorprese . . . Ma un’amica carissima ci ha fatto una solenne promessa (tanto non la fa lei . . . eh eh)
La sua mamma, specialista in dolci, prepara la crostata crema e amarene, un tipico dolce napoletano di Pasqua, insieme alla Pastiera. Ha un sapore delicato e un tempo veniva preparato con le amarene fatte in casa… una vera bontà!!! Ingredienti per uno stampo da 24 cm: Per la pasta frolla: farina 300 g - 2 uova - burro100 g - zucchero100 g - vanillina 1 bustina - bicarbonato 1 cucchiaino Per la crema: 4 uova - 100 g di zucchero - 50 g di farina - 400 ml di latte - 100 g di amarene sciroppate - zucchero a velo Procedimento:
Disponete la farina e lo zucchero a fontana su un ripiano o in un’ampia ciotola e mettetevi nel mezzo il burro ammorbidito, le uova, la vanillina e un cucchiaino di bicarbonato. Amalgamate velocemente gli ingredienti con la punta delle dita, incorporando la farina dai lati verso l’interno. Con l’impasto formate una palla e lasciatela riposare, avvolta nella pellicola, per 1/2 ora in frigo. Nel frattempo preparate la crema pasticcera. Mettete in una casseruola dal fondo spesso i tuorli con lo zucchero e mescolate bene. Aggiungete la farina e mescolate fino ad avere un composto liscio e senza grumi. Versate quindi sopra il latte a filo, sempre mescolando. Ponete la casseruola sul fornello a fiamma bassissima, mescolando in continuazione. Una volta arrivata ad ebollizione, togliete la crema dal fuoco. Aggiungete 2 cucchiai di sciroppo di amarene e lasciatela raffreddare, mescolando ogni tanto affinchè non si indurisca in superficie. Trascorso il tempo di riposo, riprendete la pasta frolla e stendeteta su un piano infarinato. Imburrate uno stampo per crostate da 24 cm e adagiate lo strato di pasta frolla. Versate sopra la frolla la crema pasticcera. Tagliate delle strisce dalla pasta rimasta ed intrecciatele sulla crema. Ripiegate leggermente i bordi esterni dell’impasto verso l’interno. Aggiungete le amarene con un pò del loro succo su ogni rombo. In alternativa potete versare prima le amarene con un pò del loro succo sullo strato di crema e poi ricoprire tutto con uno strato di frolla . Infornate la crostata crema e amarene a 180°C e cuocete per 40 minuti circa. Sfornate la crostata con crema e amarene, lasciatela raffreddare, quindi cospargerla con lo zucchero a velo.
Un trionfo di frutta di stagione, un buon caffè, un digestivo, magari alle erbe, renderanno il pranzo completo . . . ma l’ingrediente migliore sarà l’affetto e l’allegria che terrà uniti tutti i partecipanti !
Beh, organizzatevi e distribuitevi i compiti . . . vi confesso che quello che io amo meno è . . . fare la spesa ! Nel caso toccasse a me, spero di trovare due ‘valletti’, validi, aitanti e carucci, disposti ad aiutarmi ! Buon Gusto ma soprattutto. . . una Felice Pasqua a tutti da Maria !
Domani dove sarò...se lo domandano ancora, a distanza di 3 anni, gli amici abruzzesi colpiti dalla tragedia del sisma.
Migliaia di persone hanno partecipato la scorsa notte alla fiaccolata silenziosa a l'Aquila a tre anni dal terremoto che ha colpito l'Abruzzo. La fiaccolata si è conclusa in piazza Duomo, un luogo simbolo della difficile ricostruzione post-terremoto, per ricordare le 309 vittime del sisma che il 6 aprile del 2009, alle 3.32, ha distrutto il capoluogo abruzzese e altri 56 paesi vicini.
Un corteo caratterizzato dal silenzio infranto solo dai 309 rintocchi della campana della chiesa delle Anime Sante, accompagnati dalla lettura dei nomi delle vittime. Insieme a loro sono state ricordate anche due giovani di Scoppito, Mariagrazia Rotili e Pamela Mattei, vittime di un incidente stradale mentre tornavano dalla fiaccolata dello scorso anno. Presente anche il ministro Fabrizio Barca.
Dopo il terremoto il capoluogo e le 64 frazioni e i borghi del circondario furono evacuati e le abitazioni dichiarate inagibili.
L’ULTIMA CENA – THE LAST SUPPER : da Leonardo a Andy Warhol
È una Pasqua all’insegna di Warhol e quindi della Pop-Art, quella che attende Reggio Emilia. Dal 31 marzo al 15 aprile 2012, la Fondazione Palazzo Magnani ospita ‘The Last Supper’, una delle opere più significative nella produzione del genio che ha lasciato un’impronta indelebile sull’arte del secondo Novecento. Una straordinaria interpretazione del Cenacolo di Leonardo da Vinci, operata da Andy Warhol nel 1986, che racchiude in sé l'essenza della poetica warholiana, tesa a demistificare l'opera d'arte e la sua originalità di "pezzo unico", per dimostrare che, anche l’Ultima cena di Leonardo, al pari di altri soggetti come la Campbell's Soup, il fustino Brillo, la Coca Cola, altro non è che "un prodotto".
Su invito di Alexandre Jolas, la cui galleria sorgeva proprio davanti al Refettorio di Santa Maria delle Grazie di Milano, che conserva il capolavoro leonardesco, Warhol realizza tra il 1985 e il 1987 un ciclo di opere dedicato al Cenacolo, oltre cento tra dipinti e serigrafie. Il critico Robert Rosenblum affermava a proposito di questo aspetto della poetica di Warhol: "Le sue gallerie di miti e superstar sembrano un repertorio di Santi venuti dopo la cristianità”. Dopo la sua morte nel 1987, vennero a galla molti lati nascosti della sua esistenza, tra cui la sua sorprendente fede cattolica.
L'estensione della serie indica un investimento quasi ossessivo nella materia, che assume un significato aggiunto alla luce della rivelazione della vita segreta religiosa ha rivelatasi proprio dopo la sua morte, avvenuta solo un mese dopo l'apertura della mostra di Milano nel gennaio 1987.Il ciclo si riferisce anche all'utilizzo da parte dell'artista di ‘Leonardo :Mona Lisa’di 20 anni prima, e alla sua serie iniziata a metà degli anni 1980 a base di capolavori rinascimentali e modernisti. The Last Supper sarà affiancata da un raro disegno dell'Ultima cena leonardesca eseguito da Francesco Hayez..
Come ha fatto con la maggior parte dei soggetti, Warholsi avvicinò a ‘L'Ultima Cena’attraverso mediazioni di quella originale, lavorando da una fotografia a basso costo in bianco e nero, in larga diffusione nel 19 ° secolo, una incisione e un disegno schematico trovato nel 1913 nella ‘Cyclopedia dei Pittori e Pittura’.
La fotografia servì da modello per le serigrafie, l’incisione per i ‘dipinti strappo’ cosiddetti, che sono stati fatti tracciando i contorni semplificati dell'illustrazione enciclopedica, come se fossero stati proiettati sulla tela.
Mentre Warhol aveva praticato serigrafia dall’inizio del 1960 e nel corso degli anni '70, se ne hanno tracce solo nel 1983, durante le sue collaborazioni con gli artisti Francesco Clemente e Jean-Michel Basquiat.Alcune appropriate composizioni dell’ intero disegno pittorico, si affiancano alle esplorazioni dei dettagli delle figure singole e dei gruppi, diverse per orientamento, scala e colore.Questo così vario trattamento, nega l'unità visiva dell’opera di Leonardo,con un’attenzione al contenuto spirituale del dipinto, favorendo una molteplicità visiva e inserendo riferimenti alla cultura popolare. A loghi pubblicitari per patatine, sapone e quant’altro, si sovrappongono le figure di Cristo e degli Apostoli, la creazione di un ibrido del sacro e profano, arte e design commerciale.
L'irriverenza apparentemente eretica per queste distinzioni, riflette l'inevitabile trasformazione di un lavoro profondamente religioso in un cliché in cui il messaggio spirituale è diventato muto attraverso la ripetizione.Come ultima serie di Warhol,L'Ultima Cena serve come una reiterazione potente dei principi che impregnano la sua impresa artistica.