sabato 5 gennaio 2019

IN ARRIVO LA BEFANA E I RE MAGI



Domani 6 gennaio si festeggia l 'Epifania che... tutte le feste si porta via (sperando anche i kili di troppo...)
Epifania e Befana hanno la stessa origine. Befana è una variazione popolare del termine greco, Epifania, che significa apparizione.
Con lei, la vecchina dal cuore d'oro, con funzioni e nomi diversi nel mondo, troviamo anche altri personaggi: i Re Magi.

  

RE MAGI
Il giorno dell’Epifania, nella tradizione cattolica, è quello in cui i Magi, solo il Vangelo di Matteo li nomina e non dice che sono Re e nemmeno maghi e nemmeno tre, arrivano da Gesù Bambino seguendo la stella cometa che poi è la cometa di Halley. Epifania è apparizione, manifestazione della divinità di Cristo, che era anche nel suo battesimo, ma è rimasta nella tradizione solo nell’adorazione dei Magi. I doni che portano sono oro, incenso e mirra e sono stati trasformati nella tradizione popolare italiana in frutta, dolci e giocattoli.


Fino al Quattrocento i Re Magi erano raffigurati senza nessuna differenza di colore e di etnìa. Uno dei re con la pelle scura appare per la prima volta in un dipinto di Mantegna del 1464. Solo nel Rinascimento si è diffusa la consuetudine di identificare nei Magi i tre continenti noti fino ad allora. Tre è anche il numero perfetto. Sono loro che a Firenze sfilano nel corteo storico.


BEFANA
Epifania e Befana hanno la stessa origine. Befana è una variazione popolare del termine greco Epifania che significa apparizione. La Befana è anche la personificazione dell’Epifania: la vecchia, bruttissima ma benefica, che di notte, scendendo per la cappa del camino, lascia nelle calze dei bambini buoni doni e dolciumi, carbone ai cattivi.

Dice l’Accademia della Crusca che «dal dominio religioso (manifestazione di Gesù ai Magi), epifania ha allargato il suo significato nella lingua colta, sino ad assumere quello, del tutto laico, di manifestazione, comparsa, specie se rara, imprevista, di qualcosa».


In Russia la Befana si chiama Babuschka e porta regali come da noi accompagnando Padre gelo. 


La Befana-Madre Natura degli antichi è contemporaneamente la morte e la vita, il male e il bene, il buio e la luce, una donnina anziana e brutta ma in fondo buona: una figura che rappresenta la conclusione di un ciclo e l’inizio di un altro, che ogni cultura celebra dalla notte dei tempi con riti, usanze, amuleti portafortuna.

MAGI E BEFANA
Una leggenda dice che i Magi bussarono alla porta della vecchina per chiedere indicazioni verso Betlemme. Si rifiutò di andare con loro, ma si pentì e decise di raggiungerli. Non trovandoli bussò a ogni porta lasciando un dono sperando che il bimbo di casa fosse Gesù.



LA CALZA
La calza è un contenitore perfetto e un indumento indispensabile. Dice una leggenda che Numa Pompilio, il secondo dei sette re di Roma, aveva l’abitudine di appendere una calza in una grotta durante il periodo del solstizio d’inverno. Doveva ricevere i doni da una ninfa.

IL FUOCO E LE ALTRE TRADIZIONI
Non ci sono solo i doni e la vecchietta con la scopa accanto al camino. Si bruciano in diverse parti d’Italia fantocci con l’immagine della vecchia. Sarebbe una sopravvivenza di miti precristiani, Gli studiosi vedono nel bruciare il fantoccio (la Vecchia, la Befana, la Strega), che persiste un po’ da per tutto in Europa, la sopravvivenza periodica degli spiriti malefici, facendo risalire il mito della Befana a tradizioni magiche precristiane. A Verona si chiama Brusa la vecia: il 6 gennaio in piazza Bra un’enorme Befana di stracci e legna viene data alle fiamme.



Le tradizioni e i riti sono decine in Italia e nel mondo. A Montescaglioso, in Basilicata, per esempio, la notte della vigilia dell’Epifania è la notte dei Cucibocca.

A gruppi di tre alcuni personaggi girano nella serata per i vicoli e le strade con il volto coperto da barba e cappello. Hanno abiti e mantello scuri e catene ai piedi. Chiedono offerte in natura e portano in una mano un paniere con una lampada ad olio e nell’ altra un enorme ago dal quale pende un lungo filo. Con l’ago ed il filo tentano di cucire la bocca dei bambini curiosi che così fuggono e vanno a dormire lasciando spazio alla Befana nella notte.


DODICI NOTTI
Passano dodici notti fra Natale e l’Epifania. Gli antichi romani pensavano che divinità femminili guidate da Diana volassero sui campi per renderli fertili. Sempre queste dodici notti erano quelle in cui compariva Perchta, la germanica signora delle bestie, conosciuta più a Nord come Holda. Appare bella e bianca come la neve oppure con le sembianze anziane della Befana. In Gran Bretagna la notte dell’Epifania è la dodicesima notte shakespeariana, segna la fine del periodo di Natale ed è la notte in cui gli spiriti escono a fare scherzi. Insomma sempre riti pagani che sono in qualche modo passati alla tradizione cristiana.


EPIFANIA ALL’ESTERO
A Barcellona il giorno dei regali è il 6 gennaio con l’arrivo di Los Reyes, i re magi, con carri che sfilano in città. I bambini scrivono la letterina e lasciano un bicchiere d’acqua per i cammelli, cibo e una scarpa dove verrà sistemato il dono. In Francia è rimasta la tradizione dell’Epifania con un dolce, la galette des rois, torta dei re fatta con pasta sfoglia e crema alla mandorla che contiene una fava o una figurina di gesso o ceramica. Chi la trova è il re o la regina della giornata.


Annamaria

domenica 30 dicembre 2018

LA PREGHIERA DELLA RANA










Cambiare il punto di vista è sempre possibile.
Chiudiamo l'anno 2018 con due aneddoti tratti dal libro di A. De Mello: una raccolta che appartiene a diverse culture, specialmente del medio oriente ma che fanno parte di tutta l'umanità; dove troviamo un filo di luce di saggezza e umanità che permettono di  ripensare in un'ottica diversa non solo alla  preghiera della rana ma a tante altre cose.
Si puo' togliere il "pregare" e sostituirlo con qualsiasi altra attività.





Una sera fratel Bruno era assorto in preghiera quando fu disturbato dal gracidare di una rana. Per quanti sforzi facesse, non gli riuscì di ignorare quel rumore e allora si sporse dalla finestra e urlò: “Silenzio! Sto pregando”. Poiché egli era un santo tutti obbedirono al suo ordine immediatamente. Ogni creatura vivente si zittì in modo da creare il silenzio necessario alla preghiera. Ma ecco che Bruno fu di nuovo interrotto, questa volta da una voce dentro di lui che diceva:

“Forse a Dio il gracidare di quella rana era altrettanto gradito dei salmi che tu stai recitando”.

“Che cosa possono trovare di bello le “orecchie” di Dio nel verso di una rana?” replicò Bruno sprezzante.

Ma la voce proseguì:

“Perché mai allora Dio avrebbe inventato un simile suono?”

Bruno decise di scoprirlo da sé: si sporse dalla finestra e ordinò: “Canta!” e l’aria fu piena del gracidare ritmato della rana, con l’accompagnamento di tutte le raganelle del vicinato.

Bruno si pose in ascolto con attenzione e subito non udì il frastuono, ma scoprì che, se smetteva di irritarsi, quelle voci in realtà rendevano più ricco il silenzio della notte.

Grazie a quella scoperta, il cuore di Bruno entrò in armonia con l’universo intero e, per la prima volta nella sua vita, egli capì che cosa significa pregare.




I quattro monaci rompono il silenzio

Quattro monaci decisero di osservare il silenzio per un mese. Iniziarono abbastanza bene, ma dopo il primo giorno uno disse: “Chissà se ho chiuso la porta della mia cella prima di lasciare il monastero”. E un altro: “Stupido! Abbiamo deciso di stare in silenzio per un mese e tu hai già infranto la regola!” Il terzo monaco esclamò: “E tu? Anche tu l’hai infranta!” Proclamò il quarto: “Grazie a Dio, sono l’unico che non ha ancora parlato!”
(Anthony De Mello – La preghiera della rana)




“C’è chi sposta un sasso e ne parla come se avesse spostato una montagna! E poi c’è chi sposta una montagna in silenzio.”

Buon Anno di “silenziose” sfide!





ANNAMARIA