venerdì 3 agosto 2018

BUON MESE DI AGOSTO!











Un arzillo vecchietto che ha appena compiuto 85 anni deve rinnovare la patente di guida ed i suoi familiari, preoccupati per l'età avanzata e temendo per l'incolumità sua e del prossimo, contattano l'ingegnere che deve sottoporlo all'esame di rinnovo e lo pregano di fare il possibile per non fargli superare l'esame.
Il giorno del rinnovo l'anziano signore si presenta e l'esaminatore comincia a fargli delle domande trabocchetto.
- Dunque vediamo un po'... Se lei vede nella notte un piccolo faro che viene verso di lei, cosa pensa che sia?
Il vecchietto risponde: - Una bici!
L'ingegnere: - Si', d'accordo, ma di che marca? Atala, Bianchi, Legnano...?
E il vecchietto: - Mah, non saprei...
L'ingegnere passa alla seconda domanda.
- Se lei vede due fari nella notte che vengono verso di lei, che cosa pensa che siano?
- Un'automobile!
- Vabbe', ho capito, ma di che marca? Fiat, Audi, Bmw...?
- Mah, non saprei...

L'ingegnere gli rivolge la terza domanda.
- Se lei vede due grossi fari nella notte che vengono verso di lei, cosa pensa che siano?
- Un camion!
- Ma si', ho capito, ma di che marca? Scania, Iveco, Mercedes...?
- Mah, non saprei... L'ingegnere scuote la testa e con espressione dispiaciuta gli dice:
- Mi spiace, ma non posso proprio rinnovarle la patente di guida.
Il vecchietto si alza, e uscendo chiede all'esaminatore:
- Mi scusi, ingegnere, ma se lei nella notte al buio più totale vede un copertone che sta bruciando e accanto una donna mezza nuda con tacchi altissimi, che sta facendo girare una borsetta, cosa pensa che sia...?"
L'ingegnere: - Una prostituta!
E il vecchietto: - Si', ho capito, ma chi? Sua madre, sua moglie, sua figlia, o sua sorella...?

Annamaria

giovedì 2 agosto 2018

IL SILENZIO (NON SEMPRE ) E' D'ORO.










Chi usa il silenzio sta attuando un’aggressione e una manipolazione velata ma vediamo i vari aspetti che ci portano ad attuare il silenzio



Nelle interazioni umane è impossibile non comunicare.
“Perchè non mi hai chiamato per dirmi che facevi tardi?”
“Dove ho sbagliato?” 
“Perchè mi hai mentito?”
 Di domande se ne possono fare tante. E’ giusto discutere, confrontarsi, chiarire il proprio pensiero per trovare un punto di incontro… Il problema sorge quando la risposta che otteniamo è “silenzio assoluto”.
 Cosa avviene quando il silenzio è l’unico messaggio che ci arriva dalle persone a noi più care?

L’uso del silenzio ostinato, nelle interazioni interpersonali, può innescare uno stato di pesante incertezza emotiva, come se ci arrivasse il messaggio “tu non esisti”.

Diceva Elias Canetti ” Ci sono alcuni che nel silenzio raggiungono la loro massima cattiveria”. Un silenzio determinato e severo, a volte, può risultare più umiliante e devastante rispetto un giudizio verbalizzato.

“L’uso del silenzio è senza dubbio una delle forme più subdole di abuso emotivo, un’arma invisibile per evitare il confronto diretto e gestire così la relazione in modo manipolatorio”

Nelle relazioni sentimentali e familiari c’è chi usa il silenzio come punizione, per manipolare o addirittura svilire l’altro… In questi casi il silenzio diviene una vera e propria arma, un’arma che chi la usa sa destreggiare bene, la si usa, infatti, con molto mestiere. C’è chi, dopo un diverbio o uno screzio, o anche senza causa apparente, riesce a “tenere il muso” e alla classica domanda che gli viene fatta: “Cosa c’è che non va?” si ottiene una risposta fredda e disarmante, “Niente!”. E poi, ancora silenzio.

Per quanto banale possa sembrare il fatto di “tenere il muso”, in realtà stare in una relazione affettiva con una persona che usa sistematicamente il silenzio può rivelarsi un’esperienza molto pesante.

“Il silenzio in risposta a una domanda o a una richiesta di contatto produce un vuoto che, non potendo essere riempito da risposte oggettive, viene inevitabilmente saturato dai dubbi di chi ti ha posto la domanda”

La mancanza di dialogo può impedirci di comprendere per che cosa veniamo effettivamente “puniti” (e cioè dove abbiamo sbagliato, se pure abbiamo sbagliato) e comunque ci nega la possibilità di spiegare le nostre ragioni, di difenderci dalle accuse, di rimediare in qualche modo al danno. Il silenzio infatti interrompe il ponte tra noi e l’altro e ci consegna a una condanna senza motivazione e senza appello, togliendoci l’unico appiglio possibile: il contatto.

L’uso del silenzio nasconde tante verità

Certo, tutti abbiamo il diritto di non rispondere a una domanda ma non nell’ambito di una relazione, di un’amicizia o di semplice frequentazione, quando la richiesta rappresenta qualcosa di importante. E non si parla di gente con problemi di memoria che dimentica la tua domanda ma gente che sceglie di non rispondere, ne con le parole, ne con i fatti. E non per un periodo definito: non ti risponde e basta. Perché alcune persone reagiscono ai conflitti con il silenzio?

In primo luogo, è bene non confondere il silenzio che nasce dalla volontà di non discutere: si è compreso che il conflitto ha raggiunto una fase di stallo e non si vuole aggiungere benzina sul fuoco. In questo caso il silenzio non viene utilizzato come arma per punire o castigare l’altro. La persona che invece ricorre al silenzio come punizione di solito lo fa perché non ha altre risorse psicologiche per affrontare la situazione.

Il silenzio è la sua risposta per diversi motivi:
Pensa che il suo interlocutore non lo ascolti, che non sia aperto al suo punto di vista e quindi usa il silenzio per “costringere” l’altro ad ascoltarlo.
Pensa che il suo interlocutore dovrebbe scusarsi per il suo atteggiamento o le sue parole, e usa il silenzio come avvertimento
Pensa che sia inutile parlare dell’argomento perché non riuscirà a raggiungere un accordo, così utilizza il silenzio per fare in modo che l’altro ceda
Si sente profondamente offeso, ma non vuole riconoscerlo e usa il silenzio in modo che l’altro si ravveda
Non vuole affrontare una questione sensibile, quindi accusa l’altro e lo punisce con il silenzio, per fare in modo che cambi argomento.
Qualunque sia la ragione, l’uso del silenzio ha come fine quello di piegare l’altro, è una sorta di punizione attraverso la quale si incolpa l’altra persona e si mette la responsabilità della relazione nelle sue mani. È come dire “non dirò nient’altro, vedi tu cosa vuoi fare, la responsabilità ultima è la tua“.

Cosa significa? Che non si è interessati a risolvere il conflitto attraverso il dialogo, ma si vuole semplicemente che l’altra persona accetti il ​​proprio punto di vista.

L’atteggiamento manipolatore e aggressivo attraverso il silenzio

Utilizzare il silenzio come punizione è un atteggiamento infantile che non risolve nulla, perché anche se prevede un gratificazione egoistica per chi lo applica, lascia un sapore amaro in bocca a chi lo subisce, lasciando anche dei segni nel rapporto.




Non c’è dubbio che il silenzio può avere più significati, ma usarlo come punizione comporta un atteggiamento passivo-aggressivo. Cioè, smettere di parlare ad una persona è un’aggressione velata. Infatti, in alcuni casi questo tipo di silenzio può lasciare cicatrici più profonde dell’aggressione verbale diretta, perché il silenzio è un vuoto suscettibile di qualsiasi tipo d’interpretazione.

Se è vero che in alcuni casi il silenzio può funzionare e l’altra persona si scusa e cede, in ultima analisi, questa tattica può solo generare risentimento e problemi, dal momento che il conflitto in realtà non è stato risolto, ma solo coperto.

Come si sente la persona che soffre la strategia del “silenzio”?
L’uso del silenzio come punizione  è uno dei fattori che portano al divorzio, non solo perché queste persone si sentono meno soddisfatte del rapporto, ma anche perché percepiscono il loro partner come emotivamente più distante.



Infatti, uno dei problemi è che chi subisce il silenzio si sente sempre più frustrato per la mancanza di una risposta e del coinvolgimento dell’altro, così il rapporto diventerà sempre più teso e ci saranno più conflitti.

La persona che è vittima del silenzio si sentirà confusa, frustrata e persino colpevole. È anche probabile che si senta sola e fraintesa. Ovviamente, questi sentimenti non contribuiscono a migliorare le relazioni e risolvere i conflitti, al contrario, creano un divario sempre più ampio.

Il trattamento del silenzio è abuso perchè:
È un comportamento passivo-aggressivo che vuole far male l’altra persona
Esso mostra una mancanza di cura, mancanza di rispetto e mancanza di valore
E’ un comportamento attuato molto spesso dai narcisisti allo scopo di manipolare e punire
Può contribuire alla depressione, all’ansia e alla bassa autostima, instabilità psicologica
A riguardo, nel libro “Amare tradire“, lo psicoanalista Aldo Carotenuto scrive: “Il silenzio nella coppia uccide, annulla l’altro, lo nega finanche nella sua presenza e lo spinge lentamente verso la dimensione del non essere, del non esistere più. Subendo questo silenzio incominciamo a dubitare delle nostre percezioni : esistiamo ancora? Lanciamo dei messaggi, avanziamo delle richieste, e sia gli uni che le altre ci ritornano indietro immodificati nel silenzio.


Generalmente le vittime di questa interazione patologica sono le donne perché in esse la spinta verso il rapporto è comunque dominante rispetto alla prevaricazione. Tuttavia sarebbe improprio generalizzare questo fenomeno: anche molti uomini sono vittime del silenzio femminile, sadico e colpevolizzante. La parola rappresenta uno strumento fondamentale della comunicazione umana e qualunque alterazione patologica di questa potenzialità inchioda gli interlocutori a un penoso vuoto di contatto.”

Gli usi positivi del silenzio
A volte è meglio tacere, come ad esempio:

Quando siamo troppo arrabbiati e ci rendiamo conto che potremmo dire cose di cui ci pentiremmo più tardi.
Quando il nostro interlocutore è troppo esaltato e la discussione sta degenerando.
Quando il sielnzio viene utilizzato come una pausa nella discussione perché l’altro rifletta sulle sue parole.
RICORDA…. il silenzio può acquisire molteplici significati, quindi se qualcuno è davvero importante per TE è meglio dire in modo assertivo ciò che pensi e senti. Così non ci sarà più spazio per gli equivoci. Nessuno merita di sentirsi indegno di attenzione o immeritevole di amore e di fedeltà. NESSUNO!

By - psicoadvisor

Annamaria