venerdì 16 gennaio 2015

EMMA BONINO: RIFLESSIONE DEL BULLISMO DA TASTIERA DOPO L'ANNUNCIO DELLA SUA MALATTIA






Segnalato da : ilfattoquotidiano
Alle bestie parigine corrispondono, in sedicesimo per fortuna, bestie nostrane. Mi riferisco a quella parte di commentatori che ieri mostravano profondo godimento alla notizia che Emma Bonino, politica di lungo corso italiana, sarebbe affetta da tumore e dovrà affrontare, di conseguenza, un ciclo di cure dagli esiti imprevedibili e devastanti. La Bonino, nell’annunciare la propria malattia ha pure aggiunto che l’impegno politico non viene meno.

Apriti cielo: l’armamentario sintattico di cui sono capaci parte degli “indignados permanenti e virtuali” italiani, quale fiume in piena, si è riversato nello spazio dei commenti. Chicche concettuali di tutto rispetto che si alternavano tra accuse di ladrocinio in quanto politica e l’auspicio che il tumore fosse celere per pesare meno sulle tasche degli italiani.

Premesso che la Bonino appartiene a quella schiera di politici che non sono stati sfiorati nemmeno dal sospetto di derubare gli italiani e premesso che è unanime il riconoscimento nei confronti di una donna la cui attività politica è sempre stata portata avanti alla luce del sole, sbalordisce la violenza verbale espressa in non pochi commenti su un argomento – la salute – che dovrebbe lasciare pochi margini al dibattito politico.



E invece gli ineffabili professionisti del web non si sono fatti fregare: e giù contumelie. È il tumore che è stato aggredito dalla Bonino in alternativa all’atteggiamento della Bonino che strumentalizza il tumore per intenerire i grandi elettori in vista di una sua possibile elezione. Risparmio simili altre idiozie e rifletto, però, sul fatto che per questa fascia di cittadini (che mi auguro sia iper minoritaria) analfabeta e profondamente ignorante Internet sia diventato l’unico loro luogo di forme di socializzazione profondamente malata.

L’anonimato, da sempre, fa affiorare gli istinti più bestiali e reconditi trascinando verso il basso l’unica vera ricchezza che un uomo o una donna porta in dote dal momento della nascita: una faccia e la capacità di esprimere un pensiero riconducibile a quella faccia.

Con il sacro web questa ricchezza viene meno e si appalesa, al contrario, un tratto tipico di non pochi italiani che è quello della vigliaccheria: sotto forma di bullismo fisico in età giovanile e sotto forma di bullismo verbale in età più avanzate. Questi bei tomi, per altro, affluiscono, in tempi di crisi, tra le file protestatarie dei mugugnatori molesti professionali i quali, a fronte di fiumi di parole, sono aridi nei fatti e nelle iniziative.

Vorrebbero anche da noi una primavera ma più dell’inverno non riescono ad immaginare. La loro frustrazione li porta alla necessità di individuare un nemico, senza distinzioni, senza mediazioni. E nella costruzione del nemico (la politica tutta in questi anni) confermano a loro stessi di esistere perché, in assenza, il fallimento esistenziale sarebbe troppo fragoroso.
A differenza della Bonino, persone di cui non si avverte alcuna mancanza.




Tempo fa lessi alcuni commenti, poco simpatici, su di un politico morto di tumore, il quale andava dicendo che non esistono italiani che guadagnano 500 euro al mese.
Siccome non solo questi italiani esistono(e sono numerosi), ma andando su youtube si vedono italiani che sono finiti a vivere in una automobile.
I politici non dovrebbero di certo lamentarsi se dall'alto dei loro emolumenti ,ingiustificati, vedono lanciarsi invettive e maledizioni.
Fossi in loro vivrei con le dita perennemente incrociate in segno di eterno spergiuro.
Non vedo , tuttavia, motivo per prendersela con la Bonino che mi sembra persona a modo e alla quale auguro una pronta guarigione , come lo augurerei a chiunque incappi in un problema simile.

Quanto agli sciacalli da tastiera sono vite miserande e anonimato da nickname: hanno un problema anche loro ma a differenza della Bonino, non lo sanno.

Annamaria... a dopo

100 ANNI FA NASCEVA IL REGGISENO



Sapevate che il reggiseno ha compiuto 100 anni? (era il 1914 quando Mary Phelps Jacob brevettò questo indumento destinato a diventare simbolo di femminilità).



Mary Phelps Jacob


Pero' , ufficialmente, è nato nel 1889 dalle mani di Hermine Cadolle, bustaia di Parigi, che mise in mostra all’Esposizione Universale la sua nuova invenzione: il corselet-gorge, l’antesignano del reggiseno moderno. Era formato da due triangoli di seta rosa, legati da nastri in tinta che si allacciavano sulla schiena. In realtà, questo non era affatto il primo reggiseno della storia.






Gli antichi romani infatti non apprezzavano la vista dei seni femminili troppo grandi quindi le signore adottavano una serie di accorgimenti atti a ridurre il seno, come lo strophium  che sosteneva senza comprimere, mentre, per seni più abbondanti, si ricorreva al cestus, un corpetto di cuoio morbido, che dall’inguine arrivava alla base del petto e che si narra fosse stato inventato da Venere per consigliarlo a Giunone, notoriamente prosperosa. Più prosperose dovevano apparire invece le dame del XIV secolo, che per alzare il seno ne stringevano la parte inferiore con un’alta fascia. Poi arrivarono gli anni castigati del tardo Medioevo, tempo di corsetti in stoffa rigida e addirittura di armature metalliche. In un quadro di Scipione Mercurio del 1596  si vede  un reggiseno per nutrici sorretto da nastri sottili che si legano sul dorso: è il primo prototipo di reggiseno che a poco a poco prenderà piede.

Dopo l’invenzione straordinaria  della Cadolle, che piuttosto che spingere il seno in su da sotto, lo sospendeva grazie a spalline, nel 1910 una giovane esponente dell’alta società newyorkese, Mary Phelps Jacob, comprò un abito da sera di tessuto trasparente per un importante evento sociale, ma non le piaceva come le stecche spuntavano dalla profonda scollatura. Mary improvvisò un sostegno con due fazzoletti e dei nastri rosa. Naturalmente, il suo abbigliamento sbigottì la sua famiglia e le sue amiche, che la pregarono di cucire un indumento simile anche per loro.



La Jacob brevettò cos’ il “reggiseno senza parte posteriore”, brevetto che fu poi venduto per 1.500 dollari alla Compagnia di Corsetti Warner Brothers del Connecticut che iniziò la produzione industriale di questo nuovo capo d’abbigliamento, destinato a lunghissima vita.



Negli anni ’20, Greta Garbo porta sugli schermi lo stile alla garconne, che punta su abiti dal taglio maschile e il reggiseno appiattisce il seno, quasi a farlo scomparire. Negli anni ’30, invece,  per l’invenzioni dei nuovi tessuti  elastici come il nylon e il rayon, smette di essere di seta e diventa a portata di tutte le tasche. 

L’apice del successo arriva, dopo la Seconda Guerra Mondiale, negli anni  delle pin-up, che del reggiseno fanno la loro prima arma di seduzione. Negli anni ’60, il reggiseno non và più di moda perché le curve perdono l’appeal : sono gli anni di Twiggy, modella magrissima, che snobba il reggiseno e anticipa la lotta femminista quando centinaia di reggiseni vennero bruciati nelle piazze in senso di protesta.




 Gli anni ’70, però, che vedono il grande ritorno del reggiseno,a cui seguono, gli anni ’80, in cui  verranno creati  svariatissimi modelli,  adatti alle più disparate occasioni per arrivare poi alla  metà degli anni ’90, per rivedere una grande rivoluzione:il Wonderbra, che riesce a regalare anche una taglia in più.



Ormai,di questo prezioso alleato, se ne trovano sul mercato di tutti i tipi, da quello sportivo a quello a balconcino, da quello contenitivi a quello ‘intelligente’, e le case di moda non fanno altro che inventare nuovi modelli e nuove decorazioni accattivanti per notti sempre più indimenticabili. Un compagno insostituibile e senza tempo per tutte le donne del mondo, che ormai hanno imparato ad usare al meglio per potersi permettere di essere un po’ garconne e un po’ pin-up .


Reggiseno per ogni occasione...anche in spiaggia









Annamaria... a dopo

giovedì 15 gennaio 2015

L'INARRESTABILE ASCESA DI MATTEO RENZI






Giuseppe Matulli, nel 2004, diceva, con intuizione profetica: “Tra dieci anni questo qui o è Presidente del Consiglio o è in carcere”.






Luciano Minerva ha recensito il libro, uscito pochi mesi fa e di bruciante attualità dal titolo "L’intoccabile", Matteo Renzi. La vera storia, edito da Chiarelettere.  L'autore è  Davide Vecchi, giornalista, si occupa principalmente di cronaca giudiziaria e politica. Ha svolto inchieste su Renzi e il potere renziano, con articoli ripresi dai principali media italiani. Ha lavorato per l’Adnkronos e “l’Espresso”. Dal 2010 è a “il Fatto Quotidiano”
Questo di Vecchi è la storia dell’ascesa di Matteo Renzi sul “palcoscenico” della politica italiana. Tutto in dieci anni. Da anonimo segretario fiorentino della Margherita a presidente del Consiglio




Siamo dunque non in ambito letterario ma di inchiesta e non a parlare di cose immaginarie e passate, ma reali, concrete e di grande attualità politica. Il libro, e l’argomento, merita quest’eccezione perché quando fenomeni di stelle della politica sorgono e si affermano con tale rapidità, è meglio saperne di più subito, piuttosto che stare alla finestra un po’ stupiti a guardare, tranne accorgersi dopo dieci anni o venti che si sarebbe dovuto sapere, capire, agire prima, molto prima.
Il libro di Vecchi è denso, pieno di dati, informazioni, documenti, domande che in qualche modo ci riguardano tutti. C’è – lo dico subito – il rischio di perdersi, un po’ come nelle inchieste di Report, ma la scelta dell’autore è precisa: ricercare e documentare. Il lettore, da qualsiasi parte politica si schieri, dovrebbe conoscere un po’ di storie e di storia, anche per comprendere da dove viene il presidente del consiglio in carica e dove presumibilmente può o vuole arrivare.
La “vera storia” comincia con una semplice osservazione-notizia: “Matteo Renzi ha sempre guardato con simpatia al mondo imprenditoriale. Fin da subito ha iniziato a solleticare la pancia degli industriali, a cercarne l’approvazione e il sostegno. Già nel 2002 si è schierato per la cancellazione dell’articolo 18, battendosi contro la Cgil, e nel 2010 ha concesso ai commercianti fiorentini la possibilità di aprire i negozi il Primo maggio, festa dei lavoratori.”
Nel leggere questa biografia in corso d’opera il lettore può mettere insieme tasselli che già conosce ad altri fin qui ignoti, invisibili o nascosti. Tutti, o quasi, sanno della prima uscita pubblica su scala nazionale di Renzi, la sua partecipazione alla Ruota della fortuna di Mike Bongiorno. Pochissimi sanno che quella partecipazione fu favorita da uno zio importante di Matteo, quel Nicola Bovoli inventore, negli anni Ottanta, dei primi giochi pubblicati coi quotidiani, come Bingo e Portfolio, e del creatore di un telecomando, Quizzy, che anticipò la partecipazione interattiva dei telespettatori ai quiz televisivi. Il 19enne Renzi arriva a Milano accompagnato dal potente zio, che aveva molti amici tra Fininvest, Mediaset e Forza Italia. Partecipa al gioco e vince 48 milioni, inizio simbolico, e non solo, della sua fortuna pubblica. Renzi è particolarmente fortunato come ambiente familiare capace di stimolare incontri importanti per la sua futura carriera politica: suo padre ad esempio distribuisce in Toscana i giornali editi da Denis Verdini e non è un caso se lo stesso Verdini è il promotore più influente del patto del Nazareno (a proposito, chi ricorda che il patto fu siglato prima ancora che Renzi diventasse presidente del Consiglio? Il libro è utile a rinfrescare la memoria).

L’ascesa al potere, i personaggi e i finanziamenti in ombra

Vecchi ci presenta uno a uno personaggi che circondano da sempre il premier ma preferiscono restare nell’ombra, come l’amico da sempre Marco Carrai, imprenditore, socio o membro di consigli di amministrazione di società bancarie, edilizie, aeroportuali, ecc., quello che (quando era amministratore delegato della Firenze Parcheggi, controllata dal Comune) pagava a Renzi sindaco l’affitto dell’appartamento privato dalle parti di Palazzo Vecchio. Carrai è il suo maggiore fund raiser, ovvero ha da anni il compito di trovare, i finanziatori delle campagne di Renzi, prima per diventare presidente della Provincia, poi sindaco di Firenze, poi segretario del Pd.  Questo compito gli riesce da sempre particolarmente bene, e le cene da 1000 euro sembrano essere la sua specialità, visto che da uno di questi appuntamenti pro-Renzi, sette anni fa, cominciò la sua irresistibile ascesa al potere.
La storia di questa ascesa è corredata di cifre interessanti, come quel 1.300.000 euro impiegati nel bilancio della Provincia nel 2007 per la Florence Multimedia e il Genio fiorentino, suddivisi in un milione per promozione e 300.000 per le spese vive degli eventi. Soldi ben spesi in vista di spianare la strada alla popolarità del futuro sindaco. Che da presidente della Provincia non badava a spese, se in un viaggio negli Stati uniti spende 70.000 euro tra biglietti, alberghi e ristoranti, in linea con le “spese pazze” in uso in molte regioni.

La differenza tra visione e suggestione

Oltre ai dati economici, Vecchi cerca di capire, e farci capire, il metodo di governo che Renzi predilige, e che viene ben rappresentato da due documenti di qualcuno che ci ha lavorato vicino: Pier Luigi Vigna, ex procuratore nazionale antimafia, che interrompe una collaborazione volontaria perché “non ho mai considerato positivamente chi opta per lo svolgimento di una determinata funzione pubblica come un trampolino di lancio per conseguirne un’altra del tutto diversa”; e dell’assessore al Bilancio Claudio Fantoni che dimettendosi dalla carica gli scrive: “L’unica preoccupazione sembra essere quella di fare nuove inaugurazioni, quella di annunciare e approvare in giunta nuovi investimenti. Cosa bellissima, se non rischiassimo di ipotecare seriamente il futuro della nostra città e di non avere, l’anno prossimo e quello ancora dopo, le risorse per garantire i servizi fondamentali” e, dopo una serie di critiche stringenti conclude con questa frase limpida: “C’è una grande differenza tra visione e suggestione. La prima è la base su cui fondare delle politiche concrete, l’altra è la base utile per produrre tanto fumo e distrarre dalla realtà.” (Suggestioni come quella di affittare il Ponte Vecchio alla Ferrari per 60.000 euro erano parte dell’Innovazione che sembra il mito di questo genere di politica.  La nota è mia, in questo caso.)
L’ascesa di Renzi si segue attraverso cifre mirabolanti, come i tre milioni di euro raccolti nella campagna delle primarie per battere Bersani, “arrivati da benefattori in parte ancora sconosciuti” e la rapida creazione e altrettanto rapida rottamazione di associazioni, società, fondazioni capaci di sostenere il percorso vincente del Premier. Interi paragrafi sono dedicati ad alcuni dei collaboratori più fidati, dal segretario Luca Lotti alla pupilla Maria Elena Boschi, per illustrare meglio i percorsi comuni e la predilezione del Premier per gli yes men
Secondo Vecchi il Renzi politico e il Renzi manager “sono indispensabili uno all’altro e si completano a vicenda. Ma non si mostrano mai insieme.”

Domande senza risposta

Inutile dire che Davide Vecchi non dà una valutazione positiva dei primi sei mesi di vita del governo Renzi. Tutto si può dire però, ma non gli manchi, ancora oggi, la riconoscenza per gli amici più  fidati. Fino all’ultimo decreto sblocca-Italia, che contiene, nel “pacchetto sostanzioso per Firenze” 50 milioni di euro per finanziare la nuova pista dell’aeroporto cittadino gestito da una società di Marco Carrai. “Un anno prima, quando il progetto era stato presentato a Firenze, il sindaco Renzi aveva garantito che sarebbe stato realizzato interamente con fondi privati.”
L’ultima pagina del libro, dopo una ricca appendice di documenti, contiene dieci domande a Matteo Renzi, a cui il portavoce non ha dato risposta fino alla messa in stampa del libro. Riguardano la Ruota della fortuna, come le circostanze della conoscenza con Verdini e Berlusconi, chi ha finanziato il milione di euro raccolto tra il 2007 e il 2011, il perché della creazione di alcune società e, per finire, il patto del Nazareno.

I due-tre lettori che saranno arrivati al termine di questa della lettura avranno forse compreso perché, da persona che ha sempre sentito l’esigenza di un impegno civile e morale, prima ancora che politico, io abbia fatto questa scelta. L’ho fatta con il massimo rispetto per chi l’ha votato, lo vota e lo voterà, perché credo sia utile a tutti il rispetto per chi non la pensa come noi, ma anche la conoscenza di coloro che chiamiamo a rappresentarci (o che lasciamo che ci rappresentino, tenendoci accuratamente fuori dalla mischia). Tanto più quando si tratta di un personaggio di cui uno dei suoi sostenitori, Giuseppe Matulli, nel 2004, diceva, con intuizione profetica: “Tra dieci anni questo qui o è presidente del Consiglio o è in carcere”.







Davide Vecchi. L’intoccabile. Matteo Renzi e la vera storia. Pref. di Marco Travaglio. Ed Chiarelettere, pp. 188, euro 13,90 









E intanto oggi ...sigh sigh... Lui ci ha lasciati....









Annamaria... a dopo

mercoledì 14 gennaio 2015

SEMAFORI CON GIALLO A 3 SECONDI



Fa discutere la decisione della cassazione. Il taglio di tempo è legittimo e in arrivo pioggia di multe. Ma in Italia spesso le sanzioni sono usate per fare cassa, a danno della sicurezza stradale. Senza contare che per i nuovi controlli elettronici dal 2009 a oggi abbiamo già avuto un incremento di multe del mille per cento... 
Dunque la multa al semaforo è legittima se il giallo dura 3 secondi,

Ma se la sentenza (n.27348/2014) si riferisce ad un aspetto tecnico , 3 secondi sono esattamente quanto serve per fermarsi a 50 km/h orari , poi invece si ignora un fatto fondamentale: nelle nostre città il giallo è tarato sempre a volte a 4, a volte a 3...


Questo perché  si è interpretato ,con saggezza, la circolare del Circolare del Ministero dei Trasporti (n. 67906/2007) che stabilisce che il tempo minimo di durata del giallo non può mai essere inferiore a tre secondi. 


In particolare uno studio del Consiglio nazionale ricerche CNR il 10 settembre 2001 ha scritto le "Norme sulle caratteristiche funzionali e geometriche delle intersezioni stradali": al paragrafo 6.7.4, c’è la "Determinazione dei tempi di giallo”. E indica durate di 3, 4 e 5 secondi per velocità dei veicoli in arrivo pari, rispettivamente, a 50, 60 e 70 km/h. In presenza di traffico pesante con veicoli di lunghezza massima pari a 18,75 metri, compresi autocarri, autobus, fìlobus, autotreni, autoarticolati, autosnodati, filosnodati e vetture tramviarie, è indicata una durata di 4 secondi anche per velocità di 50 km/h.

Se pensate che sia una questione marginale sbagliate di grosso. Basti dire che il sindaco di Chicago, Rahm Emanuel (è stato capo dello staff di Barack Obama tra il 2008 e il 2010, mica uno qualsiasi) dopo aver abbassato il giallo dei semafori da 3 secondi a 2,9 ha incassato 8 milioni di dollari in più di multe. E visto che qui parliamo di secondi e non di decimi di secondi (e considerando che in Usa la multa è di 100 dollari, da noi sono 162 euro più sei punti in meno sulla patente) la stima è che agli automobilisti italiani possano essere sfilati centinaia di milioni di euro in più. Una situazione assurda perché in Italia abbiamo una legge che impone di destinare i proventi delle multe a iniziative per la sicurezza stradale, ma nessun decreto attuativo. Per cui le multe finiscono ai comuni, alle province (le mettono anche a bilancio!) per fare di tutto.

Il dubbio quindi che le sanzioni ,per chi sgarra, vengano messe in campo solo per fare cassa diventa certezza. Ma solo ovviamente dalle polizie locali e non dalla Stradale o dai Carabinieri, al di sopra di questi "giochetti": attenzione però a non equivocare perché le stesse polizie municipali sono vittime del sistema in quanto il comandante rischia il posto se non rispetta i dictat dei sindaci... E pensare che la legge di cui parliamo  e che metterebbe al riparo tutti da questo uso improprio delle sanzioni è del 2010...

Detto questo, ecco perché il giochetto di muovere il tempo dell'arancione è pericoloso: può portare ad una situazione catastrofica che si innesta ad una , tutta italiana , sul sistema delle contravvenzioni. Da noi infatti ,dal 2009 a oggi , il numero di contravvenzioni elevate è cresciuto del 987% (nello stesso periodo in Germania l’aumento è stato dell’11%, in Francia del 30%...) e questo non  perché siamo diventati tutti dei criminali al volante ma perché abbiamo iniziato a piazzare controlli elettronici ovunque in città e perché , visto che il nostro balordo sistema lo consente a norma di legge , i comuni hanno sempre più bisogno di soldi...

Mettere quindi in mano a chi gestisce il sistema multe la possibilità di cambiare le regole del gioco in corsa può portare gravi danni al mondo della sicurezza stradale perché , va ricordato , da noi già adesso ogni anno vengono notificate agli automobilisti italiani circa 78 milioni di multe, ovvero più di 215 mila al giorno, una ogni due secondi che fruttano alle casse statali tre miliardi di euro. Di queste, 8 volte su 10 nessuno le paga: sta passando il concetto  che le sanzioni siano ingiuste, che non servano a nulla e che se possibile vadano evase con mille trucchi. L'esatto opposto dello spirito con cui invece andrebbero ricevute e pagate, mortificandosi per il pericolo arrecato alla collettività...
By Repubblica




Accertato che bisogna far cassa . Ma almeno un conta secondi del verde lo istalliamo, cosi forse una possibilità di non esser inc...ti c'é.
Vabbè ma tanto a quelli della cassazione non importa una cippa...hanno l' autista e le multe non le pagano...

Annamaria... a dopo


martedì 13 gennaio 2015

L ' AMANTE IDEALE PER LE DONNE EUROPEE



Recentemente "al femminile" ha svolto un sondaggio per scoprire quali sono le caratteristiche che le donne cercano in quello che dovrebbe essere l’amante ideale.
Ebbene sì, l’amante, non il principe azzurro delle favole.


In un mondo in costante evoluzione in cui l'emancipazione femminile è sempre più all'ordine del giorno, le donne non cercano più solo dolcezza, sensibilità e affetto, ma anche quella componente fisica che scalda sì il cuore ma anche ogni centimetro del proprio corpo.

Il sondaggio, che ha visto partecipare più di 11mila donne suddivise tra Italia, Spagna, Germania, Brasile, Regno Unito, Francia e Polonia, principalmente tra i 19 e i 30 anni, senza figli e con un numero di partner tra 1 e 5, ha dato risultati decisamente interessanti. Non aspettatevi risultati molto diversi di paese in paese.
Probabilmente, anche grazie alla globalizzazione, i desideri delle donne, che siano in Germania, in Italia o in Brasile, sono davvero molto molto simili.


Partiamo dalle apparenze: la maggior parte delle donne ha affermato di desiderare un uomo alto, fisicamente atletico o muscoloso. Quindi sì al sogno di un uomo alto e aitante, no invece alla botte piccola con il vino buono né ai chili di troppo. Importa poco invece il colore degli occhi, mentre quasi tutte le rispondenti preferiscono i capelli castani, mentre rossi e grigi sono tra quelli che raccolgono il minor numero di preferenze.


Tra le cose che le donne notano e apprezzano di più in un uomo, invece, salgono sul podio: al terzo posto (a parimento) pettorali e lato B, al secondo le mani e al primo il viso in generale. La caratteristica in assoluto meno importante? I piedi, che sembrano contare davvero poco.

 
Luca Barantani

Ma del viso, che vince la medaglia d’oro come caratteristica fondamentale, cosa conta di più? Al primo posto gli occhi, seguiti dal sorriso e dalle espressioni facciali. Molto importante anche il timbro di voce, salvo che per la Spagna, che gli dà poca importanza.

Passiamo ora a quelle che sono le caratteristiche che fanno sì che un uomo sia capace di conquistarci e sedurci: interessante sapere che per la maggioranza delle intervistate i gesti romantici sono ancora importanti. Dalla bottiglia di champagne alle parole dolci sussurrate, passando per una cena romantica, fino al momento clou che dovrebbe iniziare con dolci baci per poi finire romanticamente a svestirsi l’un l’altra, intervallando baci e carezze.



​Esiste anche ancora una grande influenza cinematografica: l’uomo che esce dalla doccia con un asciugamano in vita fa aumentare il battito cardiaco di quasi tutte le donne intervistate. La cosa che invece nessuna donna tollera? La poca igiene: quindi no all’uomo che “ha da puzzà”, come si diceva un tempo. Sì invece all’uomo curato e profumato (senza esagerare).

Dopo aver scoperto l’aspetto fisico dell’amante dei sogni e quali siano le abilità da Casanova di cui necessita per riuscire a sedurci, è tempo di spostarsi in camera da letto per scoprire le caratteristiche più “hot” che le donne sognano.

I preliminari hanno tutt’oggi un ruolo fondamentale e per una media del 70% delle donne non possono assolutamente mancare. Tra le cose che le donne amano di più ci sono le lunghe sessioni di baci, sia sulle labbra sia su ogni centimetro del corpo, seguiti dai baci sul collo e sui lobi delle orecchie.

Quando invece ci si trova tra le lenzuola, imperativo è che lui NON dica il nome di un’altra donna, seguito dall’essere altruista e dedicare tempo al corpo della propria compagna. No anche agli uomini sottomessi: decisamente preferiti quelli che prendono in mano le redini e sanno cosa vogliono. No anche agli inesperti e a quelli che durano pochi minuti, anche se la durata non sembra essere una delle cose più importanti in un rapporto. Sì a chi è disposto a sperimentare e, uomini, sappiatelo, le dimensioni, per la maggior parte delle donne, contano. Non sono fondamentali, certo, ma contano.

Una curiosità: la posizione sessuale preferita varia a seconda del Paese: Germania, Francia e Polonia mettono al primo posto la classica posizione del missionario, l’Italia preferisce , quasi a parimerito, la posizione della pecorina (che è la numero 1 per il Regno Unito) e dell’amazzone, che invece prende la medaglia d’oro in Spagna e Brasile.

Annamaria... a dopo

lunedì 12 gennaio 2015

UNA RICETTA AL VOLO...



SCRIGNO ALLE ERBETTE




Preparare le erbette, scartando eventuali foglie sciupate, lavandole e mettendole in una pentola capiente con la sola acqua rimasta attaccata alle foglie, mettere sul fornello con la fiamma bassa e coprire con il coperchio. Dopo pochi minuti saranno appassite e avranno emesso la loro acqua di vegetazione.
Lasciare evaporare e poi condirle con la salvia tritata, un pochino di aglio in polvere, una grattatina di noce moscata, un pizzico di
sale, una piccola presa di pepe e il burro.
Aggiungere il formaggio fresco, quello grattugiato, il pan grattato, le noci e mescolare.
Sbucciare le patate, lavarle e tagliarle a fette sottili.
Foderare una teglia rotonda con un foglio di carta da forno, distribuire sopra la metà delle fette di patate leggermente sovrapposte, poi versare il composto di erbette e formaggio e livellare la superficie con una spatola o il dorso di un cucchiaio inumidito. Successivamente mettere sopra il resto delle patate sovrapponendole.
Versare sulla superficie l'olio, un pizzico di sale, una presa di pepe e gli aghi di rosmarino prima di mettere lo scrigno nel forno già caldo a 220 gradi, per 40-45 minuti, o fino a quando le patate saranno dorate.
Servire tagliato a fette, caldo o tiepido. 

Annamaria...a dopo


domenica 11 gennaio 2015

L'ANGOLO DELLA BELLEZZA, CON BENEDETTA

Anno nuovo e... new entry con Benedetta e la sua  rubrica, che in effetti mancava per le giovanissime...
In bocca al lupo Beby e confido nella tua costanza ,settimanale, per offrirci novità e consigli per la cura e la bellezza del nostro corpo
Buon lavoro...anche se per te piu' che un lavoro è una  passione.




Ciao a tutti , ringrazio Annamaria per avermi concesso questo spazio dedicato alla bellezza femminile e ...perchè no , anche maschile . Ho visto che ci sono molte etichette in questo blog ma non potevo fare mancare questa .  
Vi esporro' di tutto e di più : nail art e ricostruzione in più modi, capelli (tutorial su acconciature bellissime facili e veloci), le nuove tendenze della moda , come curare la pelle (quindi tante maschere per il viso) e infine vi terrò anche aggiornati sulle hit musicali del momento ... Bene questo è tutto ,per ora , vi ringrazio per aver letto il mio articolo , un bacione  a tutti ...
Iniziamo con questo video che spiega come eseguire l'acconciatura di una stupenda treccia a spina di pesce.