venerdì 30 gennaio 2015

DIVORZIO A RISCHIO SALUTE?






Separazione "pericolosa"

Non e' una scoperta che il divorzio può causare fa male ma è notizia fresca fresca che ribadisce i gravi danni alla salute causati dalla separazione. Infatti, secondo alcuni ricercatori dell'Università dell'Arizona la rottura può provocare ipertensione, depressione, stress e insonnia, aumentando il rischio di morte prematura...quindi se non trovo un compagno, (sia chiaro che non cerco il principe azzurro) rischio di vivere ancora per poco...




Proprio cosi la separazione tra moglie e marito può provocare stress, ipertensione, depressione e insonnia. I ricercatori hanno esaminato 138 persone separate (tranne me) o divorziate per circa otto mesi, individuando il pericolo principale nelle difficoltà di addormentamento.




Mancanza di sonno: campanello d'allarme .
I dati della ricerca mostrano il legame diretto tra la persistenza dei problemi di sonno dopo la separazione e la probabilità di insorgenza dell'ipertensione. La situazione di stress violento e prolungato che segue (e accompagna) il divorzio può inoltre danneggiare anche gravemente sia il sistema immunitario che quello cardiocircolatorio. Cercare di "salvare" il proprio matrimonio, quindi, può voler dire evitare potenziali problemi di salute.





Il rischio a soli due mesi dal "sì" -
La possibilità di separazione sembra molto più probabile per chi presto rinuncia alle "dolci attenzioni" per il  proprio partner sin dai primi due mesi che seguono il matrimonio. A rivelarlo è un altro studio, sempre americano, condotto su un campione di 156 coppie sposatesi nel 1981. Uno spiccato coinvolgimento iniziale lascia spazio a una forma di "abitudinarietà" già dopo il primo anno. Stando ai dati dei ricercatori, dopo tredici anni 68 coppie erano ancora felicemente sposate, 32 unite in maniera infelice e 56 avevano divorziato. Gli studiosi hanno concluso quindi che "le chance di divorzio dipendono da quanto il matrimonio cambia rispetto all'ideale romantico nei primi due anni".



Io penso che se vuoi vivere al massimo devi essere in grado di capire te stesso e gli altri, l’evoluzione degli eventi, non di provarci e poi porre rimedi (il divorzio): prevenire è sempre meglio che curare. Ma non e' cosi facile.
Se durante il percorso matrimoniale si perde il sentimento, che ha di per sé una natura inafferrabile e che dunque può spegnersi senza che la nostra volontà possa porvi rimedio non  è necessariamente perduto tutto il resto. L’affetto, l’amore condiviso per i figli, il volersi bene restano o cosi dovrebbe essere. Comunque stando a queste ricerche , spero di trovare presto un nuovo compagno che mi permetta di mantenere stabile la pressione arteriosa , mi faccia dormire e mi tenga lontana dalla depressione......anche se ancora non ho nessuno di questi disturbi, per fortuna ma... prevenire e' meglio che curare







Intanto ripropongo un mio vecchio articolo per ricordare a tutte quelle donne in una situazione di single , come me, alcuni segreti per apprezzare al meglio lo stato "forzato o per scelta" dello stare soli dopo un matrimonio finito.



1. Girare nuda per casa
Probabilmente una delle abitudini più segrete, ma perché privartene?!

2. Mangiare a letto
Non c’è nessuno che possa dirti di non farlo e di non lasciare briciole in giro. Goditela!





3. Cospargersi di lozioni
Una maschera per il viso, la maschera per i capelli, uno scrub completo per il corpo e chi più ne ha più ne metta…

4. Ballare senza ritegno
Non c’è modo migliore di bruciare calorie e affinare le tue doti da ballerina.

5. Cantare usando la spazzola come microfono
Nessuno apprezza le tue doti vocali. È proprio un peccato che nessuno sia lì intorno a sentirti.

6. Bere direttamente dalla bottiglia
Perché sporcare un bicchiere?




8. Guardare maratone di serie Tv (comprese le più trash)
Ah il fine settimana non è stato inventato proprio per questo?

9. Non cambiarsi i vestiti
Sopratutto se sei malata o se hai deciso di chiuderti in casa per due giorni. Perché sprecare altri vestiti?

10. Cenare con un dolce
Mangiare il gelato direttamente dalla vaschetta: la pace dei sensi.

11. Ascoltare la stessa canzone per mille (e altre mille) volte
Se ti piace perché ascoltare altro?

12. Schiacciarsi i punti neri
Lo sappiamo che non riesci a trattenerti, inutile far finta. (no no no, a me proprio non riesce)

13. Lasciar straripare la pattumiera
Tanto non hai in programma nessuna visita…e invece in quel giorno inevitabilmente arriva qualcuno/a

14. Non utilizzare la biancheria intima
La gioia di stare senza reggiseno per ben due giorni. Solo noi donne possiamo capirlo.
(specialmente per chi porta una quinta misura)

15. Provare mosse sexy allo specchio
Almeno al prossimo aperitivo sarai pronta a conquistare il tuo prossimo fidanzato.

16. Lo spuntino di mezzanotte
In cucina. A letto. Sul divano. O dove ti pare.

17. Parlare da sola (o con il tuo animale domestico)
Perché a volte hai solo bisogno di essere rassicurata sul fatto che stai molto meglio senza l’ultimo “cretino” con cui sei uscita.

18. Provare a realizzare make-up esagerati
Meglio provare e riprovare prima di uscire con un look imbarazzante.

19. Bere un bicchiere di vino, anche se è troppo presto
Un bicchiere di bollicine alle 11 del mattino? Perché no!

20. Mangiare la stessa cosa ad ogni pasto
Se è il tuo piatto preferito, perché mangiare altro?

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Continuo?….

1. Puoi mangiare tutto quello di cui hai voglia

Sei la regina incontrastata del frigorifero e dei pasti, fine della condivisione, il cioccolato è tutto per te, solo per te! Nessuno ha più niente da ridire se ti vuoi fermare al ristorante cinese tornando dal lavoro, se vuoi preparare il piatto che piace solo a te o se ti va di mangiare pane e formaggio seduta ad un angolo del tavolo. La tua linea? Certo, continui a tenerla sotto controllo, ma nessuno starà a guardare cosa mangi per dirti “non lamentarti se poi ingrassi!”

2. Flirt, giochi di sguardi, fantasie. Tutto è concesso

Flirtare con qualcuno conosciuto il mattino stesso, fissare il sedere di quel bel bruno in piedi nell’autobus e immaginarlo svestito, farsi dei film su tutti i maschi che incroci, avere delle avventure di una sera; non devi più sentirti in colpa, quindi lasciati tentare!

3. Dormi come ti pare e piace

Il letto è tutto tuo! In due, è sempre difficile farsi posto, non disturbare l’altro. Da sola, invece, puoi dormire di traverso, braccia e gambe spalancate, in qualsiasi posizione tu voglia. Nessuno viene più a rubarti la coperta, ti ci puoi arrotolare dentro, tanto il brontolone non lo senti più, con i suoi “hai preso tutte le coperte, dammene un po’!”. Puoi anche tirare di nuovo fuori i dettagli che uccidono: calzini, pigiami vecchi, magliette XXL.

4. L’armadio è tutto per te, solo per te

“ Stai occupando tutto il posto che c’è nell’armadio, con le tue 30 paia di scarpe!!!” . Non sentirai più nulla del genere. L’armadio, i cassetti sono tutti a tua disposizione e lo spazio in casa ti sembrerà persino troppo grande, adesso che non devi più ammucchiare le tue cose.

5. Fare le ore piccole, adesso puoi

Non devi più rendere conto a nessuno, non devi più giustificarti! Basta spiegazioni, puoi passare delle nottate divertenti con le tue amiche e rientrare all’alba o semplicemente tornare un po’ più tardi dall’ufficio, senza il bisogno di avvertire nessuno.

6. Non sei più obbligata ad essere sempre al massimo della forma

Oggi è il tuo giorno libero, e non hai voglia di vestirti e pettinarti? Puoi restare in pigiama e passare la giornata a casa senza fare niente, senza sentire la necessità di farti bella se non ne hai voglia.

7. TV, DVD, CD, puoi guardare o ascoltare ciò che vuoi

Hai il controllo esclusivo del telecomando, guardare il tuo telefilm preferito o mettere per l’ennesima volta l’ultimo DVD che hai comprato. Sorbirsi il calcio, battersi per poter seguire un film su un canale mentre su un altro c’è la partita non è più obbligatorio.

8. Spendi i soldi e fai shopping con le amiche

Non devi più giustificarti, puoi spendere come e quando vuoi, non dovrai più sentirti in colpa dopo una giornata di shopping. E per di più, risparmi: non devi più dissanguarti per i regali di Natale, san Valentino, compleanno o anniversario.

9. Non devi più rimettere le cose in ordine

Abbassare la tavoletta del water che lui lascia sempre sollevata, pulire le tracce di dentifricio sul lavandino, gettare in pattumiera la bottiglia di latte vuota che è rimasta nel frigo. Non devi più occuparti di tutte queste piccole incombenze dovute alla negligenza del tuo ex, evitando anche di arrabbiarti quando torni a casa.

10. Addio agli amici noiosi e alle discussioni sul calcio

Sicuramente è capitato anche a te di dover sopportare gli amici del tuo ex e di passare la serata ad ascoltare intere conversazioni sul calcio o della loro ultima serata al bar.




Ed ecco una citazione  di  Checov Anton : “Se temete la solitudine, non sposatevi” 

Essere single non significa affatto essere tristi o sentirsi soli ma stare bene con se stessi. In attesa che le cose possano cambiare, se si vorrà.

Annamaria...a dopo


giovedì 29 gennaio 2015

COACH DELLE ABITUDINI





Sì è vero che pensare positivo fa bene, ma attenzione: potrebbe diventare un modo per illudersi.
Vedere le opportunità e le vie d'uscita di una crisi o una situazione difficile aiuta solo se poi passiamo all'azione: altrimenti ci comportiamo come persone fuori dalla realtà.
Il pensiero positivo aiuta nell'essere grati di quello che abbiamo: dovremmo ricordarcelo tutte le mattine quanto siamo fortunati, nonostante tutto.
L'azione però porta il cambiamento.

Quindi:

1) Sii grato di quello che hai. Non immagini quante cose hai che altri si sognano.

2) Guarda le opportunità, cerca le soluzioni, sorridi alle difficoltà.

3) Poi però stringi i denti e agisci. Il cambiamento non arriva con gli "speriamo"
.

Lorenzi Paoli




Infatti, credo che l'interpretazione del pensiero positivo abbia portato tanti neofiti ad allontanarsene, interpretandolo come una specie di ottimismo perenne.
Pensare positivo non e' essere ottimista ad ogni costo, ma avere la forza di reagire. 

Annamaria... a dopo


mercoledì 28 gennaio 2015

LE GROTTE DI SALE






Curarsi nelle grotte di sale con la haloterapia

Le grotte di sale si sono diffuse a macchia d’olio per i loro benefici naturali sulla salute in assenza di controindicazioni. Ma una non vale l’altra! Per avere reali effetti terapeutici devono possedere determinati requisiti certificati.




“Sono due le modalità in cui può essere svolta la vera haloterapia, quella con effetti terapeutici” spiega Alina Chervinskaya dell’Istituto di Igiene della respirazione e haloterapia di Budapest, tra i massimi esperti del settore (ha elaborato le prime linee guida di applicazione). Ecco le due tipologie:
In grotte naturali di sale



Di solito sono ex miniere, diffuse in Austria, Germania, Polonia, Slovacchia e Ungheria, autorizzate dai rispettivi Ministeri della Salute, che hanno un alto contenuto di frazione respirabile di sale sotto forma di aerosol.



Con sale “generato”
Cosa significa? “Le ricerche scientifiche - precisa la dottoressa Chervinskaya - sono riuscite a ricreare un ambiente analogo alle grotte naturali anche all’interno di speciali locali, che diventano grotte artificiali, dotati di attrezzature che emettono per il 90 per cento una frazione respirabile di sale tra 1 e 5 micron, controllati e mantenuti, un’umidità del 40/60 per cento e una temperatura tra i 18 e 24 gradi centigradi. In questo modo viene a crearsi una sorta di aerosol secco (il sale assorbe l’umidità) che si diffonde in tutto l’ambiente. Per mantenere questo microclima, privo di batteri e allergeni, è presente un sensore che misura la concentrazione di massa dell’aerosol. Nulla a che vedere, quindi, con le ‘stanze di sale’ che ultimamente proliferano nei vari centri benessere polacchi, cechi, italiani, ecc., che spessissimo mancano di queste attrezzature. Le semplici pareti o altri apparecchi che disperdono il sale in modo non controllato non producono un aerosol e un microclima valido. Sono luoghi di relax, ma non riabilitano da problemi respiratori con reale efficacia terapeutica”.




Il sodio inalato agisce in profondità
L’haloterapia e in particolare il respirare il sale sotto forma di aerosol in grotte/stanze “doc”, è un vero toccasana per le vie respiratorie. L’effetto indiretto, ma non meno importante, è anche un minor ricorso all’utilizzo di farmaci.
I generatori emettono minuscole particelle di sale che riempiono l’aria del locale e riescono a raggiungere naso, faringe, laringe, trachea e bronchi in profondità, stimolandone la naturale funzione di depurazione. In pratica, si riproduce lo stesso effetto di tre giorni di vacanza al mare quando, senza accorgercene, inaliamo la salsedine marina e spurghiamo il muco. “Il sodio inalato è in grado di far funzionare meglio le piccole ciglia delle nostre vie respiratorie che, con i loro movimenti, frenano l’ingresso di germi e inquinanti atmosferici e trasportano il muco dal naso verso il cavo orale, detergendo l’intero albero respiratorio” spiega Umberto Solimene, professore associato di Terapia medica e Medicina termale all’Università degli Studi di Milano. 



“Il sale inalato ha anche un effetto battericida, in particolare contro pneumococchi e stafilococchi.
Dopo il trattamento le persone sono meno soggette ad ammalarsi di patologie virali e infettive e sono meno sensibili all’azione di allergeni, tossine e inquinanti”. “Nello specifico, il sale cura, quindi, sinusiti, asma e riniti allergiche e non allergiche, patologie broncopolmonari, otiti, tosse, raffreddore, faringiti, tonsilliti, poliposi nasali e adenoidi” precisa Alessia Felisati, esperta di haloterapia e responsabile del Centro medico Halo-Adigrat di Milano. 



Quante sedute e come si svolgono
Le sedute di haloterapia si svolgono in totale relax per favorire al meglio l’attività di respirazione profonda. “È, infatti, sconsigliato parlare. Ecco perché in genere le grotte di sale hanno un design particolare cromoterapico e poltrone ergonomiche per stare (e respirare) comodi per l’intera durata del trattamento che, in media (dipende dall’età e dal disturbo), dura dai 30 ai 45 minuti per un totale di 10 sedute da svolgere due volte a settimana e da ripetere almeno due volte l’anno. Prima di iniziare il trattamento dovrebbe essere eseguita una visita medica per valutare lo stato di salute e la frequenza dell’haloterapia” consiglia la dottoressa Felisati. 

È adatta a tutti?
I bambini e le donne in gravidanza sono i principali beneficiari di questa metodica per il loro effetto naturale in assenza di controindicazioni. Ma attenzione: l’haloterapia non sostituisce le cure tradizionali, piuttosto è un trattamento complementare che allevia i sintomi dei vari disturbi, soprattutto se cronici. È completamente naturale, ma controindicata per alcune persone. Non deve eseguirla chi soffre di grave ipertensione, perché le microparticelle di cloruro di sodio potrebbero peggiorare la situazione, di ipertensione arteriosa, insufficienza coronarica cronica, tubercolosi polmonare attiva, insufficienza renale o nel caso si abbia un tumore.




L'azione sulla pelle
Anche le malattie cutanee traggono vantaggi dall’haloterapia perché il sale svolge un’azione antibatterica e agisce sulla pelle come potente disinfettante. Cura, quindi, dermatite atopica, eczema, orticaria recidivante, psoriasi, ipersecrezione delle ghiandole sebacee, infezioni micotiche della pelle e delle unghie, eruzioni termiche della pelle, acne.

... E diventi più bella!
Un effetto secondario delle sedute di haloterapia è sulla bellezza. Le prime ad accorgersi dell’effetto cosmetologico sono state le mamme che frequentavano le sedute insieme ai loro bambini. Dopo alcuni trattamenti hanno notato che la pelle era più luminosa e i capelli erano diventati più forti. L’haloterapia ha, infatti, un forte potere antiossidante che rafforza il sistema immunitario e combatte i radicali liberi. 




Effetto anti-smog
Grazie alla sua funzione di “spazzino” delle vie respiratorie, il sale può essere anche una minicura contro lo smog. “L’haloterapia è, infatti, consigliata ai fumatori, a chi subisce il fumo passivo e a chi vive in ambienti inquinati. L’apparato respiratorio reagisce più efficacemente e mitiga l’azione delle tossine dello smog e fumo liberando i polmoni con effetto detox” spiega il professor Solimene.

Indirizzi e costi
Il costo per una seduta di haloterapia si aggira, in media, sui 30 euro. La più famosa miniera di salgemma, ancora utilizzata a scopo terapeutico, è quella di Wieliczka, vicino a Cracovia, in Polonia (www.kopalnia.pl).



In Italia l’haloterapia viene gestita da Halomed, il metodo messo a punto dalla professoressa Alina Chervinskaya in collaborazione con le istituzioni sanitarie russe. Sono già oltre tremila le grotte di sale installate nel mondo (www.saltroom. it), tra cui il Centro Halo-Adigrat di Milano o l’Hotel Petrarca Terme - Centro Medico di Montegrotto Terme (PD).
By -Piu' sani più belli-




Annamaria... a dopo





martedì 27 gennaio 2015

AUSCHWITZ , GIORNO DELLA MEMORIA E I GENOCIDI DIMENTICATI

                                                                                                                                                                    Una mia amica ha osservato :ma non vedo nei                  tuoi 2 blog nessun accenno alla giornata della memoria. Ha ragione non volevo fare il solito articolo retorico. Nessuno e nemmeno io , ignora quello che oggi accadde. La memoria di quello che è accaduto dovrebbe aiutare l' umanità a non ripetere gli errori del passato, si dice...Ma e' cosi?    

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Pero' mi domando : tutti gli altri terribili eventi che vanno ricordati dove sono?

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Gulag è una parola che in italia pochi conoscono e purtroppo foibe è una parola che tanti vorrebbero dimenticare ma non possono, ma non ci sono giorni della memoria per queste due terribili realtà e tanti altri genocidi. Quella di oggi la chiamerei la giornata dell'ingiustizia, non quella della memoria!
Non vorrei rovinare questa celebrazione... D’altro canto, nell’oceano di frasi di circostanza che questa giornata si concede, altrettanta ipocrisia restituisce. Una volta l’anno si finge di essere tutti figli dei fantasmi di Auschwitz-Birkenau. Assisteremo ai soliti film, ai soliti dibattiti e alla solita dannata retorica dei politici. Se fossimo persone serie faremmo meglio a tacere, a vivere in silenzio una giornata pensando al tempo nel quale la nostra civiltà decise di andare indietro. IL  27 Gennaio deve diventare il giorno "DELLE MEMORIE"per ricordare tutti i genocidi.......per evitare che ci siano stermini di serie A ed altri di serie B......serie C...ecc.
Per "non dimenticare" bisognerebbe ricordare, mentre io penso che ci sia tanta gente a cui questo non piace. Non piacciono certi paralleli che si fanno rispetto alla tragedia della Shoah alla quale si è data giustamente una unicità nella Storia per il modo in cui è stata pensata e compiuta.

Mi associo a Cristina che dice che ancora oggi esiste la negazione ad esistere per tante persone, interi popoli, il rifiuto, l'impossibilità di avere un posto nel mondo imposti con la violenza, la guerra e la morte.
Qualcosa che non si può ,ovviamente, paragonare al metodo scientifico utilizzato da hitler per eliminare degli esseri umani sulla base dell'etnia, l'orientamento religioso, sessuale, politico, le condizioni di salute ma che dovrebbe spiegare perfettamente che gran parte del mondo contemporaneo non solo ha dimenticato la il vero significato della Shoah ma, soprattutto, è sempre disposta a negare ai suoi simili, quella gente della stessa gente, la possibilità di esistere e avere il diritto a quel posto nel mondo con la violenza, la guerra e la morte.
L'olocausto è una tragedia di ieri, ma le fabbriche del male sono ancora ovunque, in mezzo a noi.

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E' forse giusto che accanto alle vittime della follia nazista nel Giorno della Memoria si ricordino anche le vittime di altri genocidi che invece sono stati dimenticati.

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Armenia. Il genocidio armeno fu il primo del ‘900: tra il 1915 ed il 1916 il governo turco condusse una campagna di eliminazione sistematica della minoranza armena, già perseguitata dal sultano Abdul Hamid II tra il 1895 ed il 1897 perchè considerata nemica di religione oltre che alleata della Russia contro l’impero ottomano: solo in quell’occasione, definita ‘primo genocidio armeno’, nei pogrom furono uccise più di duecentomila persone. Quando salirono al potere i Giovani Turchi, i primi anni del ‘900, la loro idea di una federazione di tutti i popoli inclusi nell’impero ottomano servì a mascherare in realtà un feroce nazionalismo turco che vedeva nell’elemento armeno un pericolo interno da distruggere. Si iniziò il 24 e 25 aprile 1915 con la deportazione e lo sterminio dell’intera intellighenzia armena (giornalisti, intellettuali, scrittori, persino parlamentari), per poi proseguire con arresti di massa della popolazione ed estenuanti ‘marce della morte’ nel deserto senza né cibo né acqua, mentre l’esercito turco massacrava i civili a macchia di leopardo in tutto il territorio. Fu solo con la fine della Prima Guerra Mondiale ed il conseguente trattato di Sèvres (1920) che si stabilì l’esistenza di uno stato armeno. Il governo turco non ha ancora riconosciuto il genocidio come tale e in Turchia è in vigore ancora oggi la legge del 1927 che vieta agli armeni l’ingresso nel Paese. Il numero di morti tra il 1915 ed il 1916 è stato stimato tra un milione e un milione e mezzo.

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Holodomor, Ucraina. Con holodomor (dal russo moryty holodom, letteralmente ‘infliggere la morte per fame’) si indica una carestia ideata e realizzata dal regime comunista di Stalin nei primi anni Trenta per indebolire l’Ucraina e la sua tradizione di aziende agricole private. Dapprima si assistette ad una collettivizzazione forzata delle strutture agricole, alla quale si opposero i ricchi contadini e proprietari terrieri (i kulaki) del ‘granaio d’Europa’ che furono con questa scusa deportati in Siberia, dove morirono a migliaia. La collettivizzazione provocò una prima carestia e le confische alimentari dovennero una prassi istituzionalizzata, ma fu alla fine del 1932 che la situazione precipitò definitivamente: le autorità iniziarono a requisire non sono il grano ma qualunque genere alimentare e attrezzo agricolo nelle campagne, distrussero i forni da cucina, vietarono il possesso di cibo nelle zone rurali e qualunque tipo di commercio alimentare e arrivarono ad stabilire la pena di morte per chi rubasse qualcosa da mangiare. Dopo questi provvedimenti la gente cominciò a morire in massa: dapprima i bambini, poi gli uomini e gli anziani ed infine le donne. In tutto morirono di fame tra i sette ed i dieci milioni di persone: un numero che si aggiunge ai morti nei campi di lavoro in Siberia istituiti dal regime staliniano, i cosiddetti ‘gulag’, dove secondo le stime persero la vita all’incirca sei milioni di persone. L’holodomor è stato riconosciuto come crimine contro l’umanità dal Parlamento Europeo solo nel 2008.

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Nigeria. La guerra civile scoppiò nel 1967, a seguito delle pressioni indipendentiste del popolo Igbo che aveva proclamato la Repubblica del Biafra nella zona sudorientale del Paese. La risposta del governo nigeriano a questa dichiarazione non si fece attendere: nel Biafra si trovano infatti i quattro quinti del petrolio nigeriano. Nel corso del conflitto, conclusosi nel 1970 a favore della Nigeria, si calcola che siano morte all’incirca due milioni di persone, soprattutto a causa di fame e malattie e tre milioni circa furono i profughi in fuga dalla zona. Tutte le infrastrutture delle regioni Igbo furono completamente distrutte. La guerra civile oltre alle vittime provocò anche una progressiva discriminazione del popolo Igbo, tanto nel settore pubblico quanto nel privato, che li ha resi uno dei gruppi etnici più poveri sulla terra. I leader del Biafra spingono affinché i crimini commessi durante la guerra civile siano riconosciuti come genocidio.

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Cambogia. Il genocidio avvenuto in Cambogia è forse uno dei meno noti in Occidente, sia per il tentativo dei Khmer rossi di nascondere i loro crimini, sia per una certa distrazione mediatica nei confronti di zone del mondo ritenute ‘periferiche’. Tra il 1975 ed il 1979 i Khmer rossi guidati da Pol Pot occuparono il Paese: l’intera popolazione venne classificata in categorie come ‘popolo nuovo’ (da rieducare nei cosiddetti ‘campi di rieducazione’ o ‘killing fields’), ‘sotto-popolo’ e ‘traditori’ (da eliminare). Vittime delle persecuzioni del regime rosso furono le minoranze vietnamite, cinese e musulmana Cham, ma anche chiunque avesse una laurea o esercitasse una libera professione, considerata ‘borghese’ e quindi da estirpare in funzione dell’egualitarismo rurale instaurato nel Paese. I Khmer rossi sterminarono all’incirca due milioni di cambogiani su una popolazione di 7,7 milioni di abitanti. A mettere fine ai soprusi fu l’invasione della Cambogia da parte del Vietnam, che costrinse i Khmer rossi alla fuga sulle montagne, ma non è ancora stato istituito un tribunale internazionale per portare giustizia al popolo cambogiano.

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Ruanda. La storia del Ruanda è segnata in modo inequivocabile dal genocidio del 1994, che vide accanirsi le milizie locali e le bande di etnia hutu contro la minoranza tutsi, uno scontro esploso a seguito delle tensioni accumulatesi negli anni. Il Belgio – affidatario della regione dal 1924 tramite un mandato ONU – aveva infatti costretto i ruandesi ad inserire sulla carta d’identità l’etnia di appartenenza e aveva fornito il suo appoggio all’etnia tutsi in nome delle teorie fisiognomiche che vedevano nei tutsi, più alti e slanciati e con la pelle un po’ più chiara rispetto agli hutu, un’etnia superiore. Negli anni ’50, gli hutu iniziarono a ribellarsi ai tutsi, che nel frattempo premevano per ottenere l’indipendenza dal Belgio: il Belgio scelse dunque di sostenere la ‘rivoluzione hutu’. Nel 1962, il Ruanda divenne stato indipendente, ma ciò non placò gli scontri che si susseguirono negli anni tra gli estremisti tutsi del Fronte Patriottico Ruandese (Fpr) e gli ultrà dell’Hutu Power. Quando il presidente Habyarimana, di etnia hutu, si rifiutò di dividere il potere con i tutsi, il suo aereo venne abbattuto a Kigali (aprile 1994). Fu l’inizio del genocidio: più di un milione di persone – soprattutto di etnia tutsi, ma anche hutu sospettati di aiutare i ‘nemici’- vennero trucidate con armi rudimentali e machete. Non esistevano posti sicuri, vennero violate anche le chiese e le operazioni di sterminio erano coordinate da radio ‘Mille Colline’, che invitava i tutsi a presentarsi ai blocchi stradali per farsi ammazzare. Francia, Gran Bretagna e Belgio organizzarono l’evacuazione dei propri cittadini dal Paese, lasciano il Ruanda a se stesso. Il Fpr prese infine il potere a luglio dello stesso anno e milioni di hutu lasciarono il paese per timore di vendette da parte dei tutsi. Nel novembre del 1994 fu istituito dalle Nazioni Unite il Tpir, Tribunale Pena Internazionale per il Ruanda: in più di dieci anni, ha giudicato e condannato per il genocidio soltanto una ventina di persone.

Bosnian Muslims cry near coffins prepared for a mass burial at the Memorial Center in Potocari, near Srebenica

Bosnia, Srebrenica. Il massacro di Srebrenica si inserisce nel quadro della guerra in Bosnia (1992-1995), che causò in totale più di 250.000 morti: i dirigenti comunisti serbi nel corso del conflitto si rendono colpevoli di pulizia etnica nei confronti dei musulmani bosniaci. Il massacro di Srebrenica è considerato uno degli stermini di massa più sanguinosi avvenuti in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: nel luglio 1995 le truppe serbo-bosniache, guidate da Ratko Mladic, condussero un massacro sistematico dei musulmani bosniaci della zona protetta di Srebrenica che si trovava sotto la tutela delle nazioni Unite. Le stime ufficiali parlano di più di ottomila morti, anche se le associazioni per gli scomparsi e le famiglie delle vittime ritengano più plausibile una cifra che superi i diecimila. Una volta entrate nella città, le truppe serbo-bosniache separarono gli uomini dai 14 ai 65 anni dal resto degli abitanti per essere ammazzati. Delle migliaia di salme esumate dalle fosse comuni, solo poche più di sei mila sono state identificate: alle altre si sta ancora cercando di dare un volto. la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja nel 2007 ha riconosciuto il fatto come genocidio poiché ‘l’azione commessa a Srebrenica venne condotta con l’intento di distruggere in parte la comunità bosniaco musulmana della Bosnia-Erzegovina e di conseguenza si trattò di atti di genocidio commesse dai serbo bosniaci’.

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Darfur. Dal 2003 il Darfur, regione nel sud ovest del Sudan, è sconvolta da una sanguinosa guerra tra la maggioranza nera e la minoranza araba che nel resto del Sudan costituisce invece la maggioranza della popolazione e detiene il potere. La guerra fra arabi e africani contrappone le milizie governative, affiancate dalle truppe ‘regolarizzate’ dei janjaweed di etnia araba, ai movimenti di liberazione formatisi tra la popolazione del Darfur, il Movimento per la Giustizia e l’Uguaglianza e il Movimento per la Liberazione del Sudan. ‘Janjaweed’ è un termine coniato dalla popolazione e significa ‘uomini a cavallo con la scimitarra in mano’: arrivano nei villaggi spesso preceduti da un bombardamento del governo (che ufficialmente tuttavia nega il suo appoggio ai guerriglieri), ammazzano gli uomini, violentano le donne e avvelenano i pozzi. La guerra in Darfur non è stata qualificata però come genocidio, perché non è ancora identificata come tentativo deliberato di cancellare un popolo dalla terra. Finora in Darfur sono morte più di 400.000 persone.

 Annamaria... a dopo



lunedì 26 gennaio 2015

UNA RICETTA AL VOLO...


Cravatte al ragù di fagioli



Ingredienti per 4 persone:
4 etti di cravatte o altro tipo di pasta corta, 4 etti di fagioli borlotti lessati, 1 carota, 1 costola di sedano, 1 cipolla piccola, 1 mestolo di salsa di pomodoro, 4 cucchiaini di pesto, peperoncino in polvere, 1 spicchio di aglio, 1 rametto di rosmarino, 4 cucchiai di formaggio pecorino grattugiato, 4 cucchiai di olio extra vergine di oliva, sale.


Preparazione:
Preparare le verdure tagliando a cubetti il sedano, la carota e la cipolla. Tritare l'aglio e gli aghi di rosmarino e versarli in un tegame con l'olio caldo. Dopo qualche istante aggiungere gli aromi preparati e lasciare rosolare a fiamma bassa per qualche minuto prima di versare i fagioli sgocciolati.
Dopo 5 minuti aggiungere il mestolo di salsa di pomodoro, uno di acqua, un pizzico di sale, una piccola presa di peperoncino e lasciare stufare a fiamma moderata per un quarto d'ora, mescolando di tanto in tanto.
Nel frattempo lessare le cravatte, scolarle al dente, versarle nel tegame del condimento e farle insaporire per qualche minuto a fiamma vivace.
Dividere le cravatte in quattro piatti, cospargere la superficie con il formaggio grattugiato e profumare con il pesto. 

Annamaria... a dopo

MA IL CIELO E' SEMPRE PIU' BLU...



No, a volte vuol dire anche che vuole usarti :ugo-es ormai si e' smascherato da solo. Io in eldy non ci torno se non c'è chiarezza. Animare la chat per i loro interessi? Hanno 5 utenti VERI, bastano e avanzano per un programma ormai obsoleto. Mi farò inimicizie scrivendo questo, ma chissenefrega. TRASPARENZA





Quanto riportato  da facebook
spero faccia un po' di chiarezza
per gli eldyani. Ma se ancora 
non capite, fatevi una sana 
risata
e continuate con la chat e 
i blog di eldy...finche' dura 
perchè "a chi tocca
nun se 'ngrugna" che tradotto si 
riferisce al noto gioco della passatella (i
n uso nella vecchia Roma), dove 
chi perdeva a carte poteva essere 
condannato dagli altri giocatori a 
non bere, senza doversi però offendere
in quanto, essendo solamente un gioco,
al giro successivo sarebbe potuto capitare
ad uno degli altri giocatori.








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