sabato 5 novembre 2011

ALLUVIONE LIGURIA : FATALITA' O (IR)RESPONSABILITA'?

Il giorno dopo il nubifragio ,nel quale sono morte sei persone tra le quali due bambine, Genova si è risvegliata sotto un cielo grigio. Deserte le strade, dove circolano soltanto mezzi di soccorso e delle forze dell'ordine, taxi e autobus. Nel quartiere Marassi il più colpito dal torrente Fereggiano, hanno lavorato per tutta la notte i vigili del fuoco. Contestato il sindaco con lanci di uova e urla dei cittadini. La pioggia si è spostata sullo Spezzino e sulle zone colpite dall'alluvione di una settimana fa. Ed è il basso Alessandrino, al confine con la Liguria, la parte del Piemonte finora più colpita dal maltempo.





sindaco Genova Marta Vincenzi
 Professor Renzo Russo


Il sindaco di Genova da la "colpa" al cambiamento climatico

La Stampa intervista Marta Vincenzi sulla drammatica alluvione che ha colpito Genova.
“Sindaco, è una tragedia che si poteva evitare? I morti di Cinque Terre e Lunigiana, gli allarmi di questi giorni, le previsioni dei meteorologi non sono bastate a scongiurare una nuova terribile sciagura?”.
«Siamo in lutto, piangiamo i nostri morti. La città intera piange i suoi morti. Abbiamo passato tutto il pomeriggio a interrogarci, gonfi d’angoscia, per capire se tutto questo si poteva evitare. E la risposta purtroppo è no».

Come, dopo il disastro di una settimana fa a Levante non era possibile prevedere ed evitare altri disastri, altri lutti?
«No, non quando il livello di un torrente dove a mezzogiorno scorre meno di un metro d’acqua, in 17 minuti si alza di tre metri e sfonda gli argini dilagando sulla strada come una furia. No, quando in un punto circoscritto della città cadono in un’ora 100 millimetri di pioggia, 356 millimetri nell’arco di poche ore».

Sono emergenze che si dovrebbero poter fronteggiare. Perché a Genova non è stato fatto?
«Perché siamo davanti a una modificazione del clima che non si era mai vista in precedenza, né nel ‘70, nel ‘90 o nel ‘92, paragonabile a uno tsunami. Precipitazioni di tipo monsonico sconosciute nelle nostre zone, che ci devono far ripensare a tutto quello che sappiamo anche a livello di prevenzione. Comincio a credere che gli stessi piani di bacino siano da rivedere: dovremo ripensare a tutto, a cosa fare in caso di allerta, a come valutare le portate dei fiumi e le conseguenze di precipitazioni di una violenza impensabile fino a pochi anni fa: bombe d’acqua che si sviluppano senza preavviso, nel giro di poche decine di minuti, anche su un territorio non particolarmente esteso. Come è successo oggi nel Rio Fereggiano».

Ma non si poteva evitare almeno che le persone fossero lì quando il torrente è esondato? Evitare sei morti? E le scuole? Decidere di non chiuderle non è stato un azzardo?
«Le scuole aperte, intanto: se avessimo avuto quarantamila ragazzi e bambini a spasso per la città, con i genitori in auto a portarli da nonni e parenti perché a casa da soli non potevano stare, sarebbe stato meglio? Quando c’è un allarme, gli edifici pubblici devono essere aperti e funzionare da presidio. Quanto agli allarmi, da tempo avevamo contattato, tramite le loro associazioni, tutti gli amministratori di condomini delle molte zone esondabili di Genova, lungo il Bisagno, il Fereggiano, altri rii minori. A tutti abbiamo notificato le procedure di emergenza in caso di allerta due. Poi, negli ultimi due giorni, abbiamo ricontattato tutti via mail. Gli avvisi, insomma, ci sono stati ed erano capillari. Ma quello che è successo ieri non era prevedibile. D’ora in poi dovremo cambiare la nostra valutazione degli allerta. Evacuando ogni volta strade e primi piani dei palazzi, deviando il traffico. Ripeto, ieri a mezzogiorno in quel torrente c’era un metro d’acqua scarso».

Il Fereggiano però è da sempre un corso d’acqua a rischio, si poteva intervenire di più a livello idrogeologico per evitare che straripasse? Insomma, servivano più soldi, i tagli ai bilanci degli enti locali hanno anche questo sulla coscienza?
«No, anche se sarebbe comodo dare la colpa a qualcun altro. Non abbiamo ancora potuto realizzare lo scolmatore del Bisagno (una galleria di 6 chilometri fino al mare per intercettare le acque in caso di piena, ndr), questo è vero, perché costa 300 milioni di euro e questa somma oggi non ce l’ha nessuno nonostante nel 2001 l’allora ministro Nesi definì il bacino del Bisagno la terza emergenza idrogeologica d’Italia. Però in questi anni, in questi mesi, di soldi ne sono stati spesi tanti e gli interventi realizzati anche con i soldi della Protezione civile sono stati molti. Solo per il Fereggiano abbiamo inaugurato a giugno la messa in sicurezza di un primo tratto del torrente che ha comportato, per dire, la demolizione di quattro edifici che sorgevano sugli argini. Interventi che hanno evitato di aggiungere tragedia a tragedia».

E la pulizia dei corsi d’acqua? Ci sono polemiche ricorrenti, segnalazioni di cittadini che ancora di recente hanno visto vegetazione fitta nei torrenti…
«La verifica è stata fatta ancora in questi giorni e aveva dato esiti rassicuranti. Non è la vegetazione delle sponde, che anzi rallenta la corsa delle acque, a provocare disastri come quello di oggi. Non accetto questa critica, è stato fatto tutto quello che si poteva e doveva fare. Ma è e resta una tragedia infinita».


RENZO RUSSO ,DOCENTE DI IDROLOGIA AL POLITECNICO DI MILANO

«Bisagno a rischio da sempre. Lo scolmatore previsto non è stato fatto»
«Servivano 150 milioni di euro per mettere in sicurezza l'intero bacino ed evitare
nuove vittime.


 - «Il Bisagno è un fiume a rischio da sempre. Ha una lunga storia di esondazioni, eppure oggi siamo qui a piangere ancora dei morti a Genova». È costernato Renzo Rosso, docente di idrologia al Politecnico di Milano, a sentire le notizie del disastro nel capoluogo ligure. «Sono a Firenze per un convegno sull'alluvione del 1966, avvenuta proprio il 4 novembre, e non avrei mai pensato di rivivere la stessa situazione del 1970, la peggiore alluvione a Genova».

Il vero guaio consiste nel fatto che il piano di bacino del Bisagno, che prevedeva la realizzazione di un canale scolmatore per portare l'acqua direttamente in mare, non è mai stato realizzato», spiega Rosso. «Insieme ad altri avevo proposto una soluzione già due-tre anni dopo l'alluvione del 1970, e poi ancora nel 2000 ma sono state fatte soltanto opere parziali, che non hanno messo in sicurezza il bacino», accusa il professore. Quanti soldi erano necessari? «Circa 150 milioni di euro, e avremmo evitato il nuovo disastro, che segue quello avvenuto appena un anno fa».

- «La verità è che l'intera superficie del bacino del Bisagno è fortemente antropizzata. Controllando le mappe napoleoniche di 200 anni fa, si nota che la superficie costruita del bacino era pari al 2% dell'area totale», spiega Rosso. E oggi? «Ora siamo al 16%. Il consumo di suolo è altissimo, ma è difficile impedirlo specie in momenti come questi di difficoltà economiche», ammette l'esperto. «Il problema di questo fiume - di cui il Fereggiano è l'affluente più pericoloso - non si trova a monte, ma a valle, con le costruzione di tutta la parte ai piedi delle zone più elevate».

 proteste legittime

La politica in Italia, purtroppo, è gestita in buona parte da persone incapaci e da persone che fanno politica per procacciare affari a sè, ad amici e parenti. Gli uffici tecnici, per la maggior parte, sono composti da professionisti che si sono barricati alla politica   per una sistemazione a vita e che non hanno  esperienze e capacità professionali per poter gestire eventi come quelli di Genova od altri. Si parla ogni volta al verificarsi degli eventi e poi tutto finisce: è una vera vergogna.
E' ovvio che esistono delle gravi responsabilità di Chi amministra il territorio e sarebbe ora, un volta per tutte, che ognuno di questi fannulloni politici pagasse con il proprio portafogli ed  è ora di finirla di parlare di perdono: chi ha colpe deve pagare

 Penso che l'Italia ,come l'italiano, debba cambiare il proprio modo di essere. Siamo un popolo che se ne frega delle regole,ma ci arrabbiamo quando queste inosservanze ci portano alle tragedie. Siamo pronti sempre a fregare il prossimo sia nelle piccole cose come nelle grandi. Per esempio pensate alle file alle poste o alle costruzioni abusive lungo argini di fiumi o zone sismiche (due esempi in ordine crescente). Questi sono i risultati. Tutti vogliamo cambiare l'italia, ma noi siamo disposti a cambiare in meglio?

Conclusione...il sindaco di Genova M. Vincenzi da la "colpa" al cambiamento climatico. Di contro ,R. Rosso ,docente di idrologia al politecnico di Milano , sostiene che aveva messo in guardia dei rischi a cui si andava incontro dopo le alluvioni precedenti ma, come lui stesso sostiene nell'intervista al Corriere , sono state fatte solo opere parziali che non hanno messo in sicurezza il bacino. E noi ancora una volta piangiamo vittime innocenti .

Annamaria
  

venerdì 4 novembre 2011

VEDREMO UN FILM . . . di MARIA




Questo fine settimana, da venerdì 4 novembre, ben 7 uscite nelle sale cinematografiche, che vi segnalo e tra le quali potete scegliere il genere preferito

The tomorrow series - Il domani che verrà

Racconto di formazione trasposto dalla saga di John Marsden
Regia di Stuart Beattie. Con Caitlin Stasey, Rachel Hurd-Wood, Lincoln Lewis, Deniz Akdeniz,Phoebe Tonkin. 
Genere Azione - USA, Australia, 2011 - Durata 100 minuti circa.
Otto ragazzi al ritorno da un weekend in campeggio si rendono conto che il paese è invaso da una potenza non identificata. Isolati dalle loro famiglie e dai loro amici, questi straordinari ragazzi dovranno imparare a scappare, sopravvivere e a combattere contro una ostile e ignota forza militare per cercare di ricongiungersi con i loro genitori. 

Pina 3D


Il primo film sul teatrodanza
Regia di Wim Wenders. Con Pina Bausch, Regina Advento, Malou Airaudo, Ruth Amarante, Rainer Behr. 
Genere Musical - Germania, 2011 - Durata 100 minuti circa.
Nel 1985 Wim Wenders vede per la prima volta “Café Müller”, nel quale la coreografa tedesca capofila del teatrodanza, Pina Bausch, danza per 40 minuti insieme ai suoi ballerini sulla musica di Henry Purcell. Ne nasce un’amicizia lunga vent’anni e il progetto di un film insieme, che però s’interrompe un anno dopo, con la morte di cancro della stessa Bausch. La familiarizzazione con la tecnica del 3D fornisce a Wenders la spinta per girare il film, il tassello mancante per completare l’opera.

Warrior


Vincere sul dolore della vita attraverso la lotta greco romana
Regia di Gavin O’Connor. Con Joel Edgerton, Tom Hardy, Jennifer Morrison, Frank Grillo, Nick Nolte. 
Genere Azione - USA, 2011 - Durata 139 minuti circa.
Due fratelli che non si parlano e non si vedono da anni, un padre, artefice della disapora familiare a furia di botte e notti ubriache, e un gigantesco torneo di arti marziali miste con un primo premio di 5 milioni di dollari. Entrambi ex prodigi della lotta greco romana, perchè il padre-allenatore sebbene regalasse botte extra allenamento sapeva il fatto suo, i fratelli Conlon si ritrovano tra i migliori 16 del pianeta, coinvolti nel torneo che per ognuno dei due può essere la salvezza dal baratro, senza però aver risolto le loro questioni personali.

Sexlist

Un esempio trascurabile della nuova tendenza lanciata dalla commedia romantica americana
Regia di Mark Mylod. Con Anna Faris, Chris Evans, Ari Graynor, Blythe Danner, Ed Begley jr.
Genere Commedia - USA, 2011 - Durata 106 minuti circa.
Con quanti uomini bisogna andare a letto prima di incontrare quello giusto? Secondo una popolare rivista femminile la media per le donne americane è di 10.5. Perciò, se a ventinove anni sei già a quota 19 come Ally Darling e sei pure single, la crisi di identità (e di coscienza) è dietro l'angolo. Soprattutto se tua sorella minore è alle prese con i preparativi del suo matrimonio, una madre ipercritica fa pressing psicologico per sapere chi ti accompagnerà alla cerimonia e la mattina dopo l'addio al nubilato scopri che il tuo capo che ti ha appena licenziata in tronco è inutilmente diventato il numero venti.

La kryptonite nella borsa

Una famiglia scombinata nella Napoli degli anni '70
Regia di Ivan Cotroneo. Con Valeria Golino, Cristiana Capotondi, Luca Zingaretti, Libero de Rienzo, Luigi Catani. 
Genere Drammatico - Italia, 2011 - Durata 98 minuti circa.
Dall'omonimo libro dello stesso Cotroneo. Peppino ha sette anni, e vive in quella che oggi verrebbe definita una famiglia disfunzionale. Ma siccome siamo a Napoli, nel 1973, la sua agli occhi del mondo è solo una famiglia un po' scombinata.Ivan Cotroneo porta i suoi lettori in un mondo colorato e imprevedibile. Un romanzo divertente e commovente che racconta i drammi, le avventure, e soprattutto il ridicolo di una famiglia speciale.

I soliti idioti

Dai dissacranti sketch di Mandelli e Biggio
Regia di Enrico Lando. Con Fabrizio Biggio, Francesco Mandelli, Madalina Ghenea, Gianmarco Tognazzi, Valeria Bilello. 
Genere Commedia - Italia, 2011
Per Gianluca, un trentenne che vive ancora con il padre, è arrivato il grande giorno: sta infatti per sposarsi con Fabiana, la sua fidanzata di sempre. Tutto è pronto, ma il padre di Gianluca,un imprenditore romano un po' sopra le righe, non può accettare che il figlio si sposi senza prima avergli dimostrato di essere un vero uomo… Essere un vero uomo, per lui, vuol dire riuscire a conquistare una vera donna, la più bella, la modella della linea di intimo "Smutandissimi".

Il mio domani


La precarietà della vita
Regia di Marina Spada. Con Claudia Gerini, Raffaele Pisu, Claudia Coli, Paolo Pierobon, Lino Guanciale. 
Genere Drammatico - Italia, 2011 - Durata 88 minuti circa
Monica è una consulente impiegata presso una società di formazione aziendale. Single e ‘amante’ del suo capo, vive a Milano e frequenta nel tempo libero un corso di fotografia. Ogni fine settimana fa visita al suo vecchio padre, fervente cattolico che vive aspettando soltanto di morire. Nella bassa padana risiedono anche il nipote, un adolescente sensibile e depresso, e la sorellastra, figlia illegittima di una scappatella materna. Dentro una città in trasformazione e a quattro anni dall’Expo, si muove muta e uguale a se stessa la vita di Monica, incapace di vedere il mondo e di vedersi. Almeno fino a quando il padre viene a mancare e con lui il legame con un passato rimosso e doloroso.


Buona visione a tutti da Maria !

LEZIONI IN PILLOLE...COME SCRIVERE UNA STORIA 4


“corso di scrittura creativa”

OSPITIAMO  IL SILENZIO…
E AMMIRIAMO SUONI E RUMORI




E. Bucciarelli scrive, nel suo Io sono quello che scrivo”  che se ci appostiamo dietro alle persiane chiuse. Televisori spenti e telefoni staccati…forse…riusciremo a incontrare il silenzio.
Eppure si tratta solo di una fuggevole impressione. Perché il nostro ascolto, imperturbabile, continua ad essere stimolato anche in questi momenti. Dentro di noi è rimasta imprigionata l’eco dei rumori uditi un attimo prima, ecco che arriva da lontano e che si porta dietro, con il suo potere evocativo, mille sensazioni ed emozioni e naturalmente una vasta gamma di suoni e rumori. PERO’…iniziamo subito a dire, afferma sempre l’A.,  che il constatare che per comprendere e decifrare il silenzio, dovremo rallentare i nostri ritmi.
Quanto più ci avvicineremo a uno stato di lentezza e di tranquillità fisica e interiore, tanto meglio riusciremo a sperimentare, e poi accettare, il  silenzio.
“C’è un legame segreto fra lentezza e memoria, fra velocità e oblio.

Faccio un esempio:
un uomo cammina per la strada. Ad un tratto, rallenta il passo. Chi invece vuole dimenticare un evento penoso appena vissuto accelera, inconsapevolmente la sua andatura, come per allontanarsi da qualcosa che sente ancora troppo vicino a sé nel tempo.
Così Milan Kundera  ha coniato una legge  secondo  la quale il grado di lentezza è direttamente proporzionale all’intensità della memoria, il grado di velocità è direttamente proporzionale all’intensità dell’oblio.
La scrittura è dunque un’attività che allarga la coscienza, se affrontata nelle condizioni adeguate, e può costituire un canale in cui far convergere stati d’animo, frustrazioni represse, slanci di gioia, repressioni o, ancora,  un esercizio per sperimentare situazioni, correggerle e migliorarle, raccontando delle storie.



Il signor Silenzio merita la maiuscola poiché è la principale fonte dell’espressione artistica. Il Silenzio non è di tutti ma è di ognuno di noi. Ci sono tanti silenzi quanti noi siamo, deve partire da noi stessi.
Sembra facile, ma non lo è affatto. Intendiamo silenzio nel senso di assenza di parole. “Passiamo insomma il  90% della nostra vita senza dire una parola” ed in questo silenzio accade  “quasi tutto”: custodiamo le paure, teniamo a freno l’ira, fantastichiamo, giudichiamo, ci lasciamo turbare, controlliamo le emozioni o le cerchiamo, siamo scontenti o contenti.
Ma, secondo William Burroghs, “l’uomo moderno ha perso l’opzione del silenzio…”

PROVIAMO ANCHE NOI A CERCARE IL SILENZIO!


Stiamo zitti, senza esagerare, qualche minuto può bastare, spegniamo radio e televisore, interrompiamo qualsiasi movimento, serriamo gli occhi, appoggiamo le mani sopra le palpebre perché neanche una  lucina possa entrarvi; ora, solamente con l’aiuto del buio, ci sembrerà di averlo trovato. Ma, se abbiamo un po’ di pazienza, presto o tardi altri suoni si faranno avanti, dapprima simili a brusii e fruscii… fino a diventare rumori che solitamente si trovano fuori, sullo sfondo della nostra scena quotidiana. Un grande della poesia, Kahil Gibran, ha scritto
"La vita canta nei nostri silenzi e sogna nel nostro sonno.”

Lasciamo allora che ogni rumore esterno ci pervada, piano piano, senza porre resistenze a qualsiasi suono gradevole o sgradevole si presenti all’orecchio. Cerchiamo per una volta di sospendere il giudizio. Suoni, rumori, brusii, fruscii, non saranno accompagnati da aggettivi. Solo “assorbendo” le cose così come sono, senza giudicarle, potremo scrivere "la verità delle cose”.
Impariamo ad ascoltare, come esortano le filosofie orientali, perché ascoltare è più ricettivo che guardare.
Allora, dovete considerare come “comandamento” quello che  segue:
uno scricchiolio, un rumore di autostrada, il motore del frigorifero, le voci dei bambini, uno strillo di una donna, un pianto di bambino, un clacson, un rumore di passi, lo schiocco di un bacio,  un gemito d’amore…rimaniamo in compagnia di questi rumori  per qualche minuto. Molti psicoterapeuti testimoniano che l’orecchio, la mente, l’anima (riteneteli vostri strumenti) possono essere facilmente educati all’”osservazione sonora”.
Quando si scrive, ciò che è ascoltato defluisce sulla pagina

Una riflessione: un suono può risultare familiare o straniero, piacevole o irritante, dolce o aggressivo, persistente e penetrante, fuggevole e inafferrabile.

fine  1^ parte di questa lezione.

Enzo

Bibliografia: “Io sono quello che scrivo” – E. Bucciarelli.

giovedì 3 novembre 2011

UN MONDO DI BACI 1 parte

U N - M N D - D I- B A C I
BACI……bacini

Si è da poco conclusa a Perugia la manifestazione regina dedicata al cioccolato. Ho avuto il “piacere” di parteciparvi negli scorsi anni, deliziandomi i sensi con le sublimi prelibatezze.


Con il cioccolato ho scoperto che si può fare di tutto, ma la forma che da sempre preferisco è . . . il Bacio ! Scartarlo, affondare delicatamente i denti nel suo impasto, morbido e croccantino . . . mhmhmhmhm che magia !!

E’ impossibile non rievocare quello che ha ispirato questa creazione della pasticceria, uno dei gesti più affettuosi, teneri, delicati, ma anche passionali, erotici, sconvolgenti !! Rubato, sospirato, appassionato. Questo gesto, che si perde nella notte dei tempi, ha un potere magico, perché quando le labbra si incontrano, quando si bacia “il desiderato sorriso” può succedere di tutto.
A qualunque longitudine e latitudine, il bacio è un modo per esprimere affetto e amore. Ed è un gesto molto umano: gli animali che si baciano sono pochi e solo i bonobo (un tipo di scimmie) lo fanno con la lingua.

Ma per capire ancora meglio la funzione del bacio, bisognerebbe fare un passo indietro e chiedersi: perché abbiamo le labbra? Secondo l’etologo Desmond Morris, queste parti del corpo sono un segnale erotico esplicito, perché ricordano molto da vicino la forma dell’organo sessuale femminile. E questo spiega come mai, nel corso del tempo, le donne abbiano avuto cura di mostrarle, sottolineandole con il rossetto, soprattutto durante la fase del corteggiamento.
Il bacio, però, è nato come gesto d’affetto più che come pratica erotica. «Secondo la tesi più diffusa tra gli antropologi, alla sua origine c’è un’abitudine degli uomini preistorici: quella di nutrire i piccoli con la bocca» spiega il giornalista scientifico Piero Angela. «La madre sminuzzava il cibo e lo passava al piccolo. E in effetti, nei primi baci tra due innamorati c’è un inconscio ricordo dell’infanzia. Con questo gesto si trasmette, simbolicamente, la promessa di proteggersi e nutrirsi a vicenda»(Piero Angela)
Per alcuni biologi, invece, l’origine del bacio è meno romantica e più pratica. «Si tratterebbe di un meccanismo che la natura ha messo a punto per garantire un maggior successo nella procreazione» spiega lo psicoterapeuta Marco Pacori. «In sostanza, le femmine sceglierebbero il partner migliore “assaggiando” la sua mappa genetica, rivelata dall’odore e da alcune proteine trasmesse dal contatto con la bocca».
Non è mia intenzione prolungarmi sulla “teoria” del bacio . . . . . . forse a voi, care amiche, piacerebbe darlo e riceverlo in modo diverso per sentire battere forte il cuore !!
Passionale, casto o mordi-e-fuggi : tanti modi di baciare.
Romanticissimo e sospirato, come quello che dà la protagonista del film “Il favoloso mondo di Amélie” a Nino, dopo averlo inseguito e spiato per giorni e giorni.
Oppure imprevedibile e furtivo, come quello che si scambiano a una festa Stefano Accorsi e Martina Stella, nel film “L’ultimo bacio”.




Quanti tipi di baci esistono? I tentativi di elencarli devono arrendersi alla fantasia. Con l’aiuto di Piero Stettini, direttore dell’Istituto di sessuologia e psicoterapia di Savona, Roberta Rossi, sessuologa, e Angelo Musso, psicoterapeuta, possiamo individuare almeno sei modi diversi per creare un contatto “scintillante” tra voi ed il vostro partner, da considerare se siete ai primi approcci, ma utile anche a chi vive in coppia da tempo.- Come un’altalena - A dare le sensazioni più forti in un bacio sono le mucose interne delle labbra. Per sfruttare questa sensibilità, provate a giocare con la bocca del partner, senza essere “invadenti”: alternate con le vostre labbra il contatto fra i bordi interni ed esterni delle sue, come se la vostra bocca fosse un’altalena che va avanti e indietro.- A ventosa - Se potete contare su delle labbra grandi e carnose come l’attrice Angelina Jolie, “catturate” con la parte interna quelle del partner, che tiene la bocca chiusa o leggermente socchiusa. La sensazione sarà proprio quella di un bacio “aspiratutto”, bizzarro ma eccitante. Se è lui ad avere una bocca importante, proponetegli di provare l’effetto ventosa su di voi. - In punta di lingua - Il bacio alla francese, cioè con la lingua, meriterebbe da solo un saggio, perché le varianti sono infinite. Il consiglio è : concentratevi sulla punta, che è la parte più sensibile della lingua. A detta degli esperti, è più eccitante che spingersi nelle zone più interne della bocca.- A farfalla - Si tratta di un bacio leggero e impalpabile. Le vostre labbra devono sfiorarsi appena con le sue, come se volessero volare via da un momento all’altro. L’effetto è molto sensuale, perché alimenta il desiderio di un contatto più deciso e sicuro.- Mordicchiato - Dedicato ai più smaliziati, è un bacio ad alto contenuto erotico, perché rivela una forte attrazione tra i due partner e il desiderio di andare “oltre”. Sovrapponete le vostre labbra alle sue e iniziate a mordicchiarvi a vicenda il labbro inferiore o superiore.
 - Con il soffio - Si chiama blow kiss (bacio soffiato) quello in cui i due partner si guardano negli occhi, mentre ognuno soffia delicatamente sulla labbra dell’altro. La delicatezza di questo gesto può essere molto eccitante, al pari di quando un uomo vi sfiora le orecchie con le labbra e soffia, procurandovi i brividi.
Ma questo è solo un assaggio, un approccio al meraviglioso m♥nd♥ dei baci . . . Che dire del bacio sul collo: una specie di lasciapassare . . . è come se si chiedesse: posso andare più avanti?
Io, per adesso non vado oltre, ma vi do appuntamento ad un prossimo incontro su questo dolce argomento
Nel frattempo vi mostro il bacio preferito dalle donne della bilancia . . . indovinate perché proprio quello!?!!?

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mercoledì 2 novembre 2011

PENSIERI POSITIVI


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Con la nuova stagione invernale, in cui le fanno da padrone  giornate  grigie e fredde ,vogliamo riempirci di positività. Ed ecco Maria, che  già mi sembra abbastanza "ricaricata", nonostante i molteplici impegni, a rioccuparsi del nostro blog .Ci consiglia a non permettere che la stagione fredda influenzi troppo il nostro umore,  trasmettendoci dei pensieri  positivi, come una sfida personale, da affrontare con energie e sorrisi che sicuramente spronano all'ottimismo e alla serenità interiore...leggiamo con interesse e convinzione...da parte mia qualche suggerimento:
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- attività sportiva
- non isolarsi mantenendo il più possibile contatti con il mondo esterno (compreso il il blog!!)
- uscire per goderci la luce del giorno
- indossare capi colorati
- concederci dei momenti a noi stessi facendo ciò che più ci piace (visitare il blog...) in modo da ridurre le tensioni accumulate.
- per chi ha un/a compagno/a stare insieme il più possibile!!

 http://c.editingmyspace.com/files/en/names/ana_maria.gif
http://nonsoloorologi.myblog.it/media/02/01/1006934197.gif




PENSIERI POSITIVI



Sono convinta che ciascuno di noi abbia bisogno di un pensiero, che ci disponga al nuovohttp://nonsoloorologi.myblog.it/media/01/02/2005766234.gif giorno in maniera positiva. Ho pensato di proporveli, con lo stesso affetto con cui li hanno proposti a me.
C’è n’è uno per ogni giorno . . . se vi ricordate, pronunciatelo soprattutto a voi stessi.
Eccovi quelli per i primi 10 giorni di novembre
http://nonsoloorologi.myblog.it/media/01/02/2005766234.gif

http://www.partecipiamo.it/gif/paesaggi/vari/collina.gif
Un pensiero universale


CHIEDO AL COSMO:
Aiuto per accettare le cose che non posso cambiare
Aiuto per cambiare le cose che posso cambiare
Aiuto per capirne la differenza


1° Novembre
È facile per me dare e ricevere Amore.
2° Novembre
Io amo e accetto sia i miei pregi, sia i miei difetti.
3° Novembre
Sono circondato da persone meravigliose.
http://www.partecipiamo.it/gif/paesaggi/vari/giardino_pubblico.gif
4° Novembre
Ogni giorno e da ogni punto di vista la mia vita migliora, migliora, migliora!!!
5° Novembre
Io amo e merito l'infinita energia che fluttua nell'universo.
6° Novembre
Io sono sempre onorato e rispettato da tutte le persone che incontro nella mia vita.
7° Novembre
Possa questa nuova giornata portare Pace, Amore, Felicità, Gioia e Prosperità.
8° Novembre
Ringrazio me stesso per il fatto di accettare e comprendere l'Essenza della vita.
9° Novembre
Amo e Rispetto tutte le creature dell'Universo.
10° Novembre
Io sono un magnete che attrae solo Abbondante Energia Positiva
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martedì 1 novembre 2011

 

Andiamo a spasso nelle tradizioni del mese di Novembre

Il mese di Novembre inizia con la festa di Ognissanti.

L’usanza di festeggiare i santi nel giorno delle loro morte perché coincide con quello della loro rinascita nel Cielo, era già presente nel II secolo in oriente; a partire dal IV secolo viene stabilito di celebrarli in un’unica giornata. A Roma la tradizione cominciò nell’ anno 610 d.C. quando il papa Bonifacio IV dedicò il Pantheon a Maria e a tutti i martiri, dopo che già esso era stato eretto in onore di tutte le divinità pagane. Il 2 novembre, la tradizione cristiana commemora tutti i defunti; ricordarli come portatori di vita e non solo esclusivamente di morte è presente in molti popoli. In Sicilia i morti che portano vita, donano anche regali ai bambini. Inoltre in molte regioni italiane si confezionano dolci a base di pasta di mandorle per l’occasione.


In Messico, mescolando tradizioni cristiane ed atzeche, vengono rievocati i cari defunti con gioia, e si festeggiano con dolci e pani a forma di scheletri e teschi.


Sulle tracce di popolazioni antiche, gli Etruschi credevano nella partecipazione dei defunti al banchetto funebre, seduti assieme ai vivi gli uni accanto agli altri, come testimoniato in alcuni affreschi presenti nelle tombe a camera di Tarquinia.


Gli antichi romani, invece, offrivano farina di grano mescolata al sale e pane bagnato nel vino, insieme a corone di fiori e viole sparse tutte intorno al luogo di sepoltura; in alcuni casi versavano latte, miele e vino nel sepolcro per permettere alle persone care sepolte di poter partecipare al banchetto, che però per loro si svolgeva a febbraio.


I Celti celebravano la presenza dei morti sulla terra il primo giorno del mese, in occasione del loro capodanno quando i defunti ricomparivano nel mondo dei vivi, mescolandosi ad essi. L’usanza dell’omaggio floreale sulle tombe viene anche dai celti, oltre che dai romani. Nelle regioni abitate dai Celti c’era l’abitudine di realizzare grandi cataste di teschi, poiché per loro il teschio aveva la qualità di irradiare energie benefiche oltre che donare profezie. Sempre per questa ragione i clans irlandesi avevano l’abitudine di riunirsi in un vecchio cimitero e amministrare la giustizia da questo posto: l’ossario quindi assumeva la qualità di elargire energie, aiuto e consiglio sia personale che per il popolo. Durante le veglie i teschi venivano dipinti e si trascorreva la notte suonando, cantando e bevendo. L’abitudine di celebrare i defunti in un’unica giornata fu presa dai cristiani bizantini, ma introdotta dai monasteri benedettini del IX secolo e stabilita come data il 2 novembre con l’intento di cristianizzare le tradizioni celtiche ancora presenti nelle campagne.

A Napoli c’è ancora la tradizione popolare di adottare un teschio sconosciuto come protettore della famiglia, scegliendolo tra quelli presenti nei sotterranei della città, e curandolo con attenzioni e rispetto.
Arrivando all’ 11 Novembre,  si festeggia San Martino. Anticamente in tale data c’era l’abitudine di traslocare, di rinnovare i contratti agrari, di fare elezioni municipali; a dimostrazione che questo periodo fosse considerato un rinnovamento, un principio di qualcosa di diverso. Il giorno della festa di San Martino è comunque un momento di allegria nella tradizione di vari paesi: si mangiano castagne, si beve vino novello, visto la stagione.


In provincia di Novara vengono distribuiti pani benedetti e l’ultimo giorno di festa i contadini compiono “l’ufficio della secchia”, versando in un barile il vino nuovo che viene offerto al santo. Tutti i presenti bevono ripetutamente secondo una tradizione più pagana che cristiana. Nella Pianura Padana si banchetta con l’oca, che è un animale presente nell’iconografia del santo, probabilmente derivante da una tradizione celtica che identificava nell’oca un messaggero dell’”Altro Mondo”. Inoltre sempre nella religione celtica veniva venerato un dio cavaliere e vincitore del mondo degli inferi, che vestito di una corta mantellina nera, in groppa ad un cavallo dello stesso colore, trionfava sulla morte. La descrizione di questo dio ha delle impressionanti somiglianze con la figura di San Martino e la vicenda del mantello diviso con il mendicante. A Scanno, si preparano tre falò chiamati Glorie, corrispondenti alle contrade del paese, molto alte e a forma piramidale, per permettere che il fuoco si sviluppi simultaneamente in ogni zona. I resti dei legni bruciati vengono donati da giovani col volto nero di fuliggine alle spose più giovani del paese, che a loro volta ricambiano con biscotti, formaggi, frutta e vino. La credenza più curiosa fa di San Martino il patrono dei cornuti, costume diffuso soprattutto nell’Italia centro-settentrionale. Anche in alcune zone del meridione c’è la consuetudine per gli uomini, di regalare dei dolcetti, di solito torroncini, alla propria donna, in segno di fedeltà in amore.


A Nepi ancora adesso si svolge un beffardo corteo di giovani che si adornano con le corna, passando di casa in casa. Nelle antiche tradizioni contadine, questo periodo era vissuto come uno sfrenato carnevale di 12 notti che si concludeva prima dell’Avvento. Durante questa festa, una simbolica caccia al marito tradito, uomo debole ed incapace di dominare la moglie, finiva con l’incornamento con corna di cervo o di mucca di alcuni individui presi a caso, perché il marito debole era identificato con il cervo, animale dalle grandi corna tipica preda del cacciatori. In Francia S. Martino portava i doni ai bambini buoni e puniva quelli cattivi, lasciando una frusta vicino alla cappa del camino.
Il 22 novembre ricorre invece la festa di Santa Cecilia, martire del III secolo e patrona dei musicisti, unica santa titolare di basilica romana rimasta venerata nella sua data tradizionale di martirio. La sua festa veniva celebrata nella sua basilica in Trastevere, di certo prima del 545 d.C. Cecilia donò alla chiesa un fabbricato di sua proprietà, la casa ancora presente nei sotterranei della basilica, nella cui cripta in seguito fu trasferito il suo corpo, dopo una prima sepoltura nelle catacombe di S. Callisto. La sua vicenda, insieme al martirio ed alla sua passione è forse legata soprattutto a tradizioni orali. La dolce figura della fanciulla sottoposta a crudeli torture, la lenta agonia di tre giorni dopo tre tentativi di decapitazione, ma soprattutto la straordinaria conservazione del suo corpo, riprodotto fedelmente dallo scultore Maderna nell’ aspetto e nella posizione in cui fu trovato all’apertura del sarcofago verso la fine del 1500, sono parte integrante della devozione nei suoi confronti.


Pochi giorni dopo, il 25 Novembre, è venerata un’altra giovane martire: Caterina d’Alessandria. La sua storia, svoltasi ad Alessandria d’Egitto, è molto poetica, ma poco veritiera. Si tratta infatti di una favola immaginata per colpire la fantasia dei fedeli. Caterina è una bellissima principessa che rimprovera l’imperatore Massenzio di celebrare eccessivi ed inutili sacrifici per divinità false. Sostiene la sua tesi innanzi a cinquanta filosofi che riesce a convertire al cristianesimo. Bellissima ed intelligente, rifiuta la corte serrata dell’Imperatore, che quindi la condanna alla prigione e a supplizi terribili dai quali esce indenne. Una corte di angeli scenderà dal Cielo per trasportare il suo corpo sul monte Sinai, una volta avvenuta la morte per decapitazione.
MARIA