E’ proprio vero che una, due, tre . . . cento vite non
bastano ad assicurarsi la conoscenza; dietro
ad ogni angolo c’è qualcosa che non immaginiamo e, per fortuna, il più delle
volte si tratta di scoperte che ci piacciono!
Curiosando negli scaffali di una libreria della mia
città, forse alla ricerca di qualche idea regalo per le prossime feste, mi ha
colpito un testo, per me, davvero incredibile.
“Caro Dickens, sono un vescovo che ha preso lo strano
impegno di scrivere ogni mese... una lettera a qualche illustre personaggio”.
Così Albino Luciani, allora patriarca di Venezia e poi Papa per soli 33
giorni, scriveva con prosa giornalistica, agile, spiritosa e di carattere
popolare ai Grandi della Storia. In
questo libro, la cui prima edizione risale al 1976, sono raccolte tutte le
lettere che papa Luciani aveva scritto e pubblicato sulla rivista Messaggero di
Sant'Antonio dal 1971 al 1975, rivolgendosi a personaggi storici, della
fantasia e della mitologia di tutti i tempi. Il
carattere particolare degli argomenti trattati in questo epistolario, la
piacevolezza dello stile, la sottile ironia, l'abilità di trasferire vicende e
persone da ieri a oggi e viceversa, saltando con disinvoltura da un secolo
all'altro, il linguaggio semplice e popolare, danno corpo a una profonda analisi
del mondo di quegli anni difficili e tortuosi.
Le lettere sono incredibilmente
attuali dopo più di trent’anni per tematiche (la crisi petrolifera,
il relativismo, la famiglia, il bene comune, la politica) e per soluzioni
proposte.
I personaggi che si incontrano sono i più diversi: da Penelope a Mark
Twain, da Maria Teresa d'Austria a Figaro, da Pinocchio a Trilussa, da Scott a
Ippocrate, da Quintiliano a Marconi, da Hofer a Goldoni, da Santa Teresa a
Goethe, da San Bernardino a Marlowe.
Sto leggendo senza seguire l’ordine con cui sono inserite le “lettere”, tra
un sorriso strappato da una battuta ironica e una riflessione scaturita dalle
sagge parole del prelato, che dimostra una profonda cultura, senza perdersi in terminologie complesse.
Ma sarà stato il clima che precede la solennità della Natività a farmi
soffermare sulla più “trepidante”, quella che Albino Luciani scrive a Gesù, il
“Personaggio” più importante di tutti !
Ed
è questa la lettera che vorrei dedicarvi, con i miei più caldi e affettuosi
auguri, che desidero liberare della retorica con cui spesso vengono pronunciati
in questi giorni . . .
Leggetela
con calma, anche se vi sembra lunga, nonostante ne abbia selezionate le parti
che mi hanno fatto maggiormente riflettere . . . ma forse neppure vi peserà
troppo !
A Gesù
Caro Gesù,
mi sono preso delle critiche.
"E’ vescovo, è cardinale; è stato detto, si è sbracciato a scrivere
lettere in tutte le direzioni: a M. Twain, a Péguy, a Casella, a Penelope, a
Dickens, a Marlowe, a Goldoni e non si sa a quanti altri. E neppure una riga a
Gesù Cristo!".
Tu lo sai. Con Te io mi sforzo
di tenere un colloquio continuo. Tradurlo in epistolario, però, è difficile:
sono cose personali. E poi, cosi piccole! E poi, cosa scrivere a Te, di Te,
dopo tutti i libri che su Te sono stati scritti?
E poi, c’è già il Vangelo. Come
la folgore, supera tutti i fuochi e il radio, tutti i metalli; come il missile
batte in velocità la freccia del povero selvaggio, così il Vangelo supera tutti
i libri.
Tuttavia, ecco qui la lettera.
La scrivo trepidando, nella condizione di un povero sordomuto, che si sforza di
farsi capire, nello stato d’animo di Geremia che, inviato a predicare, Ti
diceva, pieno di riluttanza: "Non sono che un bambino, Signore, non so
parlare!". . . omissis . . .
Tua madre . . . in
croce, non hai voluto partire da questo mondo senza trovarle un secondo figlio
che avesse cura di lei e hai detto a Giovanni: ecco tua madre.
Gli Apostoli . . . hai vissuto
notte e giorno con essi, trattandoli da amici, sopportandoli nei loro difetti.
Li hai istruiti con pazienza inesauribile. . . omissis . . .
Nel Cenacolo il hai messi in
guardia: "Avrete paura, scapperete!".Protestano, prima e più di tutti
Pietro, che poi, viceversa, Ti rinnega tre volte. Tu perdoni a Pietro e tre
volte gli dici: Pasci le mie pecore . . . omissis
. . .
I peccatori. Il pastore che
corre in cerca della pecora smarrita, e gode nel ritrovarla, e fa festa quando
la riporta all’ovile, sei Tu. Sei Tu quel padre buono, che, al ritorno del
figlio prodigo, si getta al suo collo, abbracciandolo a lungo. Scena di ogni
pagina nel Vangelo: Tu infatti avvicini peccatori e peccatrici, mangi alla loro
tavola, ti inviti Tu stesso, se essi non osano invitarti. Hai tutta l’aria, questa
è impressione mia, di preoccuparti più
delle sofferenze che il peccato produce ai peccatori, che non dell’offesa che
reca a Dio. Infondendo la speranza del perdono, sembra che Tu dica: Voi non
immaginate neppure il piacere che mi procurate con la conversione!
Insieme al cuore, brilla in Te l’intelligenza pratica.
Hai puntato all’interno . . . omissis . . .
è l’interno che preme,
il cuore è metro per giudicare; dal di dentro, dal cuore degli uomini escono i
cattivi pensieri: dissolutezze, latrocini, assassinii, adulteri, cupidigie,
orgoglio, stoltezza". . . . omissis
. . .
Volevi la concretezza e il riserbo:
"Se digiuni, profumati la testa e lavati il volto. Se fai l’elemosina, non
sappia la tua sinistra quello che fa la destra". Al lebbroso guarito hai
raccomandato: "Non dirlo a nessuno". Ai genitori della ragazza risuscitata
hai comandato con forza che non andassero a suonare la tromba sul miracolo
avvenuto. Solevi dire: "Non cerco la mia gloria. Cibo, per me, è fare la
volontà del Padre mio".
Dalla Croce, concludendo la tua
vita, hai detto: "Tutto è compiuto", ma sempre avevi tenuto a che le
cose non fossero fatte a mezzo. Gli apostoli Ti avevano suggerito: "La
gente ci segue da tempo, rimandiamola a mangiare a casa sua", ma Tu:
"No, diamole noi da mangiare". Finito il pasto dei pani e dei pesci
moltiplicati, hai aggiunto: "Raccogliete gli avanzi, non è giusto che
vadano a male" . . . omissis . .
.
***
Quanta luce di
intelligenza spirava dal Tuo predicare! Gli avversari mandano dal Tempio le
guardie per arrestarti e se le vedono ritornare a mani vuote. "Perché non
l’avete condotto?". Risposta delle guardie: "Nessun uomo ha mai parlato
come lui!". Incantavi dunque la
gente, la quale sin dai primi giorni osservò di Te: "Questi si che parla
con autorità! Altro che gli scribi! ". . . . omissis . . .
Con magnifico coraggio
affermavi: "Sono più grande del Tempio di Salomone; il cielo e la terra
passeranno, le mie parole non passeranno".
E non Ti stancavi mai
di istruire nelle sinagoghe, nel tempio, seduto nelle piazze o sui prati,
camminando per strada, in casa, perfino a tavola.
Oggi chiedono tutti dialogo,
dialogo. Ho contato i dialoghi tuoi nel Vangelo. Sono 86: 37 coi discepoli, 22
con gente del popolo, 27 con gli avversari. Oggi, in pedagogia, si reclama
l’attività comune attorno ai centri di interesse. Quando il Battista, dal
carcere, ha mandato a chiedere chi Tu fossi, non hai perso il tempo in
chiacchiere. Hai miracolosamente guarito tutti i malati presenti e hai detto:
"Andate a dire a Giovanni quel che avete visto e udito".
Per i Giudei del tuo tempo,
Salomone, Davide e Giona rappresentavano quel che per noi sono Dante,
Garibaldi, Mazzini e Tu hai parlato continuamente di Davide, Salomone, Giona e
di altri personaggi popolari. E sempre con coraggio.
Il giorno in cui hai
insegnato: Beati i poveri, beati i perseguitati, io non c’ero. Fossi stato
vicino a Te, Ti avrei sussurrato all’orecchio: "Per carità, cambia
discorso, Signore, se vuoi avere qualche seguace. Non vedi che tutti aspirano
alle ricchezze e alla comodità?
Ai loro soldati Catone ha promesso i fichi
d’Africa, Cesare le ricchezze della Gallia e, bene o male, si sono fatti
seguire. Tu prometti povertà, persecuzioni. Chi vuoi che Ti segua?". Imperterrito,
Tu vai avanti e Ti sento dire: "Io sono il grano di frumento che deve
morire prima di portare frutto; bisogna che io sia rizzato su una croce; di là
trarrò a me il mondo intero!". . . omissis
. . .
***
Di fronte a questo spettacolo di
gente che affluisce a un crocifisso da tanti secoli e da ogni parte del mondo,
sorge la domanda: si tratta solo di un uomo grande e benèfico o di un Dio? Tu
stesso hai dato la risposta e chi ha gli occhi non velati da pregiudizi e avidi
di luce l’accetta. . . .omissis . . .
Più volte hanno tentato
di lapidarTi come bestemmiatore, perché Ti dicevi Dio. Quando finalmente Ti
ebbero preso e portato davanti al Sinedrio, il sommo sacerdote Ti chiese
solennemente: "Sei o non sei il
Figlio di Dio?". Tu hai risposto: "Lo sono, e mi vedrete alla destra
del Padre". Hai accettato la morte piuttosto che ritrattare e rinnegare
questa Tua essenza divina.
Ho scritto, ma mai sono stato così
malcontento di scrivere come questa volta. Mi pare di avere omesso il più, che
si poteva dire di Te, di avere detto male ciò che si doveva dire molto meglio.
C’è un conforto, questo: l’importante non è che uno scriva di Cristo. ma che
molti amino e imitino Cristo.
E, per fortuna, nonostante tutto, questo avviene ancora. -
Albino Luciani
Ancora Buon Natale ♥ a tutti da Maria !!!
e da tutti gli amici del blog!