lunedì 5 luglio 2010

CORSO DI ITALIANO - Docente ENZO..(corso quasi serio -"lezione 4)



CORSO  QUASI-SERIO DI ITALIANO
           


COME PARLARE E SCRIVERE MEGLIO
                    docente: Enzo


 La lezione n.1 in data 14-06-2010
                            La lezione n.2 in data 22-06-2010
                            La lezione n. 3 in data 29-06-2010

Il professore dice, l’alunno è un asino!
Il professore, dice l’alunno, è un asino!




                                               PREMESSA

“n” diventa “m” quando è seguita da  “B” e “P”

 Es.
errato        inpugnare          corretto     impugnare
errato        inportare          corretto     importare
errato        conbattere         corretto     combattere
errato        inburrare           corretto     imburrare
errato        inbottire             corretto     imbottire           
ecc.


Consiglio: consultare spesso il dizionario, ma prima toglietegli la polvere.

Ora veniamo alla segnaletica,  non del codice stradale, ma a quella che vi aiuta a dare ordine e correttezza a quello che
                         S C R I  V E T E E E…!!!!

La “segnaletica”, nel nostro caso, è costituita da quelli che appunto si chiamano “segni”, i quali possono essere segni d’interpunzione come:
                                      la virgola
                                      il punto fermo
                                      il punto esclamativo
il punto interrogativo
il punto e virgola
i due punti
i punti sospensivi 

LA VIRGOLA : riccioletto  antipatico?

Non crediamo proprio. invece, e’ un segno straordinariamente utile. Seguitemi e ci darete ragione.  Amici lettori, avete letto il titolo della lezioni che esce con due frasi? Avete capito chi è l’asino in ciascuna di esse?  Se sì, vi dico…bravi! Se…no…vuol dire che spesso vi esprimete in stile fantozziano e  che avete proprio bisogno di seguire questa lezione.

Per un punto Martin perse la cappa…

E’ un detto, ma ora ci serve per farvi comprendere bene l’importanza fondamentale dei segni detti sopra.
Toto’, il grandissimo comico, si rivolgeva ad un attore, ma la battuta era diretta all’altro grande comico, Peppino De Filippo, dicendo: “Lo scusi, sa, è profano! Cioè, ignorante. Cari lettori, vi voglio bene, non offendetevi e, credetemi, tutti i santi giorni, leggo strafalcioni ed errori di grammatica nelle chat. Intendo solo aiutarvi, ma voi lasciatevi aiutare…voglio dire: seguitemi.
Allora, tanto tempo fa  c’era un abate di nome Martino che per aver collocato male un punto, un puntolino solo in una certa epigrafe – una scritta insomma, in cima al portale della sua chiesa, perdette la cappa, cioè la possibilità di fare carriera nella sua abbazia, e tornò semplicemente vicario. di qui nacque il detto:
        
“Per un punto Martin perse la cappa”

cioè perse il mantello di abate. Voi, lettori, vi chiederete, che cosa aveva combinato quel “profano” di Martino? Aveva commesso un grosso errore di punteggiatura. Il fatto è questo. I superiori gli avevano affidato l’incarico di dipingere appunto sul portale della sua abbazia questa iscrizione latina:

         PORTA PATENS ESTO.  NULLI CLAUDATUR HONESTO

Che significa: “Questa porta sia sempre aperta. A nessun galantuomo sia mai chiusa in faccia.”
Martino, profano (forse per distrazione), dipinse l’iscrizione, ma sbagliò la collocazione del punto, e scrisse così:

         PORTA PATENS ESTO NULLI. CLAUDATUR HONESTO.

Che significa: “Questa porta non sia aperta a nessuno. Sia chiusa in faccia ai galantuomini.”

Ce n’era d’avanzo, come vedi, per perdere una cappa! E la storiellina, nella sua semplicità ingenua vuole proprio dire che a volte dalle minuzie, dalle cose in apparenza più trascurabili, possono derivare gli effetti più disastrosi.
I segni d’interpunzione sono anch’essi queste solo apparenti minuzie. Sono insomma piccoli, ma importanti, Come i segni stradali. che in uno spazio generalmente modesto contengono quel tanto che può, in più di una circostanza, salvare la vita a una persona.

Ora vi prego di fare ancora più attenzione perché metterò in evidenza
                                      l’importanza della punteggiatura.

Che cosa rappresentano questi segnetti nel discorso scritto? Rappresentano graficamente:
-              quelle PAUSE
-              quelle SOSPENSIONI
-              quelle VARIAZIONI DI TONO

che noi quando parliamo diamo istintivamente al nostro discorso. Un piccolo esempio, ma che vi spiegherà tutto in un momento. Se pronunciamo la frase:  Certo, certo, ha ragione lei,  noi facciamo una breve pausa dopo ciascun certo perché vogliamo insistere su questo avverbio, mettendolo in un’evidenza particolare;  di conseguenza, scrivendo questa frase, noi simbolizzeremo quelle due brevi pause col segno della virgola.
Ma se diciamo: Certo certo ha ragione lei,  pronunceremo i due certo tutti di seguito, senza nessuna pausa, e quindi, scrivendo la frase, non metteremo nessuna virgola.
La cosa, come si vede, è abbastanza chiara e semplice, almeno per la virgola; ma anche per tutti gli altri segni d’interpunzione la legge essenziale che li regola è sempre la stessa.
C’è solo un’osservazione da fare subito, e che forse  i lettori più avveduti avranno già fatto in mente loro: poiché quando uno parla e formula un discorso, mette le sue pause, sfuma i suoi periodi nel modo che solo lui può fare, cioè secondo la sua propria esclusiva intenzione, ne deriva che la punteggiatura è un fatto del tutto personale, e può quindi variare da individuo a individuo. E’ proprio così, almeno in quei casi dove questo o quel segno di punteggiatura, come presto vedremo, non sia obbligatorio per tutti. Perché se e’ obbligatorio per tutti, la grammatica va rispettata. Spiegheremo meglio queste cose quando vi daremo consigli di stilistica.
Alessandro Manzoni, che non è il macellaio del vostro quartiere, ma l’autore del romanzo “I PROMESSI SPOSI”, era un “pignolo della madonna”, insomma un vero fissato della punteggiatura. Ebbene, un giorno si era recato nella tipografia, a Milano, dove si stava ristampando per una nuova edizione il suo romanzo. Aveva esaminato la composizione di alcune pagine e alla fine se n’era andato. Stava per giungere a casa sua, quando incominciò a piovere. Si rifugiò al coperto. aspettando che la pioggia cessasse. A vedere la pioggia che faceva come tante virgole sul selciato, si ricordò improvvisamente che in quella composizione tipografica che egli aveva poco prima licenziato, mancava una virgola; o meglio non era ben sicuro che quella virgola ci fosse. Che fare? Andare a casa col dubbio che la pagina venisse stampata senza la virgola, oppure rifare il percorso, a piedi, sotto la pioggia? Decise per quest’ultima soluzione e ritornò, bagnato e trafelato, nella tipografia. Si fa consegnare dal tipografo il foglio di macchina, inforca gli occhiali, cerca ansiosamente.
“Ecco qui” dice lo scrittore “non mi ero sbagliato, la virgola manca proprio…” e legge: “Diamo un pensiero ai mille e mille che sono usciti di là; (punto e virgola) (virgola: questa e’ la virgola che mancava…) col dito alzato sopra la spalla, (quest’altra virgola c’è: bene) accennava dietro di sé la porta che mette al cimitero detto di San Gregorio…”
Quando ebbe visto  personalmente che la virgola era stata aggiunta, Alessandro Manzoni ritornò finalmente a casa sua, tutto zuppo di pioggia ma soddisfatto.

QUANDO LA VIRGOLA E’ FACOLTATIVA E QUANDO E’ OBBLIGATORIA

Abbiamo detto che la virgola segna la pausa più breve nel corpo del periodo.

A-  La virgola è facoltativa ma si consiglia di usarla, per dare maggiore chiarezza al discorso, nei seguenti casi:

A.1 per indicare una pausa breve nel discorso:
        
Sarà vero, non posso crederci, un fatto simile, così assurdo, da anni non succedeva;


A.2  per separare  due proposizioni nel discorso o gli elementi di una stessa proposizione:

         Quando giunsi a casa, trovai la porta chiusa, battei sull’imposta, chiamai dalla strada, ma nessuno rispose;

A.3  per dividere una parola dalla successiva nelle elencazioni:

         Mettemmo nel sacco biancheria, scarpe di riserva, una corda, una fiaschetta di liquore, il siero antivipera, altre medicine.


B- La virgola è invece : obbligatoria:

1.    prima e dopo il vocativo, cioè per separare dal resto della frase il nome proprio o comune, della persona o della cosa a cui si rivolge il discorso:

Antonio, posso offrirti un caffè?  (Antonio e’ vocativo);

                  Avanti, signori, c’è posto!           (signori è vocativo)

                   O tempi passati, come sembravate migliori      (o tempi
passati è vocativo)

2.    per staccare nettamente un inciso, sia esso una frase o una sola parola:
Anna, spaventata, se ne andò; (spaventata è un inciso);

Tutti vennero, sembra incredibile, tutti senza eccezione; (sembra incredibile è un inciso);

Lo vedete, quello che voglio lo ottengo (lo vedete  è un inciso);

Roma, capitale d’Italia, ha origini millenarie  (capitale d’Italia  è un inciso);

                   Prima di abbandonare questo semplice e tanto importante segnetto ricordatevi questo:

REGOLA N. 1:
se volete scolpire bene tutte le cose che si susseguono come in una fila ben netta di persone, METTETE LA VIRGOLA PUNTUALMENTE TRA L’UNA E L’ALTRA COSA:
-  scarpe, giacche, pantaloni, calzini, e’ tutta roba da lavare;
- lavava, stirava, leggeva, mangiava, non era mai stanca.

REGOLA N. 2:
- se volete dare alle enumerazioni una maggiore vivacità e scioltezza,
- se volte annullare ogni pausa tra cosa e cosa, OMETTETE LA VIRGOLA e otterrete l’effetto che volete.         

Un’ultima cosa, molto importante, molti si domandano se prima della si può mettere la virgola o no. Noi rispondiamo: di norma non si mette:
         es.  Pane, amore e fantasia
               Eldyna, Maria e ducky.

Se voi che scrivete intendete creare una pausa prima della  e  l’uso della virgola e ammesso:
es.
Ci vuole volontà e coraggio, e anche un po’ di fortuna.

Quella virgola, staccando il secondo membro del periodo, gli dà un particolare rilievo. Avete capito la sfumatura? e non mi riferisco…ai capelli.

FINE LEZIONE N.4

N.B. Nella lezione n. 5 sarà trattato “il punto fermo”.

Enzo


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