sabato 4 gennaio 2014

LE POESIE DI GUIDO CATALANO





Catalano Guido: ho da poco  scoperto questo giovane poeta , anche se a lui non piace definirsi tale.  Ma io trovo le sue composizioni davvero irresistibili. E ,infatti, vi propongo due delle sue riflessioni "poetizzate" con questa sua citazione 


Quando un uomo senza il senso dell'umorismo incontra un uomo con il senso dell'umorismo, quello senza il senso dell'umorismo è un uomo morto (a meno che non abbia una pistola)



E stamattina mi son trovato lì a pensarti




E stamattina mi son trovato lì a pensarti

che non succedeva da un sacco
e intanto che guardavo il bollitore
nella speranza che la mia attenzione
velocizzasse il processo fisico
che porta l’acqua dallo stato cheto
a far glù glù,
mi sono ritrovato lì a pensarti
che non so se te l’ho detto
era un sacco
che non mi succedeva.

E mentre l’acqua non bolliva
mi domandavo, chissà lei che cosa fa?
chissà che dice?
e a chi?
si bacia con qualcuno?
ci fa all’amore?
che cosa legge?
c’è una persona a cui lei vuole bene più di tutte?
ha un gatto?
mi pensa mai mentre prepara il tè?
come li porterà i capelli?
saranno corti come li ricordo io?
in questi giorni freddi c’è qualcuno che la scalda?

E l’acqua continuava a non bollire
e io avevo in bocca un gusto
come di topo morto
che un topo io, mica l’ho mai assaggiato
si fa per dire
dovuto, il gusto, all’importante quantità
di vodka e salatini assunti ieri notte
per sopravvivere ai pericoli
dei quali continuo a contornarmi
sprezzante ed incosciente.

Sì, bevo ancora molto
non fumo più
friggo con moderazione

assumo peso

scrivo parecchio
ed ogni tanto mi esce
qualcosa di piuttosto ganzo
anche se mica tutti si trovano d’accordo
e poi
alle volte
ti penso
ancora
mentre che mi preparo un tè.

Ed è una vita strana questa
ne converrai con me
incontrarsi
fare all’amore assieme
stare un gran bene
e poi come d’incanto
diventa tutto un vaffanculo.

Di tutto quest’amore
di tutti questi occhi dentro gl’occhi
e dei sospiri, dei sussurri e baci
che ci rimane?
un quasi niente
un mazzo di poesie
un bollitore arrugginito
una mattina di dicembre
ed una tazza di malinconia bollente.






abberlino


una cosa importante che ho capito della vita
è
che
se ci sta un posto dove bisogna andare
è 
abberlino
sì andiamo tutti abberlino
che abberlino è bello abberlino
che abberlino si stabbene abberlino
abberlino ci sta labbellaggente dibberlino
non ci si annoia mai abberlino
anche gli artisti lavorano abberlino
gli artisti dibberlino sono i più artisti di tutti gli artisti
anche più artisti degli artisti dibbarcellona
che anche se non sei artista
tu vai abberlino e lo diventi
diventi artista dibberlino
è grande abberlino
abberlino però non ci sta il traffico come ammilano
arroma attorino
ci puoi andare in bici abberlino
senza che ti schianchiano
vabbé fa un po’ freddo abberlino
ma poi il cielo dibberlino
se tu guardi il cielo dibberlino
tu guardi il cielo sopra abberlino
ed è sempre tutto più blu il cielo sopra abberlino
e poi la birra dibberlino
e poi
i wusterls dibberlino
e le donne dibberlino
ah che donne abberlino
è tutto un amore libbero abberlino
di donne bellissime dibberlino che fanno all’ammore con uomini bellissimi dibberlino che anche se tu sei brutto come un topo fracico spelacchiato tu abberlino diventi bello e sessuale e fico e fai l’ammore con tutti uomini e donne bellissime dibberlino che abberlino l’amore porco cazzo e libbero tutti che si abbaciano e che si strofinano che si fanno l’amore coi cazzi e le fiche dibberlino è tutto un sesso berlinese della madonna
e comunque costa tutto meno abberlino
e comunque c’è l’europa che pulsa abberlino
mica come qui
che siamo morti marciti che tanfiamo di cadavere morto putrido
che cazzo ci stiamo a fare qui?
abberlino bisogna andare
ma non ora
ieri
l’altro ieri
ciao vado
abberlino vado
e ci vado in taxi ci vado abberlino
che abberlino i taxi te li tirano dietro te li tirano abberlino
e le case pure
io lì mi affitto non uno
tre appartamenti con una vista subberlino e piscina dibberlino
e divento artista dibberlino e andatevene tutti a fare in culo voi e chi non ve lo dice che non avete capito un cazzo brutti deficienti sucate parto abberlino sucate ciao vi mando una cartolina quando arrivo.




Annamaria... a dopo

venerdì 3 gennaio 2014

I CROP CIRCLES -( I CERCHI NEL GRANO : QUANDO UN MISTERO DIVENTA STORIA)










Nella notte del 30 dicembre 2013, in California, è comparso il disegno nel campo di una fattoria di Salinas.
Il mistero si infittisce perché nella stessa notte è stato postato su YouTube un video di due sconosciuti che hanno ripreso delle luci verdi proprio in prossimità del luogo dove è avvenuto il fenomeno. Per gli scettici si tratta di una mossa pubblicitaria, ma il fenomeno rimane pur sempre un mistero. 
La maggior parte dei cerchi nel grano appaiono da un giorno all'altro, ossia vengono fatti nelle poche ore notturne, e sicuramente tantissime spettacolari e complesse formazioni geometriche dei cerchi nel grano NON possono essere fatte dall'uomo, sia per il tempo limitato sia per la estrema precisione delle figure.

Nel libro che sto per segnalarvi non troverete la soluzione ,pero' potrete saperne di piu'.
Di sicuro interesse per gli addetti ai lavori, risulta affascinante anche per il neofita che si approcci digiuno a questo tema.



"CERCHI NEL GRANO: QUANDO UN MISTERO DIVENTA STORIA"

Editore: Edizioni Alvorada
Data pubblicazione: Dicembre 2011
Formato: Libro - Pag 402 

Il libro indaga con piglio scientifico e storico il "mistero" dei cerchi del grano...
di Leonardo Dragoni 



Breve descrizione del libro

Il testo aspira ad affrontare l'argomento del crop circling nella sua interezza ed in modo ateo ed oggettivo. Si tratta di un lavoro di approfondimento sulle principali indagini che nell'ultimo ventennio hanno maggiormente animato il dibattito culturale specialistico sui cerchi nel grano.

L'approccio è saggistico, scientifico, e moderatamente scettico (pur rimanendo possibilista e conservando fluidità e leggerezza di esposizione).

Vengono prese in esame le principali teorie sulla natura e l'origine dei pittogrammi, e sottoposte a contraddittorio al fine di evidenziare i punti critici e la parziale inadeguatezza, sostanziale e metodologica, delle evidenze portate a supporto delle stesse.

La confutazione è svolta sia su un piano concettuale-culturale, sia di indagine specifica.

Vengono poi presi in esame (e confutati) nove casi, che furono segnalati all'autore come "esemplari" (per la loro non convenzionalità) da altrettanti stimati ricercatori di fama nazionale e internazionale, in una intervista che questi condusse nel 2008.

Il libro è frutto di studi e indagini di lunga durata, e della conoscenza approfondita del fenomeno e dei personaggi che ruotano attorno ad esso. 






(Leonardo Dragoni)
La storia dei cerchi nel grano (detti anche crop circles, pittogrammi, agroglifi, formazioni) ebbe origine un venerdì di ferragosto del 1980. 

Allora il Wiltshire Times pubblicò, per la prima volta in assoluto, una fotografia di un cerchio nel grano, in un articolo intitolato: “Cerchi misteriosi – il ritorno della ‘cosa’?”. La “cosa” era il termine utilizzato per indicare gli eventi accaduti tra il 1964 e il 1970 nella cittadina di Warminster, nel Sud-Ovest del Wiltshire (Inghilterra meridionale), dove gli abitanti locali udirono enigmatici suoni, di cui non riuscirono mai a determinare la provenienza. I “cerchi misteriosi” erano invece tre forme circolari impresse sul campo d’avena del signor John Scull, presso Bratton Castle, sempre nel Wiltshire. 
Undici anni dopo, il 9 settembre del 1991, il quotidiano “Today” pubblicava in prima pagina una notizia sensazionale: Douglas Bower e David Chorley, due pensionati di Southampton, erano gli ideatori e gli artefici dei famigerati e misteriosi cerchi nel grano che campeggiavano nelle campagne inglesi da almeno un decennio.

Quell’articolo, di Graham Brough, era intitolato “Men who conned the world”, cioè “Gli uomini che hanno imbrogliato il mondo”. Fu una pagina di giornalismo che impresse un marchio indelebile sulla successiva storia dei cerchi nel grano, e che deflagrò con irruenza nella confraternita dei cerchi, facendo feriti e vittime tra gli esperti e i ricercatori, soprattutto tra coloro che si erano esposti a sostegno della natura non umana di questo fenomeno. Per qualcuno (Jurgen Kronig, Terry Wilson, John Macnish, Class Svahn, Ken Brown, per fare dei nomi noti nell’ambiente) fu l’inizio di un percorso di ripensamento dell’intero fenomeno, che evidentemente andava osservato con più distacco e raziocinio. Ma per le moltitudini quel pezzo fu un autentico spartiacque, che divise coloro che credettero al giornale e ai due simpatici artisti di Southampton, da coloro che al contrario ne divennero acerrimi delatori. Questi ultimi mossero innumerevoli critiche al giornale, e sollevarono contro Bower e Chorley un autentico tifone di collera, sospetti, accuse.




Oggi, a distanza di quasi un quarto di secolo, possiamo osservare quegli eventi dall’alto, con distacco, attingendo a fonti preziose che ci permettono di addivenire ad una ricostruzione storiografica puntuale. 
Bisogna allora ammettere che - esattamente come raccontato da Bower e Chorley - gli uomini potevano e possono creare quei cerchi con mezzi rudimentali quali un fil di ferro arrotolato sul berretto che fungesse da puntatore, una tavola di legno e un metro a fettuccia. Con sistemi simili ne vennero realizzati molti anche nel 1992, in un pubblico concorso che diede risultati superiori ad ogni aspettativa. Bisogna soprattutto ammettere che la storia raccontata dalla coppia di Southampton è assolutamente attendibile e ricca di riscontri. Le di prove a suffragio della stessa, sono sostanziose e importanti. La storica foto pubblicata dal Wiltshire Times nel 1980, ad esempio, era stata scattata anche da Bower, da diverse angolazioni. Egli aveva inoltre conservato tutti i ritagli di giornale che parlavano di questa tematica, e possedeva molte foto di cerchi nel grano, alcuni perfino sconosciuti alla stampa e al pubblico. I due diedero anche delle dimostrazioni pratiche della loro arte di fronte alle telecamere e in pubblico, con risultati non ottimali ma neppure “vergognosi” come furono etichettati dai detrattori.



I due artisti vennero allo scoperto quando si resero conto che in giro per le campagne inglesi (e non più solo inglesi) c’era qualcun altro che faceva il loro lavoro, e lo faceva meglio di loro. Ad esempio il gruppo di circlemakers (così si chiamano coloro che realizzano questi pittogrammi) chiamato “United Bureau of Investigation” (UBI), capitanato da John Martineau; oppure gli “Amershan”, o ancora gli “Wessex Skeptics” fondati nel 1990 da Robin Allen, o anche individualità come Julian Richardson (alias Bill Bailey), o Adrian Dexter. A partire dal 1987 si stava formando un folto e segreto sottobosco proliferante di circlemakers (così si chiamano gli artisti che realizzano questi pittogrammi) che di li a pochi anni avrebbero surclassato i fondatori, giungendo a realizzare crop circles geometricamente e simbolicamente complessi ed esteticamente sbalorditivi e incantevoli. 
Cosa sarebbe accaduto se una di queste persone o uno di questi gruppi fosse stato scoperto, o fosse venuto esso stesso allo scoperto prima di Bower e Chorley? 
All’interno dunque di un quadro ben dipinto dai due artisti di Southampton, e quindi credibile e solido, restano però alcune crepe sui cui fanno leva i detrattori, e attraverso le quali rischia di infiltrarsi di nuovo il germe del dubbio e dello scompiglio. Su queste incrinature crediamo che i successivi storici o ricercatori dovrebbero tentare di fare luce. 
Ad esempio la dichiarazione che Bower rilasciò nel dicembre del 1998, contraddittoria con quanto detto fino ad allora. Egli disse infatti che “c’era qualcosa lì fuori” che gli diceva di fare i cerchi nel grano, come se fosse stato un automa programmato dall’esterno, una sorta di “Manchurian Candidate”. Aggiunse inoltre di credere agli alieni e agli UFO. Chorley era morto nel 1996, e poco prima Bower gli aveva promesso che si sarebbe continuato a battere per far emergere la verità. Perché allora, dopo sei anni dalla sua apparizione, e meno di due anni dopo la morte dell’amico, introduceva questo argomento fuorviante nella sua versione dei fatti? La nostra sensazione è che mentì, e che introdusse questo argomento in modo strumentale. Bisognerebbe tuttavia accertarne le ragioni. 
C’era poi stata anche un’altra occasione in cui Bower aveva dichiarato qualcosa del genere, e lo aveva fatto in tempi non sospetti. Ci riferiamo all’intervista rilasciata a John Macnish per la BBC Television, in cui Bower dichiarava: "Mah... sà... è come se qualcosa ce li facesse fare [i cerchi]”. Allora sembrò una risposta di circostanza, per indicare una motivazione poco precisa. Oppure una frase concordata che poteva far parte del copione del film. Alla luce però delle successive dichiarazioni di Bower (del 1998), quella asserzione si dipinge di foschi sospetti e assume un diverso rilievo.



Un altro dubbio riguarda il motivo per cui Bower, durante la conferenza alla Nafferton Hall del luglio 1993, retrodatò l’origine della sua attività al 1975. Ai giornalisti del “Today” aveva detto di aver iniziato nel 1978. Aveva poi confermato questa data nell’aprile 1993 in una intervista con Class Svahn. Perché tre mesi dopo cambiava le carte in tavola? Si può ipotizzare che avesse subodorato che qualcuno avrebbe presentato delle evidenze fotografiche di cerchi precedenti al 1978 (ad esempio P. Fuller, o C. Andrews). Bower dovette pensare che stiracchiando di altri tre anni all’indietro questa data, dal 1978 al 1975, si sarebbero ridotti i rischi di perdere la “genitorialità” del fenomeno. A lui interessava essere riconosciuto come fondatore di questo fenomeno, e temeva di essere scavalcato. Era questo uno dei motivi che due anni prima lo aveva spinto, insieme a Chorley, a venire allo scoperto. Questa preoccupazione di Bower la si deduce anche dalla frase di apertura di Ken Brown nel successivo convengo, che si sarebbe tenuto solo una settimana dopo: “Stasera siamo qui per evidenziare il fatto che i cerchi nel grano furono un’idea originaria di Doug Bower”. 
 Quali che fossero le sue ragioni, è un fatto che Bower cambiò versione, e la cosa non può non destare sospetto. Rimane quindi incerta la data iniziale, laddove ad esempio Macnish la colloca nel 1975, Irving nel 1976 e Schnabel nel 1978. 
Altra crepa nella tela di Bower e Chorley è rappresentata dal citato articolo del “Today”, che terminava scrivendo che i due protagonisti non erano prezzolati: il giornale non aveva pagato nulla per la storia. Le ultimissime parole erano però: “Copyright MBF Services”. 
Pat Delgado prima, George Wingfiled poi, si convinsero che dietro quel “MBF Services” si celasse un inganno, e si dedicarono anima e corpo a svelare questo arcano. Non vi riuscirono, ma sollevarono abbastanza polvere da insinuare il dubbio che vi fosse qualcosa di losco. Dubbio che né il giornale, né gli scettici sono poi stati capaci di dirimere definitivamente. 
Il caporedattore del “Today”, Lloyd Turner, spiegò che MBF era il nome di una libera agenzia di stampa che aveva messo in contatto Bower e Chorley col giornale. Venne però accusato di mentire: l’agenzia non compariva in alcun elenco o registro. Più probabile – come disse infatti Brough – che MBF fosse solo un nome fittizio, qualcosa che era stato propinato al giornale, e che era stato inventato un po’ per gioco e un po’ per proteggere il diritto d’autore e l’esclusiva della storia. 
I delatori intanto indagavano, prima su una “MBF Limited” a Paisley, in Scozia, diretta da Norman MacFarlane. Poi, tramite un numero di telefono, risalirono allo studio commerciale di Berkley Jackson, che si scoprì avere come cliente un centro di ricerca e sviluppo denominato MBF. Era la “Maiden Beech Farm Consultancy Limited”, nel Somerset, diretta dal dottor Andrew Winsloe Clifford, scienziato specialista in ingegneria meccanica e metallurgia, il quale svolgeva anche dei lavori di natura confidenziale per il Ministero della Difesa. Il sospettato ideale, ma dopo successivi approfondimenti sembrò estraneo alla vicenda. La storia si scrive con i documenti, con i nomi, e con i fatti. Tutti elementi che, nel caso specifico, sono rimasti latitanti. Difficile dunque determinare come fossero andate realmente le cose. Rimane il fatto che la “questione MBF” presentava delle ombre, ad oggi di fatto non pienamente risolte. Turner, insieme a Brough e all’editore Dunn, saranno anche formalmente accusati di fronte alla “Press Complaints Commission”, uscendone assolti.
Questioni secondarie dunque, ma per il momento irrisolte. Non è abbastanza per scalfire le solide evidenze presentate da Bower e Chorley, la cui storia sembra reggere bene ai reiterati attacchi dei detrattori. Ma è forse abbastanza per ammettere qualche legittimo sospetto, e insinuare il dubbio almeno tra i malpensanti e chi vuole il mistero (o gli ufo) ad ogni costo. Costoro però, bisogna dire, di evidenze storiche o scientifiche a loro sostegno, non ne hanno mai presentata neppure mezza.

Annamaria... a dopo


giovedì 2 gennaio 2014

COMUNICARE CON EFFICACIA - 1




Primo pezzo della nuova rassegna "COMUNICARE CON EFFICACIA" 
Siccome  nell'ambito di una coppia è molto importante "DIALOGARE", Enzo ne fa una rassegna  molto accurata.




COMUNICARE SIGNIFICA:
          Conversare
          Persuadere
          Insegnare
          Negoziare
          Informare
         cioè,  concepire dei pensieri  e  saperli  trasmettere , a una persona, nel modo giusto.

Siete sicuri di esprimervi nel modo giusto?

Le persone,  a cui parlate,  capiscono tutto quello che dite? Ho qualche dubbio in proposito, ma non vi offendete.  Se  vi sforzerete di seguirmi,  cercherò di migliorare il vostro modo di “comunicare” ed eviterete di dire:

-          E’ chiaro?
-          Ho reso l’idea?
-          Sono stato chiaro?
-          Hai afferrato il concetto?
-          Mi sono spiegato?
-          Hai capito tutto? e simili espressioni

COMUNICARE CON EFFICACIA
Comunicare fa muovere le cose. Voi chiedete informazioni, ma le fornite pure: cioè, inducete gli altri a capire e a essere disposti ad agire secondo i vostri desideri.
Tuttavia,, molti problemi sono causati dall’inadeguatezza o dalla mancanza di comunicazione, il che porta a incomprensioni o a disinformazione. Sapere dove le cose non funzionano è un utile punto di partenza per la ricerca di una comunicazione efficace.

 ERRORE: segnali di scarsa comunicazione.
Raramente la gente si prende la briga di esprimersi adeguatamente. Molto spesso, ciò ha a che vedere con il modo in cui le cose vengono espresse più che con la confusione di idee.
Di solito è facile capire quando le persone sentono che qualcosa non è stata comunicata bene. Dicono frasi come:

-          "Se intendevi questo, perché non l’hai detto?”

-          “Vorrei che mi spiegassero quello che vogliono.”

-          “Non ho capito bene cosa vogliono che faccia.”

-          “Mi piacerebbe capire quando sta scherzando.”

-          “Devo dire la verità, non ho capito niente.”

Spesso questa mancanza di comprensione, non viene espressa ad alta voce. Può prendere la forma di un sospiro o di un’espressione accigliata. Da ciò si deduce che non sempre ciò che viene comunicato e ciò che viene recepito corrispondono. E’ essenziale trovare un modo per eliminare il divario.

ERRORE:  non formulare correttamente i messaggi.
Il processo tramite il quale le idee e le informazioni vengono trasformate in messaggi da trasmettere deve essere considerato adeguatamente. E’ sempre un’ottima cosa avere pensieri e idee interessanti, ma esistono due fattori che possono influire negativamente su una buona comunicazione:

-  l’incapacità di pensare con chiarezza e logica quanto deve essere comunicato. Per esempio: “Le buste stanno finendo”, quando intendevate dire: “Ho bisogno di altre buste”;

-          l’incapacità di comprendere gli interessi e le percezioni dell’ascoltatore e di adeguare il messaggio allo scopo di guadagnarsi la sua attenzione e comprensione. Per esempio: usare il termine botanico “impatiens” invece del popolare e semplice "canna di vetro”.

Se il messaggio non viene espresso con chiarezza,  non può essere  correttamente  capito dagli altri e quindi non può avere luogo una buona comunicazione.

ERRORE:  si dà l’impressione sbagliata
Negli affari, raramente la gente è fisicamente prepotente o offensiva, ma esistono altri aspetti del comportamento che possono dare inavvertitamente un’impressione negativa. Eccone elencati  tre:
-          il vostro aspetto,  la mancanza di cura nel vestirvi per l’occasione indica mancanza di interesse per la persona con cui state comunicando o il desiderio di dominarla. Jeans sdruciti e felpa hanno un impatto molto diverso da un abito formale. A seconda della situazione  lo stile dell’abbigliamento può dare un messaggio completamente sbagliato;

-          la vostra terminologia,  l’uso sconsiderato di un gergo professionale può      distorcere  il messaggio e offendere. Per esempio:

Per esempio, riferirsi in privato ai clienti come “polli” sembrerebbe creare una sorta di cameratismo, ma indica anche un implicito disprezzo per gli altri che viene inconsciamente comunicato;

-mancanza di puntualità,  arrivare in ritardo indica che considerate gli altri poco importanti. Se una persona è precisa, viene ritenuta interessata e attenta,  ma se non è mai puntuale, dà l’impressione che quanto deve comunicare forse non è di grande importanza.
Tutte queste cose comunicano che non pensate agli altri e che non vi importa niente delle loro opinioni e necessità. Vale la pena di riflettere su come potete evitare che si creino barriere prima ancora di aprire bocca, cercando di fare subito una buona impressione.

ERRORE: non ascoltate adeguatamente
Le persone vi diranno che vi stanno ascoltando anche se stanno facendo qualcos’altro, come leggere il giornale o scarabocchiare. Ma quando poi non fanno  quanto gli avevate chiesto, sospettate giustamente che non vi abbiano proprio sentito.  E ciò vi irrita assai.  E questo accade perché la gente confonde “ascoltare” con “sentire”.
Se le persone non ascoltano, sentono soltanto, ciò che è stato detto, ma perdendo qualcosa di fondamentale poiché in quel momento la loro attenzione era altrove. Oppure recepiscono soltanto una parte del messaggio, pensando di aver compreso tutto. Le parole sono state sentite ed elaborate, ma non hanno raggiunto la coscienza. Per esempio, se un insegnante vede uno studente distratto e gli chiede: “Che cosa ho detto”., lo studente riesce a ripetere un pezzo del discorso come “un pappagallo”, ma senza averlo compreso.  Oppure, mentre qualcuno vi sta parlando a una festa,  voi ritenete di non accorgervi dei discorsi altrui, ma sentite subito il vostro nome se una persona lo nomina dall’altra parte della stanza.
Se la gente non vi considera credibile, per ciò che dite e per come lo dite, sarà molto improbabile che vi ascolti. Non conta soltanto quello che dite o scrivete ma è il modo in cui è costruito il vostro messaggio che incoraggia le persone ad ascoltare quanto viene comunicato.
E’ ovvio che quando la gente non ascolta i messaggi o non bada a quanto viene detto, e probabilmente si ricorderà poco di ciò che ha soltanto sentito. E se non  si interiorizza adeguatamente il messaggio,  è molto probabile fraintenderlo.

CONCLUSIONE:  gestire la comunicazione!
Senza  una comunicazione efficace, non vi farete capire o  gli altri vi capiranno male; se non comunicate con chiarezza, le persone  non capiranno quello che volete, cosa intendete o cosa avete in mente. Una trasmissione corretta rappresenta il collegamento tra il pensiero che avete nella capoccia e l’azione.
Comunicare non è una cosa che semplicemente succede;  richiede attenzione al contenuto del messaggio e,  ancora più importante, a come è presentato, se si vuole che venga recepito e compreso correttamente.
Altrimenti, tanto valeva rinunciare fin dall’inizio.


ORA VI PONGO SEI (6) DOMANDE DI UN BREVE TEST  PER “SONDARE” IL VOSTRO MODO DI COMUNICARE

1-    Ho la tendenza a ritenere che gli altri capiscano sempre quello che sto dicendo?

2-    Riesco a pensare secondo logica e con chiarezza ciò che voglio comunicare?

3-    Qualche volta trascuro di tener conto degli interessi e delle necessità altrui quando cerco di guadagnarmi la loro attenzione?

4-    Creo impressioni errate non tenendo conto dell’effetto del mio comportamento?

5-    Qualche volta ho la tendenza ad ascoltare soltanto quello che voglio sentire?

6-    Di solito lascio agli altri il compito di dare un senso a quanto sto dicendo?

Se avete risposto “sì” ad alcune o a tutte queste domande, forse sarà bene che esaminiate attentamente il vostro modo di comunicare.
Non intestarditevi, riconoscete che a volte non vi fate capire! Quindi, è molto meglio se:

-         Riconoscete che spesso la gente fraintende quello che state dicendo;

-         Decidete di pensare più chiaramente e logicamente prima  di comunicare  concetti incomprensibili, sciocchezze, corbellerie, scemate e simili;

-         Considerate gli interessi e le necessità degli altri per guadagnarvi la loro attenzione;

-         Create una buona impressione e sarete ascoltati;

-         Ascoltate di più quello che dicono gli altri.


Argomento del prossimo  “pezzo”: COMUNICARE CON EFFICACIA 2 - “Comprendere il processo di comunicazione”.

ENZO



mercoledì 1 gennaio 2014

BUON 2014 !!!!




Stanotte abbiamo svuotato il bicchiere dei ricordi rompendolo  come le vecchie cose che conteneva e, per oggi auguro a tutti  di raggiungere i sogni, toccare il cielo e leccarsi le dita, saltando sempre piu' in alto per abbracciare il sole. Vi auguro tanta gioia, serenità, salute e la voglia di riscoprire i valori veri della vita.

Non cedete alle speranze, perchè come dice il proverbio "chi di speranza vive disperato muore" .Per cui non si deve finire in disperazione ma in gioia e certezze di una vita migliore . Dal mio bicchiere dei ricordi ho buttato via gente falsa con promesse che non mantiene  o solo a parole sapendo di mentire....ogni riferimento a persone o cose non è casuale...(anonimi & company mandati da "gentaglia" che vi auguro di non incontrare mai e che hanno "sporcato" il blog)
Ad essi dedico anche un coupon...(troppo buonismo e diplomazia nuoce alla salute)








Non poteva mancare un pensiero da regalarvi e ci ha pensato il nostro amico e poeta , Enzo.



IL SENSO DELLAMORE


Abdicare vorrei come un re al trono
Non rimpiangendo lo sfavillio  di monili, collane,
Non m’affliggerei perdendo gli inchini dei servi
Amareggiato da una lotta infinita tra il Bene e il Male
Migliorate la giusta via della Morale
Abbandonata da Credi diversi uccidendo con uomini ordigni
Rinascere occorre  rifuggendo stragi, ignominia, egoismi infami
Illusi, indifferenti, insensibili, ipocriti, traditori,
Amorali tutti
Onorando la profondità  dell’anima,
Bonificheremo ogni angolo del vostro cuore

Quest’anno  è spirato in brutture
Sulla sua scarna tomba pianterei un solo fiore
in omaggio furtivo di un amore segreto

Confido nella clemenza dell’anno alle porte
Confido in segreto
Confido in amore
Confido…


Enzo