domenica 30 dicembre 2018

LA PREGHIERA DELLA RANA










Cambiare il punto di vista è sempre possibile.
Chiudiamo l'anno 2018 con due aneddoti tratti dal libro di A. De Mello: una raccolta che appartiene a diverse culture, specialmente del medio oriente ma che fanno parte di tutta l'umanità; dove troviamo un filo di luce di saggezza e umanità che permettono di  ripensare in un'ottica diversa non solo alla  preghiera della rana ma a tante altre cose.
Si puo' togliere il "pregare" e sostituirlo con qualsiasi altra attività.





Una sera fratel Bruno era assorto in preghiera quando fu disturbato dal gracidare di una rana. Per quanti sforzi facesse, non gli riuscì di ignorare quel rumore e allora si sporse dalla finestra e urlò: “Silenzio! Sto pregando”. Poiché egli era un santo tutti obbedirono al suo ordine immediatamente. Ogni creatura vivente si zittì in modo da creare il silenzio necessario alla preghiera. Ma ecco che Bruno fu di nuovo interrotto, questa volta da una voce dentro di lui che diceva:

“Forse a Dio il gracidare di quella rana era altrettanto gradito dei salmi che tu stai recitando”.

“Che cosa possono trovare di bello le “orecchie” di Dio nel verso di una rana?” replicò Bruno sprezzante.

Ma la voce proseguì:

“Perché mai allora Dio avrebbe inventato un simile suono?”

Bruno decise di scoprirlo da sé: si sporse dalla finestra e ordinò: “Canta!” e l’aria fu piena del gracidare ritmato della rana, con l’accompagnamento di tutte le raganelle del vicinato.

Bruno si pose in ascolto con attenzione e subito non udì il frastuono, ma scoprì che, se smetteva di irritarsi, quelle voci in realtà rendevano più ricco il silenzio della notte.

Grazie a quella scoperta, il cuore di Bruno entrò in armonia con l’universo intero e, per la prima volta nella sua vita, egli capì che cosa significa pregare.




I quattro monaci rompono il silenzio

Quattro monaci decisero di osservare il silenzio per un mese. Iniziarono abbastanza bene, ma dopo il primo giorno uno disse: “Chissà se ho chiuso la porta della mia cella prima di lasciare il monastero”. E un altro: “Stupido! Abbiamo deciso di stare in silenzio per un mese e tu hai già infranto la regola!” Il terzo monaco esclamò: “E tu? Anche tu l’hai infranta!” Proclamò il quarto: “Grazie a Dio, sono l’unico che non ha ancora parlato!”
(Anthony De Mello – La preghiera della rana)




“C’è chi sposta un sasso e ne parla come se avesse spostato una montagna! E poi c’è chi sposta una montagna in silenzio.”

Buon Anno di “silenziose” sfide!





ANNAMARIA





domenica 23 dicembre 2018

M’ARRUSPIGGHIAI STANOTTI







Sapissi cchi mi successi stanotti…
…mi’nsunnai di caminari supra ‘na strata
fatta di celu e ‘lluminata di stiddi…
e luntanu davanti a mia cci ‘nnera una
cchiù russa e cchiù lucenti …
…ma quannu m’avvicinai
ccù tanta meravigghia
mi’ nnaddunai
ca dda stidda nun’era na stidda
ma eri tu , bedda picciridda
ca senza parrari, manu ccu manu,
mi purtasti ccù tia
‘nta ‘dda strata celesti di la fantasia.
...lu me cori , allura, cuminciò a battiri forti…
...e mentri ti stavu ‘pi diri:
“ti vogghiu beni”
...si grapiu lu celu …
...e nun vitti cchiù nenti…
...Nun vitti cchiù strata…
...Nun vitti cchiù stiddi…
...Nun vitti cchiù AMURI…
...Chistu mi successi stanotti .
...ti vulia diri “Ti vogghiu beni 
e ‘nveci m’arruspigghiai.



MI SVEGLIAI STANOTTE 
Sapessi che mi successe stanotte...
...mi sognai di camminare sopra una strada
fatta di cielo e illuminata di stelle...
e lontano davanti a me c'è n'era una 
più rossa e più brillante...
...ma quando mi avvicinai
con tanta meraviglia 
mi accorsi
che non era una stella
ma eri Tu, bella piccolina
che senza parlare, mano con mano 
mi portasti con te
in quella strada celeste della fantasia.
... il mio cuore, allora, cominciò a battere forte...
e mentre ti stavo per dire:
"ti voglio bene"
si aprì il cielo..
e non ho visto più niente...
non ho visto più strada...
non ho visto più stelle....
non ho visto più AMORE...
...questo mi successe stanotte.
ti volevo dire "Ti voglio bene"
è invece mi svegliai.


TOTO' MIGLIORE

Annamaria


sabato 22 dicembre 2018

BUON COMPLEANNO NATALINA!!









Carissima Natalina, Enzo ha scelto per te questa bellissima poesia
Un piccolo pensiero che si rinnova dopo qualche anno per farti arrivare i nostri più cari auguri di Buon  Compleanno!






Notte di dicembre

Togliti la mantella, il cappello
e le scarpe, e fermati al mio focolare
dove nessuna donna si è mai seduta.

Ho fatto il fuoco più vivido;
lasciamo tutto il resto nel buio,
e sediamo accanto alla luce della fiamma.

Il vino è tiepido sul focolare;
riflessi vanno e vengono.
Riscalderò le tue membra con i baci
Finché risplendano

(DAVID HERBERT LAWRENCE)



ENZO E NATALINA




     
NATALINA E ANNAMARIA
               


Cara Natalina, in certe occasioni nei confronti delle persone che vogliamo bene esprimiamo pensieri e desideri impossibili, ma non
irrealizzabili, mettendoci  il cuore.

Quante volte diciamo: se potessi arrivare in cielo ruberei una stella per te?  ... io, ma anche gli altri amici, una stella l'abbiamo rubata dieci anni fa e quella stella sei tu, dolce amica!








Da Laura
Carissima e dolcissima Natalina,sono una cara amica di Annamaria,(quindi anche tua,spero).Ti auguro un Sereno Compleanno ed un Natale pieno di STELLE LUCENTI,come te! Spero di abbracciarti presto! Con immenso affetto! Laura. 


Annamaria

lunedì 17 dicembre 2018

QUALI SONO E QUAL E' IL SIGNIFICATO DEI SIMBOLI DEL NATALE









L'albero, il presepio, le candele rosse, il vischio, la corona dell'avvento... il significato dei simboli del Natale.



Ormai manca davvero poco al Natale: non c'è negozio che non sia addobbato e pieno di luci e colori: rosso, oro, argento. Pasticcerie con panettoni tradizionali e per ogni gusto.

Da piccoli abbiamo scoperto il Natale e abbiamo imparato a riconoscerne i segni. Oggi sappiamo leggerli molto bene: se c'è il vischio sopra la porta diamo un bacio a uno dei nostri cari, se una casa si tinge di rosso sappiamo che là il Natale è già iniziato.



 Ma ricordiamo ancora il significato dei simboli del Natale?  

Scopriamoli insieme:  

LA STORIA DI BABBO NATALE
Babbo Natale è una figura presente nelle culture di tutto il mondo: è colui che porta i regali ai bambini nella notte tra il 24 e il 25 dicembre.

La figura che conosciamo oggi discende da quella di un personaggio storico realmente esistito: San Nicola, che fu vescovo di Myra (antica città turca). Prima di diventare Santo, Nicola si batté a lungo per difendere i valori cristiani, fino ad essere imprigionato. Morì il 6 dicembre verso la metà del IV secolo. Prima di diventare Santo, a Nicola vennero attribuiti diversi miracoli che lo resero popolare tra tutti i cristiani. Venne legato ai bambini e ai doni grazie a 2 episodi: salvò 3 ragazze dalla prostituzione, regalando al padre 3 sacchi d'oro che così risolse i suoi debiti.

 Il secondo è un miracolo: smascherò un locandiere che aveva ucciso 3 bambini, consegnandolo alla giustizia e resuscitando i 3 infanti. Divenne così popolare tra i giovani e nacque la tradizione dei doni, portati dal Santo la notte tra il 5 e il 6 dicembre. Nel tempo la figura di San Nicola si è fusa ad altri personaggi del folclore nordico, poiché la chiesa del Nord Europa aveva proibito la venerazione dei santi. Nacque così un San Nicola vestito di verde-marrone, allegro e rubicondo.



La svolta verso il Babbo Natale moderno avviene negli Stati Uniti d'America verso la fine dell'Ottocento: diversi scrittori di libri per bambini immaginarono un Santa Claus che portava doni ai bambini...su una slitta volante trainata da renne. Inoltre fu Thomas Nat, illustratore, il primo a rappresentare un babbo natale anziano, con barba e pelliccia. Il colore rosso si aggiunse negli anni successivi, nei primi decenni del Novecento, quando diverse agenzie pubblicitarie vestirono Santa Claus di rosso, fino alla rappresentazione moderna.




L'ALBERO DI NATALE
Arredare la casa con un albero di Natale agghindato è una tradizione oramai consolidata in tutto il mondo. Solitamente l'albero utilizzato è l'abete, raramente il pino o conifere simili. 

L'origine dell'albero di Natale risale al tempo dei romani che usavano decorare la loro casa con rami di pino durante le calendae di gennaio. Verso l' XI secolo tra i cristiani del Nord Europa, durante l'avvento, si diffonde l'uso di allestire diverse scene tratte dalla Bibbia, tra cui un episodio in particolare, tratto dalla genesi, dove si parla dell'albero della conoscenza e del bene. Nasce così l'usanza di decorare quest'albero, prima con frutti e fiori di carta.

Tra i vari alberi quello più utilizzato diventa l'abete, un sempreverde: la prima volta fu allestito a Tallin, nel 1441. Questa pratica si diffuse timidamente nel Seicento e si affermò nel Settecento, fino a diventare tradizione. 


Negli ultimi decenni, per problemi di spazio, di manutenzione e anche di costi, si utilizzano abeti artificiali, anche per salvaguardare la stessa pianta. 




LA TRADIZIONE DEL PRESEPE
Il presepe (o presepio) è una tradizione molto sentita nei paesi con una forte tradizione cattolica.

La rappresentazione della natività con le piccole statue affonda le proprie radici nel Medioevo, all'epoca di San Francesco che fu il primo a realizzare la scena della nascita di Gesù, ma solo dopo aver avuto l'approvazione papale. Rifacendosi al racconto degli evangelisti Luca e Matteo, San Francesco realizzò una rappresentazione molto semplice, più precisamente celebrò la funzione in una grotta con solo della paglia e i due animali sacri. Questo perché il Papa pur avendo dato il permesso aveva proibito i drammi sacri. Secondo alcuni però San Francesco realizzò il presepe ispirandosi alle funzioni liturgiche che aveva visto a Betlemme, dove era stato in viaggio: quindi non gli si potrebbe attribuire del tutto la paternità.



Nei secoli successivi la tradizione del presepe si è rafforzata, sia nel campo artistico che in quello "popolare": numerose furono e sono le chiese che lo allestirono all'interno dei loro locali. Ma è solo verso la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento che il presepe arriva nelle case di tutti, anche dei borghesi e del popolo: una tradizione che esiste ancora oggi, sempre in bilico tra antico e moderno. Difatti c'è chi ama rifarsi alla tradizione e chi invece ama le innovazioni artistiche che hanno contaminato anche questo campo. 




IL CERO DI NATALE 
La notte tra il 24 e il 25 dicembre si usa accendere un cero, una candela. La luce emanata dalla candela simboleggia la nascita di Gesù, giunto per illuminare un mondo oscuro, rendendo così visibile la via della salvezza.
In alcuni paesi, come in Inghilterra e in Francia, si usa accendere 3 ceri fusi alla base: questo simboleggia la Santissima Trinità.  
Il tradizionale cero di Natale è rosso.




I REGALI DI NATALE
I media ci hanno portato a pensare che i regali di Natale siano una "trovata commerciale". In realtà quest'usanza ha radici molto antiche e ha un significato profondo.
Per quanto riguarda i bambini, come abbiamo visto l'usanza è nata con la figura di Babbo Natale, anche se in alcuni luoghi è Gesù bambino a portare i doni. Questa discrepanza è avvenuta quando si tentò di proibire il culto di San Nicola, proponendo l'idea che fosse Gesù a portare i regali. Ma non ebbe successo perché i regali, come oggi, erano considerati un premio solo per i bambini buoni, mentre i "cattivi" sarebbero rimasti fuori: risultava difficile credere che Gesù potesse essere così severo. Per questo si preferì lasciare a Babbo Natale il "compito" dei regali, cambiando solo la data. 

L'usanza dei regali tra adulti invece risale ai Romani che erano soliti scambiarsi dei doni il primo giorno dell'anno: le strenne, ovvero dei rami sacri, come augurio per un anno ricco, prospero e felice. Secondo la leggenda fu TiTo Tazio il primo, che chiese ai sudditi un ramoscello d'ulivo del sacro bosco della dea Strenia. La tradizione nel tempo si è fusa a quella cristiana, divenendo unica: attraverso il gesto del dono si ricorda al prossimo il proprio amore e gli si augura allo stesso tempo un avvenire felice.

Il regalo di Natale è un dono che si usa fare a chi si vuole dimostrare affetto.




LE STORIE DEL PANETTONE
Un altro simbolo del Natale è un dolce, il panettone. La storia della sua nascita nell'immaginario collettivo risale a 2 storie differenti.

Secondo una versione fu inventato da Messer Ughetto degli Atellani, falconiere che abitava nella Contrada delle Grazie a Milano. Questi era innamorato di Adalgisa, figlia di un fornaio, e si fece assumere dal padre di lei come garzone. Ughetto per incrementare le vendite inventò un dolce nuovo, che ebbe subito successo permettendogli così di sposare l'amata e vivere senza difficoltà.



Nella seconda versione, fu il cuoco di Ludovico il Moro ad inventare il dolce. Egli doveva preparare il pranzo di Natale con molti ospiti importanti, ma preso dalla frenesia dimenticò il dolce nel forno, carbonizzandolo. In preda al panico il cuoco ascoltò i consigli di un giovane sguattero, Toni che gli propose di creare un dolce con quanto rimasto in dispensa. Il cuoco acconsentì e così portò in tavola il dolce di Toni. Gli ospiti entusiasti chiesero il nome di tale prelibatezza e il cuoco rispose «L'è 'l pan del Toni»: così il "pane di Toni" da allora divenne il famoso "panettone".   

Leggende a parte, l'origine del panettone andrebbe cercata in un'usanza diffusasi nel Medioevo, ovvero quella di celebrare il Natale un pane più ricco del solito. La sera del 24 dicembre si metteva nel camino un grosso ceppo di legno e si portavano in tavola ben tre pani di frumento, all'epoca un lusso. Il capofamiglia quindi tagliava i pani e serviva a tutti i suoi commensali una fetta, tranne una che veniva conservata per l'anno successivo come simbolo di continuità.
  

Oggi il panettone è uno dei dolci più famosi. Alcuni pasticceri famosi lo hanno reinventato, come il pandoro, mentre altri preferiscono quello tradizionale. Quello che non è cambiato è la sua presenza: su tutte le tavole natalizie, a fine pasto, non manca mai. Che sia pandoro o panettone, il padrone di casa mette particolare cura nel preparare e servire questo dolce a tutti i suoi ospiti. Al momento del dolce infatti si utilizzano sempre i piatti e i bicchieri più belli, per celebrare con i propri cari un momento che si ripete uguale da secoli. Con una fetta di panettone in una mano e un calice di spumante dell'altra ci si augura gioia e felicità. 





Annamaria- fonte Zanolli