sabato 15 luglio 2017

ISOLE COMPRESE...PARDON ...ISOLE CONTESE









Le isole del mondo 
che non si sa bene di chi siano




Le isole sono terre strane. Sole, circondante da una grande distesa di acqua, quasi abbandonate a se stesse. Talvolta son veri paradisi terrestri, tra natura incontaminata e un mare cristallino a bagnare spiagge dorate; altre sono invece ostili e desolate, senza che anima viva desideri metterci piede. Le prime hanno fatto del turismo la loro ricchezza; le seconde, invece, hanno spesso nel sottosuolo la loro ricchezza. Gas naturali, petrolio, minerali: sono svariati i motivi per cui anche isole ostili e disabitate sono, in realtà, territori desiderati da molti Stati. E nel mondo sono tanti gli atolli che più Paesi si contendono, per meri motivi storici o, soprattutto, per poter mettere le mani sulle ricchezze che nascondono.
Oggi si contano almeno 18 isole contese tra più Stati, la cui “proprietà” è ancora poco chiara. Dall’Artico a Samoa, passando per la vicina Croazia, le tensioni geopolitiche relative alle isole sono diverse, anche se poco note. Ecco come "Business Insider" ha raccontato queste dispute, alcune anche secolari.

Hans Island(contesa da Canada e Danimarca)
È da oltre 40 anni che Canada e Danimarca si contendono la titolarità di questo enorme scoglio situato nel Kennedy Channel, che separa l’isola canadese di Ellsmere dalla Groenlandia. La disputa risale ai primi Anni ’80, quando le due nazioni diedero vita alla cosiddetta “Battle of the Bottles”, la battaglia delle bottiglie: sia equipaggi canadesi che equipaggi danesi, giunti su questa impervia isola, avevano abbandonato delle bottiglie di liquore per segnalarne la proprietà. Canadian Club whisky per i nordamericani; Akvavit, noto liquore scandinavo, per i danesi. Dopo che per circa 20 anni i due Paesi sono restati in relativi buoni rapporti, le cose peggiorarono nel 2000, quando una flotta danese sbarcò sull’isola e piantò una bandiera bianco crociata. Per tutta risposta, 5 anni dopo, i canadesi risposero con l’Exercise Frozen Beaver, missione con cui piantarono su Hans Island una bandiera alta 12 piedi. A oggi i due Paesi non hanno ancora raggiunto un accordo, se non che ogni attività sull’isola da parte dei due sarà a basso impatto.

Senkaku o Diaoyu Islands
(contese da Giappone, Cina e Taiwan)
Questa è la storia di un’isola che non ha neppure un nome certo. I giapponesi la chiamano Senkaku, i cinesi Diaoyu. Il Governo giapponese controlla l’isola sin da quando, nel 1895, fu formalmente annessa al territorio del Giappone, tranne che dal 1945 al 1972, quando a causa della guerra finì sotto il controllo degli Stati Uniti. Ma la Cina ha affermato di aver scoperto e controllato l’isola sin dal XIV secolo. È un atollo completamente disabitato, ma il mare che lo circonda è un’area ricchissima di pesci. Nel 2010 è nata una forte tensione tra Cina e Giappone in seguito alla collisione, tra un peschereccio e una nave della guardia costiera rispettivamente appartenenti ai due Paesi, proprio a largo dell’isola. Secondo quanto riferito dal New York Times a inizio aprile, tra il marzo 2014 e il marzo 2015, il Giappone ha intensificato fortissimamente le attenzioni militari sull’isola, tornando quasi ai livelli della Guerra Fredda. I premier dei due Stati si sono incontrati il 22 aprile e anche se non hanno parlato dell’isola, c’è la possibilità che finalmente si apra un dialogo dopo anni di silenzio.

Paracel Islands
(contese tra Cina, Taiwan e Vietnam)
Questo piccolo arcipelago, situato a Sud del Mar della Cina, è composto da circa 30 isolotti, fatti di sabbia bianca e sassi. Si trovano alla stessa identica distanza da Cina e Vietnam. Gli unici abitanti sono delle tartarughe e un piccolo gruppo di militari cinesi. Nel 1974, dopo anni di comune controllo, Cina e Vietnam passarono alle armi e 71 soldati rimasero uccisi. La Cina, da allora, ne prese il controllo ma il Vietnam ne ha sempre criticato la sovranità. Fonti militari a stelle e strisce hanno reso noto che la Cina sta costruendo su quelle isole una pista d’atterraggio militare, una mossa che ha fatto infuriare gli Usa e preoccupare i Paesi confinanti con la terra del Dragone.

Scarborough Shoal
(contese da Cina, Taiwan e Filippine)
Questa catena marina di scogli e rocce, a 140 miglia dalle Filippine, sono un’area di pesca ricchissima. Cina e Taiwan sostengono che da secoli la popolazione cinese controlli quell’area e la usi come territorio di pesca, ma le Filippine ribattono di aver occupato le isole sin dalla loro indipendenza, nel 1898. Le tensioni vere e proprie esplosero nell’aprile 2012, quando un aereo di sorveglianza filippino individuò otto pescherecci cinesi ormeggiati al largo della costa della Scarborough Shoal con a bordo coralli raccolti illegalmente, vongole e squali ancora vivi. Quando la marina filippina tentò di arrestare i pescatori cinesi, però, intervenne la marina cinese bloccando le operazioni. Le tensioni perdurarono fino a quando gli Stati Uniti non si ersero a mediatori, chiedendo a entrambi i Paesi, in attesa di un accordo, di ritirare le proprie presenze sulle isole. Le Filippine rispettarono l’accordo, mentre la Cina no e lasciò alcuni suoi uomini a difesa del territorio. Da allora, di fatto, l’area è sotto il controllo cinese, respingendo ogni tentativo di ormeggio filippino, sparando anche ai pescatori. Il Daily Mail ha riferito che a inizio aprile, 12mila soldati filippini e statunitensi hanno effettuato una missione su alcune delle isole, riconquistando parte del territorio che era finito in mano cinese.

Spratly Islands
(contese da Vietnam, Cina, Taiwan, Malesia e Filippine)
La storia di questa contesa è assai antics. I primi contatti tra esseri umani e Spratly Islands risalirebbero al 600 a.C.. Nel XVII secolo, sia la Cina che il Vietnam avanzarono richiesta di sovranità su queste terre, senza sapere che anche l’altra aveva fatto lo stesso. Itu Aba Island, l’unica dell’arcipelago a essere abitabile e con una dotazione di acqua dolce, è stata resa parte dell’Indocina Francese nel 1887, fu trasformata in una base sottomarina dal Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale ed è stata posta sotto l’amministrazione taiwanese nel 1946. Itu Aba è molto desiderata perché i mari che la circondano sono ricchi di pesce e, nei fondali, presenta significative riserve di petrolio e gas naturali. Secondo alcuni rapporti militari, la Cina si sta progressivamente avvicinando alle isole, con l’intento di conquistarle e occuparle militarmente. L’obiettivo della Cina è quello di ottenere il controllo dell’area per espandere il proprio potere militare su tutto il Mar Cinese Meridionale. La situazione sta creando diverse tensioni tra i Paesi dell’area e non poche preoccupazioni.

Chagos Islands
(contese da Regno Unito e Mauritius)
Le Chagos Islands sono un gruppo di 7 atolli isolati tra loro e sono composte, in totale, da circa 60 isolotti presenti nell’Oceano Indiano. Fino al XVIII secolo erano state di proprietà della Mauritius, poi i coloni francesi le hanno occupate e poi cedute, nel 1810, al Regno Unito. Nel 1971, gli abitanti nativi delle isole vennero cacciati e fu dato agli Stati Uniti il via libera per la costruzione di una base militare sull’atollo Diego Garcia, che oggi è l’unico abitato, naturalmente da personale militare o da civili a contratto. Nel 2010, il Regno Unito ha reso Chagos Islands la più grande riserva naturale marina al mondo, nella speranza di evitare così il reinsediamento degli indigeni cacciati 40 anni prima: a rivelarlo furono dei documenti pubblicati da WikiLeaks. Pochi mesi dopo, le Mauritius decisero di muoversi legalmente contro il Regno Unito ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare, contestando la legittimità della nuova riserva naturale marina. Oggi, a distanza di 5 anni, è in corso un arbitrato internazionale tra i due Paesi sulla questione.

Calero Island
(contese da Costa Rica e Nicaragua)
È da almeno 2 secoli che Costa Rica e Nicaragua si contendono la sovranità di quest’isola, ma la comunità internazionale la riconosce come parte della Costa Rica. Nel 2010, il Nicaragua iniziò delle operazioni di dragaggio attorno all’isola, giustificandosi con il fatto che Google Maps, erroneamente, aveva attribuito la titolarità dell’isola a loro e non alla Costa Rica. Nel 2011, la Corte Internazionale di Giustizia, chiamata in causa dalle parti, ha chiesto a entrambi i Paesi di ritirare i propri cittadini presenti sull’isola, permettendo solo al Costa Rica di inviare tecnici per seguire le questioni ambientali. Da allora non si è ancora arrivati a una soluzione e, ciclicamente, i due Stati si accusano rispettivamente di invasione indebita.

Liancourt Rocks
(contese da Giappone e Corea del Sud)
The Rocks Liancourt, conosciuti come Dokdo (“isola solitaria”) in coreano e Takeshima (“isola di bambù”) in giapponese, sono costituite da due isolotti principali e 35 piccole rocce nel Mar del Giappone. Gli unici residenti permanenti su questo territorio sono un pescatore e sua moglie. Da anni Giappone e Corea del Sud si contendono la sovranità di queste isole e il 14 aprile 2015, per la prima volta, alti funzionari dei due Paesi si sono incontrati tentando di allentare le tensioni. Purtroppo, invece che migliorare la situazione, la discussione l’ha inasprita: la Corea del Sud, infatti, non ha fatto nemmeno un passo verso il Giappone, irritandolo. Incredibilmente la Corea del Nord sostiene la tesi della Corea del Sud, nonostante siano ancora formalmente in guerra tra loro.

Isole Tunbs e Abu Musa
(contese da Iran ed Emirati Arabi Uniti)
Da secoli i due Paesi si contendono la sovranità di queste isole, situate nello Stretto di Hormuz. Attualmente sono per lo più abitate da iraniani. Nel mese di aprile 2012, l’allora presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha visitato l’isola di Abu Musa, diventando il primo capo di Stato iraniano a farlo da quando Teheran ha dichiarato la propria legittimità sull’isola 41 anni prima. Gli Emirati Arabi Uniti non l’hanno presa bene: prima hanno richiamato il loro ambasciatore a Teheran e poi hanno annullato la partita di calcio amichevole in programma contro l’Iran. Nel marzo 2015, Marzieh Afkham, l’iraniana portavoce del ministero degli Esteri, ha dichiarato durante il summit della Lega Araba che «quelle terre sono parte inseparabile del territorio iraniano. Nessuna affermazione di sovranità può cancellare realtà giuridiche e storiche preesistenti».

Kuril Islands
(contese da Giappone e Russia)
Nei primi rapporti ufficiali di cui si abbia documentazione tra Giappone e Russia, è provato che nel 1855 Mosca diede l’ok alla sovranità giapponese sulle isole di Etorofu e Kunashiri. Nel 1945, però, le invase ed espulse gli abitanti giapponesi. Da allora le forze russe amministrano quei territori, nonostante le rivendicazioni (giustificate) del Giappone, che le chiama “le Terre del Nord”. Il Trattato di San Francisco del 1951 ha obbligato il Giappone a rinunciare a ogni richiesta sulle isole, ma Tokyo non ha mai riconosciuto la sovranità russa. Il Giappone, inoltre, afferma che molte delle Kuril Islands non rientrano nel Trattato. Nel 2006, una motovedetta russa ha aperto il fuoco su un peschereccio giapponese, che si trovava illegalmente al largo delle isole contese, dopo che la nave non aveva dato ascolto a diversi ordini di stop impartiti dai russi. Un pescatore giapponese è stato ucciso durante l’attacco. Nel febbraio 2015, il premier giapponese Shinzo Abe ha promesso al popolo che il Giappone riavrà indietro le sue isole, oggi usate dai russi per esercitazioni militari.

Falkland Islands
(contese da Regno Unito e Argentina)
Probabilmente la disputa “isolana” più famosa della storia e del mondo. Queste isole comprendono East Falkland, West Falkland, e 776 isole minori. La capitale, oltre che unica città, è Stanley (2.115 abitanti). Le isole sono un auto-governo, ma l’arcipelago è di sovranità del Regno Unito, che è responsabile per la sua difesa e gli affari esteri. Portogallo, Spagna e Gran Bretagna hanno dichiarato di aver scoperto le isole nel XVI secolo, tant’è che sulle isole, nella storia, ci sono stati insediamenti francesi, inglesi, spagnoli e argentini, tutti in tempi diversi. Il Regno Unito ha dichiarato la propria sovranità nel 1833 e sin da allora l’Argentina contesta la cosa. Contestazione sfociata nel 1982 in un’invasione, repressa con la forza dal Regno Unito. È l’evento passato alla storia come la guerra delle Falkland e da cui l’Argentina ne uscì con le ossa rotte e l’orgoglio ferito. Il mese scorso, il Segretario alla Difesa britannico, Michael Fallon ha dichiarato che l’Inghilterra è pronta a rinforzare le proprie difese sulle isole, soprattutto dopo che, recentemente, l’Argentina ha rilanciato una campagna per riavere il controllo di quelle che chiama Las Malvinas.

Imia o Kardak Island
(contesa da Grecia e Turchia)
L’isola di Imia (in greco) o Kardak (in turco) non è altro che un paio di piccoli scogli disabitati nel cuore del Mar Egeo. Il 27 dicembre 1995, il Governo Turco li dichiarò ufficialmente territorio turco, ma la Grecia non era d’accordo: nel gennaio 1996, una flotta turca ormeggiò sull’isolotto occidentale, mentre una flotta greca su quello orientale. Lo scontro militare fu evitato grazie alla mediazione statunitense. Negli anni, la Turchia ha continuato a stuzzicare la Grecia, dichiarando come sue isole dell’Egeo che sono unanimemente riconosciute come greche.

Navassa Island
(contesa da Stati Uniti e Haiti)
Navassa Island è un’isola di circa 2 miglia quadrate che si trova 100 miglia a sud di Guantanamo Bay, a Cuba. Nel 1857 il capitano americano Peter Duncan la dichiarò statunitense, nonostante Haiti ne avesse già rivendicato la sovranità. L’isola era ricchissima di minerali e gli americani, non appena insediati, iniziarono a costruire diverse miniere. Progressivamente, però, venne abbandonata a se stessa e alla fine della Seconda Guerra Mondiale era disabitata. Oggi, nonostante non sia ancora stata chiarita la sua sovranità, è di fatto un paradiso caraibico incontaminato, dichiarato dagli Stati Uniti come National Wildlife Refuge.

Perejil Island
(contesa da Spagna e Marocco)
Quest’isola si trova in acque marocchine, ma è stata dichiarata territorio spagnolo sin dal 1668. Per la sua natura, è spesso usata come pascolo per le capre da alcuni pastori marocchini. Essendo disabitata, nel 2002 il Marocco ha inviato un manipolo di soldati a invaderla, ma la risposta della Spagna non si fece attendere: un gruppo più ampio di militari iberici cacciò quelli marocchini e riprese possesso di Perejil. Oggi l’isolotto è ancora disabitato, ma viene controllato insieme dai due Stati.

Machias Seal Island e North Rock
(contese da Stati Uniti e Canada)
Le isole vengono oggi chiamate Machias Seal Island Migratory Bird Sanctuary e sono gestite dal Wildlife Service canadese. L’affermazione di sovranità degli Stati Uniti è poco credibile, dato anche che gli unici cittadini americani che hanno abitato questi territori risalgono addirittura al 1918, quando un gruppo di marines visse lì, con il consenso canadese, alcuni mesi per proteggere la Baia di Fundy da un possibile attacco tedesco.

Isola di Vukovar e Isola di Šarengrad
(contese da Croazia e Serbia)
Sia l’isola di Šarengrad che l’isola di Vukovar si trovano nelle acque del Danubio, al confine tra la Croazia e la Serbia. Quando esisteva la Jugoslavia, entrambe facevano parte del territorio croato. Ma durante la guerra d’indipendenza (1991-1995), le milizie serbe occuparono le isole. Nel 2004 la Serbia ha ritirato le sue truppe, sostituendole però con la polizia. I croati possono visitare le isole, ma la sovranità della terra è ritenuta serba. In una dichiarazione al quotidiano Novi List, rilasciata nel febbraio 2012, il presidente croato Ivo Josipović affermò che i due Paesi avevano bisogno di trovare un accordo flessibile per le controversie relative al confine sul fiume Danubio e incoraggiava entrambe le parti a presentare proposte. Proposte vere non sono mai arrivate per ora. Secondo i confini riconosciuti dalla comunità internazionale però, le isole fanno parte della Croazia.

Glorioso Islands, Bassas da India e Juan de Nova Island
(contese da Francia e Madagascar)
Le Glorioso Islands divennero possedimento francese nel 1892, dopo che nel 1880 ci si stabilì il francese Hippolyte Caltaux, che creò una piantagione di cocco. Oggi l’arcipelago è una riserva naturale con una stazione meteorologica presidiata dalla Legione straniera francese. Nel 1897 la Francia prese invece il controllo di Bassas da India, un atollo disabitato conosciuto per essere molto pericoloso. Nel 1968 la Francia mise l’area sotto l’amministrazione di un commissario residente sull’isola di Réunion e viene usato come dipartimento d’oltremare della Francia. Juan de Nova è infine diventato di controllo francese nel 1897 ed è stata sfruttata per i depositi minerari in tutto il XX secolo, prima di essere abbandonato durante la Seconda Guerra Mondiale. È considerata un’area naturale e faunistica incredibile. Tutti questi territori sono rivendicati dal Madagascar.

Swains Island
(contesa da Stati Uniti e Nuova Zelanda)
Questa isola si trova a Nord di Samoa ed è considerato territorio americano, seppur compresa nella catena Tokelau, che è invece riconosciuta come neozelandese. In totale, l’isola conta 37 abitanti, tutti raccoglitori di cocchi. Il 25 marzo 1981, Nuova Zelanda e Stati Uniti hanno confermato la sovranità americana su Swains Island nel trattato di Tokehega, ma un referendum del 2006 ha definito l’isola come parte di Tokelau, cioè della Nuova Zelanda. Nonostante la situazione geopolitica non sia molto chiara, i due Paesi gestiscono l’area con equilibrio e in pace.


Mi e' venuta voglia di partire per l'sola che c'e' ma non si sa di chi è....
Caro Babbo Natale mancano 6 mesi al tuo ritorno. Ti prego facci un regalo in anticipo: ALLONTANA DA NOI  L'ANTICICLONE AFRICANO! E A NATALE MA ANCHE PRIMA, REGALACI LA NEVE.


Annamaria



giovedì 13 luglio 2017

SPUNTI E SUGGERIMENTI PER RIUTILIZZARE I FONDI DI CAFFE'




Si stima  che noi italiani ,annualmente, consumiamo 6 kg di caffè, gettando altrettanti fondi di caffè nella pattumiera.
Ho già trattato questo argomento e sappiamo quante potenzialità ed utilizzi hanno i fondi di caffè. Ma forse è meglio ricordarlo ancora per non dimenticare anche l'aiuto ambientale che possiamo dare riducendo i rifiuti. Ecco 13 suggerimenti


 Per contrastare i cattivi odori
 Per deodorare gli ambienti
 Per i capelli
 Per le mani
 Per il corpo
 Per le cosce ed i glutei
 Per le piante
 Per allontanare gli insetti
 Per lucidare pentole e bicchieri
 Per eliminare le macchie
 Per colorare i tessuti
 Per accendere il camino
 Per pulire gli scarichi di lavandini e water




Per contrastare i cattivi odori

I fondi del caffè sono ottimi per assorbirli: nel frigorifero basta porli in una tazza (da lasciare aperta) e lasciarli esprimere il loro aroma; per gli armadi, riempire dei sacchetti di stoffa asciutti (o dei collant vecchi) con i fondi e riporli all’interno per contrastare l’odore di chiuso. Se si preferisce, è possibile aggiungere qualche goccia di estratto di vaniglia per gli armadi e di olio essenziale alla menta per il congelatore, frigorifero e posaceneri.

Per deodorare gli ambienti

mischiare i fondi di caffè con un po’ di acqua e cannella e lasciar vaporizzare il profumo a fuoco dolce.

Per i capelli

Strofinare i fondi dopo aver fatto lo shampoo e lasciar riposare per 10 minuti, risciacquare poi di nuovo con poco shampoo: potrebbe prevenire la forfora, la caduta dei capelli e donare lucentezza alle chioma castane.

Per le mani

In cucina, aiutano a togliere l’odore che lasciano aglio, cipolla e pesce: strofinare quindi le mani con i fondi e poi insaponarle.

Per il corpo

Fare uno scrub mescolando i fondi di caffè con qualche cucchiaino di olio d’oliva: la miscela ottenuta sembra sia un ottimo esfoliante naturale, nutriente, economico e biologico.

Per le cosce ed i glutei

Fare un composto anticellulite miscelando i fondi  (finemente triturati) con 1 cucchiaio di bagno schiuma e 1 cucchiaio di acqua tiepida (si può aggiungere anche 1 cucchiaio di argilla verde ventilata): spalmare e massaggiare accuratamente, lasciando poi riposare per 10 minuti. Fare poi una doccia tiepida o fredda. Tutto ciò consente alle particelle della caffeina di penetrare in profondità nella pelle per favorirne elasticità e un colorito sano.

Per le piante

Usare i fondi come concime e fertilizzante, in quanto contengono importanti nutrienti come calcio, azoto, potassio, magnesio e altri vari minerali: è sufficiente mettere il fondo del caffè freddo nel vaso o direttamente sulla terra. Se si preferisce un fertilizzante liquido, aggiungere 2 tazze di fondi di caffè ad un secchio d’acqua, lasciar in infusione e spargere poi sulle piante da giardino e da vaso, soprattutto per nutrire le foglie.


Per allontanare gli insetti

I fondi sono ideali perché essendo acidi, sono dei veri repellenti soprattutto per le formiche e le lumache: spargendo un po’ di polvere nei punti critici della casa, ove solitamente trovate gli insetti, questi dovrebbero tenersi lontani dalla vostra casa; lo stesso vale per il giardino: basta spargere i fondi sul perimetro e senza utilizzare pesticidi, lumache e chiocciole preferiranno stare alla larga.

Per lucidare pentole e bicchieri

dopo il normale lavaggio, strofinarle per togliere la patina di minerali (non fatelo con i piatti perché rischiate di colorarli dove vi sono i consueti graffi).

Per eliminare le macchie

sui mobili e sui pavimenti, inumidire un panno, passarlo sui fondi e strofinare poi sulla macchia incriminata: pare che aiuti a farla scompare facilmente anche se si tratta di macchie zuccherine date da sciroppi, bibite, etc. Con la polvere di caffè, è possibile anche togliere i graffi chiari sui mobili in legno

Per colorare i tessuti

I fondi sono ideali perché sono in grado di conferire toni caldi ed effetto invecchiato anche ai filati. Se si aggiunge dell’acqua tiepida, il colore marrone che si ottiene può essere utilizzato anche per lavori di decoupage (al termine, asciugare sempre con phon, spazzolare via la polvere e fissare con stiratura a secco)

Per accendere il camino

Arrotolare dei giornali e cospargerli con la polvere dei fondi (combustibile perfetto); per pulirlo, buttare i fondi bagnati dentro il camino per tenere basse le polveri e pulire così facilmente

Per pulire gli scarichi di lavandini e water

Diluire i fondi con acqua: si prevengono anche i cattivi odori.

E non finisce qui! Grazie a recenti studi, infatti, scienziati spagnoli hanno scoperto che i fondi di caffè sono ricchi di sostanze antiossidanti e potrebbero essere utilizzati per produrre integratori per la salute. La maggiore quantità di antiossidanti si troverebbe nei fondi del caffè preparato con capsule, filtri e l’espresso del bar, meno in quello della moka, ma comunque è di certo che siano una risorsa da sfruttare ancora e non da gettare direttamente nella spazzatura.

Annamaria