A sostenerlo è uno studio francese dell'università di Montpellier al termine di una ricerca durata nove settimane e pubblicata sulla rivista scientifica “Diabetes Care”...
L'uva può bloccare il diabete di tipo 2. A sostenerlo sono gli scienziati dell'università di Montpellier al termine di una ricerca durata nove settimane. Gli studiosi francesi, guidati dalla dottoressa Marie Hokayem, hanno sottoposto 38 persone – tutte in sovrappeso od obese, senza alcun disturbo ma con almeno un parente stretto affetto da diabete di tipo 2 – ad una dieta ricca di fruttosio con un obiettivo preciso: valutare le diverse risposte individuali, la resistenza all'insulina e lo stress ossidativo quando l'alimentazione viene arricchita con un supplemento basato su polifenoli (PP) estratti dall’uva. A tal scopo i volontari sono stati divisi casualmente in due gruppi e “trattati” in modo diverso: il primo gruppo, oltre al fruttosio, ha ricevuto solo un placebo; il secondo, invece, è stato sottoposto alla “cura” basata sullo speciale supplemento ricco di polifenoli.
I risultati dello studio francese – pubblicati sulla versione online della rivista scientifica “Diabetes Care” – sono molto chiari: le sostanze contenute nell’uva sono in grado di bloccare lo stress ossidativo fruttosio-indotto e la resistenza all’insulina nei soggetti ad alto rischio metabolico. A dimostrarlo ci sono i numeri raccolti dai ricercatori dell'università di Montpellier: i pazienti del gruppo placebo hanno riportato una lunga serie di effetti negativi, dalla riduzione nell’indice di sensibilità epatica all’insulina (20 per cento) alla diminuzione del tasso di infusione del glucosio (11 per cento), fino all'aumento dello stress ossidativo e muscolare; i soggetti del secondo gruppo, invece, sono stati “protetti” dalle sostanze estratte dall'uva. «Nove settimane di supplementazione con i polifenoli – hanno spiegato gli scienziati francesi – assicurano uno stato metabolico costante nei soggetti sani in sovrappeso od obesi, nonostante un sovraccarico fruttosio continuato per sei giorni». Il consiglio, dunque, è chiaro: mangiare tanta uva può portare grandi benefici all'organismo.
Annamaria... a dopo
sabato 6 luglio 2013
ARTRITE: UN RIMEDIO NATURALE E' LA LUCE DEL SOLE
Le importanti proprietà dei raggi ultravioletti B sono state analizzate in uno studio statunitense condotto per oltre 30 anni su circa 235 mila donne...
La luce del sole gioca un ruolo importante nella prevenzione dell'artrite reumatoide, grave patologia autoimmune dall'origine sconosciuta. Una proprietà già nota, quella dei raggi UVB (ultravioletti B), ma ora analizzata in modo approfondito da uno studio statunitense pubblicato sulla rivista scientifica “Annals of the Rheumatic Diseases”. Esaminando in modo comparato i dati raccolti tra il 1976 e il 2009 su oltre 235 mila donne – circa 120 mila nella prima fase (età compresa tra 30 e 55 anni all'inizio del periodo d'osservazione), circa 115 nella seconda fase (età compresa tra 25 e 42 anni, sempre all'inizio del periodo d'osservazione) – i ricercatori statunitensi ne hanno tratto conclusioni differenti, anche sulla base dell'esposizione individuale ai raggi solari.
Nel corso dell'indagine, gli scienziati americani hanno riscontrato 1.314 casi di artrite reumatoide. Tra le partecipanti al primo studio, chi ha avuto una maggiore esposizione ai raggi UVB ha mostrato un rischio decisamente inferiore (circa il 21 per cento) di sviluppare la patologia. Una differenza importante, non riscontrata allo stesso modo nella seconda fase della ricerca: il motivo, secondo i ricercatori americani, va individuato nell'età delle donne, decisamente più giovani. «Il nostro studio – hanno spiegato gli scienziati americani nelle conclusioni dell'indagine – si aggiunge alle crescenti evidenze sul ruolo giocato dai raggi ultravioletti B nella riduzione del rischio d'artrite reumatoide. Non ne abbiamo ancora compreso appieno i meccanismi, ma la ragione principale potrebbe risiedere nella produzione cutanea della vitamina D». I ricercatori statunitensi hanno promesso nuove indagini al riguardo, ma una cosa è certa: i raggi del sole possono proteggerci dall'artrite.
Annamaria... a dopo
venerdì 5 luglio 2013
CHI DICE DONNA...18
Enzo & Ducky sempre, sempre e sempre con argomenti e famose citazioni che vertono ad esclusivo appannaggio del mondo femminile e dell'amore. (pubblicato prima della caduta del governo Letta...brava, eh?...)
“Conoscenza, Conquista, Contrasto, Contratto, Coppia,
Coraggio, Corpo, Corruzione, Corteggiamento, Cortesia. Coscienza
DUCKY Enzo,
sediamoci sotto l’ombrellone del terrazzo…limoncello, granita alla menta o al caffè
o…una botta in testa!?
ENZO Malaggiustato,
vedo che stai in forma per fare l’anfitrione… preferisco la granita…granita
alla menta. Sai una cosa, ti ho visto
lavare i piatti, e giuro, …stavi così bene con il grembiulino davanti. Come sono belli quei boccioletti di rose!
DUCKY Se
mi aspetti, ci metto poco, faccio un salto in cucina…!
ENZO A
fare che?
DUCKY Ci
tre tipi di mestoli…e te lo schiaffo in testa alla Stanlio e Ollio; mica prendo
quello più piccolo…nooo…piglio quello più pesante. Ti piace l’arte, in
generale, quella che riguarda la
lavorazione artistica dei metalli?....
ENZO Oddìo,
che hai, Duc, stai così bene poco fa!
DUCKY Io sto benissimo e il bernoccolo te lo faccio artistico sulla tua capoccia.
ENZO Dai,
Alter Ego, parliamo di donne….e finiamola. Leggi su!
DUCKY Leggo!
CONOSCENZA: “Se si conoscessero, la
maggior parte delle coppie non si sposerebbero.” Sébastien Chamfort.
ENZO Mi
sembra esagerata questa massima, le cose vanno e non vanno. I litigi, i
contrasti fanno parte della vita di coppia. Ripeto, e’ esagerato in
significato.
DUCKY “La donna che cerca la propria felicità non
deve gettarsi nelle braccia di uno sconosciuto.” L’abate Prévost.
ENZO Mi
sembra anche logico, anche se il motivo di gettarsi nelle braccia di qualcuno
non sia motivato da amore o sesso.
DUCKY CONQUISTA! “Dalla gran dama fino alla più infima
ragazza del popolo, non c’è donna che non sia contenta di se stessa quando ha
conquistato un uomo.” Maurice Blondel.
ENZO E
si capisce, conquistare un uomo non è facile, e la donna ne prova una
gratificazione non indifferente. A te chi vuoi che ti conquista, semmai io, se
fossi conquistato darei una grande soddisfazione alla donna. Io mi presento
bene, sai!
DUCKY …di
profilo o di prospetto?! Mò ci vorrebbe quel “suono” che Totò elargisce
all’ufficiale tedesco, nel film…sai quel “suono” forte, prolungato e ondulato…che
distrugge ogni essere umano!
ENZO
Lo sapevo, non apprezzi il savoir faire e fisicamente non sei proprio
come me. E sei anche cinico.
DUCKY Ma
come quand’eri studente chi ti ha insegnato il modo di “attaccare”, di sedurre, di conquistare le
studentesse? E grazie a me, te ne sei fatte tante. Comunque, restiamo in tema di conquista. Io
sono del parere che una donna che ama invidia spesso le
conquiste delle altre donne-amiche: e una Ciucciottina, e ne conosco, che non ama perdona meno ancora le
conquiste che si fanno a sue spese.
ENZO Io
sono fermamente convinto che con un bel viso, la sua freschezza, i suoi 20
anni, fa molte conquiste, ma non riesce a conservarle, ma con un po’ di
cervello, un po’ di bellezza, un bello sguardo ne fa molte meno, ma saranno più
profonde e durature. Forza, Duc, vai avanti.
DUCKY CONTRASTO! I
contrasti formano un maggior numero di legami amorosi che non le uguaglianze,
Madame de Graffigny.
ENZO Anche
se l’Amore non è matematica, credo che sia vera questa affermazione della
Graffigny, in molti casi.
DUCKY CONTRATTO!
“È un affare terribile obbligarsi ad
amare per contratto.”
ENZO Uno
cosa assurda e ingiusta.
DUCKY COPPIA!
Fra l’uomo e la donna non esiste
differenza alcuna, ma formano uniti un solo essere sotto due aspetti che si
corrispondono e si combaciano con l’amore. Autore. Pierre Lerux.
ENZO In
parole semplici, questa è l’ennesima definizione dall’amore vero, di come è
effettivamente l’Amore.
DUCKY Ne
convengo. Ora è il momento del CORAGGIO.
Do io una definizione “Non può essere amante chi non ha coraggio.”
ENZO Tieni
presente che il coraggio è figlio dell’amore, dico che se sei innamorato, sei
anche coraggioso. Per amore si fa tutto…con coraggio. Qualsiasi forma di
“attrazione” non ti dà la forza di “affrontare ogni ostacolo, se manca
l’elemento base: cioè l’amore.
DUCKY Concordo
di nuovo. IL CORPO: “La virtù sembra più
bella in un bel corpo.” Virgilio.
ENZO Qui
c’è da dire sul “sembra”. Virgilio dice che non sempre chi è bello e anche
virtuoso. Ci può essere una donna fedele
e bella; come può esistere una donna fedele
ma brutta; come anche bella ma infedele o anche brutta e infedele.
DUCKY Insomma,
non sempre il fascino va a braccetto con la virtù: ecco quindi il caso delle
“stronze”, ben fatte e malfatte…ma
sempre tali.
ENZO Chiaro,
Duc!
DUCKY CORRUZIONE.
Senti cosa dice Confucio “La donna è ciò
che c’è al mondo di più corruttore e di più corruttibile.”
ENZO Eh
la miseria! stu Confucio, un odio verso le donne tanto feroce sembra misoginia…dai
confù…siamo diversi noi uomini dalle donne ma abbiamo lo stesso valore umano.
DUCKY …bè
non nelle ONLUS con chatroom, lì c’è una bella differenza…
ENZO Quale?
DUCKY Ci
sono donne graziate…poche per la verità e altre, anche poche…sgraziate…
ENZO In
che senso?
DUCKY …che
non hanno la “grazia” di interpretare il loro ruolo con onestà d’intenti….ma ci
sono anche maschietti che – in maniera subdola e grossolana – si sentono dei “qualcuno”, alias uomini da niente, detto
in italiano, in dialetto campano la locuzione è molto più devastante.
DUCKY CORTEGGIAMENTO!
William Congreve “La prima cosa che fa
una donna che vuol farsi corteggiare è atteggiarsi a vittima di un marito
geloso e brutale.”
ENZO Duc,
sono tecniche del tutto femminili, è normale. Passa oltre.
DUCKY CORTESIA!
Bisogna ingannare gli uomini per
asservirli, ma si deve loro almeno la cortesia della menzogna. Una donna, Madame de Stael.
ENZO Figlia
e ndrocchia…per parlare così…in modo disonesto e malizioso: personalmente
la menzogna non fa parte dei miei difetti.
DUCKY …detto
in tutta …coscienza eh Enzuccio. A proposito di COSCIENZA, vediamo se questa
citazione ti piace “Una buona coscienza
è il più morbido dei guanciali, peccato che certi personaggi di chatroom nostrani ne sono privi…e non
faccio nomi perché …
ENZO …sono
nomi già fatti!
DUCKY La
vuoi smettere di togliermi le parole di bocca, stai esagerando.
ENZO …alcune
Ciucciottine ti toglierebbero altra cosa dalla bocca!
DUCKY Non
esageriamo, qualcuna “timorata e complessata” è psicologicamente bloccata e si
fa subito la croce.
ENZO Ho
capito…non mi dirai che bacia la figurina della sua santa protettrice?!
DUCKY …certo….significa
che non vuole peccare, è come un’anima in pena, ma linda…farà sogni erotici…
ENZO Ho
capito, è immacolata?
DUCKY Non
è immacolata!
ENZO E
allora si può sapere chi è?
DUCKY Cretino,
non si chiama “immacolata”, non è immacolata…nel
senso che non è più illibata, il sapore dell’amore l’ha già provato. E’ chiaro,
Scombinato?
ENZO Va
bene, ma non ti agitare ma…dimmi….questa Ciucciotina – che non è immacolata, se
dovesse subire o avere un amplesso erotico, rischia una crisi isterica…come una
scossa elettrica?
DUCKY Sicuramente,
ma c’è una cosa che ignoro.
ENZO E
sarebbe?
DUCKY Non
so se è “una silenziosa” o una
“miagolatrice!
ENZO Non
parliamo di quelle che “non peccano più” in coppia.
DUCKY Ah,
Duc….frena…serio…non ti lamentare dei fischi all’orecchio.
ENZO Le
prossime citazioni riguarderanno: la Costanza, il Cuore, la Curiosità,
il Delitto, il Denaro, i Denti, il Desiderio, il Destino, il Diario.
Enzo
LA VOCE DI BARRY WHITE
Era il 4 luglio del 2003 quando si apprese della morte di Barry White. Aveva solo 58 anni e da tempo era malato.
Nato nel 1944 a Galveston, Barry White è cresciuto in una delle zone più difficili della California e la sua adolescenza, come anche il resto della sua vita, sono state segnate in maniera indelebile dalle esperienze fatte in quegli anni.
A 15 anni Barry White lascia la scuola e inizia a frequentare delle compagnie poco raccomandabili, tanto che poco dopo finì in carcere: sette mesi di detenzione per furto di pneumatici. Fu questo il punto di svolta nella vita di Barry White, un’esperienza dura che lo portò a capire che il suo destino sarebbe dovuto essere un altro, e così cambio strada, tornando alla vecchia passione per la musica.
Sono gli anni ’60 e in questo periodo Barry White inizia a militare in diverse band, prima di tutte i The Upfronts, un gruppo studentesco nel quale cantava come basso e inizia anche a scrivere musica. Da quel momento la sua vita prende una direzione diversa: capisce che la musica è la sua vita e inizia a dedicarcisi con serietà ed impegno.
Sono gli anni in cui Barry White impara ad usare gli strumenti del mestiere e anche le case discografiche iniziano ad accorgersi di lui e della sua bravura come produttore. Il primo brano da lui prodotto a finire al primo posto di una classifica – e non di una qualunque, ma di quella Billboard – è It May Be Winter Outside di Felice Taylor.
Un altro punto importante nella vita di Barry White sarà l’incontro con le Love Unlimited – Glodean e Linda James e Diane Taylor – un trio femminile per il quale produrrà nel 1972 l’labum From A Girl’s Point of View We Give to You… Love Unlimited, che riesce a vendere più di un milione di copie.
A quel punto la UNI Records, la casa discografica della Love Unlimited, propose a Barry White di smettere di essere solo un produttore e di diventare egli stesso un cantante: nessun consiglio fu più azzeccato.
Il suo primo album I’ve Got So Much to Give, del 1973, è il primo passo per una strada lunga e piena di successo. Il disco, infatti, raggiunge il primo posto della classifica americana R&B. Stessa sorte, più o meno, per tutti i suoi altri album, 20 solo quelli di inediti, pubblicati tra il 1973 e il 1993.
Poi, data la sua mole, iniziano a manifestarsi i primi problemi di salute che lo portano ad allontanarsi sempre di più dalle scene. Negli ultimi anni della sua vita è costretto a diversi ricoveri fino a che, il 4 luglio del 2003, l’acuirsi di un blocco renale lo uccide.
Barry White è stato uno dei maggiori rappresentanti della musica leggere americana con il suo stile particolare dato sia dalla sua incredibile voce che dai testi delle sue canzoni, romantici, sensuali, spesso ammiccanti e ambigui. La sua popolarità negli States, come nel resto del mondo, è stata di grande livello, e lo continua ad essere anche adesso, a dieci anni dalla sua scomparsa.
Annamaria...a dopo
Nato nel 1944 a Galveston, Barry White è cresciuto in una delle zone più difficili della California e la sua adolescenza, come anche il resto della sua vita, sono state segnate in maniera indelebile dalle esperienze fatte in quegli anni.
A 15 anni Barry White lascia la scuola e inizia a frequentare delle compagnie poco raccomandabili, tanto che poco dopo finì in carcere: sette mesi di detenzione per furto di pneumatici. Fu questo il punto di svolta nella vita di Barry White, un’esperienza dura che lo portò a capire che il suo destino sarebbe dovuto essere un altro, e così cambio strada, tornando alla vecchia passione per la musica.
Sono gli anni ’60 e in questo periodo Barry White inizia a militare in diverse band, prima di tutte i The Upfronts, un gruppo studentesco nel quale cantava come basso e inizia anche a scrivere musica. Da quel momento la sua vita prende una direzione diversa: capisce che la musica è la sua vita e inizia a dedicarcisi con serietà ed impegno.
Sono gli anni in cui Barry White impara ad usare gli strumenti del mestiere e anche le case discografiche iniziano ad accorgersi di lui e della sua bravura come produttore. Il primo brano da lui prodotto a finire al primo posto di una classifica – e non di una qualunque, ma di quella Billboard – è It May Be Winter Outside di Felice Taylor.
Un altro punto importante nella vita di Barry White sarà l’incontro con le Love Unlimited – Glodean e Linda James e Diane Taylor – un trio femminile per il quale produrrà nel 1972 l’labum From A Girl’s Point of View We Give to You… Love Unlimited, che riesce a vendere più di un milione di copie.
A quel punto la UNI Records, la casa discografica della Love Unlimited, propose a Barry White di smettere di essere solo un produttore e di diventare egli stesso un cantante: nessun consiglio fu più azzeccato.
Il suo primo album I’ve Got So Much to Give, del 1973, è il primo passo per una strada lunga e piena di successo. Il disco, infatti, raggiunge il primo posto della classifica americana R&B. Stessa sorte, più o meno, per tutti i suoi altri album, 20 solo quelli di inediti, pubblicati tra il 1973 e il 1993.
Poi, data la sua mole, iniziano a manifestarsi i primi problemi di salute che lo portano ad allontanarsi sempre di più dalle scene. Negli ultimi anni della sua vita è costretto a diversi ricoveri fino a che, il 4 luglio del 2003, l’acuirsi di un blocco renale lo uccide.
Barry White è stato uno dei maggiori rappresentanti della musica leggere americana con il suo stile particolare dato sia dalla sua incredibile voce che dai testi delle sue canzoni, romantici, sensuali, spesso ammiccanti e ambigui. La sua popolarità negli States, come nel resto del mondo, è stata di grande livello, e lo continua ad essere anche adesso, a dieci anni dalla sua scomparsa.
Annamaria...a dopo
giovedì 4 luglio 2013
IL GIOCO DELLE PROMESSE NON MANTENUTE
Qualche giornalista (C. Stajano) che si sbilancia con un articolo che sa tanto di autocritica.In fondo, proprio i giornalisti, dovrebbero dirci come stanno veramente le cose invece di ,"indecorosamente", raccontarci favolette scritte dalla politica ma pagate a caro prezzo dai sottoscritti!
In un Paese che non ha più passioni
In questo momento prevalgono contraddizioni e ambiguità
Non si riesce a capire che cosa stia covando sotto la cenere di questo nostro tempo. Si ha soltanto la percezione che i cittadini, nonostante la ricchezza dei mezzi d’ informazione, sappiano un decimo o poco più di quel che veramente accade, nascosto nelle menti di una microscopica oligarchia. Prevalgono contraddizioni e ambiguità che non dovrebbero esistere in un momento drammatico della vita delle nazioni. Qui da noi sembra tutto appiattito, carente di passione, anche in chi potrebbe permettersi di averla.
Il gioco ben guidato della normalizzazione, degli annunci quotidiani smentiti dalla mattina alla sera, delle promesse non mantenute continua come se nulla fosse accaduto. Il silenzio è nemico della libertà. Purtroppo la crisi economico finanziaria non è finita e non è fantasioso seguitare a pensare al 1929, il crollo della Borsa di Wall Street, il 24 ottobre di quell’anno, con quel che allora accadde e finì dieci anni dopo, all’inizio della seconda guerra mondiale, per la letizia dei mercanti di cannoni e di uomini da mandare al macello anziché al lavoro. Altre comparazioni sembrano invece immotivate. C’è chi, ad esempio, fa raffronti, a proposito della situazione politica, con il 1992, quando, se si eccettua il Pci, si sfasciarono i partiti-Stato, la Dc e il Psi, i più corrotti, colpiti dall’inchiesta dei magistrati di “Mani pulite”. Durò poco. Il clima euforico dell’opinione pubblica si spense alla svelta, gli ostacoli fatti trovare sul cammino dei procuratori si rivelarono insormontabili, soprattutto quando stavano per avvicinarsi alle casseforti delle banche. Nel 1995 era tutto finito e chi allora si gettò in politica per salvare se stesso e le proprie aziende dal crollo, come Berlusconi, finì col beneficiare dell’azione dei vituperati giudici.
La situazione del Paese, poi, era allora profondamente diversa rispetto a oggi. Fu un periodo tumultuoso quello degli anni Novanta, segnato dalle stragi di Palermo – Falcone e Borsellino – e da quelle di Roma, Firenze, Milano rimaste prive di verità. E’ la crisi economico-finanziaria che oggi non può essere nascosta. Grandi aziende traballano, piccole e medie chiudono ogni giorno lasciando sul lastrico – “in libertà” – migliaia di operai, basta seguire le cronache. La disoccupazione, che ha raggiunto i tre milioni, quella giovanile, e quella dei cinquantenni e delle donne, i negozi che scompaiono, gli esodati, i precari, i cassintegrati senza futuro possono creare una tensione sociale incontrollabile di cui non pare si avverta un’eccessiva preoccupazione.
L’altra sera Giuliano Pisapia, il sindaco di Milano, in un programma su La 7, ha denunziato, controcorrente, la gravità della questione sociale, sottovalutata e minimizzata, parlando della sofferenza del gran numero di persone che incontra quotidianamente e del pericolo non astratto di una possibile sollevazione popolare. I soldi ai Comuni potrebbero mettere in moto un lavoro che c’è, ha detto. Ci sarebbe da fare nelle città disastrate dalle cattive amministrazioni, nei beni culturali, per esempio, piagati da mezzo secolo di scempi, di condoni, di benefici concessi ai signori del cemento che se potessero costruirebbero, non si sa per chi, anche sulla luna. Il libro di un urbanista illustre, Vezio De Lucia, Nella città dolente, (Castelvecchi) mette il dito su queste piaghe e fa venire brividi di angoscia documentando i misfatti commessi nel passato prossimo e remoto nel campo della cultura, uno dei puntelli del Bel Paese . Dalla crisi uscirà certamente una nuova società politica, ma i segni non sembrano incoraggianti. Partiti appena nati si spaccano, i frazionismi trionfano, i progetti difettano. Monti, che avrebbe potuto essere presidente della Repubblica, attacca il Governo di cui fa parte. Dei 101 del PD che hanno tradito se stessi e i loro elettori, non si ha alcuna notizia, solo pettegolezzi. Il M5S, il nuovo, sembra sia sotto il dominio di un capo incerto tra stalinismo e Santa Inquisizione.
Il Pdl riprende la vecchia etichetta di Forza Italia, come Mussolini che ai tempi di Salò tornò alle origini diciannoviste di piazza San Sepolcro. Fini, Di Pietro, Casini si sono rottamati da soli. Berlusconi è sempre in guerra coi giudici, in attesa del lasciapassare che lo liberi dai suoi processi e dalle sue condanne. I suoi fedeli, dopo il processo Ruby, hanno dato il peggio di se stessi rivelando, con i loro scritti servili, di non conoscere (cosa improbabile) l’ABC della democrazia, la divisione dei poteri, nell’assoluto disprezzo per la Costituzione della Repubblica. “La legalità è condizione di libertà perché solo la legalità assicura, nel modo meno imperfetto possibile, quella certezza del diritto senza la quale praticamente non può sussistere libertà politica”, scrisse Piero Calamandrei, profetico, nel 1944, nelle pagine inedite pubblicate ora da Laterza, a cura della nipote Silvia, in un piccolo prezioso libro, Non c’è libertà senza legalità.
fonte- Corriere.it
Annamaria... a dopo
In un Paese che non ha più passioni
In questo momento prevalgono contraddizioni e ambiguità
Non si riesce a capire che cosa stia covando sotto la cenere di questo nostro tempo. Si ha soltanto la percezione che i cittadini, nonostante la ricchezza dei mezzi d’ informazione, sappiano un decimo o poco più di quel che veramente accade, nascosto nelle menti di una microscopica oligarchia. Prevalgono contraddizioni e ambiguità che non dovrebbero esistere in un momento drammatico della vita delle nazioni. Qui da noi sembra tutto appiattito, carente di passione, anche in chi potrebbe permettersi di averla.
Il gioco ben guidato della normalizzazione, degli annunci quotidiani smentiti dalla mattina alla sera, delle promesse non mantenute continua come se nulla fosse accaduto. Il silenzio è nemico della libertà. Purtroppo la crisi economico finanziaria non è finita e non è fantasioso seguitare a pensare al 1929, il crollo della Borsa di Wall Street, il 24 ottobre di quell’anno, con quel che allora accadde e finì dieci anni dopo, all’inizio della seconda guerra mondiale, per la letizia dei mercanti di cannoni e di uomini da mandare al macello anziché al lavoro. Altre comparazioni sembrano invece immotivate. C’è chi, ad esempio, fa raffronti, a proposito della situazione politica, con il 1992, quando, se si eccettua il Pci, si sfasciarono i partiti-Stato, la Dc e il Psi, i più corrotti, colpiti dall’inchiesta dei magistrati di “Mani pulite”. Durò poco. Il clima euforico dell’opinione pubblica si spense alla svelta, gli ostacoli fatti trovare sul cammino dei procuratori si rivelarono insormontabili, soprattutto quando stavano per avvicinarsi alle casseforti delle banche. Nel 1995 era tutto finito e chi allora si gettò in politica per salvare se stesso e le proprie aziende dal crollo, come Berlusconi, finì col beneficiare dell’azione dei vituperati giudici.
La situazione del Paese, poi, era allora profondamente diversa rispetto a oggi. Fu un periodo tumultuoso quello degli anni Novanta, segnato dalle stragi di Palermo – Falcone e Borsellino – e da quelle di Roma, Firenze, Milano rimaste prive di verità. E’ la crisi economico-finanziaria che oggi non può essere nascosta. Grandi aziende traballano, piccole e medie chiudono ogni giorno lasciando sul lastrico – “in libertà” – migliaia di operai, basta seguire le cronache. La disoccupazione, che ha raggiunto i tre milioni, quella giovanile, e quella dei cinquantenni e delle donne, i negozi che scompaiono, gli esodati, i precari, i cassintegrati senza futuro possono creare una tensione sociale incontrollabile di cui non pare si avverta un’eccessiva preoccupazione.
L’altra sera Giuliano Pisapia, il sindaco di Milano, in un programma su La 7, ha denunziato, controcorrente, la gravità della questione sociale, sottovalutata e minimizzata, parlando della sofferenza del gran numero di persone che incontra quotidianamente e del pericolo non astratto di una possibile sollevazione popolare. I soldi ai Comuni potrebbero mettere in moto un lavoro che c’è, ha detto. Ci sarebbe da fare nelle città disastrate dalle cattive amministrazioni, nei beni culturali, per esempio, piagati da mezzo secolo di scempi, di condoni, di benefici concessi ai signori del cemento che se potessero costruirebbero, non si sa per chi, anche sulla luna. Il libro di un urbanista illustre, Vezio De Lucia, Nella città dolente, (Castelvecchi) mette il dito su queste piaghe e fa venire brividi di angoscia documentando i misfatti commessi nel passato prossimo e remoto nel campo della cultura, uno dei puntelli del Bel Paese . Dalla crisi uscirà certamente una nuova società politica, ma i segni non sembrano incoraggianti. Partiti appena nati si spaccano, i frazionismi trionfano, i progetti difettano. Monti, che avrebbe potuto essere presidente della Repubblica, attacca il Governo di cui fa parte. Dei 101 del PD che hanno tradito se stessi e i loro elettori, non si ha alcuna notizia, solo pettegolezzi. Il M5S, il nuovo, sembra sia sotto il dominio di un capo incerto tra stalinismo e Santa Inquisizione.
Il Pdl riprende la vecchia etichetta di Forza Italia, come Mussolini che ai tempi di Salò tornò alle origini diciannoviste di piazza San Sepolcro. Fini, Di Pietro, Casini si sono rottamati da soli. Berlusconi è sempre in guerra coi giudici, in attesa del lasciapassare che lo liberi dai suoi processi e dalle sue condanne. I suoi fedeli, dopo il processo Ruby, hanno dato il peggio di se stessi rivelando, con i loro scritti servili, di non conoscere (cosa improbabile) l’ABC della democrazia, la divisione dei poteri, nell’assoluto disprezzo per la Costituzione della Repubblica. “La legalità è condizione di libertà perché solo la legalità assicura, nel modo meno imperfetto possibile, quella certezza del diritto senza la quale praticamente non può sussistere libertà politica”, scrisse Piero Calamandrei, profetico, nel 1944, nelle pagine inedite pubblicate ora da Laterza, a cura della nipote Silvia, in un piccolo prezioso libro, Non c’è libertà senza legalità.
fonte- Corriere.it
Annamaria... a dopo
mercoledì 3 luglio 2013
ELENA: STORIA DI UNA BIMBA PRIVATA DEGLI AFFETTI
Può accadere che siano le donne ad usare violenza su altre donne, più piccole e indifese. A Elena, che ora ha 10 anni, non le hanno permesso di trovare la serenità.
Nata in una famiglia di meridionali trapiantati al nord da una vita, ma che mantengono ben saldi i legami con la terra di provenienza. Elena è infatti orgogliosa dei suoi nonni siciliani. E’ la più piccola di tre sorelle di una famiglia che viveva con difficoltà e superficialità, più telefonini che pane in tavola. I comportamenti spesso sono al limite e l’educazione scarseggia.
Lei imita le sorelle, avvezze a un uso un po’ spregiudicato della vita e della sessualità. Ma su di lei nessun abuso, imitava solo gesti sfrontati, forse appresi anche in tv. Come l’asciugamano che si strofinava addosso mimando atteggiamenti erotici o le battute sulle tette. Fuori registro, soprattutto per una ragazzina che allora aveva appena iniziato la prima elementare. Le sorelle, più grandicelle di lei, già portano i “morosi” a dormire a casa, lì dove c’è anche lei. Ma non è questo il motivo del distacco dalla famiglia d’origine. Per i genitori tre bocche da sfamare sono troppe e si rivolgono agli assistenti sociali, a cui viene affidata Elena. I genitori fanno capire che quella ragazzina non la vogliono più e non desiderano che torni a vivere con loro, benché Elena ci spera sempre e lo dica in ogni momento. Quasi arpionasse il passato per rimanere a galla in un mare di insicurezze.
Ma qui cominciano i pasticci degli assistenti sociali, una serie quasi incredibile di errori. Dapprima affidano la ragazzina a una famiglia, dove rimane per molto tempo, ma pare che il contrasto con il figlio più piccolo della coppia sia motivo di litigi. Elena vuole spesso essere al centro della scena, sentirsi importante, accettata e per attirare l’attenzione continua a parlare e a volere gli occhi degli altri solo per lei. Di punto in bianco, la bambina viene tolta da questa famiglia, che rimane interdetta, non riescono a capire i motivi, chiedono inutilmente spiegazioni. La casa di questi genitori è come fosse stata un deposito umano, dove la “merce” viene sistemata per periodo e poi prelevata, a piacimento. Fino allora non c’era la benché minima avvisaglia di quello stava per accadere, non c’era stato nessun colloquio con le assistenti sociali. Comunque le proteste della famiglia sono inutili e non meritano una spiegazione.
Ma le assistenti sociali, appoggiate da psicologi di un centro per l’infanzia, decidono di trasferire la ragazzina in una altra famiglia, a una donna di quasi 50 anni, single. Una donna che è stata giudicata idonea nei casi di affidamento da una commissione di psicologi dopo due anni di sedute comuni con altre persone, tutte in attesa dell’arrivo di un affido. Ma non bastano due anni di “cure” psicologiche per capire chi si cela dietro un viso. La motivazione degli assistenti sociali è apparentemente motivata. Nella prima famiglia affidataria c’erano altri ragazzini e quindi i genitori si dovevano occupare di più persone, mentre in questo caso la donna si dovrebbe dedicare esclusivamente a Elena.
Arriva nella nuova casa a fine estate, e subito affigge alla porta anche il suo nome, quasi per dire: questa è anche la mia casa, voglio fermarmi qui. In pochi anni ha cambiato tre case, tre famiglie, tre dinamiche personali diverse. La sua fragilità è evidente, la sua insicurezza si palese nel bisogno di continue attenzioni. La ragazzina sente che la donna è tutta per lei e accentua i comportamenti eccentrici, forse cerca l’affetto che non ha avuto dalla famiglia d’origine e che non ha mai sentito pienamente.
La scelta delle assistenti sociali è, però, sbagliata e lo si capisce subito. La donna affidataria è single e più volte ripete “che non le è mancato un marito ma un figlio”. Un desiderio represso fino a quel giorno, lacerante per una donna che desidera un figlio suo più di ogni altra cosa. E questo doveva essere il modo per essere madre, seppur surrogata, di una gravidanza mai avuta. E versa su Elena tutte le aspettative, le speranze di trascorrere per sempre la sua vita insieme alla ragazzina, che ora ha otto anni. La donna, Giorgia, dice che avrebbe voluto una bambina più piccola, ma oramai deve adattarsi.
Ma non funziona. Dopo pochi mesi il rapporto fra le due è ormai incrinato, la donna non accetta più che Elena viva con lei sotto lo stesso tetto, non la sopporta. Lei voleva fare la madre, non essere una semplice affidataria di un caso umano: non era questo il suo scopo. I caratteri sono molto diversi e Giorgia non ha mai inteso prendere con sé Elena solo per aiutarla. E la rifiuta, dopo soli otto mesi da quando è entrata in quella casa, Elena se ne va, ripresa in carico dalle assistenti sociali. Non l’aspetta una nuova famiglia ed è grandicella per stare insieme a bambini più piccoli in un centro per l’infanzia. Finisce in una specie di clinica per il recupero psicologico. Matta, Elena non lo è di certo. Ma è quello che vuol far credere Giorgia alle assistenti sociali, che comunque non la aiutano a superare le difficoltà. Sono le stesse assistenti sociali che si accorgono ora che Giorgia è incapace di essere una donna affidataria.
Elena viene spedita lontano dalla famiglia, lontano da tutti quelli con cui ha avuto contatti. Sono sempre le assistenti sociali che decidono di recidere ogni contatto di Elena con il suo passato. In attesa di un nuovo affido o adozione.
La riflessione immediata che suggerisce l'articolo del F.Q riguarda la formazione di molti assistenti sociali e psicologi. Spesso onesti travet con poca "cultura", a volte nessuna esperienza umana valida e nessuna competenza in ambito infantile. Il tutto innescato e regolato da Giudici minorili che si formano anche loro sul campo, se ne hanno l'attitudine e l'interesse. Esiste una Consulta. Perchè non avviare una procedura che ne renda obbligatorio, almeno in seconda istanza, il parere in caso di affido?
Intervenire quando una creatura ha già 8 anni è TROPPO TARDI.
In 8 anni i danni sono fatti e non c'è famiglia affidataria, o adottiva, o assistente sociale che possa fare miracoli. Purtroppo anche in questo campo c'è molta ipocrisia, come se avere un figlio fosse un "diritto" di un genitore e non invece il diritto di un bambino ad avere un inizio di vita dignitoso e pieno di amore.
AUGURI ELENA, CON LA SPERANZA CHE TU POSSA INCONTRARE PERSONE CHE TI AMINO PER QUELLO CHE SEI.
Annamaria... a dopo
HA STRAVINTO LA CASTA?
A Roma, in queste sere di inizio estate i ristoranti alla moda sono accerchiati da schiere di auto di grossa cilindrata, perlopiù tedesche che di blu conservano il lampeggiante, minaccioso anche spento come le insegne dei signorotti medievali. Per ore dietro i vetri scuri sonnecchiano incazzati gli autisti, in attesa di scarrozzare verso casa vassalli, valvassori e valvassini, finalmente satolli.
A questo punto il lettore si chiederà dove sia la notizia: le macchine dei potenti, statiche o sgommanti non fanno da sempre parte integrante della scenografia della città eterna, come le antiche fontane e i cassonetti maleodoranti? Appunto: la notizia è che nulla cambia e che probabilmente mai nulla cambierà. La Casta che solo quattro mesi fa sembrava soccombere, sotto la valanga delle astensioni e dei nove milioni di vaffanculo raccolti da Beppe Grillo, ha ripreso tranquillamente a fare i propri comodi. Qualche limatura a stipendi e prebende c’è stata, come annunciarono in una commovente comparsata a Ballarò i due nuovi presidenti delle Camere. Così come nei bilanci dei vari Palazzi sono state abolite alcune voci di spesa, francamente oscene. E il resto? Solo chiacchiere e prese in giro.
Le famose province sopravvivono benone a tutti i governi che dal secolo scorso ne annunciano regolarmente l’immediata abolizione: 107 enti dichiarati inutili che continuano a succhiare 12 miliardi l’anno. Per non parlare dei soldi ai partiti di cui il governo Letta aveva strombazzato la drastica riduzione: bene che vada, i 91 miliardi attuali diventeranno un’ottantina ma chissà quando (“ascolteremo i tesorieri di tutto il mondo”, è la simpatica trovata dei partiti perditempo). La crisi si sta mangiando questo paese, ma continuiamo a foraggiare i parlamentari e i manager pubblici più pagati d’Europa. Nessuno sembra più scandalizzarsi. La rinuncia del M5S a 42 milioni di finanziamento statale viene praticamente ignorata (anche per colpa loro, impegnati come sono a litigare su diarie ed espulsioni). Mentre provocano meraviglia le foto del nuovo sindaco della Capitale pedalante in bici, come se usare i mezzi di locomozione dei comuni mortali (taxi, metro o semplicemente i piedi) rappresentasse uno straordinario prodigio. Perciò, a cena in allegra compagnia, i signorotti si sentono in una botte di ferro e se qualcuno prova a scriverlo si arrabbiano pure. Ammettiamolo, hanno vinto loro. Anzi, hanno stravinto.
Beh, mai nulla cambierà un paio di ciufoli... sta cambiando tutto invece e velocemente. Nel giro di una cinquantina di anni gli italiani non esisteranno più sostituiti dagli immigrati. I vecchi politici si estinguono, grazie a madre natura... l'economia sta andando a rotoli e nel giro di pochissimo tempo non ci saranno più soldi per mantenere i parassiti e la loro corte ,insieme agli sgherri che li proteggono.Altro che non cambia nulla: è in corso una rivoluzione etnica sociale economica e quei "minchioni" non se ne sono nemmeno accorti..o si?
Annamaria... a dopo
martedì 2 luglio 2013
VEDREMO UN FILM...
“Da
ragazzo mi lamentavo sempre con mio padre perché non avevo giocattoli.
Lui mi diceva:
questo (indicando la testa) è il più grande giocattolo del creato,
è qui il
segreto della felicità…”
Charlie
Chaplin in -Luci della ribalta -
In questa estate “autunnale”, con qualche
riverbero di tardiva ed inesistita primavera, ancora tutto il piacere di andare
al cinema.
Eccole le pellicole che spero vi stuzzicheranno da
giovedì 4 luglio.
Questi
sono i 40
Regia di Judd Apatow. Con Paul Rudd, Leslie Mann, John
Lithgow, Megan Fox, Albert Brooks.
Genere Commedia – U.S.A. 2012 –
Durata 134 minuti circa
Dopo anni di matrimonio, Pete vive in
casa con la moglie Debbie, e le loro due figlie, Charlotte di otto anni e Sadie
di tredici: quando la situazione economica comincia a vacillare a causa delle
cattive acque in cui naviga la sua etichetta discografica, Pete e Debbie
cercano il modo migliore per sopravvivere e godersi il resto della loro vita...
prima che si uccidano a vicenda!
To the Wonder
Regia di Terrence
Malick. Con Ben Affleck, Olga Kurylenko,
Rachel McAdams, Javier Bardem, Tatiana Chiline.
Genere Drammatico – U.S.A. 2012 – Durata 112 minuti circa.
Ambientato durante il corso di diversi
anni, il film racconta la storia di Neil (Affleck), uno scrittore fallito
rimasto bloccato in un matrimonio senza amore con Marina (Kurylenko), spinto a
sposarla solo perché stava scandendo il permesso di soggiorno di lei. Neil e
Marina hanno una figlia, ma entrambi cercano la compagnia di qualcun altro al
di fuori del matrimonio. Neil è attirato da Jane (McAdams) mentre Marina
tradisce il marito in una relazione con Charlie (Baker). Entrambi chiedono la
guida di Padre Quintana (Bardem), un prete frustrato dall'inabilità di riuscire
a vivere la sua vita perché troppo occupato a consigliare i suoi parrocchiani.
I problemi della coppia cominciano a incidere sulla figlia che inizia ad avere
problemi a scuola.
Dino e la
macchina del tempo
Regia di John Kafka, Yoon-suk Chol. Con Rob Schneider, Jane Lynch, Melanie
Griffith, Stephen Baldwin, Pamela Adlon.
Genere Animazione – U.S.A. ,Corea
del sud 2012.
Tre bambini si introducono in una
macchina del tempo a forma di uovo che metteranno in funzione accidentalmente.
Faranno un viaggio indietro nel tempo di 65 milioni di anni e si ritroveranno
al centro di un nido di uova di dinosauro. La prima cosa che vedono è un
gigante T-Rex che li scambia per i suoi cuccioli. Ora i ragazzi avranno tempo
solo fino a quando non si schiuderanno le vere uova per ritrovare il modo di
ritornare al presente.
Violeta Parra – Went To Heaven
Regia di
Andrés Wood. Con Francisca Gavilàn, Christian Quevedo, Thomas Durand, Luis
Machìn, Gabriela Aguilera.
Genere Biografico – Cile, Argentina, Brasile 2011 – Durata 110 minuti circa.
Cantante, autrice, collezionista, poetessa, pittrice,
scultrice. Artista poliedrica, icona della cultura popolare cilena, tesoriere e
custode delle tradizioni più profonde, donna di contraddizioni intense, ma
genio unico. Questa era Violeta Parra. Con più di 3.000 canzoni e altre
opere, Parra ha guadagnato l'apprezzamento nazionale aprendo le porte alla
"nuova canzone" cilena. Ha salvato la cultura tradizionale
dimenticata, viaggiando attraverso il Cile da nord a sud per incontrare la sua
voce, elevarla, e salvarla dagli stereotipi. Poi si reinventa, creando
capolavori musicali, e li regala al paese e al mondo. "Crea da quello che
c'è" era il suo slogan. Le sue composizioni sono state elogiate dalla
critica di tutto il mondo, per i loro testi poetici e socialmente impegnati, e
per il loro complesso sviluppo musicale. Violeta, una donna d'avanguardia,
attraverso la sua chitarra ha protestato, denunciato e condannato l'ingiustizia
sociale e le proprie esperienze personali. Cominciò a parlare attraverso
il suo canto. Le sue canzoni a contenuto sociale e politico hanno
conquistato il cuore dei giovani.
Il grande orso
Regia di Esben Toft
Jacobsen.
Genere
Animazione – Danimarca 2013 – Durata 90 minuti circa.
Sofia e suo fratello Jonathan, decidono di recarsi dal
nonno che vive nel bosco. Dietro al suo cortile, da molti anni, è cresciuta una
"grande foresta" in cui non vive più nessuno. La "grande
foresta" è popolata da strani animali, dalle grandezze innaturali. Sofia,
dopo aver rovinato il fortino di suo fratello nel giardino del nonno, scappa
oltre il muro del cortile, costringendo Jonathan ad inseguirla. Lì conosceranno
un Orso gigante, che per non farsi trovare dal suo acerrimo nemico, il
cacciatore, usa gli alberi come copertura mimetica. Gli alberi sono cresciuti
sul suo dorso e fanno parte del suo corpo forte e maestoso. Sofia non ha paura
di Mister Orso e decide di restare ancora con lui nella foresta. Jonathan fa
vari tentativi per riportare indietro sua sorella e in questi tentativi
combatterà il cacciatore che brama solo di uccidere l'Orso. Il motivo di tanto
odio è quello di aver distruzione il suo villaggio al risveglio dal letargo e
aver costretto tutti gli altri abitanti alla fuga. Alla fine della lotta Sofia,
Jonathan e l'Orso, sconfiggeranno il cacciatore, sugellando, col patto di in un
nuovo ritorno, la loro incredibile amicizia.
Italian
Movies
Regia di Matteo Pellegrini.
Con Aleksey Gusto, Eriq Ebouaney, Anita Gravo, Michele Venitucci, Neil
D’Souza. Genere Commedia – Italia 2013 – Durata 99 minuti
circa.
Di notte, negli studi di un'emittente tv, otto
immigrati lavorano alle pulizie quando trovano aperta la porta del deposito
delle telecamere. Uno di loro, Dilip, ha un'idea: prendere una telecamera per
girare il film di nozze di un amico. In breve questa diventa una vera e propria
attivita` parallela, che cambiera` le loro vite. E dopo le tante cerimonie, una
nuova idea: utilizzare i teatri per registrare messaggi della gente comune. Di
giorno la fiction e di notte la realta` degli invisibili. Ma quanto durera`?
The Last Exorcism –
Liberaci dal male
Le conseguenze di un esorcismo all’ultimo sangue
Regia di Ed Gass- Donnelly.
Con Ashley Bell, Julia Garner,
Spencer Treat Clark, Louis Herthum, Tarra Riggs.
Genere Horror – U.S.A. 2013 –
Durata 88 minuti circa.
La storia del primo film presentava l'idea abusata dei
filmati ritrovati, da cui si scopriva la storia di un predicatore evangelico
impegnato in esorcismi e che permetteva a dei documentaristi di seguirlo per
mostrare le truffe che praticava. Ora il sequel racconterà le conseguenze deL'ultimo
esorcismo.
The East
Regia di Zal
Batmanglij. Con Ellen Page, Alexander
Skarsgard, Patricia Clarkson, Julia Ormond, Shiloh Fernandez.
Genere Thriller – U.S.A. , Gran Bretagna
2013 – Durata 116 minuti circa.
La storia è incentrata sugli attentati di un gruppo di
ecoterroristi. Un agente sottocopertura si infiltra per arrestare i criminali,
ma ben presto si innamora del leader del gruppo.
Crew 2 Crew – A un passo
dal sogno
Un sogno chiamato
break-dance
Regia di Mark Bacci. Con Kate Nauta, Jordan Bridges, Louise
Linton, Brooklyn Sudano, Jeannine Kaspar.
Genere Drammatico – Italia, U.S.A. 2012 – Durata 95
minuti circa.
In una piccola città
calabrese Luca, un poliziotto persegue la sua passione per la break-dance, ma
dovrà fare i conti con il suo passato per vivere il suo sogno.
Buona
visione a tutti da . . . Maria !
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