La nostra
bella Nazione è punteggiata di una miriade di feste legate a tradizioni laiche
o religiose : c’è solo l’imbarazzo della scelta, e in estate sono ancora più
frequenti.
Nella mia
smania di viaggiatrice ne ho viste davvero tante e alcuni giorni fa ho avuto
modo di seguire a Matera i frenetici preparativi che precedono i festeggiamenti
in onore della Madonna della Bruna, protettrice della città.
Si tratta
dell’edizione
n°624, dunque una tradizione centenaria che ho avuto modo di conoscere già negli
anni in cui soggiornavo per motivi di lavoro ad alcuni km di distanza : peccato
che stavolta ho potuto assistere solo ai preparativi visto che con l’inizio
della vera e propria festa sono rientrata a casa mia.
La
venerazione per la Madonna della
Bruna risale alla metà del
1300 circa, periodo storico in cui la vita era molto faticosa; la
popolazione viveva esclusivamente della rendita dei campi e quindi i contadini,
per sopravvivere e badare alla propria famiglia, erano impegnati in massacranti
giornate lavorative.
Il popolo quindi si affidava alla Madonna per chiedere protezione e abbondanza per il raccolto : oggi la situazione è di certo cambiata, ma intatta è rimasta la devozione dei materani verso la propria protettrice.
Il popolo quindi si affidava alla Madonna per chiedere protezione e abbondanza per il raccolto : oggi la situazione è di certo cambiata, ma intatta è rimasta la devozione dei materani verso la propria protettrice.
Esistono
diverse versioni circa il nome della Madonna, "Della Bruna"; secondo
alcuni questa denominazione è nata dai colori scuri (bruni) con i quali è
raffigurata in numerosi affreschi.
Per quanto riguarda invece l'origine della festa esistono varie leggende: una di queste narra dell’assalto da parte del popolo materano ad un carro di Saraceni, popolazione che occupava il territorio Murgiano intorno al IX, X secolo; un’altra, la più comune e la più tramandata, ha come protagonista un contadino che, tornando in città dopo una faticosa giornata in campagna in una serata d'estate alla guida di un carretto, incontrò una signora che gli chiese di essere condotta in Cattedrale poichè stanca e affaticata dal viaggio. L’uomo accettò di condurla personalmente, per proteggerla da eventuali aggressioni di uomini senza scrupoli, fino alle porte della città, ovvero fino all'attuale rione Piccianello nei pressi dell'omonima chiesa, onde evitare le indiscrezioni della gente. Giunti sul posto stabilito, prima di scendere dal carro la signora chiese un’altra cortesia, quella di consegnare direttamente al Vescovo della città di Matera un biglietto. Il contadino fu nuovamente cortese, accettò l'incarico, si rivolse verso la signora per salutarla e quest'ultima gli sussurrò le seguenti parole: "Così, su un carro addobbato, voglio entrare ogni anno nella mia città" e, detto ciò, si trasformò in statua. Scosso da tale avvenimento il contadino corse in Cattedrale dove consegnò al Vescovo la lettera nella quale la signora diceva di essere la Madonna della Bruna, venuta a proteggere l'umile popolo di Matera.
La notizia si diffuse così rapidamente che il Vescovo, insieme ai collaboratori, al carrettiere e ad una gran moltitudine di gente si recarono sul posto in processione per prelevare la statua e condurla in cattedrale, sua sede definitiva.
Per quanto riguarda invece l'origine della festa esistono varie leggende: una di queste narra dell’assalto da parte del popolo materano ad un carro di Saraceni, popolazione che occupava il territorio Murgiano intorno al IX, X secolo; un’altra, la più comune e la più tramandata, ha come protagonista un contadino che, tornando in città dopo una faticosa giornata in campagna in una serata d'estate alla guida di un carretto, incontrò una signora che gli chiese di essere condotta in Cattedrale poichè stanca e affaticata dal viaggio. L’uomo accettò di condurla personalmente, per proteggerla da eventuali aggressioni di uomini senza scrupoli, fino alle porte della città, ovvero fino all'attuale rione Piccianello nei pressi dell'omonima chiesa, onde evitare le indiscrezioni della gente. Giunti sul posto stabilito, prima di scendere dal carro la signora chiese un’altra cortesia, quella di consegnare direttamente al Vescovo della città di Matera un biglietto. Il contadino fu nuovamente cortese, accettò l'incarico, si rivolse verso la signora per salutarla e quest'ultima gli sussurrò le seguenti parole: "Così, su un carro addobbato, voglio entrare ogni anno nella mia città" e, detto ciò, si trasformò in statua. Scosso da tale avvenimento il contadino corse in Cattedrale dove consegnò al Vescovo la lettera nella quale la signora diceva di essere la Madonna della Bruna, venuta a proteggere l'umile popolo di Matera.
La notizia si diffuse così rapidamente che il Vescovo, insieme ai collaboratori, al carrettiere e ad una gran moltitudine di gente si recarono sul posto in processione per prelevare la statua e condurla in cattedrale, sua sede definitiva.
Nella serata del 29 giugno, in cui la Chiesa celebra i
Santi Pietro e Paolo, si accendono le luminarie lungo il percorso
assegnato al Carro trionfale per la processione, la classica esclamazione di stupore collettiva !!!
Un momento di festa allietato dall’esibizione della Euroband, un evento musicale che quest’anno cercherà di
far dimenticare ai materani il “taglio” obbligato dalle attuali contingenze
economiche : considerando che la processione del
Carro trionfale parte quando c’è ancora la luce del sole, si è ritenuto opportuno
limitare la copertura luminosa di tutto il percorso.
L’organizzazione della ormai imminente Festa Patronale prosegue a
ritmo serrato, e tutti si preparano a recitare fino in fondo un ruolo che la
storia della città e le tradizioni secolari ad essa collegate ha loro assegnato.
Tanti gli elementi e i protagonisti che la tradizione di questa
festa impone : la vestizione della statua della Santissima Madonna della Bruna,
la preparazione dei muli che dovranno trasportare il carro, i cavalli e devoti
cavalieri che dovranno scortarlo, i fuochi lungo il percorso della “processione
dei pastori”, gli ambulanti, i madonnari, gli artigiani della cartapesta, il
vescovo e il capitolo metropolitano, il presidente del comitato sono i
principali protagonisti rappresentanti di una comunità che da oltre 600 anni ripete
senza sostanziali modifiche la “liturgia” della festa.
Il carro viene costruito per poi distruggerlo : è il momento
principale di questa riappropriazione collettiva, il cui elemento chiave dal
punto di vista emozionale è l’incognita: “quando e dove sarà distrutto il
carro?”
Sino a qualche anno fa il tratto distintivo del pathos della festa
era questo, insieme a una intensa partecipazione della popolazione che è andata
Quest’anno anche il numero dei cavalieri non potrà superare le
ottanta unità totali e solo 10 cavalieri potranno scortare il carro che
trasporta la Madonna cui sono devoti, mentre nella parte finale del percorso saranno
truppe militari dei corpi dei Carabinieri e della Guardia di Finanza a farlo,
mentre la Polizia, coi caschi e i manganelli faranno rispettare l’ordine e la
sicurezza pubblica.
Negli anni sono emerse purtroppo esigenze di pubblica incolumità
che imporranno meno fuochi durante la
processione dei pastori, ad una distanza di almeno 30 metri. Il Carro e la
protettrice sono stati sempre vicini, hanno sfilato per le strade a contatto
con le persone, senza camionette e blindature : e ora questa festa, arcaica e
primitiva nelle sue manifestazioni popolaresche, viene percepita anche
all’esterno come violenta e distruttrice. Molti si chiedono che senso abbia un
così militaresco impiego di misure di “sicurezza” costose oltre che eccessive,
nell’ambito di una tradizione religiosa e popolare e di una cultura che con le transenne non ha
mai avuto niente a che spartire.
Tra devozione ed esibizione c’è una
grande differenza ma probabilmente qualcuno continua a considerare solo gli
aspetti pagani della festa della Bruna.
Si parla troppo dei cavalieri, del
carro, delle luminarie e di tanti aspetti folkloristici della festa della
Bruna, trascurando di entrare in chiesa e di fare una preghiera alla Madonna
della Bruna, per mantenere l’effettivo valore legato alla fede nella protettrice
della città di Matera.
Ma tacendo ogni altra considerazione, torno alla vera festa : il rito ha inizio con la processione
"dei pastori" con la quale i quartieri antichi si
svegliano alle prime luci dell'alba per salutare il Quadro della Vergine, il cui passaggio
è annunciato dai botti pirotecnici. Intanto i cavalieri,
scorta del carro processionale, si radunano
lungo le vie e nei "vicinati".
Come vuole la tradizione, la mattina del 2 luglio la statua di Maria SS. viene portata nella chiesa di Piccianello, per poi essere portata in processione sul carro trionfale tutto il pomeriggio lungo le strade principali gremite di gente, fino ad arrivare in serata nel piazzale del Duomo dove si compiono i "tre giri", simbolo della presa di possesso della città da parte della SS. Patrona : la statua, accompagnata dalla Curia Arcivescovile, viene poi deposta in Cattedrale.
Come vuole la tradizione, la mattina del 2 luglio la statua di Maria SS. viene portata nella chiesa di Piccianello, per poi essere portata in processione sul carro trionfale tutto il pomeriggio lungo le strade principali gremite di gente, fino ad arrivare in serata nel piazzale del Duomo dove si compiono i "tre giri", simbolo della presa di possesso della città da parte della SS. Patrona : la statua, accompagnata dalla Curia Arcivescovile, viene poi deposta in Cattedrale.
Il carro è
circondato dai "cavalieri" con cavalli bardati di fiori di carta e
velluti, l'auriga incita i muli verso la piazza a poche centinaia di metri, per
restituire alla folla ivi radunatasi il simbolo della festa. Con lo stesso rito
secolare quindi, l'anima popolare si esalta confondendo il sacro con il profano
e, nello stupore generale, in un tripudio di massa, il carro frutto di un
lavoro artigianale di mesi, viene assaltato e distrutto, per essere ideato e
ricostruito l'anno dopo.
La festa si
conclude in tarda serata nel frastuono di una gara di fuochi pirotecnici che
creano uno scenario unico sugli antichi rioni dei Sassi,
considerati dall'Unesco, patrimonio mondiale dell'umanità.
Allora, a
tutti coloro che si trovano in zona, auguro di godersi questa emozionante
solennità, riservandomi di partecipare a qualche altra manifestazione da
riportare a voi cari lettori del blog.
Ciao a tutti da . . . Maria !
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