In questi ultimi giorni, una dopo l’altra, si sono
spente 2 Stelle di grande fulgore.
Ciascuna brillava nel proprio universo riuscendo però
ad illuminarne tanti altri, entrando in modi tanto diversi nei nostri piccoli
cosmi.
Mi riferisco
a Stefano Borgonovo e a Margherita Hack, esponenti di 2 mondi così
diversi capaci di lasciare in ciascuno di noi impronte profondissime : vi
sembra strano che io faccia questo inconsueto parallelo tra il gioco del calcio
e l’astrofisica.
In fondo Stefano ha brillato davvero, ancor più
dopo l’insorgere della sua terribile e spietata malattia, da lui stesso
definita “stronza”, che lo aveva costretto ormai a comunicare
solo grazie ad un sintetizzatore vocale.
Ex giocatore
di Como, Milan, Pescara e Fiorentina, se ne è andato a soli 49 anni; nel settembre
2008 aveva annunciato di essere malato di SLA, sclerosi laterale amiotrofica,
una malattia che ha colpito vari sportivi.
Negli ultimi anni Borgonovo è stato per tutti l'esempio della lotta alla Sla; nel 2005 i primi sintomi della malattia, poi nel 2008 l'annuncio pubblico e la creazione della Fondazione Onlus che porta il suo nome.
Negli ultimi anni Borgonovo è stato per tutti l'esempio della lotta alla Sla; nel 2005 i primi sintomi della malattia, poi nel 2008 l'annuncio pubblico e la creazione della Fondazione Onlus che porta il suo nome.
Per molti,
però, è stato qualcosa di più di un semplice ex giocatore colpito da una
malattia incurabile, è stato un campione di vita dentro e fuori dal campo.
Nato a Giussano il 17 marzo del 1964, attaccante di razza, Borgonovo fa il suo esordio non ancora maggiorenne in serie A nel 1982 con la maglia del Como, nel 1988 in prestito alla Fiorentina esplode al fianco di Roberto Baggio con il quale forma quella che diventerà la "B2", una coppia da 29 gol.
Nato a Giussano il 17 marzo del 1964, attaccante di razza, Borgonovo fa il suo esordio non ancora maggiorenne in serie A nel 1982 con la maglia del Como, nel 1988 in prestito alla Fiorentina esplode al fianco di Roberto Baggio con il quale forma quella che diventerà la "B2", una coppia da 29 gol.
Arriva
finalmente per lui il momento di indossare la maglia del Milan nella stagione
in cui i rossoneri vincono la Supercoppa Europea, la Coppa Intercontinentale
e la Coppa dei Campioni.
Nel 2000 inizia da Como la sua carriera da allenatore dei settori giovanili, poi nel 2005 l'addio a tutto quello che era il mondo del pallone e nel 2008 l'annuncio della malattia e da quel momento l’inizio della sua battaglia con la Sla condotta attraverso la fondazione che negli anni ha potuto contare sull'appoggio di tanti campioni.
Nel 2000 inizia da Como la sua carriera da allenatore dei settori giovanili, poi nel 2005 l'addio a tutto quello che era il mondo del pallone e nel 2008 l'annuncio della malattia e da quel momento l’inizio della sua battaglia con la Sla condotta attraverso la fondazione che negli anni ha potuto contare sull'appoggio di tanti campioni.
Anche nella
semifinale di Confederations Cup la nostra nazionale ha giocato con il luttoal
braccio : un doveroso appunto alla Fifa che ha detto no al minuto di silenzio!
Ma commemorazioni e minuti di silenzio a parte, Stefano
è stato e continuerà ad essere un esempio per il coraggio, la tenacia e la
serenità con cui fino all'ultimo ha combattuto la sua malattia sul campo e
sarebbe bello ricordarlo sempre con lo stesso sorriso e la serenità che ha
trasmesso in occasione dell’indimenticabile serata allo stadio Artemisio
Franchi di Firenze il 13 aprile del 2010, quando il sindaco Matteo Renzi gli ha
consegnato il “fiorino d’oro”, massima onorificenza per un cittadino non
fiorentino.
Molti sostengono che è difficile scrivere qualcosa di adeguato quando un pezzo di storia azzurra se ne va, quando un campione di umanità, di forza e di coraggio lascia il campo
di battaglia; sta di fatto che tutti gli amanti del calcio
salutano un loro beniamino,
indimenticato campione azzurro.
Tra i tanti commossi saluti espressi da tanti amici e
colleghi, anche un brusco come “ringhio” Gattuso ha dichiarato che con Stefano scompare
una persona che negli ultimi anni ha regalato a tutti noi lezioni di vita da
non dimenticare: i suoi insegnamenti continueranno a vivere attraverso la sua
fondazione, che continuerà ad impegnarsi per rendere migliori le condizioni
delle persone affette da questa malattia.
Inevitabile dunque parlare di una Stella a proposito di
Stefano Borgonovo . . . d’altronte è con una stella giallo-oro a 5 punte che i
club calcistici fregiano la propria
maglia la decima volta che conquistano il massimo campionato italiano!
La Terra deve fare a meno di un’altra Stella, che continuerà
a brillare in quel firmamento così amorevolmente scrutato per tutta la vita :
un saluto a Margherita Hack.
Se
n’è andata a 91 anni, dopo una vita di studio, scoperte, battaglie e soddisfazioni, ma vrebbe
voluto vivere altri 10mila anni per scoprire cos’è la materia
oscura, arrivare al primo istante del big bang e vedere “tutte
le conseguenze meravigliose della mappatura del Dna”.
Donna indomita, non si è mai fermata davanti a
nulla, anche grazie all’educazione che fin da piccola non l’ha imprigionata in ruoli di genere predefiniti : ha infatti più volte
ripetuto che è stata sempre spronata ad andare avanti, fare carriera, studiare,
affermarsi.
A soli 26 anni, dopo la laurea
in fisica e un breve impiego in un’industria di ottica, ha
iniziato a insegnare astronomia all’Università
di Firenze come
associata, a 32 anni diventava docente di ruolo e cominciava a collaborare con varie
università straniere tra cui Berkeley, in California, dove ha scritto “Stellar
spettroscopy”, considerato ancora oggi un testo fondamentale :
a 42 anni è stata la prima donna in Italia a dirigere un osservatorio
astronomico, quello di Trieste, portandolo ad un livello di rilievo
internazionale.
Non si è mai sentita penalizzata dall’essere donna,
anche se questo non le ha impedito di essere vicina alle lotte
per i diritti e per la parità : “. . . bisogna essere combattive,
non timide . . .
(omissis) . . . chi ha meno diritti si deve battere per averli e non
aspettare che piovano dall’alto”.
Vedeva nell’educazione il solo strumento per la vera
indipendenza, anche per questo credeva nell’importanza della divulgazione
scientifica, in cui si è cimentata fin da giovane.
Il suo
impegno civile è stato caratterizzato da un ateismo convinto
che l’ha portata a criticare le ingerenze della religione e a diventare garante
scientifica del Cicap (Comitato
italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale), presidente onorario dell’Uaar (Unione degli atei e degli agnostici
razionalisti) e ad iscriversi all’Associazione
Luca Coscioni per
la libertà di ricerca scientifica.
“La vita e la morte appartengono all’uomo e non a
Dio”, diceva e secondo lei uno Stato laico e non teocratico deve riconoscere il diritto all’eutanasia come all’aborto, alle unioni
civili, al divorzio, alla
ricerca sulle cellule staminali embrionali.
Impegnata
in prima persona in politica,
è stata candidata per il partito dei Comunisti italiani e la Federazione della sinistra.
Nota al grande pubblico soprattutto per le due doti di divulgatrice, nel
mondo della ricerca ha occupato una posizione di primo piano fin dall'inizio
della sua lunga carriera. Celebri anche le sue battute taglienti ed i modi
schietti, conditi dal forte accento toscano che non ha mai abbandonato, così
come la sua grande gentilezza.
Al termine della seconda guerra mondiale si é laureata in astrofisica
sotto il fascismo, cui non ha mai aderito, con una tesi sulle Cefeidi, le
stelle 'pulsanti' che si sono rivelate fondamentali nella misurazione delle
distanze delle galassie.
Grazie alla sua popolarità ha saputo avvicinare la scienza al grande
pubblico negli innumerevoli incontri dal vivo in rassegne e festival, in teatri
e auditorium, nelle partecipazioni televisive.
Vegetariana convinta fin da bambina, ha sempre
ritenuto un abominio mangiare la carne, anche questo un atteggiamento
controcorrente.
Amante della bicicletta, da tempo non poteva più pedalare, dal momento
che le sue condizioni erano progressivamente peggiorate : ma solo nell’aprile
del 2012 scatenò una polemica quando un medico triestino si rifiutò di
rilasciarle il certificato di abilitazione di rinnovo della patente.
Lei parlò di pregiudizi e cominciò una battaglia personale per continuare
a guidare la sua Panda : indomita, benché camminasse quasi soltanto aiutandosi
con stampelle e con molta fatica.
La “signora delle stelle” lascia due grandissimi amori : un’immensa biblioteca composta di 24 mila
libri, volumi che per sua intenzione saranno donati alla città di
Trieste ed il marito Aldo conosciuto nella loro natia Firenze e sposato 70 anni
fa, la prima e l'ultima volta che era entrata in una chiesa!
Ecco . . . penso proprio che le parole sin qui dette possano bastare e
lascio queste due personalità brillare inondandoci della loro ormai
inesauribile luce.
Sì, Maria, erano due stelle. Grazie per avercele ricordate.
RispondiEliminaE con te fanno 3 . . . ma tu sei salda e non cadi. Se vacilli ti tengo io! A.
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