sabato 23 luglio 2011

BUONA ESTATE!

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Cari amici è con questo libro che sto leggendo (uno dei tanti) - "Come imparare a dire di no" -che vi saluto molto cordialmente. Sono al mare ,nella bella Sicilia, da un mese ma..diciamo che la vera vacanza inizia con questo fine settimana e con l'arrivo di amici e amiche che arrivano dal "Nord" .  Vi giungeranno a breve anche i saluti dei nostri amici  MARIA  e ENZO . Nel corso di questa nostra vacanza ,dedicata al riposo, vi riproporremo articoli tra i migliori ,pubblicati ,che magari vi sono sfuggiti, alternandoli saltuariamente a qualche nuovo articolo.Auguro a tutti voi una Buona Estate anche se ormai è inoltrata . Agli amici, assidui frequentatori del blog e  collaboratori (PREZIOSISSIMI), ancora un grazie di cuore per la stima e l'affetto che mi riservano sia qua che privatamente  e che con i  loro articoli hanno arricchito e reso interessante il blog.
 GRAZIE A TUTTI DI  CUORE!! 

 una citazione di VICTOR HUGO


Non imitare mai niente e nessuno.
Un leone che imita un leone diventa una scimmia.



Buona vita a tutti!!

Autore: Martin Winkler
Come si impara a dire "NO"?
Risposta:
Imparare dire di NO

Dire NO può essere molto difficile. Le persone con bassa autostima molto spesso hanno anche una mancanza di assertività e pensano di doversi adattare a tutte le aspettative che gli altri hanno su di loro. Per loro è molto difficile fissare i limiti del rapporto con gli altri. A volte si sentono come vergognose, o colpevoli, nel dire di NO. Ma il fare le cose contro la propria volontà e possibilità non fa altro che farli sentire ancora più abusati e arrabbiati.

Un NO semplice e diretto, tipo: "non posso aiutarti con quello" sono la soluzione migliore. Se si desidera dare una spiegazione questa andrebbe fornita in maniera semplice e comprensibile: "NO, ho già un altro appuntamento per stasera" oppure, "NO, spiacente. Temo di dover rifiutare perché non ho tempo a sufficienza."

Altri modi di dire NO:

* Non posso fare questa cosa adesso.
* NO, ti ringrazio. Non questo volta. Grazie per avermelo chiesto.
* Spiacente, ma NO.
* Abbiate pazienza ma non posso proprio venire.
* Preferirei di NO.

Per dire un NO convincente dovreste:

* Iniziare la frase con la parola NO
* Scuotere la vostra testa ed usare dei segnali nonverbali per sottolineare il vostro NO. La vostra voce dovrebbe essere chiara e diretta. Gli occhi dovrebbero sostenere lo sguardo dell'altro.

Se qualcuno vi fa una richiesta è giusto chiedere il tempo di pensarci sopra. La decisione dovrebbe spettare voi, ma alle volte è difficile riuscire a dire NO immediatamente. Potete provare ad usare un NO empatico, in alcune circostanze può essere utile:

"Spiacente, NO. avremmo tenuto volentieri il vostro gatto questo fine settimana. Ma mio marito ed io saremo fuori città. So che sarà duro trovare qualcuno che tenga il gatto e mi dispiace. La volta prossima, se posso, ve lo tengo volentieri."

Ricordiamoci allora : dire NO è una risposta molto onorevole. Abbiamo  il diritto di dire "NO"!




benvenuti al sud




Annamaria... a presto!


I seni più penduli e meno … - di ENZO -

Periodo di vacanze! E chi è al mare, come me, vedere seni semiscoperti in  spiaggia è normale ma...ci si domanda: perchè gli uomini possono tranquillamente prendere il sole a "petto" nudo e noi donne no? Anche in Svezia, qualche tempo fa, le donne si sono poste la stessa domanda.
Perche noi dobbiamo coprirci il seno per andare in piscina mentre l`uomo no? Allora si sono organizzate e hanno fatto scorribande a seno nudo nelle piscine finchè, adesso, la legge svedese  permette anche alle donne di andare in piscina con seno scoperto .
Noi donne italiane non siamo ancora  cosi emancipate...



I seni più penduli e meno penduli…secondo la razza


ENZO Duc, limoncello o caffè?

DUCKY Stasera limoncello, ho proprio desiderio.

ENZO Senti un po’, che bocconcino quella del piano di sopra!

DUCKY Chi, quella dell’ultimo piano? Non quella del 2° piano, è senza un centimetro di petto…una persiana, Enzo. L’architetta sì, quella dell’ultimo piano. Con quella si fermano tutti gli orologi. Un’opera d’arte della madre…che petto.

ENZO Ah sì, vero…sai una cosa….di sera va in una “Belly Dance School”.

DUCKY E tu come lo sai?

ENZO Lo so e basta.

DUCKY Comunque…un balcone di tutto rispetto dove ci potresti posare due vasi di fiori. Mi raccomando, Enzo, sei in regime di castità. Quello che non si fa…si viene a sapere.

ENZO Il seno per me è vitale, esercitano un’attrazione straordinaria. A proposito, spesso sono differenti in una donna, somaticamente s’intende.

DUCKY Mi hai preceduto. E’ vero, non di rado che i seni di una donna abbiano composizione, architettura e caratteristiche diverse…l’uno dall’altro: piccole differenze, ecco!

ENZO Avevo superato di pochi anni la quarantina quando conobbi una donna che vantava differenze ai capezzoli, quello di sinistra era più opimo dell’altro.

DUCKY Vuoi dire che era più “fragola” dell’altro?

ENZO Esattamente.

DUCKY E sono anche diversamente sensibili.

ENZO A proposito…stando in argomento… che possiamo dire a riguardo…anzi…che mi puoi dire tu?

DUCKY Quanto alle tipologie ce ne sono una varietà.

ENZO Interessante, Duc, avanti che possiamo dire?

DUCKY Ne esistono di ogni forma, dimensione e colore. Anche superdimensionati.

ENZO "Mammellate”…colpi di mammelle grandi.

DUCKY Non scherzare. In un certo senso. Seni molto grossi, mammelle abbondanti ed estremamente lungo.

ENZO Come lunghe? Grandi e grosse?

DUCKY No, Enzo, dico proprio seno lungonel senso della lunghezza.

ENZO Ma quali donne ce l’hanno così?

DUCKY Femmine africane…in diverse tribù dell’Africa hanno seni lunghi.

ENZO Lunghi non grossi?

DUCKY Hanno i seni… le zinne il petto l u n g o o o cioè p e n d u l o. Chiaro ora?

ENZO Ehi ho capito…pendulo e ammosciante…e farebbe anche senso.

DUCKY Ti dico di più. Non è raro per quelle donne gettare quella specie di seni…che sembrano più delle di carne… sopra le spalle per non essere intralciate mentre lavorano.

ENZO …come un avvolgimento tipo sciarpa, come facciamo noi quando fa freddo: ci avvolgiamo la sciarpa!

DUCKY Sto pensando a quelle ciucciottine che non possono vantare un petto…diciamo…almeno normale. Vuol dire che svilupperanno altre doti per amore di Eros. Comunque, secondo la razza i seni più piccoli o minuti sono solitamente attribuiti alle donne della Mongolia: le donne mongole presentano spesso una piattezza quasi mascolina e mammelle troppo grandi.

ENZO Non capisco, Ducky, piatte con mammelle troppo grandi?

DUCKY Il petto è piatto e le mammelle non sono grosse come rotondità ma grandi in piattezza, in estensione alias in l a r g h e z z a!

ENZO Ok, ok, mi arrendo…però poverine…sembreranno delle mostruosità: ah maledetta Natura che non si fa i ca…voli suoi.

DUCKY No, Gemè, la razza.

ENZO Sarà pure la razza come dici tu, ma è sempre ‘na brutta cosa per quelle ciucciottine mongole.

DUCKY Sai una cosa, Enzo?

ENZO Mi è venuta una gran voglia di fragole…ma di quelle grosse….una voglia...

DUCKY Anche a me… ho quasi l’acquolina in bocca.

ENZO Non ci resta che sospirare, Duc.

DUCHY E sospiriamo… mannaggia le poppe e la Natura.

http://www.megghy.com/immagini/animated/ventilatore/2.gif
Enzo

HO VISTO UN FILM "I GUARDIANI DEL DESTINO" - di MARIA

In una serata finalmente meno afosa, carezzata da un piacevole venticello, comodamente, credetemi, seduta in una poltroncina del mio cinema all’aperto preferito . . . 



Regia e sceneggiatura : George Nolfi Interpreti : Matt Damon, Emily Blunt, Anthony Mackie, John Slattery, Michael Kelly, Terence Stamp Soggetto : tratto da un racconto breve scritto da Philip K. Dick Genere : Fantascienza, sentimentale Produzione : Chris Moore, Michael Hackett, George Nolfi, Bill Carraro Distribuzione : Universal Nazione : U.S.A. Durata : 106 minuti circa Soggetto : tratto da un racconto breve del 1954 di Philip K. Dick : ”Squadra riparazioni”

David Norris, ambizioso uomo politico, sta per vincere un’elezione per la carica di senatore degli Stati Uniti quando incontra la ballerina Elise Sellas, una donna come non ne ha mai conosciute. Appna capisce di essersi innamorato di lei, uomini misteriosi cospirano per separarli e tenerli lontani l’uno dall’altra. David scopre così dii trovarsi davanti agli “agenti del destino” che useranno tutto il proprio potere per evitare che David ed Elise stiano insieme. Ma l’uomo non è disposto ad accettare il futuro che è stato scelto per lui . . .

Piace…non piace

Fato, destino, caso, libero arbitrio, ecco i quattro pilastri alla base delle architetture filosofiche del film.
Si tratta di una storia d’amore dalla struggente urgenza e dalla implacabile necessità, anche filosofica, sicuramente esistenziale. 
Matt Damon ed Emily Blunt si muovono paralleli e intrecciati in una New York elegante e senza tempo né luoghi,immersi nella rivoluzione di un amore che riesce a battere il piano del destino piegandolo a sé stesso.  Damon e la Blunt, perfetti nei rispettivi ruoli e (quindi) nella composizione della coppia inscindibile che cercheranno tra mille difficoltà di affermare, danno vita e corpo ad una delle più belle storie d’amore degli ultimi anni, dal romanticismo mai melenso, dalla struggente ineluttabilità. 
George Nolfi, sceneggiatore alla sua prima prova da regista, li segue nella loro continua, dilatata e via via più frenetica corsa contro il tempo, senza mai lasciare che le ragioni dell’azione e del mistero prevalgano su quelle del sentimento e delle psicologie. Elegante e leggero ma coinvolgente dal punto di vista emotivo, piuttosto che cupo e ossessionante, quello di Nolfi è un film di genere che mette l’amore al centro di tutto. 
Quell’amore che  viene prima di tutto e di tutti, che incendia e appassiona e non ti lascerà mai e che non vorresti lasciare un secondo, che si insegue, si coltiva e si protegge ad ogni costo, sul quale si punta tutto quello che si ha, non importa quanto grandi siano davvero le chance di successo. 
Quello di fronte al quale la paura, le ragioni della razionalità più limitata e persino la filosofia spicciola e fatalista, sono costrette a battere in ritirata e modificare i loro piani: purtroppo non dimentico che . . . “ho solo visto un film” !


Nonostante il clima di vacanza, sono in uscita nuove pellicole che vi segnalo

CAPTAIN AMERICA: IL PRIMO VENDICATORE
Il primo e più noto supereroe dei fumetti trova finalmente un suo film
Regia di Joe Johnston. Con Chris Evans, Hugo Weaving, Sebastian Stan, Hayley Atwell, Toby Jones. Genere Azione – USA  2011.
Il 5 maggio del 2008 la Marvel ha annunciato la realizzazione del film in costume The First Avenger: Captain America, ambientato principalmente durante la seconda guerra mondiale. Lo studio, fin dall'inizio, ha deciso di rimanere fedele alla storia originale del comic che racconta la storia di Steve Rogers, nato durante la grande depressione in America e cresciuto in una famiglia povera, che rimasto inorridito dalle azioni dei nazisti in Europa decide di arruolarsi nell'esercito. Ma a causa della sua fragilità e della sua malattia, viene respinto.

BITCH SLAP - LE SUPERDOTATE
Le dimensioni 'maggiorate' contano...
Regia di Rick Jacobson. Con Julia Voth, Erin Cummings, America Olivo, Michael Hurst, Ron Melendez. Genere Azione - USA 2009 - Durata 105 minuti circa.
Tre ragazze giungono con una macchina d'epoca nel bel mezzo del deserto alla ricerca di un bottino di diamanti sepolto vicino a una roulotte. Queste sono Trixie, una spogliarellista ingenua e sensibile, Camero, una spietata killer che fa il corriere della droga, e Hel, un'importante donna d'affari. Nel bagagliaio della loro Ford Thunderbird hanno incastrato Gage, il pericoloso trafficante che ha sottratto i diamanti e quindi l'unico che conosca il punto esatto dove scavare.

MONTE CARLO
Le tre teen più famose d'America, in vacanza a Montecarlo
Regia di Thomas Bezucha. Con Selena Gomez, Katie Cassidy, Leighton Meester, Cory Monteith, Andie MacDowell.  Genere  Commedia - USA 2011 - Durata 109 minuti circa.
Basato sul romanzo di Jules Bass “Headhunters”. Il film segue la storia di tre ragazze in vacanza a Parigi dove una di loro (Selena Gomez) viene scambiata per una inglese viziata. Sono ben presto coinvolte in un turbine di attenzione e si ritrovano su una vacanza da sogno a Monte Carlo. Una collana rubata milioni di dollari, sbuca all'improvviso.

AT THE END OF THE DAY - UN GIORNO SENZA FINE
Un viaggio avventuroso e romantico all'interno di una misteriosa foresta
Regia di Cosimo Alemà. Con Andrew Harwood Mills, Sam Cohan, Valene Kane, Neil Linpow, Daniel Vivian.  Genere Thriller - Italia 2010 - Durata 93 minuti circa.
In una giornata assolata, un gruppo di amici composto da uomini e donne si avventura nella boscaglia per una partita di soft-air, un gioco di squadra che consiste nella simulazione di tattiche e scontri militari con fucili giocattolo. Durante l'esercitazione, improvvisamente, una delle ragazze scompare nel nulla; è l'inizio di una folle caccia all'uomo condotta da tre sconosciuti in assetto da guerra che imbracciano armi vere. La qualità e la forza espressiva delle immagini di Un giorno senza fine appaiono evidenti fin dalle sequenze iniziali ambientate nell'abitacolo di una macchina in viaggio.

AFRICAN CATS: KINGDOM OF COURAGE
Regia di Alastair Fothergill, Keith Scholey. Genere Documentario – USA  2011.
Un documentario naturista incentrato su due famiglie feline e su come insegnano ai loro cuccioli come vivere nella natura.

Bene, bene . . . per fortuna fuori dalle multisale esiste il caro, vecchio intervallo tra il primo ed il secondo tempo. Approfittiamone per prendere una golosa granita . . . il gusto chiaramente lo lascio scegliere ad ognuno di voi.
Buona visione a tutti

Maria... a dopo

venerdì 22 luglio 2011

COME E' STATA SVENDUTA L'ITALIA





di Antonella Randazzo
Autrice del libro: "DITTATURE: LA STORIA OCCULTA"

Era il 1992, all'improvviso un'intera classe politica dirigente crollava sotto i colpi delle indagini giudiziarie. Da oltre quarant'anni era stata al potere. Gli italiani avevano sospettato a lungo che il sistema politico si basasse sulla corruzione e sul clientelismo. Ma nulla aveva potuto scalfirlo. Né le denunce, né le proteste popolari (talvolta represse nel sangue), né i casi di connivenza con la mafia, che di tanto in tanto salivano alla cronaca. Ma ecco che, improvvisamente, il sistema crollava.
Cos'era successo da fare in modo che gli italiani potessero avere, inaspettatamente, la soddisfazione di constatare che i loro sospetti sulla corruzione del sistema politico erano reali?

Mentre l'attenzione degli italiani era puntata sullo scandalo delle tangenti, il governo italiano stava prendendo decisioni importantissime per il futuro del paese.
Con l'uragano di "Tangentopoli" gli italiani credettero che potesse iniziare un periodo migliore per l'Italia. Ma in segreto, il governo stava attuando politiche che avrebbero peggiorato il futuro del paese. Numerose aziende saranno svendute, persino la Banca d'Italia sarà messa in vendita. La svendita venne chiamata "privatizzazione".

Il 1992 fu un anno di allarme e di segretezza. L'allora Ministro degli Interni Vincenzo Scotti, il 16 marzo, lanciò un allarme a tutti i prefetti, temendo una serie di attacchi contro la democrazia italiana. Gli attacchi previsti da Scotti erano eventi come l'uccisione di politici o il rapimento del presidente della Repubblica. Gli attacchi ci furono, e andarono a buon fine, ma non si trattò degli eventi previsti dal Ministro degli Interni. L'attacco alla democrazia fu assai più nascosto e destabilizzante.

Nel maggio del 1992, Giovanni Falcone venne ucciso dalla mafia. Egli stava indagando sui flussi di denaro sporco, e la pista stava portando a risultati che potevano collegare la mafia ad importanti circuiti finanziari internazionali. Falcone aveva anche scoperto che alcuni personaggi prestigiosi di Palermo erano affiliati ad alcune logge massoniche di rito scozzese, a cui appartenevano anche diversi mafiosi, ad esempio Giovanni Lo Cascio. La pista delle logge correva parallela a quella dei circuiti finanziari, e avrebbe portato a risultati certi, se Falcone non fosse stato ucciso.

Su Falcone erano state diffuse calunnie che cercavano di capovolgere la realtà di un magistrato integro. La gente intuiva che le istituzioni non lo avevano protetto. Ciò emerse anche durante il suo funerale, quando gli agenti di polizia si posizionarono davanti alle bare, impedendo a chiunque di avvicinarsi. Qualcuno gridò: "Vergognatevi, dovete vergognarvi, dovete andare via, non vi avvicinate a queste bare, questi non sono vostri, questi sono i nostri morti, solo noi abbiamo il diritto di piangerli, voi avete solo il dovere di vergognarvi".
Che la mafia stesse utilizzando metodi per colpire il paese intero, in modo da spaventarlo e fargli accettare passivamente il "nuovo corso" degli eventi, lo si vedrà anche dagli attentati del 1993.

Gli attentati del 1993 ebbero caratteristiche assai simili agli attentati terroristici degli anni della "strategia della tensione", e sicuramente avevano lo scopo di spaventare il paese, per indebolirlo. Il 4 maggio 1993, un'autobomba esplode in via Fauro a Roma, nel quartiere Parioli. Il 27 maggio un'altra autobomba esplode in via dei Georgofili a Firenze, cinque persone perdono la vita. La notte tra il 27 e il 28 luglio, ancora un'autobomba esplode in via Palestro a Milano, uccidendo cinque persone. I responsabili non furono mai identificati, e si disse che la mafia volesse "colpire le opere d'arte nazionali", ma non era mai accaduto nulla di simile. I familiari delle vittime e il giudice Giuseppe Soresina saranno concordi nel ritenere che quegli attentati non erano stati compiuti soltanto dalla mafia, ma anche da altri personaggi dalle "menti più fini dei mafiosi".[1]

Falcone era un vero avversario della mafia. Le sue indagini passarono a Borsellino, che venne assassinato due mesi dopo. La loro morte ha decretato il trionfo di un sistema mafioso e criminale, che avrebbe messo le mani sull'economia italiana, e costretto il paese alla completa sottomissione politica e finanziaria.
Mentre il ministro Scotti faceva una dichiarazione che suonava quasi come una minaccia: "la mafia punterà su obiettivi sempre più eccellenti e la lotta si farà sempre più cruenta, la mafia vuole destabilizzare lo stato e piegarlo ai propri voleri", Borsellino lamentava regole e leggi che non permettevano una vera lotta contro la mafia. Egli osservava: "non si può affrontare la potenza mafiosa quando le si fa un regalo come quello che le è stato fatto con i nuovi strumenti processuali adatti ad un paese che non è l’Italia e certamente non la Sicilia. Il nuovo codice, nel suo aspetto dibattimentale, è uno strumento spuntato nelle mani di chi lo deve usare. Ogni volta, ad esempio, si deve ricominciare da capo e dimostrare che Cosa Nostra esiste".[2]

I metodi statali di sabotaggio della lotta contro la mafia sono stati denunciati da numerosi esponenti della magistratura. Ad esempio, il 27 maggio 1992, il Presidente del tribunale di Caltanissetta Placido Dall’Orto, che doveva occuparsi delle indagini sulla strage di Capaci, si trovò in gravi difficoltà: "Qui è molto peggio di Fort Apache, siamo allo sbando. In una situazione come la nostra la lotta alla mafia è solo una vuota parola, lo abbiamo detto tante volte al Csm".[3]
Anche il Pubblico Ministero di Palermo, Roberto Scarpinato, nel giugno del 1992 disse: "Su un piatto della bilancia c’ è la vita, sull’altro piatto ci deve essere qualcosa che valga il rischio della vita, non vedo in questo pacchetto un impegno straordinario da parte dello Stato, ad esempio non vedo nulla di straordinario sulla caccia e la cattura dei grandi latitanti".[4]
Nello stesso anno, il senatore Maurizio Calvi raccontò che Falcone gli confessò di non fidarsi del comando dei carabinieri di Palermo, della questura di Palermo e nemmeno della prefettura di Palermo.[5]

Che gli assassini di capaci non fossero tutti italiani, molti lo sospettavano.
Il Ministro Martelli, durante una visita in Sudamerica, dichiarò: "Cerco legami tra l’assassinio di Falcone e la mafia americana o la mafia colombiana".[6] Lo stesso presidente del consiglio Amato, durante una visita a Monaco, disse: "Falcone è stato ucciso a Palermo ma probabilmente l’omicidio è stato deciso altrove".
Probabilmente, le tecniche d'indagine di Falcone non piacevano ai personaggi con cui il governo italiano ebbe a che fare quell'anno. Quel considerare la lotta alla mafia soprattutto un dovere morale e culturale, quel coinvolgere le persone nel candore dell'onestà e dell'assenza di compromessi, gli erano valsi la persecuzione e i metodi di calunnia tipici dei servizi segreti inglesi e statunitensi. Tali metodi mirano ad isolare e a criminalizzare, cercando di fare apparire il contrario di ciò che è. Cercarono di far apparire Falcone un complice della mafia. Antonino Caponnetto dichiarò al giornale La Repubblica: "Non si può negare che c’è stata una campagna (contro Falcone), cui hanno partecipato in parte i magistrati, che lo ha delegittimato. Non c’è nulla di più pericoloso per un magistrato che lotta contro la mafia che l’essere isolato".[7]

L'omicidio di due simboli dello Stato così importanti come Falcone e Borsellino significava qualcosa di nuovo. Erano state toccate le corde dell'élite di potere internazionale, e questi omicidi brutali lo testimoniavano. Ciò è stato intuito anche da Charles Rose, Procuratore distrettuale di New York, che notò la particolarità degli attentati: "Neppure i boss più feroci di Cosa Nostra hanno mai voluto colpire personalità dello Stato così visibili come era Giovanni, perché essi sanno benissimo quali rischi comporta attaccare frontalmente lo Stato. Quell’attentato terroristico è un gesto di paura... Credo che una mafia che si mette a sparare ai simboli come fanno i terroristi... è condannata a perdere il bene più prezioso per ogni organizzazione criminale di quel tipo, cioè la complicità attiva o passiva della popolazione entro la quale si muove".[8]

Infatti, quell'anno gli italiani capirono che c'era qualcosa di nuovo, e scesero in piazza contro la mafia. Si formarono due fronti: la gente comune contro la mafia, e le istituzioni, che si stavano sottomettendo all'élite che coordina le mafie internazionali.
Quell'anno l'élite anglo-americana non voleva soltanto impedire la lotta efficace contro la mafia, ma voleva rendere l'Italia un paese completamente soggiogato ad un sistema mafioso e criminale, che avrebbe dominato attraverso il potere finanziario.

Come segnalò il presidente del Senato Giovanni Spadolini, c'era in atto un'operazione su larga scala per distruggere la democrazia italiana: "Il fine della criminalità mafiosa sembra essere identico a quello del terrorismo nella fase più acuta della stagione degli anni di piombo: travolgere lo stato democratico nel nostro paese. L’obiettivo è sempre lo stesso: delegittimare lo Stato, rompere il circuito di fiducia tra cittadini e potere democratico…se poi noi scorgiamo – e ne abbiamo il diritto – qualche collegamento internazionale intorno alla sfida mafia più terrorismo, allora ci domandiamo: ma forse si rinnovano gli scenari di dodici-undici anni fa? Le minacce dei centri di cospirazione affaristico-politica come la P2 sono permanenti nella vita democratica italiana. E c’è un filone piduista che sopravvive, non sappiamo con quanti altri. Mafia e P2 sono congiunte fin dalle origini, fin dalla vicenda Sindona".[9]

Anche Tina Anselmi aveva capito i legami fra mafia e finanza internazionale: "Bisogna stare attenti, molto attenti... Ho parlato del vecchio piano di rinascita democratica di Gelli e confermo che leggerlo oggi fa sobbalzare. E’ in piena attuazione... Chi ha grandi mezzi e tanti soldi fa sempre politica e la fa a livello nazionale ed internazionale. Ho parlato in questi giorni con un importante uomo politico italiano che vive nel mondo delle banche. Sa cosa mi ha detto? Che la mafia è stata più veloce degli industriali e che sta già investendo centinaia di miliardi, frutto dei guadagni fatti con la droga, nei paesi dell’est... Stanno già comprando giornali e televisioni private, industrie e alberghi… Quegli investimenti si trasformeranno anche in precise e specifiche azioni politiche che ci riguardano, ci riguardano tutti. Dopo le stragi di Palermo la polizia americana è venuta ad indagare in Sicilia anche per questo, sanno di questi investimenti colossali, fatti regolarmente attraverso le banche".[10]

Anni dopo, l'ex ministro Scotti confesserà a Cirino Pomicino: "Tutto nacque da una comunicazione riservata fattami dal capo della polizia Parisi che, sulla base di un lavoro di intelligence svolto dal Sisde e supportato da informazioni confidenziali, parlava di riunioni internazionali nelle quali sarebbero state decise azioni destabilizzanti sia con attentati mafiosi sia con indagini giudiziarie nei confronti dei leaders dei partiti di governo".
Una delle riunioni di cui parlava Scotti si svolse il 2 giugno del 1992, sul panfilo Britannia, in navigazione lungo le coste siciliane. Sul panfilo c'erano alcuni appartenenti all'élite di potere anglo-americana, come i reali britannici e i grandi banchieri delle banche a cui si rivolgerà il governo italiano durante la fase delle privatizzazioni (Merrill Lynch, Goldman Sachs e Salomon Brothers).

In quella riunione si decise di acquistare le aziende italiane e la Banca d'Italia, e come far crollare il vecchio sistema politico per insediarne un altro, completamente manovrato dai nuovi padroni. A quella riunione parteciparono anche diversi italiani, come Mario Draghi, allora direttore delegato del ministero del Tesoro, il dirigente dell'Eni Beniamino Andreatta e il dirigente dell'Iri Riccardo Galli. Gli intrighi decisi sulla Britannia avrebbero permesso agli anglo-americani di mettere le mani sul 48% delle aziende italiane, fra le quali c'erano la Buitoni, la Locatelli, la Negroni, la Ferrarelle, la Perugina e la Galbani.
La stampa martellava su "Mani pulite", facendo intendere che da quell'evento sarebbero derivati grandi cambiamenti.
Nel giugno 1992 si insediò il governo di Giuliano Amato. Si trattava di un personaggio in armonia con gli speculatori che ambivano ad appropriarsi dell'Italia. Infatti, Amato, per iniziare le privatizzazioni, si affrettò a consultare il centro del potere finanziario internazionale: le tre grandi banche di Wall Street, Merrill Lynch, Goldman Sachs e Salomon Brothers.

Appena salito al potere, Amato trasformò gli Enti statali in Società per Azioni, valendosi del decreto Legge 386/1991, in modo tale che l'élite finanziaria li potesse controllare, e in seguito rilevare.
L'inizio fu concertato dal Fondo Monetario Internazionale, che, come aveva fatto in altri paesi, voleva privatizzare selvaggiamente e svalutare la nostra moneta, per agevolare il dominio economico-finanziario dell'élite. L'incarico di far crollare l'economia italiana venne dato a George Soros, un cittadino americano che tramite informazioni ricevute dai Rothschild, con la complicità di alcune autorità italiane, riuscì a far crollare la nostra moneta e le azioni di molte aziende italiane.
Soros ebbe l'incarico, da parte dei banchieri anglo-americani, di attuare una serie di speculazioni, efficaci grazie alle informazioni che egli riceveva dall'élite finanziaria. Egli fece attacchi speculativi degli hedge funds per far crollare la lira. A causa di questi attacchi, il 5 novembre del 1993 la lira perse il 30% del suo valore, e anche negli anni successivi subì svalutazioni.

Le reti della Banca Rothschild, attraverso il direttore Richard Katz, misero le mani sull'Eni, che venne svenduta. Il gruppo Rothschild ebbe un ruolo preminente anche sulle altre privatizzazioni, compresa quella della Banca d'Italia. C'erano stretti legami fra il Quantum Fund di George Soros e i Rothschild. Ma anche numerosi altri membri dell'élite finanziaria anglo-americana, come Alfred Hartmann e Georges C. Karlweis, furono coinvolti nei processi di privatizzazione delle aziende e della Banca d'Italia.
La Rothschild Italia Spa, filiale di Milano della Rothschild & Sons di Londra, venne creata nel 1989, sotto la direzione di Richard Katz. Quest'ultimo diventò direttore del Quantum Fund di Soros nel periodo delle speculazioni a danno della lira. Soros era stato incaricato dai Rothschild di attuare una serie di speculazioni contro la sterlina, il marco e la lira, per destabilizzare il sistema Monetario Europeo. Sempre per conto degli stessi committenti, egli fece diverse speculazioni contro le monete di alcuni paesi asiatici, come l'Indonesia e la Malesia. Dopo la distruzione finanziaria dell'Europa e dell'Asia, Soros venne incaricato di creare una rete per la diffusione degli stupefacenti in Europa.

In seguito, i Rothschild, fedeli al loro modo di fare, cercarono di far cadere la responsabilità del crollo economico italiano su qualcun altro. Attraverso una serie di articoli pubblicati sul Financial Times, accusarono la Germania, sostenendo che la Bundesbank aveva attuato operazioni di aggiotaggio contro la lira. L'accusa non reggeva, perché i vantaggi del crollo della lira e della svendita delle imprese italiane andarono agli anglo-americani.
La privatizzazione è stata un saccheggio, che ancora continua. Spiega Paolo Raimondi, del Movimento Solidarietà:

Abbiamo avuto anni di privatizzazione, saccheggio dell'economia produttiva e l'esplosione della bolla della finanza derivata. Questa stessa strategia di destabilizzazione riparte oggi, quando l'Europa continentale viene nuovamente attratta, anche se non come promotrice e con prospettive ancora da definire, nel grande progetto di infrastrutture di base del Ponte di Sviluppo Eurasiatico.[11]

Qualche anno dopo la magistratura italiana procederà contro Soros, ma senza alcun successo. Nell'ottobre del 1995, il presidente del Movimento Internazionale per i Diritti Civili-Solidarietà, Paolo Raimondi, presentò un esposto alla magistratura per aprire un'inchiesta sulle attività speculative di Soros & Co, che avevano colpito la lira. L'attacco speculativo di Soros, gli aveva permesso di impossessarsi di 15.000 miliardi di lire. Per contrastare l'attacco, l'allora governatore della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, bruciò inutilmente 48 miliardi di dollari.
Su Soros indagarono le Procure della Repubblica di Roma e di Napoli, che fecero luce anche sulle attività della Banca d'Italia nel periodo del crollo della lira. Soros venne accusato di aggiotaggio e insider trading, avendo utilizzato informazioni riservate che gli permettevano di speculare con sicurezza e di anticipare movimenti su titoli, cambi e valori delle monete.
Spiegano il Presidente e il segretario generale del "Movimento Internazionale per i Diritti Civili - Solidarietà", durante l'esposto contro Soros:

È stata... annotata nel 1992 l 'esistenza... di un contatto molto stretto e particolare del sig. Soros con Gerald Carrigan, presidente della Federal Reserve Bank di New York, che fa parte dell'apparato della Banca centrale americana, luogo di massima circolazione di informazioni economiche riservate, il quale, stranamente, una volta dimessosi da questo posto, venne poi immediatamente assunto a tempo pieno dalla finanziaria "Goldman Sachs & co." come presidente dei consiglieri internazionali. La Goldman Sachs è uno dei centri della grande speculazione sui derivati e sulle monete a livello mondiale. La Goldman Sachs è anche coinvolta in modo diretto nella politica delle privatizzazioni in Italia. In Italia inoltre, il sig. Soros conta sulla strettissima collaborazione del sig. Isidoro Albertini, ex presidente degli agenti di cambio della Borsa di Milano e attuale presidente della "Albertini e co. SIM" di Milano, una delle ditte guida nel settore speculativo dei derivati. Albertini è membro del consiglio di amministrazione del "Quantum Fund" di Soros.

III. L'attacco speculativo contro la lira del settembre 1992 era stato preceduto e preparato dal famoso incontro del 2 giugno 1992 sullo yacht "Britannia" della regina Elisabetta II d'Inghilterra, dove i massimi rappresentanti della finanza internazionale, soprattutto britannica, impegnati nella grande speculazione dei derivati, come la S. G. Warburg, la Barings e simili, si incontrarono con la controparte italiana guidata da Mario Draghi, direttore generale del ministero del Tesoro, e dal futuro ministro Beniamino Andreatta, per pianificare la privatizzazione dell'industria di stato italiana. A seguito dell'attacco speculativo contro la lira e della sua immediata svalutazione del 30%, codesta privatizzazione sarebbe stata fatta a prezzi stracciati, a beneficio della grande finanza internazionale e a discapito degli interessi dello stato italiano e dell'economia nazionale e dell'occupazione. Stranamente, gli stessi partecipanti all'incontro del Britannia avevano già ottenuto l'autorizzazione da parte di uomini di governo come Mario Draghi, di studiare e programmare le privatizzazioni stesse. Qui ci si riferisce per esempio alla Warburg, alla Morgan Stanley, solo per fare due tra gli esempi più noti. L'agenzia stampa EIR (Executive Intelligence Review) ha denunciato pubblicamente questa sordida operazione alla fine del 1992 provocando una serie di interpellanze parlamentari e di discussioni politiche che hanno avuto il merito di mettere in discussione l'intero procedimento, alquanto singolare, di privatizzazione.[12]

I complici italiani furono il ministro del Tesoro Piero Barucci, l'allora Direttore di Bankitalia Lamberto Dini e l'allora governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi. Altre responsabilità vanno all'allora capo del governo Giuliano Amato e al Direttore Generale del Tesoro Mario Draghi. Alcune autorità italiane (come Dini) fecero il doppio gioco: denunciavano i pericoli ma in segreto appoggiavano gli speculatori.
Amato aveva costretto i sindacati ad accettare un accordo salariale non conveniente ai lavoratori, per la "necessità di rimanere nel Sistema Monetario Europeo", pur sapendo che l'Italia ne sarebbe uscita a causa delle imminenti speculazioni.
Gli attacchi all'economia italiana andarono avanti per tutti gli anni Novanta, fino a quando il sistema economico- finanziario italiano non cadde sotto il completo controllo dell'élite. Nel gennaio del 1996, nel rapporto semestrale sulla politica informativa e della sicurezza, il Presidente del Consiglio Lamberto Dini disse:

I mercati valutari e le borse delle principali piazze mondiali continuano a registrare correnti speculative ai danni della nostra moneta, originate, specie in passaggi delicati della vita politico-istituzionale, dalla diffusione incontrollata di notizie infondate riguardanti la compagine governativa e da anticipazioni di dati oggetto delle periodiche comunicazioni sui prezzi al consumo... è possibile attendersi la reiterazione di manovre speculative fraudolente, considerato il persistere di una fase congiunturale interna e le scadenze dell'unificazione monetaria.[13]

Il giorno dopo, il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, riferiva che l'Italia non poteva far nulla contro le correnti speculative sui mercati dei cambi, perché "se le banche di emissione tentano di far cambiare direzione o di fermare il vento (delle operazioni finanziarie) non ce la fanno per la dimensione delle masse in movimento sui mercati rispetto alla loro capacità di fuoco".
Le nostre autorità denunciavano il potere dell'élite internazionale, ma gettavano la spugna, ritenendo inevitabili quegli eventi. Era in gioco il futuro economico-finanziario del paese, ma nessuna autorità italiana pensava di poter fare qualcosa contro gli attacchi destabilizzanti dell'élite anglo-americana.

Il Movimento Solidarietà fu l'unico a denunciare quello che stava effettivamente accadendo, additando i veri responsabili del crollo dell'economia italiana. Il 28 giugno 1993, il Movimento Solidarietà svolse una conferenza a Milano, in cui rese nota a tutti la riunione sul Britannia e quello che ne era derivato.[14]
Il 6 novembre 1993, l 'allora presidente del Consiglio, Carlo Azeglio Ciampi scrisse una lettera al procuratore capo della Repubblica di Roma, Vittorio Mele, per avviare "le procedure relative al delitto previsto all'art. 501 del codice penale ("Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio"), considerato nell'ipotesi delle aggravanti in esso contenute". Anche a Ciampi era evidente il reato di aggiotaggio da parte di Soros, che aveva operato contro la lira e i titoli quotati in Borsa delle nostre aziende.

Anche negli anni successivi avvennero altre privatizzazioni, senza regole precise e a prezzi di favore. Che stesse cambiando qualcosa, gli italiani lo capivano dal cambio di nome delle aziende, la Sip era diventata Telecom Italia e le Ferrovie dello Stato erano diventate Trenitalia.
Il decreto legislativo 79/99 avrebbe permesso la privatizzazione delle aziende energetiche. Nel settore del gas e dell'elettricità apparvero numerose aziende private, oggi circa 300. Dal 24 febbraio del 1998, anche le Poste Italiane diventarono una S.p.a. In seguito alla privatizzazione delle Poste, i costi postali sono aumentati a dismisura e i lavoratori postali vengono assunti con contratti precari. Oltre 400 uffici postali sono stati chiusi, e quelli rimasti aperti appaiono come luoghi di vendita più che di servizio.

Le nostre autorità giustificavano la svendita delle privatizzazioni dicendo che si doveva "risanare il bilancio pubblico", ma non specificavano che si trattava di pagare altro denaro alle banche, in cambio di banconote che valevano come la carta straccia. A guadagnare sarebbero state soltanto le banche e i pochi imprenditori già ricchi (Benetton, Tronchetti Provera, Pirelli, Colaninno, Gnutti e pochi altri).
Si diceva che le privatizzazioni avrebbero migliorato la gestione delle aziende, ma in realtà, in tutti i casi, si sono verificati disastri di vario genere, e il rimedio è stato pagato dai cittadini italiani.

Le nostre aziende sono state svendute ad imprenditori che quasi sempre agivano per conto dell'élite finanziaria, da cui ricevevano le somme per l'acquisto. La privatizzazione della Telecom avvenne nell'ottobre del 1997. Fu venduta a 11,82 miliardi di euro, ma alla fine si incassarono soltanto 7,5 miliardi. La società fu rilevata da un gruppo di imprenditori e banche., e al Ministero del Tesoro rimase una quota del 3,5%.
Il piano per il controllo di Telecom aveva la regia nascosta della Merril Lynch, del Gruppo Bancario americano Donaldson Lufkin & Jenrette e della Chase Manhattan Bank.
Alla fine del 1998, il titolo aveva perso il 20% (4,33 euro). Le banche dell'élite, la Chase Manhattan e la Lehman Brothers, si fecero avanti per attuare un'opa. Attraverso Colaninno, che ricevette finanziamenti dalla Chase Manhattan, l'Olivetti diventò proprietaria di Telecom. L'Olivetti era controllata dalla Bell, una società con sede a Lussemburgo, a sua volta controllata dalla Hopa di Emilio Gnutti e Roberto Colaninno.

Il titolo, che durante l'opa era stato fatto salire a 20 euro, nel giro un anno si dimezzò. Dopo pochi anni finirà sotto i tre euro.
Nel 2001 la Telecom si trovava in gravi difficoltà, le azioni continuavano a scendere. La Bell di Gnutti e la Unipol di Consorte decisero di vendere a Tronchetti Provera buona parte loro quota azionaria in Olivetti. Il presidente di Pirelli, finanziato dalla J. P. Morgan, ottenne il controllo su Telecom, attraverso la finanziaria Olimpia, creata con la famiglia Benetton (sostenuta da Banca Intesa e Unicredit).

Dopo dieci anni dalla privatizzazione della Telecom, il bilancio è disastroso sotto tutti i punti di vista: oltre 20.000 persone sono state licenziate, i titoli azionari hanno fatto perdere molto denaro ai risparmiatori, i costi per gli utenti sono aumentati e la società è in perdita.
La privatizzazione, oltre che un saccheggio, veniva ad essere anche un modo per truffare i piccoli azionisti.
La Telecom , come molte altre società, ha posto la sua sede in paesi esteri, per non pagare le tasse allo Stato italiano. Oltre a perdere le aziende, gli italiani sono stati privati anche degli introiti fiscali di quelle aziende. La Bell, società che controllava la Telecom Italia, aveva sede in Lussemburgo, e aveva all'interno società con sede alle isole Cayman, che, com'è noto, sono un paradiso fiscale.

Gli speculatori finanziari basano la loro attività sull'esistenza di questi paradisi fiscali, dove non è possibile ottenere informazioni nemmeno alle autorità giudiziarie. I paradisi fiscali hanno permesso agli speculatori di distruggere le economie di interi paesi, eppure i media non parlano mai di questo gravissimo problema.
Mettere un'azienda importante come quella telefonica in mani private significa anche non tutelare la privacy dei cittadini, che infatti è stata più volte calpestata, com'è emerso negli ultimi anni.

Anche per le altre privatizzazioni, Autostrade, Poste Italiane, Trenitalia ecc., si sono verificate le medesime devastazioni: licenziamenti, truffe a danno dei risparmiatori, degrado del servizio, spreco di denaro pubblico, cattiva amministrazione e problemi di vario genere.
La famiglia Benetton è diventata azionista di maggioranza delle Autostrade. Il contratto di privatizzazione delle Autostrade dava vantaggi soltanto agli acquirenti, facendo rimanere l'onere della manutenzione sulle spalle dei contribuenti.
I Benetton hanno incassato un bel po' di denaro grazie alla fusione di Autostrade con il gruppo spagnolo Abertis. La fusione è avvenuta con la complicità del governo Prodi, che in seguito ad un vertice con Zapatero, ha deciso di autorizzarla. Antonio Di Pietro, Ministro delle Infrastrutture, si era opposto, ma ha alla fine si è piegato alle proteste dell'Unione Europea e alla politica del Presidente del Consiglio.

Nonostante i disastri delle privatizzazioni, le nostre autorità governative non hanno alcuna intenzione di rinazionalizzare le imprese allo sfacelo, anzi, sono disposte ad utilizzare denaro pubblico per riparare ai danni causati dai privati.
La società Trenitalia è stata portata sull'orlo del fallimento. In pochi anni il servizio è diventato sempre più scadente, i treni sono sempre più sporchi, il costo dei biglietti continua a salire e risultano numerosi disservizi. A causa dei tagli al personale (ad esempio, non c'è più il secondo conducente), si sono verificati diversi incidenti (anche mortali). Nel 2006, l 'amministratore delegato di Trenitalia, Mauro Moretti, si è presentato ad una audizione alla commissione Lavori Pubblici del Senato, per battere cassa, confessando un buco di un miliardo e settecento milioni di euro, che avrebbe potuto portare la società al fallimento. Nell'ottobre del 2006, il Ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, approvò il piano di ricapitalizzazione proposto da Trenitalia. Altro denaro pubblico ad un'azienda privatizzata ridotta allo sfacelo.

Dietro tutto questo c'era l'élite economico finanziaria (Morgan, Schiff, Harriman, Kahn, Warburg, Rockfeller, Rothschild ecc.) che ha agito preparando un progetto di devastazione dell'economia italiana, e lo ha attuato valendosi di politici, di finanzieri e di imprenditori. Nascondersi è facile in un sistema in cui le banche o le società possono assumere il controllo di altre società o banche. Questo significa che è sempre difficile capire veramente chi controlla le società privatizzate. E' simile al gioco delle scatole cinesi, come spiega Giuseppe Turani: "Colaninno & soci controllano al 51% la Hopa, che controlla il 56,6% della Bell, che controlla il 13,9% della Olivetti, che controlla il 70% della Tecnost, che controlla il 52% della Telecom".[15]
Numerose aziende di imprenditori italiani sono state distrutte dal sistema dei mercati finanziari, ad esempio la Cirio e la Parmalat. Queste aziende hanno truffato i risparmiatori vendendo obbligazioni societarie ("Bond") con un alto margine di rischio. La Parmalat emise Bond per un valore di 7 miliardi di euro, e allo stesso tempo attuò operazioni finanziarie speculative, e si indebitò. Per non far scendere il valore delle azioni (e per venderne altre) truccava i bilanci.

Le banche nazionali e internazionali sostenevano la situazione perché per loro vantaggiosa, e l'agenzia di rating, Standard & Poor's, si è decisa a declassare la Parmalat soltanto quando la truffa era ormai nota a tutti.
I risparmiatori truffati hanno avviato una procedura giudiziaria contro Calisto Tanzi, Fausto Tonna, Coloniale S.p.a. (società della famiglia Tanzi), Citigroup, Inc. (società finanziaria americana), Buconero LLC (società che faceva capo a Citigroup), Zini & Associates (una compagnia finanziaria americana), Deloitte Touche Tohmatsu (organizzazione che forniva consulenza e servizi professionali), Deloitte & Touche SpA (società di revisione contabile), Grant Thornton International (società di consulenza finanziaria) e Grant Thornton S.p.a. (società incaricata della revisione contabile del sottogruppo Parmalat S.p.a.).

La Cirio era gestita dalla Cragnotti & Partners. I "Partners" non erano altro che una serie di banche nazionali e internazionali. La Cirio emise Bond per circa 1.125 milioni di Euro. Molte di queste obbligazioni venivano utilizzate dalle banche per spillare denaro ai piccoli risparmiatori. Tutto questo avveniva in perfetta armonia col sistema finanziario, che non offre garanzie di onestà e di trasparenza.
Grazie alle privatizzazioni, un gruppo ristretto di ricchi italiani ha acquisito somme enormi, e ha permesso all'élite economico-finanziaria anglo-americana di esercitare un pesante controllo, sui cittadini, sulla politica e sul paese intero.
Agli italiani venne dato il contentino di "Mani Pulite", che si risolse con numerose assoluzioni e qualche condanna a pochi anni di carcere.

A causa delle privatizzazioni e del controllo da parte della Banca Centrale Europea, il paese è più povero e deve pagare somme molto alte per il debito. Ogni anno viene varata la finanziaria, allo scopo di pagare le banche e di partecipare al finanziamento delle loro guerre. Mentre la povertà aumenta, come la disoccupazione, il lavoro precario, il degrado e il potere della mafia.
Il nostro paese è oggi controllato da un gruppo di persone, che impongono, attraverso istituti propagandati come "autorevoli" (Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea), di tagliare la spesa pubblica, di privatizzare quello che ancora rimane e di attuare politiche non convenienti alla popolazione italiana. I nostri governi operano nell'interesse di questa élite, e non in quello del paese.

Antonella Randazzo ha scritto Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943, (Kaos Edizioni, 2006); La Nuova Democrazia. Illusioni di civiltà nell'era dell'egemonia Usa (Zambon Editore 2007) e Dittature. La Storia Occulta (Edizione Il Nuovo Mondo, 2007).

COGITO ERGO SUM...PENSO DUNQUE SONO

Annamaria... a dopo

PUPPURRI'...

 POESIA CATARTICA


Se lei ti dice: "Lasciati andare", ma tu sei appeso al cornicione...

Se lei ha il reggiseno a balconcino, ma ha anche le mutande a saracinesca...

Se la fortuna è cieca, ma tu sulla fronte hai scritto: "Sono sfigato" in braille...

Se sei sano come un pesce, ma ti fanno male le branchie...

Se la vita è una ruota, ma sulla tua gira un criceto...

Se la prima volta che hai fatto l'amore è stata un'esperienza unica, ma purtroppo è rimasta un'esperienza unica...
http://www.ilovegif.net/immaginianimateglitter_decorazioni/pendaglinigancetti/12/02.gif
Se giochi a nascondino, ma nessuno ti viene a cercare...

Se lei ha il viso d'angelo, ma, cazzo! Angelo è tuo fratello...

Se hai un sogno nel cassetto, ma ti hanno fottuto la scrivania...

Se tu rincorri il mito del fallo, ma lei rincorre il fallo del mito...

Se hai vinto una vacanza a Capri, ma ci abiti da trent'anni...
http://www.ilovegif.net/immaginianimateglitter_faccinesmilesemoticons/3d/02/09.gif
Se dal tuo viso sprigiona una luce, ma è solo perché hai le dita nella presa...

Se il mattino ha l'oro in bocca, ma tu hai un termometro nel culo...

Se parli sette lingue, ma tutte in italiano...

Se quando il gioco si fa duro, lei è già andata via...

Se non ti entra la retro, ma nel retro ti entra...

Se a Capodanno hai trombato, ma poi hai capito che i proverbi sono solo una gran presa per il culo...

Se hai preso il coraggio a due mani, ma poi guardi bene... e non è il coraggio... e forse non servivano nemmeno due mani...

Se il paese va a puttane e sono tutte a casa tua...

dal web


SI RIDE, SI PIANGE

http://www.dossier.net/games/faccine/p026.gif




Un buongiorno speciale, oggi,  per la nostra carissima amica NATALINA, reduce da un viaggio molto spirituale. Ecco le foto...TI VOGLIAMO BENE NAT!!! E GRAZIE per le preghiere che hai fatto per tutti noi.







PROVERBIO SICULO

Li difetti de la zita s'ammuccianu cu la doti.
I difetti della fidanzata si nascondono con la dote.

Annamaria... a dopo