martedì 19 luglio 2011

MELANIA REA : arrestato PAROLISI

ASCOLI - Qualche giorno fa, tra le polemiche, la notizia della richiesta d'arresto nei suoi confronti aveva fatto il giro dei quotidiani nazionali, nell'attesa che il gip decidesse al riguardo. Questa mattina, si è scoperta la decisione del giudice per le indagini preliminari, e Salvatore Parolisi è stato arrestato. L'accusa, pesante, è di omicidio volontario della moglie Melania Rea, la 29enne uccisa tra Ascoli e Teramo e ritrovata senza vita in un bosco, massacrata dalle coltellate. L'ordinanza di custodia cautelare gli è già stata notificata.

MACCHIE DI SANGUE NELL'AUTO Tre macchie sul montante della portiera dell'auto, dalla parte del passeggero, forse di sangue. Sono l'ultima novità, rivelata questa mattina dal Corriere della Sera, sulle indagini per la morte di Melania Rea. Le tre macchie, al primo esame dei Ris, risultarono essere sangue, ma una successiva perizia fece nascere dei dubbi negli inquirenti: l'auto tornò poi a Parolisi, prima di essere nuovamente sequestrata. E qui la stranezza: negli accertamenti successivi, gli esperti scoprirono segni evidenti di smacchiature, prova che l'uomo aveva evidentemente provato a rimuovere quelle macchie. Certo, potrebbe trattarsi anche del risultato del semplice lavaggio dell'auto, ma gli investigatori non ne sono affatto convinti.

MELANIA SI FIDAVA DEL KILLER Si fidava del suo assassino. Per questo Melania Rea, secondo gli investigatori, non avrebbe reagito all'uccisione avvenuta con una tecnica militare. Non si è difesa e non ha pianto. «Si fidava totalmente della persona con la quale si trovava in quel momento nel boschetto di Ripe...», dicono gli investigatori. L'autopsia rivela gli ultimi attimi di una persona passata in pochi istanti dalla vita all'inferno di un'agonia durata 45 minuti. Il trucco era intatto, senza sbavature. E anche l'unghia dell'anulare sinistro - sotto la quale è stato trovato il profilo del Dna di una donna - è intatta, nonostante si trattasse di un'unghia ricostruita, particolarmente lunga e fragile, come scrive oggi il Corriere della Sera - e questo, secondo gli investigatori, «esclude che ci sia stata lotta o resistenza da parte di Melania».

La donna, al momento in cui è stata aggredita, era accovacciata per motivi fisiologici, quindi - scrive ancora il Corriere - in una situazione di assoluta intimità: agli occhi dell'accusa tutto ciò si tramuta in un ulteriore elemento contro il marito Salvatore Parolisi, nei confronti del quale la Procura di Ascoli ha chiesto l'arresto per omicidio aggravato. E' attesa nelle prossime ore la pronuncia del gip Carlo Calvaresi. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Melania è stata presa alle spalle, in un tentativo di «scannamento» che ricorda le tecniche militari. Mentre la vittima, uccisa tre mesi fa, tentava di fuggire con i pantaloni abbassati, è stata colpita da 6 coltellate alla schiena e 20 tra capo, collo e tronco. Con l'aggravante, è la tesi della Procura, che tutto ciò sarebbe avvenuto alla presenza della piccola Vittoria, all'epoca di 18 mesi, che dormiva nell'auto parcheggiata vicino allo chalet di Ripe.

Contro Parolisi, caporalmaggiore nella caserma «Clementi» con i compiti di istruttore delle reclute donne, pesano anche altri due elementi: l'ora dell'omicidio - tra le 14 e le 15 del 18 aprile: la stessa fascia oraria nella quale, a detta di Parolisi, lui e la moglie avrebbero dovuto trovarsi a Colle San Marco per far giocare la piccola Vittoria - e i telefonini della coppia agganciati in quel lasso di tempo alla cella di Ripe. Alla base della richiesta di custodia cautelare avanzata al giudice per le indagini preliminari ci sarebbe «la pericolosità» di Parolisi, il rischio che possa far del male a sé o ad altri.

La difesa intanto contesta su tutta la linea la ricostruzione degli inquirenti. Gli avvocati Valter Biscotti e Nicodemo Gentile puntano sulla pista del killer donna e considerano «irrilevante» il fatto che nessuna delle persone presenti a Colle San Marco abbia notato la coppia tra le 14 e le 15 del 18 aprile e ritengono che i colpi inferti con un punteruolo a distanza di oltre 24 ore dall'omicidio rappresentano «una prova dell'innocenza di Salvatore dato che lui, da quando ha denunciato la scomparsa di Melania, ha avuto gli occhi addosso di tutti». Quanto al Dna del marito trovato sulla bocca della moglie, i legali definiscono «fantasie galoppanti» le teorie di chi parla di «bacio della morte», mentre l'accusa ritiene che il contatto sia avvenuto nel momento dell'aggressione, con Parolisi che tentava di tappare la bocca alla donna. Oggi Parolisi, che ha trascorso il fine settimana a Frattamaggiore con la figlia Vittoria, tornerà nella caserma di Ascoli, dove attenderà la decisione del gip.

PAROLISI TORNATO AD ASCOLI Salvatore Parolisi è arrivato in caserma ad Ascoli Piceno. A bordo della Renault Scenic scura ritirata al Ris di Roma ha varcato l'ingresso principale del Rav Piceno, dove c'erano ad attenderlo giornalisti, fotografi e operatori tv. Indossava una camicia rosa e gli occhiali da sole appartenuti alla moglie Melania.

UN MISTERO LUNGO TRE MESI Tre mesi fa esatti, il sorriso di Melania Rea si era spento per sempre, e il suo corpo, trafitto da una trentina di fendenti inferti con armi e in tempi diversi, era riverso nella pineta di Ripe di Civitella (Teramo), il Bosco delle Casermette, in una terribile solitudine e in attesa che qualcuno lo scoprisse, mentre i parenti ignari la cercavano ovunque. Ma solo il suo assassino, e un suo eventuale complice, sapevano che era lì, dove sarebbe restato per quasi due giorni. La mattina di quel 18 aprile Melania, accompagnata dal marito Salvatore Parolisi, che oggi è indicato dalla Procura di Ascoli come il suo carnefice, ha in programma due visite mediche, una prescritta a lei, l'altra alla bambina. Cose di poco conto. Fatti gli accertamenti tutti e tre se vanno al supermercato, per comperare qualcosa da portare giù a casa, in Campania, dove trascorreranno qualche giorno di vacanza per Pasqua. Le telecamere del centro commerciale riprendono lei, in jeans e giubbetto, una grande borsa e scarpe da ginnastica, gli occhiali da sole, bella e imponente, con i suoi lunghi capelli neri. A ruota la segue Salvatore, con la piccola Vittoria in braccio. Melania, che tutti hanno imparato a conoscere dalle foto o dal video del matrimonio, con il suo sorriso seducente e lo sguardo scuro sognante, sembra imbronciata. Forse lo è davvero, perchè ha scoperto che il marito tanto amato continua a vedersi con una soldatessa, Ludovica P., e che forse ha intenzione di avvelenarle le feste incontrandosi proprio in quei giorni con la ragazza. La famigliola torna a casa. Melania mangia una piadina e beve un caffè, poi telefona alla mamma: «La visita? Tutto bene. Adesso andiamo con Salvatore e la piccina a Colle San Marco». Sono le 13.30. Dalle 14 la vita di Melania viene inghiottita da un buco nero. Salvatore dirà che sul pianoro di Ascoli ci sono andati davvero, ma che poi la moglie si è allontanata in cerca di un bagno ed è scomparsa nel nulla. La perizia medico legale dirà che lì non ci sono mai stati, perchè alle 14.30 circa Melania era già morta o agonizzante, all'ombra dei pini nel Bosco delle Casermette. Da allora molti misteri si sono intrecciati al dolore di chi l'ha amata, ma oggi un pool di magistrati ha raggiunto una certezza: l'ha uccisa Parolisi, che tre mesi fa, in queste stesse, ore, batteva i boschi insieme a parenti, amici, carabinieri e volontari in cerca di una donna che era già morta, e che poco distante trascorreva, da sola, la sua notte più lunga.

leggo.it

 Ho seguito con attenzione e sdegno l'ennesimo delitto dove, in questo caso, il sospettato numero uno era il marito L’attenzione del pubblico, specialmente da parte di noi donne per un omicidio  non mi pare sia una colpa , a meno che non cada nel morboso, ma semplicemente l’esigenza di vedere punito con i mezzi della giustizia moderna un crimine efferato come quello di Melania Rea...l'ultimo  dopo quello di Sarah e Yara
Ora Parolisi avrà il diritto di difendersi e tutto il resto, ma se gli inquirenti sono arrivati a lui e a questo punto dell’inchiesta,  penso non l’abbiano fatto per semplice “astio” nei confronti del caporale (e come potrebbero, non lo conoscevano nemmeno) o per inettitudine (rispetto per il lavoro degli inquirenti che sono professionisti)…Ma il delitto di Garlasco insegna che dopo un lungo processo il sospettato colpevole è stato scagionato. E il vero colpevole è ancora libero di circolare con il rischio che possa uccidere nuovamente oppure, come nel caso del delitto di Simonetta (il delitto di via Poma a Roma), il colpevole (l'allora fidanzato) ebbe il tempo di rifarsi una vita. Ma  dopo parecchi anni ,22 credo, grazie ai nuovi mezzi della  tecnologia scientifica è stato riaperto il processo e condannato.

Annamaria... a dopo
 

1 commento:

  1. Dunque, c'è un'ipotesi di colpevolezza e un uomo in carcere. Mi auguro che ci sia pure una soluzione e non un'infinita ridda di chiacchiere.

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