giovedì 21 maggio 2015

GIOVANNI FALCONE, RICORDARE PER RIPARTIRE






Il 23 maggio ricorre il 23esimo anniversario della strage di Capaci. 57 giorni dopo la Sicilia e l’Italia intera si macchieranno di sangue con la strage di via D’Amelio. In questi due, tragici, episodi della storia italiana persero la vita i magistrati Giovanni Falcone e  Paolo Borsellino, punte di diamante della lotta contro la mafia.


E ’difficile trattare di questi personaggi senza cadere nel banale, senza incappare in quelle frasi di circostanza che sono sempre in primo piano nelle commemorazioni. Ricordare vuol dire proseguire la strada che avevano inaugurato. Le celebrazioni vacue, che lasciano l’amaro in bocca per qualche momento e non sono in grado di cambiare il nostro sguardo nei confronti della vita, son inutili.  Stravolgere il nostro modo di approcciarci alla vita, questo solo può essere l’obiettivo di Ricordare. Falcone e Borsellino non furono solamente esempi di umanità non corrotta e di lotta all’illegalità, ma sono stati l’emblema del coraggio, dell’abnegazione, dell’amore per una comunità. “Ci sono stati uomini che hanno continuato nonostante intorno fosse tutto bruciato, perché in fondo questa vita non ha significato se hai paura di una bomba o di un fucile puntato”. 

Questa frase è stata tratta dalla canzone, risalente a qualche anno fa, di Fabrizio Moro; il cantante ha qui saputo cogliere realmente la natura e il messaggio di queste due icone. Curiosamente è omonimo per cognome a Tommaso Moro scrittore e politico inglese dapprima collaboratore di Enrico VIII, poi caduto in disgrazia di fronte al sovrano perché colpevole di essere cattolico. Costui scrisse un’opera chiamata Utopia. Perché dovrebbe essere pertinente? Perché Falcone e Borsellino ci hanno insegnato che ciò che noi chiamiamo utopia, è possibile. Anzi, hanno insegnato, che ciò noi definiamo Utopia, è ciò che non abbiamo il coraggio di compiere. La mancanza di coraggio o l’assuefazione alla disfatta ci rende inabili. Non volevano essere chiamati eroi. Perché l’eroe è qualcuno al di là della realtà, qualcuno che diviene un vessillo. Troppo spesso trasformando le persone in icone dimentichiamo chi erano. Avevano paura. Erano coscienti di andare in contro a una triste sorte. Eppure hanno proseguito per la loro strada. Avevano la coscienza di essere piccoli, come tutti gli uomini, ma proprio per questo sapevano di avere la capacità e la possibilità di essere parte di un qualcosa di grande. La stessa cieca fiducia e coscienza che può avere avuto un partigiano nella lotta impari e cruenta contro il terribile invasore. La strada non è detonata a Capaci, ma quando dopo la morte di Borsellino, si disse che non vi era più speranza. Quella è stata la più grande sconfitta del popolo italiano in tempi recenti. E’ come se settant’anni fa ci si fosse arresi all’oppressione nazista. Se si fosse sempre fatto così dalla morte di Pio La Torre o  del  generale Carlo Alberto Dalla Chiesa oppure, ancora prima,  dall’assassinio di Peppino Impastato , Falcone e Borsellino sarebbero restati nell’ombra e soprattutto  non sarebbero morti. Ma hanno deciso di dare la vita per noi. E non si possono sopportare tutti coloro che, soprattutto in questi giorni si dilettano nel pronunciare frasi come “Non dimentichiamo”, “Gli uomini passano, le idee restano” in televisione, sui giornali, sui social network. E’ tutto così vacuo.
Le stragi di mafia sono efferate, cruente, inumane, ma sono il segno che la lotta prosegue. Quando la mafia è ancora in piedi, ma le stragi non ci sono più, vuol dire che lo spirito è morto . E non è colpa della mafia, è colpa nostra.

 Alessandro Sicignano



Se Falcone  sapesse come vanno le cose adesso...che tristezza.
Hanno depenalizzato il reato per il voto di scambio politico-mafioso.
Falcone e Borsellino hanno dato la vita per uno Stato amministrato da amici del nemico e politici  liberi di acquistare voti dalle associazioni mafiose, senza rischiare il  carcere. 

Annamaria





mercoledì 20 maggio 2015

NO PRESERVATIVO? NO VAGINA






Una studentessa è stata sospesa due anni per delle risposte (forti ma efficaci) a un test di educazione sessuale.E la verifica ,postata sul web dal  fratello della ragazza, diventa virale




Due anni fa ,spiega il ragazzo, mia sorella è stata sospesa a causa delle sue risposte a questo test di educazione sessuale. Sono molto fiero di lei». Poi si vede una foto della verifica, postato sul social network Imgur.



Il compito consisteva nel rispondere ad alcune frasi che un ragazzo avrebbe potuto dire per evitare di usare il preservativo durante un rapporto sessuale. La sorella minore, ai tempi 14enne, ha usato risposte molto forti (e molto efficaci) che hanno trovato l’appoggio del web.






Queste risposte non sono piaciute ai suoi insegnanti che l’hanno allontanata dalla scuola per due anni. Punizione esagerata, linguaggio forte  , certo, ma i concetti erano perfetti. Un esempio: «Scusa, mi sono dimenticato il preservativo a casa». Risposta: «Scusa, mi sono dimenticata la mia vagina a casa».

Fonte VanityFair

Annamaria






martedì 19 maggio 2015

Aspettando l'Open day 2015 - Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini





Da nord a sud le prime domande delle famiglie: riflettori su costi alti e lentezza burocratica. “Perché è così difficile fare un’adozione internazionale?”“Perché costa così caro fare un’adozione internazionale?”, “Perché gli enti autorizzati non si mettono insieme per diminuire i costi di un’adozione?”, “Perché non vengono aperti nuovi Paesi per adottare?”, “Qual è il Paese in cui la permanenza all’estero è più breve?” e “L’abbinamento con un bambino viene deciso dall’ente autorizzato o dalle autorità straniere?”

Queste sono alcune delle domande inviate da coppie e famiglie accoglienti o che hanno deciso di adottare, all’indirizzo email adozioni@aibi.it o tramite il form (sul sito di Ai.Bi.): quesiti a cui operatori, professionisti ed esperti delle adozioni internazionali, risponderanno nel corso dell’Open Day Adozioni internazionali, organizzato da Amici dei Bambini e che si svolgerà in tutte le sedi italiane sabato 23 e domenica 24 maggio.




Non a caso il tema dell’Open day, il tradizionale appuntamento di Ai.Bi. e che si rinnova per il quarto anno consecutivo, è “A tu x tu con l’adozione internazionale”. Da Nord a Sud le famiglie adottive, in attesa di diventarlo o anche semplicemente interessate alle adozioni internazionali e al dono dell’accoglienza, potranno così partecipare a un importante momento di formazione, informazione e sensibilizzazione che quest’anno sarà incentrato sul confronto e dibattito tra i vari “attori” presenti: enti, associazioni, politici, famiglie adottive e ragazzi adottati.
L’incontro si svilupperà in due macro momenti.

Nella prima parte saranno illustrati i numeri del crollo delle adozioni internazionali con l’intervento su “Cosa ci dicono i dati”; la crisi e i numeri saranno ‘contrastati’ dalle emozioni dei racconti di chi ha vissuto in prima persona e sulla propria pelle la bellezza dell’accoglienza. A prendere la parola saranno le famiglie adottive e i figli adottati che racconteranno la propria esperienza di “#iosonoundono”. Ma le adozioni non sono soltanto un fatto individuale, ecco perché verrà dato spazio anche a quelle di gruppo: l’esperienza della Cina. Sarà raccontata la meravigliosa ‘avventura’ del megagruppo di 12 famiglie che lo scorso 10 aprile è partito alla volta di Xi’An: un viaggio ricco di emozioni dal quale le coppie sono tornate con i loro bambini cinesi. A raccontare tutti i momenti più intensi sarà Marta Tettamanti, desk Asia, che ha accompagnato per 20 giorni queste nuove famiglie in giro per Xi’An e Pechino fino al loro ritorno in Italia.

La seconda parte dell’incontro sarà incentrato su “L’adozione in diretta” con il “Botta e risposta” tra le famiglie adottive e rappresentanti di Servizi territoriali, Enti autorizzati, Tribunali per i minorenni e Politici regionali.
Riflessioni e interrogativi che diventano così centrali: saranno, infatti, proprio le famiglie le grandi protagoniste che potranno rivolgere le proprie domande agli enti, associazioni e politici presenti.
Come queste: “Perché ci sono così tante differenze di costi, in Italia, da ente a ente?”; “ Perché alcuni tribunali rilasciano dei decreti vincolati ad una certa età ed altri no?”; “Un ente autorizzato può rifiutare di prendere un mandato?”; “Qual è il Paese in cui la permanenza all’estero è più breve?”; o ancora entrano nello specifico, nel difficile mondo delle leggi e della burocrazia: “La Legge 184 del 1983 prevede che entro 6 mesi e 15 giorni i tribunali per i minorenni e i servizi dovrebbero rispondere alle coppie che fanno domanda, rilasciando o meno l’idoneità: perché i tempi non vengono rispettati?”.

Chi invece voglia solo ‘respirare’ aria di accoglienza, può recarsi nella sede regionale Ai.Bi. più vicina. Tante le testimonianze di famiglie che si alterneranno per raccontare come hanno superato il trauma della sterilità accogliendo un bambino nato altrove. E di come abbiano scoperto in quel gesto- il più grande atto di giustizia che un uomo e una donna possano compiere- il dono meraviglioso che ciascun figlio rappresenta. Questo il senso della campagna #iosonoundono. Adottare non è solo dare risposta al proprio bisogno di amare, adottare significa anche ricevere il dono che suggella la propria storia di persone e di coppia.

La conclusione sarà con uno sguardo al domani: “L’adozione internazionale in cerca di futuro”. Perché l’accoglienza di un bambino abbandonato è sempre più una necessità in un mondo che attualmente conta 168 milioni di minori che crescono senza famiglia, di cui più di 15 milioni sono orfani di entrambi i genitori a causa dell’Aids. Solo in Italia sono 30mila i bambini fuori famiglia.

Quindi, forza e coraggio: mancano pochi giorni al 23 e 24 maggio.
Continuate a mandare le vostre domande riguardanti il pianeta dell’ adozione anche in forma anonima, compilando il form: a tutte le domande pervenute verrà data risposta in occasione dell’Open Day di Amici dei Bambini, o all’indirizzo mail: adozioni@aibi.it.

by  Alessia De Rubeis