venerdì 31 dicembre 2010

METEO E.... BUON ANNO!!!!

Cari amici ,senza perdermi troppo in chiacchiere, voglio  semplicemente augurarvi  un 2011 pieno di salute, serenità e...ammmore!!, Ciao e ancora una volta grazie a tutti. Ci ritroveremo ancora qui, insieme, nel nuovo anno!
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PER GLI AMICI ITALIANI CHE VIVONOALL'ESTERO... ELE,CETTINA, ROSY, LILLY,ALBERT...




la canzone di oggi

B.O.B - I'll Be In The Sky




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DEDICHE DI FINO ANNO IN MUSICA PER ALCUNE AMICHE!!!

PER GIADINA - 
STUPIDO IO - Omar CODAZZI



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PER MARIA (detta anche Stellina)
 -Renzo Arbore
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PER NATALINA... LA MORETTINA
Gianni Morandi - Uno Su Mille -

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PER CATERINA....
Albano - Nel Sole -

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PER MARCELLA...Marcellina (e Bruno)
A. Celentano e Mina - Siamo la coppia più bella del mondo -

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...e per tutti, ma proprio tutti, gli amici e amiche...



Annamaria... http://eldi.it/files/2010/08/cin-cin-2.gif






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CHI E’ L’AMURI ? - di Salvatore MIGLIORE -



Si addumanni a un Picciriddu chì è l’amuri ?
Iddu ‘nnuccenti t’arrispunni …….. A MAMMA .
Si addumanni a un Carceratu chì è l’amuri ?
Iddu dispiratu t’arrispunni ……. A LIBERTA’.
Si addumanni a un Surdatu chì è l’amuri ?
Iddu scantatu t’arrispunni …….. A PACI .
Si addumanni a nà Picciuttedda chì è l’amuri ?
Idda tutta priata t’arrispunni …….. LU ME ZITU.
Si addumanni a nà Monaca chì è l’amuri ?
Idda continannu a prigari t’arrispunni …….. U SIGNURI .
Si addumanni a un Fimminaru chì è l’amuri ?
Iddu ridennu arricriàtu t’arrispunni …….. A FIMMINA .
Si addumanni a nù Scenziatu chì è l’amuri ?
Iddu tuttu seriusu t’arrispunni …….. L’UNIVERSU .
Si addumanni a un Malatu chì è l’amuri ?
Iddu suffriennu t’arrispunni …….. A SALUTI .

Ma si addumanni a stu poviru Pueta chì è l’amuri ?

Iddu nun ti rispunni comu t’aspietti ……………… A PUESIA
Ma ti rispunni : l’amuri è ccà dintra lu me cori………… sempri ccù MIA .

TRADUZIONE


CHE COSA E’ L’AMORE ?


Se chiedi a un Bambino cos’è l’amore ?

Lui innocente ti risponde ……… LA MAMMA.
Se chiedi a un Carcerato cos’è l’amore ?
Lui innocente ti risponde ……… LA LIBERTA’.
Se chiedi a un Soldato cos’è l’amore ?
Lui spaventato ti risponde ……… LA PACE
Se chiedi a una Giovinetta cos’è l’amore ?
Lei tutta contenta ti risponde ……… IL MIO FIDANZATO.
Se chiedi a una Monaca cos’è l’amore ?
Lei continuando a pregare ti risponde ……… IL SIGNORE
Se chiedi a un Don Giovanni cos’è l’amore ?
Lui ridendo soddisfatto ti risponde ……… LA FEMMINA.
Se chiedi a uno Scienziato cos’è l’amore ?
Lui tutto serioso ti risponde ……… L’UNIVERSO
Se chiedi a un Malato cos’è l’amore ?
Lui soffrendo ti risponde ……… LA SALUTE.

Ma se chiedi a questo povero Poeta cos’è l’amore ?

Lui non ti risponde come ti aspetti ………. LA POESIA
Ma ti risponde : l’amore è qua dentro il mio cuore……… sempre con ME.
TOTO'




Annamaria... a dopo

giovedì 30 dicembre 2010

METEO...e non solo

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la canzone di oggi

Umberto Tozzi - Ti Amo-

 
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si ride, si piange





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RIFLESSIONI
"Grazie dell'attenzione"

RIFLESSIONI               
azie dell'attenzione 
RIFLESSIONI             
Grazie dell'attenzione  
Dar retta al nostro prossimo, mostrargli “simpatia” senza pregiudizi né prevenzioni, può riservare sorprese molto gradite.

Di KENT NERBURN
Craig, un mio amico intimo e collega dell’università, comunicava energia e vitalità ovunque andasse. Focalizzava la sua attenzione su di te mentre gli parlavi e ti faceva sentire più importante che mai. La gente lo adorava. Un giorno d'autunno Craig ed io stavamo studiando: era una bella giornata piena di sole, e io guardavo fuori dalla finestra, quando scorsi uno dei miei docenti che attraversava il parcheggio.“Ecco uno che vorrei proprio evitare d'incontrare” dissi. “Perché?” chiese Craig. Gli spiegai che qualche mese prima ci eravamo lasciati in malo modo: io mi ero offeso per qualcosa che lui mi aveva detto, e a mia volta gli avevo risposto per le rime. “Inoltre” aggiunsi “non gli vado a genio. ” Craig guardò in basso verso il professore. “Forse hai capito male” disse. “Forse è proprio il contrario, e ti comporti così perché sei tu che hai paura. Probabilmente pensa di non piacerti, così lui ti è ostile. Alla gente piace la gente che l'apprezza. Se mostri interesse nei suoi confronti, lui farà altrettanto. Su, vai giù e parlagli. ”Rimasi colpito dalle sue parole. Decisi di fare una prova e scesi giù per le scale, diretto al parcheggio. Salutai l'insegnante con calore e gli chiesi come avesse passato le vacanze. Mi guardò, sinceramente sorpreso. Poi ci incamminammo chiacchierando, e non feci fatica a immaginare il mio saggio amico che ci guardava dalla finestra con un sorriso d'approvazione. Craig mi aveva fatto capire un concetto elementare, tanto elementare che non riuscivo a convincermi di non esserci arrivato da solo. Come la maggior parte dei giovani, mi sentivo insicuro, e temevo sempre il giudizio degli altri, mentre invece erano proprio gli altri a preoccuparsi di come li avrei giudicati io. Da quel giorno, invece di vedere - e temere - la critica negli occhi del mio prossimo, cercai di riconoscere la necessità che la gente ha di stabilire un rapporto, di comunicare e regalare agli altri qualcosa di sé. In questo modo ho scoperto un volto nuovo della gente, un volto che non avrei mai conosciuto altrimenti.

Per esempio, una volta, su un treno che attraversava il Canada, cominciai a chiacchierare con un signore che tutti evitavano perché parlava e si comportava come fosse ubriaco. Saltò fuori che quel poveretto si stava riprendendo da un ictus. Era stato macchinista sulla stessa linea ferroviaria che stavamo percorrendo, e durante la notte mi raccontò la storia di ogni chilometro dei percorso, che si chiamava Pile O’ Bones (“Mucchio d'ossa”) per le migliaia di scheletri di bisonti lasciati un tempo sul terreno dai cacciatori indiani. E mi parlò anche del leggendario Big Jack, un operaio svedese addetto alla posa dei binari che poteva sollevare da solo rotaie del peso di oltre 200 chili; e del conduttore McDonald, che aveva come compagno di viaggio un coniglio. Mentre il sole mattutino sorgeva colorando l'orizzonte, quell'uomo mi prese per la mano e mi fissò negli occhi. “Grazie dell'attenzione” mi disse. “In genere nessuno mi dà retta”. Non avrebbe dovuto ringraziarmi: il piacere era stato tutto mio.

A Oakland, in California, fui fermato una volta a un angolo di strada da un gruppetto di turisti che aveva bisogno di un'informazione; si trattava di una famiglia di australiani proveniente da una città della remota costa nord-occidentale di quel paese. Chiesi loro come si vivesse laggiù e, mentre prendevamo un caffè, mi raccontarono degli enormi coccodrilli marini “con il dorso largo come la capote di un'automobile” che frequentavano i paraggi di casa loro. Ogni incontro, scoprii, si trasformava in un'avventura, ogni persona diventava una lezione di vita, li ricco, il povero, il forte e il debole, tutti erano pieni di dubbi e di sogni, proprio come me. E ognuno aveva una storia speciale da raccontare: bastava solo che li ascoltassi.

Un vecchio e barbuto vagabondo mi raccontò come fosse riuscito a sfamare la sua famiglia durante la crisi economica degli Anni Trenta: sparava con la doppietta dentro uno stagno e poi raccoglieva i pesci storditi dall'esplosione che galleggiavano in superficie. Un vigile mi spiegò che aveva imparato a muovere le mani per dirigere il traffico osservando attentamente toreri e direttori d'orchestra. E una giovane estetista mi comunicò la gioia che provava osservando le anziane ospiti di una casa di riposo che sorridevano ammirando le loro nuove acconciature. Quanto spesso ci lasciamo sfuggire queste opportunità. La ragazza che tutti vedono bruttina, il giovane vestito da punk: queste persone, e tutte le altre che abbiamo intorno, hanno qualcosa da raccontare, proprio come voi. E, come voi, sognano di trovare qualcuno disposto ad ascoltarle.
Ecco la lezione di Craig. Prima di tutto, amate la gente; poi, fate domande. Vedrete che la luce che irradiate sugli altri tornerà a riflettersi su di voi, centuplicata in splendore.

 


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Annamaria... a dopo

PERCHE' L'AMORE MUORE - di ENZO -

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Enzo:       Ciao, Ducky!
Ducky:    Ciao, Enzo! Che mi racconti?

Enzo:        Cosa vuoi che ti racconti; si tira avanti con le passioni che             ho..anzi…che abbiamo. Visto che sono le 10 e mezza,                 prendiamoci qualcosa al bar.

Ducky:    Offro io o offri tu?

Enzo:        Che significa sta’ domanda? Se vuoi offrire  tu,  offri e basta!

Ducky:    Offri tu, così fai tu la bella figura.

Enzo:        E ti pareva…che lenza che sei. Quasi quasi ti disconosco come         gemello-alterego. Se l’avessi saputo, avrei detto a mamma di         non farti uscire…così ci sarebbe stato un  mezzo parto “con un         neonato agli arresti pancionali... buona questa…arresti                 pancionali.

Ducky:    Non male, intanto che vuoi dire con questo “ti pareva”?

Enzo:        Che l’ultima volta che hai offerto tu è stata la settimana             scorsa…cioè 3 caffè fa.!

Ducky:    Hai ragione, vuol dire che questa volta pre-pago io, ora e             subito: quelli di oggi fino a domenica…in tutto 7 caffè.

Enzo:        Non esagerare. Cos’è questa “sparata”?

Ducky:    Hai dormito male stanotte. Un brutto sogno?

Enzo:        Proprio, ho sognato che tu, vestito da Babbo Natale, mi portavi         in dono un sacco pieno di scatole di caffè.
   
Ducky:    Ma guarda che combinazione. io ho sognato che guidavi,  pure         tu vestito da Babbo Natale, una slitta tirata da una renna e             nella slitta c’erano tante bambole Barbie, come regalo per le         feste natalizie.

Enzo:        Dai, smettila, prendiamo il caffè, se no si raffredda.

Ducky:    Eh sì, è meglio.

Enzo:        A proposito di Barbie, quelle bambole che mi portavi, nel sogno         si capisce, erano finte o vere, insomma…in carne e ossa?

Ducky:    Vere…caro Duc, vere…una metà per te e l’altra metà per il             sottoscritto.

Enzo:        Furbo eh, anche nei sogni.

Ducky:    Io? senti chi parla. Ora basta, veniamo alle cose serie.

Enzo:        Domanda a bruciapelo!

Ducky:    Sempre d’amore?

Enzo:        Si, sempre…ma d’amore di coppia.

Ducky:    ti pareva, ormai ti conosco.

Enzo:        Duchino mio, “ci “ conoscono.

Ducky:    Spara “diavolo”!

Enzo:        Bisogna vedere chi sarebbe “l’acquasanta”…allora… veniamo al         sodo…domanda:  perché l’amore muore? Come mai a volte, dopo         aver amato tanto una persona all’improvviso scopriamo di non         proviamo più niente per lei? Quali sono i killer misteriosi che         possono uccidere questa meravigliosa creatura…l’AMORE?

Ducky:    La meravigliosa creatura, come tu eufemisticamente la chiami,         può morire per diverse ragioni o fattori.

Enzo:        Quali sono questi fattori  tossico-distruttivi?

Ducky:    L’amore non è ricambiato. E’ il caso più banale. Se un amore
non è ricambiato, ha il destino segnato. Anzi un uomo o una donna che si ostina ad amare una persona per molti mesi o per anni, nel caso che non sia ricambiata, ha una personalità debole, spesso disturbata. La persona normale, quando viene respinta, dopo un po’ di tempo comincerà a corteggiare un’altra persona.

Enzo:        E’ triste per chi non è ricambiato, ma credo che tu abbia ragione. Continua, Duc!

Ducky:    L’Amore può morire perché non è vero amore. Un caso abbastanza comune.

Enzo:    Ma sono tutti comuni questi casi? Non è che stai facendo un quadro troppo pessimistico?

Ducky:    En…zu…ccio,  non fare queste domande,  le statistiche …i fatti, i giornali…basta informarsi.

Enzo:    Ti credo, devo pure intervenire con qualche domanda…obbiezione…mi pare, eh!

Ducky:    Tu pensa un po’ a questo: spesso, caro Enzo, chiamiamo amore o cose che non lo sono; parlo di attrazione, passione, avventura, ecc. Incontrare l’altro, farci l’amore, non significa affatto amore.

Enzo:     Vero!

Ducky:    Se analizzassimo una per una, tutte le relazioni, ci accorgeremmo che nella maggior parte, in poco più della metà, diciamo il 60 – 65 per cento, c’è un vero rapporto di sentimenti, cioè un vero coinvolgimento affettivo. La restante parte è costituita da tutta una serie di flirt.

Enzo:    Capisco, nel 35 – 40 per cento dei casi non si tratta di vero amore; s’incontra qualcuno, si esce per un po’ insieme e si fa del sesso, ma non esiste nessun coinvolgimento profondo almeno da parte di uno dei due..

Ducky:    La realtà è questa, purtroppo.

Enzo:    Passiamo al terzo fattore?

Ducky:    L’Amore muore perché l’altro ci delude!

Enzo:    Ah!

Ducky:    E’ senza dubbio il motivo più comune. Se permetti, mi voglio rivolgere direttamente alle donne. Immaginate di stare con un uomo, di amarlo alla follia e di nutrirvi di ogni parola che esce dalle sue labbra. Un giorno scoprite  che vi ha mentito. Che vi ha ingannato, che ha un’altra donna. La vostra delusione è enorme. In un attimo vi crolla tutto addosso, l’uomo che avete idealizzato, creduto il migliore del mondo è solo un misero verme. In voi esplode una collera incontenibile, gli urlate il vostro dolore, lo cacciate via dicendo di non farsi più vedere.
    Soffrite…soffrite…poi dopo un po’, vi svegliate con una sensazione di libertà, di leggerezza. Ecco!

Enzo:    Brillante,  delicato come un’iniezione, ma brillante, ma non posso applaudirti se no mi dicono che faccio l’adulatore-ruffiano.

Ducky:    “…ma…ma…l’inganno non è l’unico motivo…l’altro o l’altra
    ci può deludere per tante ragioni: lo possiamo scoprire come: villano, tirchio, linguaggio non forbito, violento,  scarso in igiene personale, egoista, egocentrico, ecc. L’elenco sarebbe lungo. Il risultato è sempre lo stesso, quando per una ragione qualsiasi, vi delude, è facile che l’amore si trasformi in disprezzo o, addirittura in odio.
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Fine prima parte

Enzo

 

Annamaria... a dopo

mercoledì 29 dicembre 2010

METEO...e non solo


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la canzone di oggi...

Alunni Del Sole - Un' altra Poesia

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Buongiorno in poesia con S. Migliore

L’AMURI ETERNU (con traduzione)
Passanu l’anni , li misi e li iorna
Passanu l’uri , li minuti e li secunni
E l’omu sempri……. ccù lu tempu si ‘nnì và.


Passanu li guai, li dulura e li tribulazioni
Passanu li peni,li malatiì e li dispirazioni
E l’omu sempri …….. ccù la morti ntà lu cori si ‘nnì và.


Passanu l’amicizia e l’amuri
Passanu la paci e la fratellanza
E l’omu sempri ……. ccù la guerra nta lu cori si ‘nnì và.


Passanu l’acqua, lu vientu e li tempesti
Passanu la nivi, lu friddu e lu gelu
E l’omu sempri …….. ccù la negghia ntà lu cori si ‘nnì và.


E lu poeta
Ccù la morti,
Ccù la guerra,
Ccù la negghia nta lu cori,
ccù lu tiempu ppì sempri sinnì va………


Ma vi lassa sta poesia
Chi parla di dulura, di guai e di dispirazioni……..
Chi parla di vientu, di nivi e di timpesti …….
Chi parla di guerri, di malatiì e di peni……


Vi lassa e si ‘nnì và ………..
Ntà dda strata celesti di la fantasia
Ppì parlari sulu ; di stiddi, di suli, di luna ,
Di paci ,di fratellanza e d’amuri…….


Vi lassa e si ‘nni và……..
Ntà dda strata fatta di cielu e di stiddi.
E vi lassa sta poesia ppì nun scurdarla mai
Comu lu primu amuri cà resta ppì sempri ntà lu cori……..


Traduzione


L’AMORE ETERNO


Passano gli anni ,i mesi e i giorni
Passano le ore i minuti e i secondi
E l’uomo sempre…. Con il tempo se ne và


Passano i guai i dolori e le tribolazioni
Passano le pene le malattie e le disperazioni
E l’uomo sempre ….con la morte nel cuore se ne và


Passano l’amicizia e l’amore
Passano la pace e la fratellanza
E l’uomo sempre …. Con la guerra nel cuore se ne và


Passano l’acqua il vento e le tempeste
Passano la neve il freddo e il gelo
E l’uomo sempre…. Con la nebbia nel cuore se ne và


E il poeta
Con la morte
Con la guerra
Con la nebbia nel cuore
Con il tempo per sempre se ne và.


Ma vi lascia questa poesia
Che parla di dolori di guai e di disperazioni
Che parla di vento di neve e di tempeste
Che parla di guerre di malattie e di pene.


Vi lascia e se ne và
in quella strada celeste della fantasia
per parlare solo di stelle di sole di luna
di pace di fratellanza e d'amore.


Vi lascia e se ne và
In quella strada fatta di cielo e di stelle
E vi lascia questa poesia per non scordarla mai
Come il primo amore che resta per sempre dentro il cuore

TOTO' 

Annamaria... a dopo
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martedì 28 dicembre 2010

ITALIA : IL PAESE DEGLI SPRECHI




Siamo il paese degli sprechi. Ogni anno gli italiani buttano nel cestino 3,7 miliardi di euro di alimenti, una cifra con cui si potrebbero sfamare 44,5 milioni di persone. Dai campi alle cooperative, dall’industrie fino alle case, gettiamo via il 26 per cento del pesce disponibile, il 36 per cento dei cereali, il 41 della frutta e della carne, addirittura il 48 per cento delle verdure. E sapere che, pur essendo tra i peggiori, siamo in buona, o meglio cattiva compagnia (secondo la Fao la produzione agricola mondiale potrebbe nutrire 12 miliardi di persone, il doppio di quelle che popolano la Terra), non è certo una consolazione. La denuncia è contenuta nel “libro nero dello spreco alimentare in Italia”, un accurato dossier realizzato da Luca Falasconi e Andrea Segrè.
Gli sperperi, spiegano gli autori, cominciano nei campi. Lo scorso anno abbiamo dilapidato il 3,3 per cento dell’intera produzione agricola (17,7 milioni di tonnellate), soprattutto ortaggi (12,5 per cento), legumi e patate (circa il 5 cento). «La quantità di ortofrutta buttata via per diversi motivi (prodotti fuori pezzatura, costi di raccolta troppo alti, e così via) avrebbe potuto soddisfare le esigenze di una seconda Italia o di una Spagna¬». Lo spreco prosegue nelle cooperative e nelle organizzazioni di produttori: in un anno ben 73 mila tonnellate di viveri vengono ritirate dal mercato per evitare il crollo del prezzo, e soltanto il 4 per cento non viene sperperato.


L’industria alimentare, poi, è responsabile della dispersione di altre 2 milioni di tonnellate di prodotti che, in gran parte, diventano rifiuti, mentre la quota di spreco dei mercati all’ingrosso e della distribuzione organizzata si attesta attorno all’1 per cento. «Ma la situazione è ancora peggiore passando all’ultimo anello della filiera, ovvero i consumatori». Nelle mense gli sperperi rappresentano il 13-16 per cento, nelle famiglie addirittura il 17 per cento (latte, uova, carne e formaggi raggiungono il 39 per cento) per «esagerazione negli acquisti e danneggiamento-deterioramento del prodotto per eccesso di giacenza in dispensa».
Oltre a denunciare il volume degli sprechi, gli autori del dossier ne hanno analizzato il devastante impatto sociale alla ricerca di possibili soluzioni. In linea teorica ogni italiano avrebbe ogni giorno a disposizione ben 3.700 chilocalorie di cibo. Naturalmente «l’eccesso di calorie non viene quasi mai consumato (altrimenti saremmo tutti obesi, mentre “soltanto¬¬” il 50 per cento degli italiani è in sovrappeso), ma perso lungo la filiera. Una certa quantità di cibo, pur essendo perfettamente consumabile, viene gestita come rifiuto, con pesanti conseguenze dal punto di vista alimentare, ambientale, sociale ed economico». Cosa fare? Prima di tutto, secondo gli autori del dossier, bisogna favorire la conoscenza del problema a ogni livello per aumentale la consapevolezza dei consumatori. Secondariamente sarebbe utile promuovere politiche fiscali per incentivare i comportamenti virtuosi, come per esempio la tariffa sui rifiuti: dove funziona correttamente, come per esempio a Verona, chi non spreca risparmia 100 euro per ogni tonnellata di frutta o verdura e sfama circa mille persone al giorno.

Annamaria... a dopo

Meteo... e non solo

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la canzone di oggi...
"Cercami - Renato Zero"






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dedica

 Caro Luigi eccoti sorridente con la tua adorata Ada. Siete una coppia molto tenera . Sono felice e onorata di avervi conosciuto... vi voglio bene! 

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 Venditti e la Ferri per voi




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Annamaria... a dopo

"QUANDO E’ UN PROBLEMA INNAMORARSI" di Enzo- seconda parte


(SECONDA PARTE)... segue l'articolo del 23 dicembre


QUANDO E’ UN PROBLEMA INNAMORARSI

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ENZO:           Proseguiamo, Duc. Ci saranno altri motivi che impediscono a una persona di innamorarsi.
DUCKY:        Ce ne sono, eccome: la paura di soffrire.
ENZO:           “…di soffrire?! E già… chi ha vissuto una brutta esperienza…
DUCKY:        E’ un’altra patologia molto comune che non è difficile incontrare…
ENZO:           La chiami patologia? Addirittura?
DUCKY:        Sì, addirittura e ti spiego anche il perché. Nella realtà  quotidiana, credimi , ne soffrono più le donne. Molte persone infatti, statistiche alla mano, dopo una relazione fallita, hanno difficoltà ad iniziare un nuovo legame per il timore di ripetere l’errore, quindi il dolore.
ENZO:           E’ umanamente comprensibile.
DUCKY:        Succede in particolar modo a quelle persone che, quando amano sono “totalizzanti”…
ENZO:           E che significa?
DUCKY:        Significa che riversano tutte se stesse in questo amore. Se capita che restano deluse, eccole soffrire in modo atroce. Piangono, si disperano, cercano in tutti i modi di ricomporre il legame. Se non ci riescono, eccole chiudersi in se stese, rifiutare qualsiasi aiuto, smettere persino di uscire e di frequentare gli amici. A volte questo suo dolore dura per mesi, in qualche caso per anni, ma quando riescono a risollevarsi, ne escono con la ferma decisione “di non innamorarsi più”.
                        Hanno paura di riprovare “l’inferno”, da cui sono appena uscite, le pene che hanno appena sofferto.
ENZO:           Vivono situazioni penose…poverine…le comprendo.
DUCKY:        Queste poverine…disgraziate…sfortunate… scalognate…
ENZO:           Ehi, non esagerare ora,,,saranno pure scalognate,  ma sempre  “ciucciottine” sono.
DUCKY:        ENZO, dai, è solo una battuta scherzosa. Queste ciucciottine, come tu le chiami, ogni volta che incontrano qualcuno che le piace molto,  operano una forte repressione su se stesse. Non vogliono più sentire parlare d’amore, perché non vogliono più soffrire, meglio la libertà, nessun legame, stare sole. Se si accorgono che, nonostante tutto, si stanno innamorando lo stesso, sono capaci di rompere un amore già iniziato, di tagliare un rapporto che aveva ottime premesse, lasciando il malcapitato a chiedersi il perché.
                        A volte superano questo complesso, altre volte trovano una persona che le fa innamorare in maniera così forte da travolgere qualsiasi resistenza interiore, ma altre volte, purtroppo, con il tempo finiscono per inaridirsi, diventano incapaci di amare o di innamorarsi. Personalmente le definisco “donne dal cuore inaffidabile”. Queste donne hanno troppa paura di soffrire per lasciarsi andare, per avere fiducia in qualcuno. Sono come delle bestie ferite, si trascinano per i sentieri della vita bisognose di affetto, ma paurose di accostarsi a “qualsiasi nido”.
ENZO:           Un aspetto dell’amore molto triste.
DUCKY:        Ne sono consapevole anch’io. Tiriamo avanti?
ENZO:           Certo, noi non conosciamo ostacoli…altro motivo?
DUCKY:        Eccolo: troppe esperienze sentimentali.
ENZO:           Il troppo storpia? Non ci credo, Ducky!
DUCKY:        Non scherzo mica! Chi passa con facilità dalle braccia dell’una  all’altra,  è stato fidanzato già  14 – 15 volte o ha avuto tantissimi amori, ad un certo punto diventa incapace di innamorarsi veramente. Purtroppo, questo è un caso che sta diventando sempre più frequente ai nostri giorni, dove tutto si consuma in fretta ed in quantità. Le nostre capacità di amare, come tutte le cose, sono soggette a logoramento. Quando si vivono troppi amori, ad un certo punto si diventa insensibili, incapaci di provare sentimenti più forti di un tiepido affetto. Chi le ama tutte, alla fine non ne ama nessuna veramente. Non è vero che possiamo innamorarci un numero infinito di volte, anche il nostro cuore, se viene stressato da troppi amori ad un certo punto diventa come un cane che ha cambiato troppi padroni: incapace di affezionarsi veramente. Questo perché, con il tempo, il nostro cuore impara a non attaccarsi troppo. E’ quello che succede ai play boy, più donne amano, più diventano incapaci di innamorarsi veramente.
                        Essi credono che il problema sia nelle donne, invece si sbagliano, è in loro stessi, che sono diventati incapaci di provare sentimenti profondi.
ENZO:           Duc, fermati…fermati. Scusa l’interruzione, ma io non la penso come te. Non sono assolutamente d’accordo. Ho condiviso tutto quello che
                        hai affermato, ma stavolta non ci sto. L’amore è troppo misterioso, il cuore dell’uomo, e anche della donna, non possiede dosi d’amore ben definite, ben determinate che una volta “esaurite”, non ti danno più forza di amare. Caro, Duc, e’ mia convinzione che ci  si puòinnamorare sempre. Bisogna far riposare il cuore, solo così dopo un po’ di tempo potrà riprendersi e palpitare veramente di nuovo.
DUCKY:        A condizione però che si è trovata una donna che ci sta bene da tutti i punti di vista: a quel punto bisogna fermarsi con lei.
ENZO:           “…ben detto…una donna che ci sta bene da tutti i punti di vista: la                   la Dea.
DUCKY:        “La Dea”. Altro motivo – direi altri motivi-  che impediscono d’innamorarsi sono i traumi infantili e non.
ENZO:           E già, anche i traumi hanno conseguenze.
DUCKY:        Tutti sanno che cos’è un trauma, ma voglio aggiungere qualche chiarimento. Trauma è una parola greca che significa “ferita”, “lacerazione”, in neuropsichiatria indica una lesione  del sistema nervoso o una lesione dell’organismo psichico per effetto di eventi che irrompono bruscamente in modo distruttivo dentro la persona.
ENZO:           Violenze insomma, brutalità, o anche violenze fisiche…anche sessuali?!
DUCKY:        Sicuro. Se un bambino ha sofferto carenze di affetto, è stato abbandonato o non accettato dai genitori, da grande può avere seri problemi a stabilire una relazione affettuosa con una persona dell’altro sesso. “Studi su pazienti borderline cioè a limite di sanità psichica e narcisisti indicano che quando si ha uno sviluppo anormale nei primi stati emozionali del bambino, ne consegue nella vita adulta l’incapacità di innamorarsi  e di amare. Uno studioso, certo Harlow ha detto che “da nostra madre non impariamo solo a procurarci il cibo, ma apprendiamo anche ad amare.
ENZO:           Preciso e chiaro…ma non è mica finita qui?
DUCKY:        Rifiuto dell’amore per motivi pratici.
ENZO:           Motivi pratici? Che vuoi dire, Ducky?
DUCKY:        Non credere che io esageri. Se sapessi…alcune pesone, o perché devono:
-          realizzarsi sul lavoro
-          o perché devono laurearsi
-          o perché non hanno tempo

antepongono  “gli interessi pratici” all’amore:
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdA3gM8TWpnPNHqD5vRMdTmhn7pzteAxNxjiQLH2ZRx1oVubFE_fwKpfeqUiUOQqWyYtrnePdFYgtWcggCMVhLCXpAW3WKfZpbhU4A8Uc4j4oNCV9k7Zng1bfh0kkHMhYvNEPsEjdUcWwh/s320/innamorarsi.jpg
quindi, se si presenta loro l’occasione di un amore, lo rifiutano. E’ un vero e proprio infanticidio, uccidere la creatura così bella, cioè l’AMORE, che sta nascendo!
A volte, queste persone sono fortunate e l’amore dà loro altre possibilità, specialmente se sono giovani e belli, ma più spesso l’amore si vendica; quando saranno loro a cercarlo, non lo troveranno più o diventeranno aridi e sterili come il deserto.
ENZO:           Duc, l’Amore è un fiore così bello e raro che è sempre un delitto rifiutarlo.
DUCKY:        Splendida affermazione, Enzo, davvero!
ENZO:           Lasciami aggiungere ancora questo:  “qualsiasi persona, che è veramente intelligente, trova sempre il modo di coniugare AMORE e CARRIERA”.
DUCKY:        Perfetto, Enzo, non potevi concludere meglio.
ENZO:           Grazie, niente applausi…!
DUCKY:        Non ti applaudo…ma lasciami sorridere. Approfitto per augurare BUON ANNO ad Annamaria, a tutti gli Amici del Blog e ai Lettori.
ENZO:           Mi unisco anch’io agli auguri!


Fine della 2^ e ultima parte


Enzo



Annamaria... a dopo

2010 ANNO DEL MARITTIMO - di Salvatore -


Dedicato a tutti i marittimi, in particolare a Salvatore, Antonio , Tiziana -direttrice di crociera-  figlia della mia amica Giada e mio cugino Ing. Marco Merluzzi


L’anno che sta per concludersi ,il 2010 , è stato dichiarato dall’IMO (International Maritime Organitation) “anno del marittimo”.
Le varie organizzazioni operanti nel ramo marittimo, in tutto il mondo, hanno celebrato tale evento
Nei modi piu’svariati organizzando dibattiti,conferenze,tavole rotonde ecc. il cui principale intento  è stato quello di far conoscere,per quanto è possibile in tali occasioni, come vivono ed operano i marittimi nel mondo ,quali sono le loro condizioni di vita e quali prospettive hanno per il futuro in
un settore che è stato pesantemente colpito dalla crisi economica.
Una di queste celebrazioni si è tenuta il 4 di Dicembre a Pozzallo, un grosso paese marittimo
della sicilia, in provincia di Ragusa,organizzata dal locale Circolo ufficiali e dalla società marinara di mutuo soccorso.
Con molto piacere ospito il documento ,che è stato letto da alcuni alunni del locale Istituto Nautico, che ha fatto da filo conduttore alla manifestazione  e da introduzione ai video che hanno documentato i vari momenti della vita dei marittimi.

 


2010     Anno  del  marittimo

                       
L’IMO (Organizzazione Marittima Internazionale) ha dichiarato il 2010 anno del Marittimo.
Lo scopo dell’IMO è quello di rendere omaggio agli 1,5 milioni di marittimi nel mondo provenienti da molte nazioni del pianeta che con il loro lavoro danno un elevato contributo al benessere della società mondiale.
Riferendosi a questa iniziativa Mitropoulos,il segretario IMO , in un suo recente messaggio rivolto alla Gente di Mare afferma:
“Lo faremo con viva gratitudine, in riconoscimento dello straordinario servizio da voi reso ogni giorno della vostra vita professionale, spesso in circostanze pericolose, per consegnare agli oltre 6,5 miliardi di persone del mondo il frumento da cui deriva il nostro pane quotidiano, il gas e il petrolio che riscalda le nostre case o muove i nostri veicoli e i doni che condividiamo e di cui godiamo con le nostre famiglie e amici nel corso di questo periodo di festività”.
Il segretario Generale termina il suo messaggio dicendo:
“Un milione e mezzo di marittimi che soddisfano le necessità quotidiane di oltre 6,5 miliardi di cittadini del mondo! È un fatto che passa inosservato o viene dato per scontato da molti, ma che dovrebbe essere annunciato ovunque forte e chiaro. I marittimi meritano il rispetto, la riconoscenza e la gratitudine di tutto il mondo e noi dell’IMO siamo intenzionati a far sì che nel corso del 2010 il mondo prenda atto del vostro ruolo e del vostro contributo eccezionale e del debito speciale che tutti noi dobbiamo a voi. Vi ringraziamo per questo!”.

Questa iniziativa è stata presa considerando che circa il 90% delle merci che circolano sul pianeta viaggia via mare e che i giovani hanno la tendenza ad abbandonare la professione marittima. Essa fa seguito ad una campagna iniziata, nel novembre 2008, dalla stessa IMO e denominata “Go to Sea” che dovrebbe servire ad invogliare i giovani a ritornare sul mare.


L’italia da sempre fornisce un importante contributo alla marineria mondiale, sia in termini di risorse umane di primaria professionalità, sia in termini di strutture
Marittime portuali sia come capacità qualitative dei suoi cantieri navali.

L’italia ,  con i suoi 8000 km di costa, è un paese con una naturale vocazione marittima ,non per niente è la patria dei santi e dei navigatori; sin dai tempi delle repubbliche marinare il lavoro marittimo ha dato un contributo primario allo sviluppo del nostro paese.

Attualmente il settore marittimo impegna , in Italia, circa 60.000 persone come personale navigante; di queste persone raramente se ne parla, non fanno notizia.

C’è un detto che ricorre tra il personale delle navi ed è questo:

 “L’umanità si divide in 3 categorie , i vivi, i morti e i naviganti;

dei vivi tutti parlano e si preoccupano

dei morti pochi parlano e nessuno si preoccupa

dei naviganti nessuno parla e tantomeno si preoccupa”

Colmiamo questa lacuna sottolineando quegli aspetti poco conosciuti o volutamente
ignorati della vita del marittimo.


                          
Oggi il mondo è un villaggio globale, non esistono piu’ le distanze culturali
e quelle geografiche, viaggiare per turismo o per lavoro è cosa abbastanza usuale,  siamo nell’era della globalizzazione e questo vale per tutto, comunicazione e merci; nei mercati e nei negozi di qualsiasi nazione è abbastanza facile trovare merce prodotta in tutto il mondo.
Questo è possibile in larga misura grazie anche al trasporto marittimo e quindi
ai marittimi stessi.

Ma chi sono e come vivono i  marittimi oggi?

Il termine "marittimo" si riferisce a ogni persona impiegata, in qualsiasi mansione, a bordo di una nave d'altura, di proprietà pubblica o privata, escluse le navi da guerra (Convenzione ILO 163).

 Lavorano in media 84 ore la settimana, 7 giorni su 7 con contratti che vanno  dai 3 agli 11 mesi all'anno. Vivono sul posto di lavoro, lontano migliaia di chilometri dai loro paesi d'origine e movimentano il 90% delle merci di cui ci serviamo quotidianamente.
Il transito è la loro condizione esistenziale, a volte per scelta, il più delle volte per necessità, e la nave viene percepita come un'istituzione totalizzante, che spesso impedisce i collegamenti con il resto della società.

Quello dei "nomadi del mare" è un mondo tutto particolare, dotato di leggi e norme proprie, in cui l'intreccio tra il diritto marittimo internazionale, le regole della bandiera a cui la nave è registrata, e i rapporti contrattuali dettati dall'armatore rendono difficile definire quali siano i diritti universalmente riconosciuti e come farli valere.
Il lavoro in nave è caratterizzato da rapporti molto gerarchici, da turni di lavoro molto faticosi, dalla convivenza forzata in spazi molto ristretti di persone di nazionalità e culture differenti. Tutti questi elementi uniti ad un lungo periodo di lontananza da casa aggiungono alla fatica fisica una notevole sofferenza emotiva e psicologica.
Dagli anni '60, si è assistito ad un continuo declino del numero di marittimi europei, soppiantati da una forza lavoro proveniente dai paesi meno industrializzati.
Ad oggi si stima che la popolazione marittima mondiale sia di circa 1.300.000 (ILO 2000) e si caratterizza per una forte presenza di lavoratori filippini, indonesiani, indiani,cinesi e dell’est europa.

                       
Gli equipaggi sono composti in media da 16 a 25 persone per nave con un'età media di 35 anni.
Un mondo sconosciuto... Lontano dagli occhi...

Il lavoro del marittimo è un'occupazione speciale che comporta obblighi pesanti: anzitutto devi rimanere lontano da casa per lunghi periodi, lontano dai familiari e dagli amici. Nessuna professione al mondo ti espone come questa ai rischi dell'isolamento, delle crisi di nostalgia. Ogni imbarco dura mediamente diversi mesi, e se a casa i tuoi cari hanno bisogno di un aiuto, di una presenza, non puoi farci niente.
La vita a brodo è piuttosto monotona e pesante: vedi sempre le stesse persone, ti ritrovi a parlare delle stesse cose. Unici diversivi sono un film video-registrato o una partita a carte. Tutto il resto ti è precluso, anche una semplice passeggiata, o la possibilità di fare shopping. Ma il desiderio maggiore è quello di telefonare a casa, di
Sentire la voce della moglie e dei figli.
   
Una volta i marittimi vivevano alla giornata, andavano per mare senza grandi motivazioni, arrivati in un porto cercavano il modo più semplice per sfogare il senso di solitudine ed isolamento, spendevano il poco che guadagnavano senza attenzione. Oggi chi si imbarca ha delle ambizioni, degli obiettivi a lungo termine. In particolare la casa: pagarsi la propria abitazione con i soldi guadagnati lavorando sulle navi. Il marittimo oggi ha più cultura ed è più consapevole, ma la vita a bordo è più dura e stressante. Bisogna essere sempre più veloci per ottimizzare i tempi: fermarsi sempre meno nei porti, ripartire il più velocemente possibile verso un'altra destinazione e poi sostare il minor tempo possibile e ripartire e così via. Ultimamente la situazione è peggiorata ancora a causa delle nuove disposizioni antiterrorismo. Come se noi fossimo dei terroristi: ma noi stiamo lavorando! E' difficile descrivere lo stato d'animo del marittimo che naviga per giorni, arriva in vista della terra, di un porto, di una città, ma non può scendere, deve stare a bordo, in rada. E si va avanti così, magari per piu’ di un mese….alternando periodi di calma piatta con periodi di mare molto
gitato, se non addirittura uragani o tifoni, senza poter dormire o riposare….



Tu immagina di farti una navigazione di trenta giorni senza mia toccare un porto: la vita è scandita con quei ritmi che sono gli stessi che hanno i carcerati.
Poi ti rifugi dentro la cabina. Diventa il tuo mondo. Un mondo che ti estranea
 dalla nave, perché in cabina tieni ti tuoi ricordi. Quando hai chiuso la porta, diventa il posto dove puoi essere te stesso indipendentemente dal grado, dalle responsabilità. Qui dentro puoi abbandonarti allo sconforto, puoi abbandonarti a tutto quello che ti può capitare sulla testa, perché sono momenti che uno dà quasi i numeri. Sì, uno può trovarsi anche a piangere qualche volta, perché la nostalgia è troppo forte, le preoccupazioni lo sovrastano, o perché non si hanno notizie dal mondo da troppo tempo.
In cabina c'è la fotografia dei tuoi, hai i tuoi segreti, le tue cose, è una sfera privata in cui vivi. Tutto il resto è lavoro; là è la vita.
In quei quattro metri quadri cosa può esserci di vita? Solamente ricordi.

Il marittimo è un lavoratore atipico, che vive e lavora sul posto di lavoro,
anch’esso abbastanza particolare in quanto sempre in movimento.

                            

La vita del marittimo si divide in due tempi fondamentali: la vita passata a bordo della nave ed il tempo dello sbarco trascorso in famiglia.

Vorrei sottolineare come, proprio questo altalenarsi di diversi periodi con  diverse gestioni, non consenta alla gente di mare di acquisire una gestione veramente autonoma del tempo “non lavorativo”.

A bordo della nave non esistono sabati, domeniche, feste, ferie o altro. Se un marittimo si ammala per un periodo superiore ai tre/cinque giorni deve sbarcare per curarsi in quanto occupa un posto vitale che, non essendo operativo, non gli compete.
Il lavoro scandisce le giornate. Gli ufficiali fanno, in coperta e in macchina (a bordo delle navi passeggeri anche i commissari di bordo), i turni di guardia, di giorno e di notte. Le altre mansioni e cariche seguono invece il loro ritmo facendo sì che la manutenzione ordinaria e straordinaria della nave sia assicurata insieme ai pasti e alla pulizia degli ambienti domestici.

Durante la navigazione il ritmo lavorativo è sicuramente molto stressante, ma consente di impostare, insieme alla fatica, anche una certa ordinarietà di tempi e di gesti che permette al marittimo di organizzarsi la giornata ed i periodi di riposo. Anche se molte leggi internazionali non consentono di lavorare oltre le 11 ore, la media lavorativa supera abbondantemente questo limite legislativo.

Il problema è anche di carattere psicologico. Oltre a mangiare dormire e lavorare, normalmente almeno sulle navi da carico che sono la stragrande maggioranza, non vengono offerti altri stimoli né intellettuali né per l’attività fisica. Non rimane dunque che lavorare per non annoiarsi.

Quando, poi, la nave attracca nei porti la quotidianità del lavoro, delle abitudini di tutto l’equipaggio e, soprattutto, quella personale devono adattarsi alle esigenze degli operatori portuali. Su una sosta media di 8/10 ore il tempo per la libera uscita, ma impossibile per tutti, non è mai più di due o tre ore. Le nuove norme antiterrorismo hanno complicato sia burocraticamente che logisticamente la possibilità di uscire dalla nave, e raggiungere la città o una Chiesa o un supermercato o un centro sportivo.

 Queste limitazioni obbligano gli equipaggi ad una sosta forzata a bordo di quella nave che è stata la loro casa per lunghi mesi pur avendo del tempo libero da impiegare. Queste condizioni incidono pesantemente creando un senso di maggiore frustrazione e diversità da parte del “popolo di terra”.

Il marittimo vive perennemente la dicotomia che lo tiene sospeso tra la vita di bordo e quella a terra. Quando sta sulla nave pensa costantemente alla sua famiglia e non vede l’ora di sbarcare per rinfrancarsi, riposarsi e godere finalmente degli affetti dei suoi cari. Quando, però, si ritrova finalmente in famiglia non riesce a riprendere i ritmi della quotidianità dei suoi familiari e ripensa con nostalgia alla vita lavorativa, si sente inutile e passa il tempo che gli rimane senza saperlo impiegare perché qualunque impegno volesse affrontare non avrebbe mai la possibilità di portarlo a termine. Ogni due mesi il marittimo italiano si imbarca per altri cinque mesi al massimo, mentre quello straniero per altri dodici.

Nessuno ha mai pensato di strutturare un impegno “a misura di marittimo”.

La vita a terra è una vita scandita dai ritmi delle stagioni, dagli impegni scolastici e dalle festività civili e religiose. Tutte cose che il marittimo si perde
Durante i periodi di imbarco, così come tutti gli eventi familiari (compleanni ecc.)

La posizione del marittimo di fronte al tempo libero è dunque quella di chi sta sulla difesa, di chi non sa se programmare una qualsiasi attività  perché non sa fino a quando avrà del tempo libero in quanto potrebbe essere richiamato anche prima della scadenza della sua licenza.

                                           

Anche per queste ragioni intraprendere la carriera marittima presuppone una grande
passione ed altrettanto spirito di sacrificio nonché un alto senso di responsabilità,oltre
le indubbie capacità personali, per il tipo di lavoro che si è chiamati a svolgere.



La vita in mare è un'esistenza unica. Anche se gli equipaggi oggi sono formati da più etnie diverse, tutti quanti, durante la loro permanenza a bordo, condividono la stessa esperienza.

La nave rappresenta per ciascun lavoratore ,per il periodo del suo  imbarco, sia
il  posto di lavoro, dove presta il suo servizio durante  i suoi turni, sia la
“casa” dove trascorre il resto del suo tempo; dal momento che  la nave
è un concentrato di impiantistica e di tecnologia sempre in funzione,le
Probabilità di infortuni sul lavoro sono molto piu’ alte che in qualsiasi altro
posto di lavoro.
E’ per questa ragione che l’aspetto della sicurezza a bordo è fondamentale;
tutti sono chiamati a contribuire a mantenere alto il livello di sicurezza, sia     durante il lavoro come durante il riposo.
La negligenza o la superficialità di uno può mettere in pericolo la vita di tutti.

Ogni membro dell'equipaggio a bordo ha un suo ruolo che è importante: a bordo tutti lavorano per assicurare la salvaguardia dei passeggeri, delle merci, della nave, dell'ambiente e dello stesso equipaggio.

Tutti  i componenti l’equipaggio, ufficiali, sott’ufficiali,marinai,personale di macchina ,
di camera e di cucina compongono una squadra di soli “titolari”,senza riserve, in cui ciascuno è il campione , per il proprio ruolo e competenze.
Essi garantiscono la sicurezza della nave e dell'ambiente di lavoro e proteggono l'ambiente marino.

La carriera marittima mercantile è una occupazione civile.

La gente lontana,anche geograficamente, dal mondo marittimo la confonde con carriera militare.

E ’Un lavoro interessante, stimolante e ben remunerato
         .
L'ambiente a bordo è un ambiente di lavoro unico perché unisce casa e lavoro e questo consente di creare delle relazioni sociali uniche.
Consente di vivere una vita lavorativa stimolante che difficilmente chi lavora a terra può conoscere: l'ambiente a bordo è cosmopolita, con lavoratori di tutte le nazionalità, così si hanno molte opportunità di conoscere gente nuova sia bordo che durante gli scali nei porti.



Conclusione.
nonostante tutti i disagi
e i sacrifici che comporta la vita in mare essa,se vissuta con la passione e la giusta determinazione necessaria per superare gli inevitabili momenti di sconforto, può
essere dispensatrice di grandi soddisfazioni professionali ed umane nonché di benessere personale e familiare che sicuramente attenuerà un po’ il dolore e la malinconia dei momenti di lontananza.
Sicuramente il raggiungimento degli obbiettivi personali di ciascuno (carriera,benessere,sete di conoscenza del mondo fuori dai confini cittadini,
incontro con altre persone di paesi e culture diverse) deve essere sostenuto
dalla passione per questo lavoro e questa vita.
Se questo lavoro è un ripiego perché non si trova di meglio e quindi viene affrontato giorno per giorno come un grosso peso da spingere o una montagna impossibile da scalare,accumulando frustrazioni e delusioni che inevitabilmente avvelenano la vita sia
a bordo che in famiglia, allora meglio non cominciare neppure tale avventura.

Corre l’obbligo di fare un accenno ad una questione che meriterebbe di essere affrontata con vigore ed a livello nazionale ,al pari di tutte le questioni riguardanti il mondo del lavoro:
la crisi occupazionale che ha investito la nostra marineria da quando anche sulle navi battenti bandiera italiana è stato permesso l’impiego di manodopera straniera, a basso costo, con grave rischio per la sicurezza di tutti, e di fatto rendendo
difficile il collocamento di tanti marittimi italiani, con grave danno sia per la nostra economia che per la marineria stessa che viene a perdere in qualità.



Un pensiero commosso a tutti quei marittimi che
hanno perso la vita nel compiere il proprio lavoro e che con il loro sacrificio 
hanno permesso di migliorare sempre di piu’  le condizioni di lavoro sulle navi.

elaborato da Salvatore


Annamaria... a dopo

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