venerdì 9 luglio 2010

Le notizie segnalate da Caterina

Sono una statale triste

Una lettera presa dal web e indirizzata al ministro Brunetta

Sono una statale triste. 59 anni di età, 37 e mezzo di servizio. Un numero infinito di concorsi fatti e vinti, e senza aiutini Cassiera all’ufficio del registro in epoca lontana di condoni, con tanta gente in fila da svenire, io e loro. Funzionario di Dogana (altri concorsi) in cima ai serbatoi di greggio e porcherie chimiche varie per assistere alle misurazioni e tassare i prodotti. Nell’anticella frigorifera a controllare i tipi di carne. Ai traghetti, di disperati o di vacanzieri, con qualunque tempo e orario. Notti e natali e ferragosti all’aeroporto per controllare bagagli di ogni tipo e provenienza.

Una figlia cresciuta quando non c’erano molte possibilità di permessi, e i tre anni di età erano il limite oltre il quale, secondo il legislatore, un bambino con la febbre poteva anche stare a casa da solo. Il contratto, implicito, degli statali diceva: ti pago poco e ti lascio lavorare poco.

Ma io ,e per fortuna, non sono stata la sola -, ho sempre lavorato con coscienza, cercando di dare all’utente quello che vorrei trovare io dall’altra parte dello sportello, e questo ho cercato di trasmettere alle persone che hanno collaborato con me.

Ho iniziato a lavorare quando molti capi erano ignoranti, arroganti e incapaci arrivati a quella posizione non si sa bene come,o forse sì..Ho sempre creduto all’onestà come a un valore imprescindibile e quando tanti colleghi intorno a me sono inquisiti o addirittura arrestati ho salutato l’alba di un nuovo giorno per la pubblica amministrazione.
Ho accolto con entusiasmo la proposta di Brunetta di premiare i migliori, nella speranza che servisse da incentivo per i meno motivati, pur nel rischio di possibili errori nella valutazione (chi controlla i controllori?) e non ho battuto ciglio quando sono state allungate le ore di reperibilità nella malattia,se mi sento male sono a letto e non a spasso.

Ho lavorato con impegno, cercando sempre di migliorare la mia preparazione, affrontando i continui cambiamenti di ufficio e di mansioni propri dell’Agenzia per la quale lavoro con entusiasmo, cercando sempre un’occasione di crescita personale e professionale.

Sono entrata nello stato firmando un contratto che mi prometteva la pensione dopo 19 anni di presenza in ufficio (ho evitato accuratamente di dire -di lavoro- per evitare facili battute da parte dei non statali)
So benissimo che si trattava di un’assurdità, ma questo mi prometteva il mio datore di lavoro. E molti, troppi, ne hanno approfittato. Un diritto, non certo un furto.

Ma qualcuno ora mi deve dire perché devo pagare tutto io, dobbiamo pagare noi onesti. Non è corretto trattare tutti da fannulloni o disonesti perché non c’è la capacità, o la volontà, di isolare quelli che lo sono.
E’ stato pesante, tutta la vita, essere guardati come parassiti sapendo di fare al meglio, e con impegno, il proprio dovere.

Sono triste, dicevo, per tutti questi pensieri. E anche stanca di stare su un’ altalena ogni volta che mi avvicino alla pensione, l’asticella viene spostata un pò più in là, sempre un pò più in là e io sono così stanca, così desiderosa di godermi il meritato riposo. Quante persone nel privato sono già in pensione con la mia anzianità?

O forse dovrei dire uomini, non persone, le donne non vanno mai in pensione, al massimo smettono di lavorare in ufficio e quando i figli sono grandi si prendono cura dei loro vecchi, del loro uomo.

Un ultimo pensiero, questa volta economico: non mi lamento assolutamente del mio stipendio. Mi ha permesso, pur essendo divorziata, una vita decorosa e anche di più. E sono cattiva - penso anche che alcuni dei miei colleghi possono considerarsi miracolati ad avere questo stipendio in cambio del poco impegno che mettono nel lavoro.
Mi sta bene partecipare al risanamento dei conti dello stato contribuendo col blocco degli aumenti per i prossimi tre anni. Me lo posso permettere.

Ma tanti miei colleghi statali guadagnano molto meno di me. Il costo della vita non si ferma. Come possono vivere nei prossimi tre anni quelli che non passano i 1100 - 1200 euro al mese? E’ morale chiedere a loro questo sacrificio? Resto piena di domande e di tristezza. Mi può dire qualcosa, Ministro Brunetta?

lettera firmata

1 commento:

  1. Diteglielo qualcosa, Ministro Brunetta, a questa amica. E presto. E siate convincenti nella risposta.

    RispondiElimina