venerdì 29 luglio 2016

STORIE D'AMORE FINITE IN TRAGEDIA


PATRIZIA REGGIANI


Per noi donne uccidere il marito, compagno o fidanzato rimane
difficoltoso, come ci riportano i tanti casi di cronaca a soccombere sono sempre le femmine.  Noi in stragrande maggioranza non abbiamo la forza fisica e ne' morale per arrivare a tanto. Però, come la storia di oggi, se si è ricche e spietate, se ci sono interessi combinati a sentimenti (sicuramente folli), le cose cambiano assoldando e pagando profumatamente qualcuno che senza scrupoli uccide una persona innocente, vittima di una donna assassina PATRIZIA REGGIANI che, con 17 anni di galera (privilegiata), ha pagato il suo conto con la giustizia per aver fatto assassinare il marito MAURIZIO GUCCI.


MAURIZIO GUCCI

Il  27 marzo del 1995 l’Ansa diffonde in mattinata la seguente notizia: “Una persona è morta e un’altra è rimasta ferita in un agguato, avvenuto verso le 9, sotto l’androne di un palazzo della centralissima via Palestro”. La vittima è Maurizio Gucci, patron della celebre griffe, il ferito il portiere dello stabile, Giuseppe Onorato, che il killer ha tentato di eliminare come scomodo testimone.



Maurizio è l’erede dell’impero fondato nel 1923 a Firenze dal nonno Guccio Gucci. Il marchio Gucci conquisterà nel dopoguerra il mercato mondiale del lusso con i suoi foulard a fiori, i celebri mocassini, le borse, le cinture e altri accessori. 
Rodolfo, il padre di Maurizio, a differenza dei fratelli maggiori, mandati presto “a bottega” dal babbo, vuole invece fare l’attore. È un bel ragazzo dai modi raffinati, il sorriso accattivante. Il regista Mario Camerini gli affiderà una parte nel film Rotaie, con il nome d’arte di Maurizio d’Ancora. Il film avrà un grande successo ma in seguito Rodolfo dovrà accontentarsi di recitare in pellicole mediocri. Nel 1944 sposa la giovane attrice Alexandra Winkelhausen, in arte Sandra Ravel, e il 26 settembre 1948 nasce Maurizio, il loro unico figlio. Per provvedere adeguatamente alla sua famiglia Rodolfo darà l’addio alle luci della ribalta, iniziando a lavorare con il padre e i fratelli. 
Famiglia GUCCI

Alexandra muore di polmonite nell’agosto del 1954. Il piccolo Maurizio crescerà sotto la guida severa del padre, che gli impartisce un’educazione molto rigida. A vent’anni, è un ragazzo timido e impacciato, nonostante frequenti con buoni risultati la Cattolica di Milano e sia un ottimo sportivo. 
Con le donne, fino a quel momento ha combinato poco, ma la freccia di Cupido lo colpirà durante una festa in casa di amici, la sera del 23 novembre 1970. 
Lei si chiama Patrizia Martinelli Reggiani, è una fascinosa brunetta dai grandi occhi viola e il seno prosperoso. Nonostante le ire di papà Rodolfo, che farà di tutto per impedire quel matrimonio, convinto che la ragazza sia un’arrampicatrice sociale, Maurizio e Patrizia si sposano il 28 ottobre 1972. Cerimonia fastosa, più di cinquecento invitati, assente in blocco il clan dei Gucci.

Patrizia Martinelli (il cognome Reggiani lo acquisterà in seguito) nasce a Vignola il 2 dicembre 1948, alle 7.30. La madre, Silvana, lavora in un bar come lavapiatti, e vive con la figlia in un modesto bilocale della periferia milanese. La vita delle due cambierà radicalmente grazie all’incontro di Silvana con un ricco vedovo, l’industriale Fernando Reggiani. Vanno a vivere con lui in un grande appartamento di via dei Giardini, all’epoca la strada dei vip meneghini. Fernando ha un figlio adottivo, Enzo, che verrà spedito in collegio perché Silvana non lo vuole tra i piedi, in modo che tutte le attenzioni di Reggiani vadano a Patrizia. Che crescerà viziatissima dal patrigno: quando compie quindici anni lui le regala un visone bianco, per i suoi diciotto una Lancia Fulvia Zagato. L’uomo adotterà inoltre la ragazza prima delle sue nozze.



Ma torniamo ai Gucci. Alla morte di Rodolfo, nel maggio 1983, suo figlio Maurizio verrà coinvolto in una faida familiare, per i soliti motivi: potere e denaro. Dopo varie battaglie legali riuscirà comunque a spuntarla, diventando il presidente della società. Maurizio si butta a capofitto nel lavoro, gira il mondo saltando da un aereo all’altro. Iniziano i primi screzi con Patrizia, che gli rimprovera di trascurare lei e le figlie, Alessandra (nata nel 1976) e Allegra (1981). Ogni volta che torna nel lussuoso attico di piazza San Babila sono scenate e liti a non finire. 
La passione di un tempo è ormai svanita, e a due anni esatti dalla morte del padre, Maurizio Gucci decide di dare un taglio al suo matrimonio. Il 25 maggio 1985 a Patrizia arriva un gelido messaggio trasmessole da un collaboratore del marito: «Signora, il dottor Gucci le fa sapere che non intende tornare mai più a casa». Vengono avviate le pratiche per la separazione. 
Maurizio sa però che liberarsi di Patrizia non sarà una passeggiata. Lei non è affatto disposta a rinunciare allo status sociale che le deriva dall’essere la moglie di un Gucci. Ed è pronta a lottare con le unghie e con i denti.
Nei tre anni successivi scoppierà un’altra guerra in famiglia. Paolo Gucci, cugino di Maurizio, consegna ai magistrati milanesi un dossier di accuse nei confronti di quest’ultimo, dove si afferma, tra l’altro, che lui ha falsificato la firma del padre Rodolfo poco prima della sua morte, per subentrargli alla guida dell’impero. 
Anche Patrizia verrà chiamata a deporre davanti ai giudici. Vestita, per l’occasione, con un sobrio tailleur grigio dirà, guardando il marito con occhi di ghiaccio, che suo suocero Rodolfo avrebbe voluto lasciare l’azienda alle nipoti Alessandra e Allegra e a lei. «Mio suocero non stimava affatto Maurizio. Anzi, diceva sempre che non era adatto a guidare la Gucci». Insomma, una pugnalata in piena regola, la sua, nei confronti dell’ex. Che verrà comunque prosciolto da ogni accusa.
Dopo un lungo periodo nero, per Maurizio è giunto il momento di guardare avanti, di voltare pagina. Ma c’è sempre Patrizia a complicargli la vita. Lei pretende, oltre a quello già ottenuto, altri beni in vista del divorzio: come il lussuoso panfilo Créole e una villa di Saint Moritz cui il marito è legatissimo. E proprio a Saint Moritz, il 23 febbraio 1990, Maurizio incontra a una festa Paola Franchi, un’ amica persa di vista da anni.
Paola, una bionda trentacinquenne dal fisico slanciato, è sposata e ha un figlio, ma il suo matrimonio scricchiola. Lei e Maurizio si appartano per scambiarsi varie confidenze, tra loro nasce un feeling. Al ritorno a Milano inizia la loro love story. Quando il marito di Paola la lascerà i due innamorati inizieranno la loro nuova vita a due in un lussuoso alloggio di corso Venezia.


PAOLA FRANCHI-MAURIZIO GUCCI

Ma le continue pretese di Patrizia gettano un’ombra sulla ritrovata serenità sentimentale di Maurizio, che un giorno si sfoga con Paola: «Tu non lo sai ma quella donna è capace di scatenarmi contro perfino la magia nera». La Reggiani è infatti una cliente affezionata di sensitive e fattucchiere. Quando, nel 1992, un tumore al cervello la costringe a subire un intervento chirurgico, cade in preda a una profonda depressione. E una volta dimessa dalla clinica scopre che il rancore nei confronti dell’ex e della sua nuova donna non ha fatto che triplicare. 
Alla fine di settembre del 1993 Maurizio cede il cinquanta per cento della Gucci a una finanziaria araba. Libero dal gravoso fardello che gli pesava sulle spalle, è pronto a mettere in cantiere alcuni progetti che lo entusiasmano, come la costruzione di una catena di alberghi in Europa.
Il 19 novembre 1994 la Corte d’appello di Milano ratifica la sentenza di divorzio della coppia Gucci-Reggiani, pronunciata qualche tempo prima da un tribunale svizzero. E dal momento che anche Paola Franchi ha divorziato nel frattempo dal marito, lei e Maurizio decidono di sposarsi a Saint Moritz. Lui sogna inoltre di avere un figlio dalla nuova compagna.
Ma questo, Patrizia non lo può assolutamente accettare. Le seconde nozze di Maurizio priverebbero, a suo dire, le figlie Alessandra e Allegra di una bella fetta dell’eredità paterna.


Contesta inoltre la somma che l’ex le sborsa per gli alimenti, e che dai cento milioni al mese dell’inizio si è via via ridotta fino alla cifra – per lei “ridicola” – di sessanta milioni. La Reggiani se ne lamenta di continuo con le amiche: “Quel taccagno vorrebbe che vivessi con due figlie e tre case con una miseria…”.
Tra queste amiche la più cara è Giuseppina Auriemma, detta Pina, una cartomante napoletana (ma lei si definisce “imprenditrice”) alla quale la Reggiani si consulta da sempre per conoscere che cosa le riserverà il destino. Pina vola spesso da Napoli a Milano, ospite di Patrizia, e l’ha accompagnata in numerosi viaggi all’estero. Sa quindi benissimo che alla Reggiani la morte dell’ex farebbe molto comodo. Perché il patrimonio di Gucci non finirebbe nelle mani di una nuova moglie e di un eventuale nuovo erede.
La domenica del 26 marzo 1995 a Milano splende il sole. Maurizio e Paola trascorrono alcune ore girovagando in un mercatino d’antiquariato sui Navigli. La sera vanno al cinema con amici. Il giorno seguente, lunedì, lui esce di buon mattino dall’ abitazione di corso Venezia e raggiunge a piedi il suo ufficio, in Via Palestro al numero 20, dove ha sede l’immobiliare che ha acquistato l’anno precedente. 
Il portiere, Giuseppe Onorato, lo saluta con il consueto “bongiorno a lei dottor Gucci”. Attraverso la fessura del portone l’uomo, come dichiarerà in seguito, scorge un’ombra che passa veloce, e poco dopo risuonano tre colpi di pistola. Colpito alla spalla sinistra, al braccio destro e a un gluteo Maurizio stramazza a terra. L’ombra si china su di lui e spara un quarto colpo che gli trapassa il cranio. E’ la fine. Al terrorizzato portiere, che ha visto l’assassino in azione, verranno sparati due colpi che gli perforano la spalla. 
L’omicidio di Maurizio Gucci susciterà un immenso clamore mediatico. Le indagini si presentano subito molto intricate. Diverse le piste seguite, ma per quasi due anni gli inquirenti brancoleranno nel buio, fino al colpo di scena. 
La sera dell’8 gennaio 1997 al capo della Criminalpol milanese, Filippo Ninni, arriva una telefonata. L’uomo che sollecita un incontro immediato, perché ha scottanti rivelazioni da fare sul delitto Gucci, si chiama Gabriele Carpanese, i poliziotti lo conoscono bene, si sono serviti di lui per alcune soffiate. La verità che esce dalle sue labbra è agghiacciante. “Patrizia Reggiani è la vera responsabile del complotto.
Ha agito assieme a una tale Pina, che è la sua dama di compagnia. È stata lei a rivolgersi a Savioni, il portiere dell’albergo dove vivo. Lui ha contattato un certo Orazio per l’esecuzione materiale dell’omicidio, ma chi ha sparato, la mattina del 27 marzo 1995 è stato un suo amico di nome Benedetto”. (Angelo Pergolini e Maurizio Tortorella, L’ultimo dei Gucci, Mondadori 2005, pag. 221). Ivano Savioni è il portiere dell’hotel Adry, un alberghetto nei pressi di piazzale Loreto, Orazio Cicala ha una pizzeria ad Arcore, ed è amico di Benedetto Ceraulo, un siciliano sposato e padre di una bambina, che abita nello stesso immobile del Cicala.

Patrizia Reggiani, la committente del delitto, ha versato alla banda seicento milioni, ma i tre uomini e Pina Auriemma non li ritengono sufficienti, e già si preparano a ricattarla per avere più soldi. Ma non ne avranno la possibilità. 
All’alba del 31 gennaio 1997 Patrizia Reggiani viene arrestata dagli uomini della Criminalpol nella lussuosa residenza di corso Venezia, il palazzo dove erano vissuti in precedenza Maurizio e Paola. Con lei sono presenti in casa la madre Silvana e le due figlie Alessandra e Allegra. Le manette scatteranno subito dopo ai polsi dei suoi complici. 
Condannata nel novembre 1999 dalla Corte di assise a 29 anni di reclusione, Patrizia Reggiani verrà giudicata sana di mente dagli psichiatri che la visitano in carcere. Anche se questi sottolineeranno la presenza di “disturbi istrionico-narcisisti “ della personalità, e di “fantasie di successo illimitato, di potere, di fascino, di bellezza”, nonché della “sensazione che tutto le fosse dovuto”. La difesa cercherà inutilmente di fare passare in aula la tesi dello stato mentale alterato dell’imputata, a causa dell’intervento al cervello subito sette anni prima. Nei due gradi successivi di giudizio, in Corte di appello e poi in Cassazione, Patrizia Reggiani viene condannata a 26 anni di carcere. Carcere a vita per Benedetto Ceraulo, 29 anni per Orazio Cicala, 26 anni per Ivano Savioni, 19 anni per Pina Auriemma, tornata in libertà dopo tredici di detenzione.Patrizia Reggiani dopo 17 anni è tornata libera. E in qesti giorni è stata fotografata mentre usciva da un negozio a piazza di Spagna,


PATRIZIA REGGIANI

Ha dichiarato :«Il carcere mi ha reso ancora più cosciente del potere che ho sulle persone, al Victor residence, come io chiamo San Vittore, comandavo parecchio e tutte le detenute, indistintamente, mi obbedivano senza fiatare, apprezzando quel rigore che ho imparato dalla mia famiglia e dalla scuola. Ho amato Maurizio alla follia ma non dirò mai perché l'ho fatto uccidere". Né mai lo dirà Benedetto Ceraulo, esecutore materiale del delitto e condannato al carcere a vita.

Fonte -larottadiulisse-

Annamaria

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