lunedì 2 aprile 2012

A CHE GIOCO GIOCHIAMO

MO TE LO SPIEGO A PAPÀ
A CHE GIOCO GIOCHIAMO


di Francesco Uccello
I bambini giocano. Ma spesso vorrebbero giocare con noi, che magari siamo stanchi, abbiamo corso, non abbiamo tempo. Ma è proprio sempre vero? Ecco cosa ne pensa  Francesco


«Papà mi prendi qualcosa da giocare? Papà giochiamo perché non ho proprio giocato? Papà che gioco vogliamo fare?» sono tre domande martellanti che si ripetono quotidianamente da quando ci svegliamo a quando ci prepariamo per la notte.


Io vorrei rispondere così: «Ma bello di papà perché ti devo prendere qualcosa per giocare quando ogni volta che lo faccio non ti va bene la mia scelta».


E ancora: «Scusa ma fino ad ora che hai fatto? Non hai giocato? O per caso ti hanno mandato a zappare la terra?».


E per l'ultima sogno: «Facciamo un gioco di prestigio, che tu e tuo fratello sparite per un po' ed io mi rilasso nella doccia con mamma». Altro che gioco di prestigio, questa sarebbe una magia.


Ed ecco che si parte con Un, due, tre…stella, poi si passa alle costruzioni e poi al trenino dell'Ikea che ormai necessita di veri ingegneri tanti sono i pezzi che MPS ha comprato.


Adesso per fortuna è arrivata la primavera e si può uscire un po', ma immaginate i piovosi fine settimana invernali. Due giorni pieni a giocareeeeee. La notte pensavo a cosa poter fare e speravo, la mattina, di trovare sul tavolo un bel gioco affascinante, vietato ai genitori, ma che avrebbe incollato DA1 e DA2 per tutto il tempo.


Fino a ora non è capitato: ci ho provato con un album da disegno nuovo nuovo di Cars, con il Didò (che poi per me si chiama plastichina), con il percorso di costruzioni per le biglie, con il garage dei camion. Il tempo dedicato ad ognuno di questi giochi è stato sempre troppo poco e richiedeva sempre la mia presenza. Ma quei bei bambini che si isolano nella cameretta e giocano per ore immersi nella cesta dei giochi a far parlare i personaggi dell'ovetto Kinder?


MPS invece usa un'altra tecnica: il gioco diverso o meglio gioco diversivo. E' un successo assicurato quando dai mobili prendono tutte le pentole e suonano all'impazzata o quando si accende lo stereo e si balla a tutto volume Pappa para pappa para pappa para pa salutare, Pappa para pappa para pappa para pa nuotare…
Secondo me ci vuole più partecipazione e a dire la verità faccio fatica.


Non è semplice scrollarsi da dosso le cose da grandi e bere e mangiare quello che ti cucinano per finta centomila volte. La settimana scorsa siamo andati a Roma da zio Macco che ha una casa col giardino ed è stato bello accorgermi che giocare a calcio con loro, senza pensieri, mi ha fatto divertire.


Ecco la differenza: mi sono divertito, mi sono messo in gioco. E i bambini lo sentono quando giochi «schiattato in corpo» (modo per dire che non hai voglia) e quando stai «pariando» (neologismo napoletano che sta per divertirsi). Vale la pena ripetersi il mantraSe ti metti in gioco ti diverti anche tu.


E per divertirsi bisogna entrare nel mondo dove si può vincere entrambi, dove non c'è bisogno per forza dello schema e delle regole. Hai mai giocato a Monopoli con un bambino di 4 anni? Se fai uno sforzo ce la puoi fare e magari è anche divertente.


Ora bisogna fare solo i conti con la loro resistenza perché quando DA1, la sera tardi, ti dice che non ha proprio giocato un po' ti cadono le braccia.
Sto pensando di assumere un figurante che giochi al posto mio cosi mi ricarico un po'. Spero solo non se ne accorgano troppo presto.


Francesco

2 commenti:

  1. Sì, Francesco, è tutto vero. E pensa quando non è il babbo ma il nonno ad essere costretto a giocare.

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  2. Quanti sensi di colpa...contribuiamo a spegnere la fantasia dei nostri bambini...e intanto perdiamo anche noi una parte importante della loro crescita. Maria.sa

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