martedì 7 settembre 2010

CARLA BRUNI E SAKYNEH

Come ben sapete nelle settimane  scorse Carla Bruni è stata pesantemente attaccata dalla stampa Iraniana
Il quotidiano Kayhan ha insultato la Première Dame che si era pubblicamente indignata per la sorte di Sakineh. ...Però,... peccato che sui diritti umani dei rom espulsi, la moglie di Sarkozy, non abbia detto una sola parola.verrebbe da chiedersi come mai. non abbiamo letto nessuna dichiarazione a sostegno della difesa dei diritti delle migliaia di rom che il governo di suo marito sta rimpatriando. Donne e bambini indifesi, compresi.

Brevemente .. la cantante aveva preso una posizione pubblica per Sakineh, così come Valery Giscard d’Estaing, Isabelle Adjani, Jane Birkin, Segolene Royal e lo stesso presidente Nicolas Sarkozy sul sito Le Règle du Jeu
.Nella sua lettera, Carla Bruni- Sarkozy si era indignata: “Non vedo il bene che può uscire da questo macabro evento, qualunque sia la giustificazione giuridica avanzata. Versare il vostro sangue, privando i bambini della loro madre, ma perché? Perché hai vissuto, perché hai amato perché sei una donna, una iraniana? Tutto in me si rifiuta di accettarlo“.
 La televisione di Stato iraniana ha risposto immediatamente, dicendo che Carla Bruni ha utilizzato questo caso per giustificare la propria immoralità, ma il quotidiano iraniano più radicale, Kayhan, che riflette lo spirito di iraniani neo-liberali si spinge anche oltre e in un articolo intitolato: “Le prostitute francesi si uniscono  alla lotta per i diritti umani”, ha pubblicato la seguente dichiarazione: “Recentemente, Carla Bruni, la moglie di Nicolas Sarkozy e l’ infame Isabelle Adjani, attrice francese di costumi corrotti, hanno espresso il loro sostegno a Sakineh. Carla Bruni è quella che ha lottato per rompere il matrimonio di Sarkozy e diventare la prima donna di Franca”.

Sulle offese a Carla Bruni, ecco un'intervista dello scrittore Marek Halter, firmatario della petizione per liberare Sakineh:

«Anch’io sono stato attaccato dalla stampa iraniana. Ma non mi hanno mai detto cose così orrende, perché sono un uomo… Nel Novecento, come diceva Goethe, il termometro per misurare l’umanità erano gli ebrei. Nel ventunesimo secolo, credo che siano le donne. Basta guardare come vengono trattate in un paese per capire qual è davvero la situazione. »

 «Il regime iraniano si permette di insultare e minacciare Carla Bruni-Sarkozy solo perché è una donna». Lo scrittore Marek Halter è in prima linea nella difesa di Sakineh, ha firmato la petizione promossa da un gruppo di intellettuali europei che in Italia, attraverso il sito di Repubblica, ha raccolto oltre 80mila firme. «Ancora una volta , dice Halter, l’Iran si dimostra un paese totalitario, governato da un gruppo di estremisti».

Com’è possibile pubblicare quelle frasi sulla moglie del capo dello Stato francese?

«Carla Bruni-Sarkozy è come Sakineh: è colpevole solo perché ha alzato la voce. In Iran, una donna non sottomessa viene trattata da prostituta e condannata a morte. Da tempo mi batto contro il regime di Teheran, sostenendo pubblicamente l’opposizione. E per questo anch’io sono stato attaccato dalla stampa iraniana. Ma non mi hanno mai detto cose così orrende, perché sono un uomo».

Pensa che ci saranno conseguenze sui rapporti tra Francia e Iran?

«Un amico all’Eliseo mi ha raccontato lo stupore, direi quasi il terrore, per le parole sulla première dame. Nel Novecento, come diceva Goethe, il termometro per misurare l’umanità erano gli ebrei. Nel ventunesimo secolo, credo che siano le donne. Basta guardare come vengono trattate in un paese per capire qual è davvero la situazione. Per questo Sakineh è il simbolo di tutte le donne iraniane, e rappresenta una battaglia per la libertà di tutti gli iraniani».

Crede che la mobilitazione e gli appelli come quello che ha firmato possano cambiare qualcosa?

«Intanto i nostri governi democratici ci devono ascoltare, e farsi portavoce della protesta. Nella mia esperienza di combattente contro i regimi totalitari, ho capito che bisogna sempre trovare un volto intorno al quale radunare le forze. In passato, lo abbiamo fatto con Sakharov per l’Unione sovietica. Ora lo stiamo facendo con Sakineh per l’Iran. Le mobilitazioni a Parigi, Roma o Washington arrivano anche in Iran. Quando ero piccolo, gli assassini agivano di notte. La Gestapo o il Kgb uccidevano all’alba per non farsi vedere. Ma chi ha un riflettore acceso sul volto, non può essere ucciso. Fino a quando illumineremo il viso di Sakineh, lei sarà salva».

Eppure il regime di Teheran non ha dato finora risposte positive.

«Hanno detto che non è ancora prevista una data per l’esecuzione. È un primo cedimento, un modo di lasciare la porta aperta a una soluzione. Non basta. Bisogna continuare a protestare finché Sakineh sarà liberata. Il presidente Ahmadinejad deve capire che non molleremo. Non importa se dice che non abbiamo diritto di interferire negli affari interni iraniani. È un vecchio metodo. Nel 1939, alla Società delle Nazioni, un ebreo alsaziano portò le prove di come venivano trattati gli ebrei in Germania. Goebbels rispose: “Ogni carpentiere è maestro del suo operato”. Era una frase terribile. Questa è la storia che si ripete. Ecco perché continuerò a battermi per Sakineh».

da la Repubblica del 1 settembre 2010

Annamaria... a dopo

1 commento:

  1. Azioni, reazioni, ancora azioni, ancora reazioni. Ci sarà anche un toto scommesse da qualche parte. L'uccidono, non l'uccidono? Gli equilibri del mondo affidati ad una vita umana, e per giunta di donna? Ma va. Aspettiamo tutti con ansia? Vedremo. Tutto è politica e decideranno come far concludere questa storia nel miglior modo per l'Iran.

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