sabato 11 settembre 2010
Le riflessioni di CIPRIANO
DIN-DON campana suona, tutti i bimbi vanno
A scuola…
Certamente ricorderete questa vecchia filastrocca
che le nostre nonne, mamme e zie ci cantavano
da piccoli, allorché ci apprestavamo a varcare la
soglia, tra pianti e singhiozzi con tanto di cestino,
grembiulino e fioccone azzurro, dell’odiato asilo o
prima elementare.
Passati purtroppo fior di anni, credo a tutti noi sia
almeno una volta venuta la nostalgia canaglia da
maledire tutte le volte che siamo stati promossi.
Pensando ad un passato assurdo e fantasioso su
cosa sarebbe accaduto se, chissà ,ci fossimo fatti
bocciare una quindicina di volte; magari a
trentacinque anni stavamo ancora al terzo geometra
a divertirci da matti alla faccia di tutti i guai; ma
questa è pura fantasia da eterni ed inconsolabili
Peter Pan, quindi cari amici del blog non state ad
ascoltare queste sciocchezze.
Fatto sta che tra polemiche, precari rimasti a casa
senza stipendi, epiche riforme Gelminiche, è
prossima la campanella di ingresso anche in questo
anno di grazia 2010. Alla fine ti accorgi che tutto ciò
che accade è pressappoco lo stesso film, quello che
hai potuto vedere l’anno prima e poi ancora l’anno
prima, e fin qui niente di nuovo se non fosse che
anche il mondo e la società che pulsa intorno alla
scuola sta vivendo un lungo periodo di crisi, dai
risvolti e durata estremamente confusi ed indefiniti.
Avendo figli, frequentando, ascoltando ed osservando
i ragazzi di oggi, noto un profondo e forse anche mal
riposto stato di apatia ed indifferenza, laddove li vedi
poi anche ridere e scherzare, trasformare in gioco
quello che in un altro contesto può sembrare serio;
ma se poi ti capita di arrivare al nocciolo di una
discussione su ciò che si aspettano, vi assicuro che
sono dei freddissimi e crudi realisti, al netto di tutte
le speranze che devono necessariamente avere.
Certo che gli esempi che quotidianamente assimilano
dal mondo adulto risulta in fin troppi casi sostanze di
puro veleno, e voi tutti sapete di cosa parlo; fare un
elenco sarebbe terribilmente lungo e non è questo
il momento.
Ogni genitore che si sente tale cerca di fare tutto
quello che umanamente è nelle sue possibilità, ma
non sempre purtroppo ci riesce e fatalmente poi si
affida nelle mani del Dio Fato.
Oggi la scuola pubblica pare essere diventata una
Macchina costosa per le finanze del nostro Stato,
da far dimagrire non con una cura mirata bensì con
tagli generalizzati utili solo a fare cassa.
Sono convinto che la crisi della scuola italiana non
è altro che l’altra faccia della medaglia della crisi di
identità del nostro Paese, incapace di “progettare il
suo futuro, perché ha volutamente dimenticato il suo
passato”.
Forza tutti a cercare di incamerare euro, comprese
naturalmente le “benemerite” case editrici dei libri
scolastici che, nell’interesse esclusivo atto ad
agevolare le famiglie (l’ironia pare evidente …),
naturalmente procedono annualmente ad
aggiornamenti superficiali, pur di spiazzare e
rendere difficilissimo il mercato dell’usato.
Quanti di voi che hanno i figli ancora a scuola a
settembre non subiscono un crollo economico e
nervoso dovuto alla voce “libri di testo”.
Din-Don, forza ragazzi si entra; per fortuna finché
siete tra i banchi tutti questi problemi non sono di
vostra competenza.
E’ il periodo più bello della vostra vita, godetevelo
intensamente per tutto il tempo che vi è consentito,
perché una volta usciti, bhè, inizieranno i vostri
cavoli amari.
La scuola è il nostro più grande investimento.
Senza di essa la nostra società rinuncerà per
sempre al suo futuro. Auguri ragazzi !
Cipriano
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Cipriano, io, chissà perché, forse per deformazione professionale, parto sempre da un punto opposto a quello da cui parti tu: cioè dalle possibilità piuttosto che dalle necessità. E considero un successo aver fatto quadrare il bilancio. E mi piacciono più le formiche che le cicale. E vedo più chiaro che scuro. E mi arrabbio meno di te. Ma che, alla fine, tutte le strade conducano a Roma? Ti voglio bene, fratello.
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