domenica 8 novembre 2009

UNO SCHERZO INNOCUO..-racconto di MISTER G-



La nostra voglia di vivere intensamente ogni avvenimento ci porta spessO a degli eccessi, innocui, ma comunque che ci mettono in difficoltà poi per il proseguimento del vivere quotidiano. E’ il caso di uno scherzo che abbiamo confinato ad un malcapitato professore, Ashraf AShri, che insegna, forse ancora, Influence of Religions, Influenza delle religioni, presso l’University of Kerala – in Malayalam Trivandrum La principale Università Ayurvedica dell'India. Noi, io e Gabry partecipiamo al corso di specializzazione da qualche settimana, un corso estenuante, pompato un po’ anche per la nostra presenza che sapevano essere provocatoria, di ripiego, infatti il nostro visto è scaduto e sono l’adesione ad un corso universitario ci permette di restare ancora.
Sapevano benissimo che il sottoscritto ha insegnato storia delle religioni proprio lì, e che Gabry ha partecipato al master di sociologia delle religioni presso l’istituto da cui dipende quel professore. La carriera di insegnante è condizionata in modo preponderante dagli aspetti innovativi della materia e dagli studenti che frequentano i corsi, un carriera fatta di ricerca, numero dei promossi, relazioni, pubblicazioni ed anche raccomandazioni, buone parole. Noi possiamo divenire l’ago della bilancia per il futuro del professore, specie Gabry con le sue ammaglianti raffinatezze femminee.
L’esimio professore è appassionato credente indù e ha pubblicato infinità di testi tradotti dal sancito, li utilizza spesso e ancor più spesso ci impone la traduzione di tratti arcani. Niente di difficile se, come noi, abbiamo in casa un bramino che ci aiuta nel lavoro. Nonostante tutto porto avversione per l’uomo, coetaneo, ma scorbutico, molto dedito all’alcool, preciso, amante dell’etichetta, delle distanze di casta, incapace di ridere, di accettare l’amicizia che gli offro più volte.
Veste all’europea in questo periodo piovoso dei monsoni arriva in classe con degli stivali alti di cuoio. Li leva in bagno, e li ripone sotto il lavandino, mette le scarpe ed esce. Più volte entro e sono tentano di riempirli d’acqua, mi trattengo una, due tre volte, poi torno in banco, lo scrivo al Gabry in italiano ovviamente, sul bordo del quaderno, Sììììììì, risponde e così dopo un po’ rientro e li inzuppo di liquido.
Finita la lezione ci eclissiamo, lui esce con la borsa sottobraccio e le scarpe nei piedi, e noi giù a ridere…. Per alcuni giorni viene senza stivali, poi di nuovo stivalato entra in bagno e li rimette al loro posto abituale. “Ci riprovo?” chiedo alla gatta, io mi sento la volpe! Sì, è la risposta, entro in bagno, afferro uno stivale fra pollice e indice e prendo il rubinetto per aprirlo, stranezza! Il bordo delle stivale scivola, quasi come si fosse un velo di plastica fra pollice e pelle, guardo ben, è vero! Ripongo l’oggetto della mia attenzione ed in mano mi resta un pezzettino di plastica coperto di una patina scura: anilina che mi tinge il pollice di viola scurissimo. Lo metto sotto l’acqua, lo strofino però resta sempre blu. Anzi anche l’indice è colorato, un po’ anche il palmo. Fregato, al mia foga del dispetto ripagata. Il prof. è più furbo di me, mi ha colto in fallo. E adesso che faccio? Esco come se niente fosse guardando bene di non aprire la mano, resto nel banco anche dopo che la lezione è finita e aspetto che tutti escano, in fretta infilo la scala verso l’infermeria, entro, prendo per un braccio l’infermiere e lo trascino in ambulatorio. Con 150 rupie compro il suo silenzio, mi tinge tutta la mano di tintura di iodio e mi fascia ben bene. Scampata anche stavolta, ma se torno a Trivandrum, vado e glielo dico, non voglio che muoia senza sapere chi ha attentato ai suoi stivali.


(MISTER G)

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