martedì 10 novembre 2009

NON VOLEVO CREDERCI - Scritto da LORENZO -


Non volevo crederci.

Lei fra le mie braccia. Si aprì il cielo

e caddero milioni di fiori di tutti i colori.

Il pavimento ne fu tutto coperto.

Una musica dolcissima si diffuse

dappertutto.Sognavo o ero desto?

No tutto era rigorosamente vero.

La forza dell’amore l’aveva evocata

e trascinata nel mio mondo. Ero raggiante.

Via amici, comprendete il momento?

Avete altri impegni, lo so. E allora?

Andate, andate per Giove! E non guardate

di sottecchi, con la curiosità che vi prende.

Questa è la mia donna. Vi piace?

Ma che volete? Anche voi la desiderate?

E voi amiche mi sa che l’invidiate. Avete ragione.

Non c’è più posto per nessuna di voi

nella mia vita. Via, andate, ve ne prego.

Nel frattempo la tenevo stretta stretta,

respiravo il suo profumo. Subito

volevo restare solo con lei.

Vinsi le ultime resistenze degli astanti,

e chiusi la porta con mille mandate.

Almeno così mi parve. Soli eravamo,

finalmente, nell’incanto d’amore.

Non lasciavo la stretta intanto. Ma ad un tratto

mi accorsi di una cosa strana. Ella piangeva,

dapprima silenziosamente, poi con singhiozzi

sempre più evidenti. Perché mio Signore?

Se io l’amavo, anch’essa doveva amarmi. O no?

Tutto mi fu più chiaro all’improvviso.

La forza del mio amore aveva avuto la capacità

di evocarla ma non di farle condividere

I sentimenti che provavo, il fuoco

che mi bruciava nelle vene, il desiderio di lei.

Ella piangeva e mi sembrava

sempre più distante, lontana.

Incominciai a provare strani fenomeni:

un formicolio fastidioso sulle mie membra,

un martellante tum-tum alle tempie,

un miagolante stridore di musica psichedelica.

E lei che mi fissava quasi sgomenta, dispiaciuta.

Sembrava turbata,ma lontana, oh quanto lontana!

Cacciai un urlo, allora, e cominciai a battere

la fronte sul muro, sempre più forte,

sempre più deciso. Non avrei mai cessato di farlo.

Solo, la fortuna mi salvò perché, forse per lo stress,

ad un tratto svenni, con il viso pieno di sangue.

E lei non venne a sincerarsi sulle mie condizioni.

Lo compresi quando, sempre per fortuna, mi riebbi.

Lei non c’era. Ero solo e non sentivo più rumori.

Il gatto mi leccava la fronte ed il pastore si agitava.

Mi rialzai e andai in bagno a sciacquarmi abbondantemente

le ferite che qua e là si evidenziavano.

Ero solo, disperato, e di certo sempre innamorato.

Ma di lei o dell’amore? Ci rifletterò, decisi.

Uscii a prendere una boccata d’aria fresca.


LORENZO















1 commento:

  1. E' una poesia dalle tinte forti ispirata da un amore non corrisposto. In essa si avvera il miracolo del successo di una evocazione, subito ribadito dalla conferma che quell'amore non c'è e non ci sarà. L'auspicio finale è che un altro amore verrà.

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