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La ferita che si aprirà sul Mediterraneo non sarà facile da  rimarginare. Il vortice freddo infatti in arrivo e che aprirà una fase  invernale tenderà lentamente ad attraversare la Penisola  da nord a Sud.  Ciò porterà un graduale miglioramento del tempo Lunedì sulle regioni  settentrionali, le prime ad essere interessate dall'affondo artico. Il  maltempo invece si concentrerà al Sud e sulle Adriatiche.
MUSICA E AMBIENTE 
 Il canto degli uccelli
Da sempre il canto degli uccelli è stato oggetto di interesse per poeti, letterati e musicisti.  
 Nel 1650 lo scienziato e matematico tedesco Athanasius Kircher,  nel trattato "Musurgia universalis sive ars magna   consoni et dissoni"  riporta alcune trascrizioni di canti degli uccelli, e riferisce di un  organo automatico che riproduce il verso di animali e perfino il canto  degli uccelli.  
 Addirittura nella prima metà del IX secolo Leo il Filosofo     disegnò e costruì due strumenti musicali automatici con alberi  artificiali e uccelli cinguettanti per l’imperatore bizantino Theofilo.  
 Nel 1730 apparve in Francia un organo meccanico costituito da un rullo  di legno con infissi dei perni (simile ad un carillon) che governava il  funzionamento di una serie di canne poste al di sopra. Quest’organo  veniva usato per insegnare dei motivi agli uccelli domestici.  
 Un evoluzione nel campo della riproduzione meccanica del canto degli uccelli si ebbe in Svizzera per opera di P. Jaquet-Droz.     Egli utilizzò un Flageolet (una sorta di piffero) dal fondo mobile  che rendeva possibile trilli, tremoli, glissati, volate con una notevole  perfezione.
La famiglia Brugier, e più tardi          la famiglia Rochat in svizzera erano famosi nella  produzione di uccelli cantanti in miniatura con un meccanismo contenuto  in in una scatola per tabacco.  
 Ovviamente tale interesse per il canto degli uccelli trova immediato  riscontro nel confronto con la produzione musicale, e ciò grazie alle  analogie con trilli, glissati, ritmi e intervalli più o meno temperati.
 
               Il canto degli uccelli va in realtà considerato come un  linguaggio non articolato ma rispondente a situazioni che si verificano  nella propria sfera biotica che ne rendono possibile la decodificazione.  Tali situazioni riguardano stati di pericolo, disagio, aggressività,  richiesta di cibo, corteggiamento ecc. e possono essere paragonate a  quelle che provocano il pianto del bambino.
 Lo studio del canto degli uccelli rientra nell’ambito di una nuova scienza, la          bioacustica musicale, che studia i fenomeni sonori in relazioni alle forme di vita del mondo animale.  
 Peter Szoke, studioso ungherese di bioacustica, sostenendo che  per musica si deve intendere qualsiasi fenomeno sonoro organizzato (e si  pensi alla definizione che Edgard Varése dà della musica: suono  organizzato), elimina qualsiasi distinzione tra produzione umana e non.  Tale tesi è avvalorata dal fatto che nelle lingue slave il termine Hudba  indica sia la musica artistica, sia il fenomeno musicale in senso lato.   
 Le espressioni sonore di carattere immediatamente emotivo vengono indicate con il termine tonazione.  Anche nel linguaggio parlato articolato abbiamo elementi che si  aggiungono alla semplice produzione di parole codificate e dipendono  quasi esclusivamente da fattori emotivi; tali elementi sono la tonazione  e il ritmo. Essi arricchiscono la parola significativa di sfumature che  ne completano il senso e il contesto.   
 La differenza tra espressione musicale ed espressione sonora è data dal  fatto che quest’ultima non è regolata da un sistema come è invece la  musica.
 
 
 Come si è detto, molti poeti e musicisti hanno paragonato il canto degli uccelli alla musica degli uomini  individuando nel primo quell’elemento di astrazione proprio di  un’emissione sonora non articolata, e contribuendo a quell’errata  concezione che vede il canto degli uccelli come una musica ultraterrena  espressiva di sentimenti. 
 "In realtà gli uccelli non cantano quasi mai per il piacere di cantare,  ma per comunicare segnali che hanno precisi riferimenti comportamentali"  (E.         Neill). Dal punto di vista acustico, ogni specie emette  dei suoni propri, e ciò permette di riconoscere, ad esempio, un  cardellino da un fringuello, da un passero, da una quaglia. Ciò consente  una comunicazione diretta tra individui della stessa specie; i suoni  emessi da un usignolo, pur essendo percepiti dalle altre specie, hanno  significato soltanto per un altro usignolo. Si evitano così interferenze  che potrebbero generare confusioni dannose per la sopravvivenza degli  individui, anche se in alcuni casi specie diverse riconoscono,  interpretano e reagiscono a suoni provenienti da altre specie in  occasione di situazioni di pericolo. E’ il caso, ad esempio, della  quaglia che si nasconde al grido di un uccello predatore come il falco.  In questo caso l’emissione vocale del falco viene percepita dalla  quaglia non come elemento di comunicazione specifico, ma come generico  segnale di pericolo.
 
            
    
          Ai fini della comunicazione, gli appartenenti ad una stessa  specie si sintonizzano su una gamma di frequenze specifica in modo tale  da poter comunicare anche in ambienti in cui sono presenti altre specie,  non solo, ma gli appartenenti ad una stessa specie sono in grado di  comunicare in qualsiasi parte del globo in quanto ciò che conta, in  questo sistema di comunicazione non articolata, è il          fattore di tonazione, determinato da cause emotive e non da archetipi formalmente determinati. 
 Si possono individuare una decina di significati dei vari tipi di canto.  Dal richiamo di allarme per le situazioni di pericolo a quello per la  difesa del territorio. E’ possibile capire, per un orecchio esercitato,  lo stato emotivo dell’animale che emette un richiamo. Generalmente gli  andamenti ascendenti indicano situazioni di tranquillità mentre quelli  discendenti si riferiscono a paura o disagio (si possono ricordare a  questo proposito le cosiddette "melodie         a picco", descritte da Curt Sachs     in ‘Le sorgenti della musica’, espressioni vocali, cioè, di tipo  primitivo e di carattere immediatamente emotivo, caratterizzate da un  andamento discendente e dalla totale assenza di parole).  
 Il fatto poi che i richiami degli uccelli siano costituiti tutti da  frequenze acute è dovuto al loro carattere direzionale e alle minori  possibilità di mascheramento. Il pigolio acuto degli uccelli appena nati  è più facilmente individuabile dall’apparato uditivo biauricolare della  madre e si delinea nettamente sullo sfondo di frequenze medio-basse  dell’ambiente sonoro circostante.  
 L'estensione delle frequenze utilizzate per la comunicazione umana va da 80 Hz a 5000 Hz circa,              mentre quella degli uccelli tocca i livelli  molto più acuti, arrivando a momenti estremi di 20.000 Hz. Ciò comporta  di conseguenza una sensibilità uditiva assai elevata che può arrivare a  circa 30.000 Hz. a questo proposito, come paragone, si può ricordare che  l'ambito di sensibilità uditiva umana è stimata tra i 20 ed i 16.000  Hz. 
 E' comunque dimostrato che la significazione nella comunicazione tra gli  uccelli è affidata non all'altezza con cui il messaggio viene espresso,  ma al ritmo e alla tonazione. 
 I segnali che preludono all'accoppiamento di due merli, ad esempio, sono  armoniosi e morbidi mentre quelli emessi per segnalare un pericolo sono  corti, ritmici ed aspri.  
 Le emissioni di tipo melodico e quelle di tipo ritmico differenziano non  soltanto i comportamenti, ma anche le abitudini sociali. I passeri, ad  esempio, specie gregaria per eccellenza, emette segnali prevalentemente  ritmici, adatti a coordinare movimenti di massa. Da  ciò ne deriva il principio che le specie dal canto più melodicamente  elaborato sono quelle che conducendo un'esistenza isolata  e non hanno bisogno di esprimersi con riferimenti sonori atti ad essere  percepiti a grandi distanze e da moltitudini di individui. 
 I segnali emessi dal tordo eremita  (specie che vive nel Nord America studiata da P. Szoke), ad esempio,  sono tra quelli più affini alle melodie umane, organizzate come sono  secondo sistemi diatonici e pentatonici. 
 Poiché i canti degli uccelli sono costituiti da  microcellule  ritmico-melodiche estremamente acute e veloci, il loro studio è  possibile soltanto dopo averli ricondotti a velocità ed altezze più  facilmente percepibili dall'orecchio umano. Tale ricostruzione è  ottenuta per lo più tramite la registrazione dei canti ed il loro  successivo rallentamento. Per poter ascoltare tutte le loro componenti  ritmico-melodiche è necessario rallentare i canti anche fino a 30 volte.  Tale operazione  sposta il registro verso il grave, lasciando però  inalterati i rapporti tra i suoni. 
 Il primo elemento che appare dall'analisi della maggior parte dei canti degli uccelli  è il loro essere costituiti da glissandi, cioè da suoni oscillanti, e  non da altezze distinte e separate tra loro, peculiarità quest'ultima  solo di alcune specie quali il          Tordo Eremita ed il Collobianco.     Alcune specie possono produrre entrambe le emissioni. Il          merlo che lancia segnali alla femmina, ad esempio,    esegue dei glissandi, ma quando è in allarme emette suoni brevi e  staccati. Lo "stato emotivo" determina quindi l'emissione del suono. 
L'analisi del canto avicolo si avvale anche del sonogramma,  ovvero della sua rappresentazione grafica con l'asse delle ordinate che  indica le altezze espresse in Hz e quello delle ascisse il tempo.  Questo modo di rappresentare l'evento sonoro permette una immediata  individuazione degli elementi che lo costituiscono, nonché la  possibilità di confronto con altri eventi sonori. Il sonogramma del canto del fringuello,              
 
           essendo costituito da una serie di elementi glissati, ripetuti e  praticamente identici, risulta, al nostro orecchio, caratterizzato da un  andamento fortemente ritmico;       quello della Hylocichla mustelina       (es. 2)      
 
 evidenzia invece una prima serie di suoni tenuti ad  altezza ben definibile seguita da alcune unità identiche di carattere  ritmico ma totalmente deferenti da quello del fringuello.
 Come detto più sopra, moltissimi sono i compositori che hanno tratto  ispirazione dal canto degli uccelli per le loro composizioni, e  l'usignolo divenne l'immagine poetica e musicale per definire il cantore  per eccellenza. 
 Nel '500 Clement Janequin  scrisse una chanson "descrittiva" intitolata proprio "Le chant des  oiseaux" nella quale le quattro voci imitano il canto di vari uccelli.
 Altri compositori che hanno scritto, con intenti sia comici che descrittivi ed evocativi, riferendosi agli uccelli sono: 
  Adriano Banchieri: contrappunto bestiale alla mente 
- Girolamo Frescobaldi : Capriccio sopra Cucho
- Bernardo Pasquini: Toccata con lo scherzo del Cucco
- François Couperin: in "L'art de toucher le Clavecin" brani dedicati all'usignolo, al canarino, alla capinera, al fringuello, al cuculo
- Antonio Vivaldi: Il Cardellino (concerto per flauto e archi); e L'Estate da Le Quattro Stagioni
- Ludwig van Beethoven: Sinfonia N° 6 "Pastorale, secondo mov. Usignolo, Quaglia e Cuculo imitati rispettivamente da flauto, oboe e clarinetto
- Franz Joseph Haydn: Sinfonia N° 38 "La Poule"
- Richard Wagner: motivo dell'Uccello de Bosco nel Sigfrido
- Camille Saint Saëns: Il Cigno, Galli e Galline, Voliera, Il Cuculo nel fondo del Bosco, in Il Carnevale degli Animali
- Igor Strawinsky: Le Rossignol; L'Uccello di fuocoùHeitor Villa-Lobos: Uiraparù
- Maurice Ravel: Oiseaux Tristes
- Girolamo Frescobaldi : Capriccio sopra Cucho
- Bernardo Pasquini: Toccata con lo scherzo del Cucco
- François Couperin: in "L'art de toucher le Clavecin" brani dedicati all'usignolo, al canarino, alla capinera, al fringuello, al cuculo
- Antonio Vivaldi: Il Cardellino (concerto per flauto e archi); e L'Estate da Le Quattro Stagioni
- Ludwig van Beethoven: Sinfonia N° 6 "Pastorale, secondo mov. Usignolo, Quaglia e Cuculo imitati rispettivamente da flauto, oboe e clarinetto
- Franz Joseph Haydn: Sinfonia N° 38 "La Poule"
- Richard Wagner: motivo dell'Uccello de Bosco nel Sigfrido
- Camille Saint Saëns: Il Cigno, Galli e Galline, Voliera, Il Cuculo nel fondo del Bosco, in Il Carnevale degli Animali
- Igor Strawinsky: Le Rossignol; L'Uccello di fuocoùHeitor Villa-Lobos: Uiraparù
- Maurice Ravel: Oiseaux Tristes
 La personalità musicale del '900 che però ha studiato e usato il canto  degli uccelli non con fini comici o semplicemente descrittivi, ma  considerandoli un mezzo di avvicinamento alla natura intesa come fonte  primigenia del suono è Oliver Messiaen,  organista e compositore francese vissuto tra il 1908 ed il 1992. Dopo  un periodo di studi tecnico-filosofici sui modi intervallari e ritmici,  agli inizi degli anni '50 Messiaen rivolge la sua attenzione al "massimi  musicisti". Già in lavori passati si ritrova la presenza di questi  materiali usati come oasi distensiva in un contesto più serratamente  speculativo (es. Choeur des alouettes     nella Sortie della Messe de la Pentecôte). Le Merle noire per Of e flauto (1950), Reveil des oiseaux per Pf, e orch (1953), Oiseaux exotiques      per Pf e strumenti (1956), Catalogue d'oiseaux per  Pianoforte (1956 - 58) sono alcuni titoli in cui vengono usati i canti  degli uccelli. "Per me - dice Messiaen - l'unica autentica musica è  sempre esistita nei rumori della natura. Il suono armonioso del vento  negli alberi, il ritmo delle onde marine, il timbro delle gocce di  pioggia, dei rami spezzati, dell'urtarsi delle pietre, dei vari gridi di  animali costituiscono per me la vera musica". Ma Messiaen non fa del  "naturismo", non ricerca effetti  descrittivi o onomatopeici, bensì  utilizza elementi melodici e ritmici trasformandoli in impalcatura  strutturale delle sue composizioni.        
da Elicriso -Paolo Perna
si ride, si piange

Annamaria... a lunedi





 
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Stamattina c'è da rimanere senza parole. Mamma mia!
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