lunedì 11 ottobre 2010

Le notizie segnalate da CATERINA

Cara Caterina , riporto la notizia da te segnalata.  Aggiungo anche quella uscita sui giornali a settembre : un uomo è stato ritrovato morto ben dopo 20 anni!! Queste storie hanno veramente dell'incredibile.

 Dante Nencioni,
morto e dimenticato in casa per 7 anni
Nessuno ha mai suonato alla porta del pensionato, stroncato da un malore e rimasto cadavere nella sua villa di Frascati


Questa è la storia di un uomo senza storia. Un uomo rimosso dalla memoria di ogni consimile incrociato negli otto decenni in cui ha vissuto. Un uomo che non ha lasciato traccia negli affetti e nei ricordi di nessuno. Che si è lasciato alle spalle solo morti, o abbandoni, o indifferenza, o rancori, o labilità della memoria, o sciatterie dell’attenzione degli esseri umani verso gli altri esseri umani.

Nessuno può dire può dire come sia andata davvero, la vita di Dante Nencioni, in questa storia che va oltre la solitudine e l’indifferenza, in un non-luogo dove una vita può evaporare in una bolla vuota, eludere la memoria e i sentimenti, precipitare nel buco del nulla. Infatti non era nulla per nessuno, quel pensionato fiorentino, vissuto a Frascati per vent’anni, morto da solo a ottant’anni -presumibilmente nel 2003, per cause ignote - e rimasto per i successivi sette a deperire, come una cosa oltraggiata dall’umidità dell’altrui smemoratezza, sul pavimento del bagno di una villa isolata nella zona più prestigiosa di Frascati, che il tempo ha trasformato in un ossario.

Nessun parente. Soltanto due nipoti acquisiti, di Firenze, che appena si ricordano di lui. Due decenni a Frascati, eppure nessuno sa niente di lui. Un fantasma. Solo un’immagine sfocata nella memoria lunga di un paio di anziani che abbiamo rintracciato. «Massì, ”l’ingegnere”, simpatico, la renna e il cashemirino, la station wagon, distinto, capelli tinti, denti rifatti con gli impianti, molti soldi, parlava di aprire un Bingo a Roma, di andare a vivere in un residence». «Diceva, mi pare, di una figlia lontana con cui aveva litigato, e di una moglie divorziata e poi morta. Scendeva in piazza ogni tanto a prendere il caffè».

Eppure nessuno lo ha cercato, nessuno ha chiesto o si è mai chiesto di lui. Nessuno ha mai bussato per avere sue notizie al cancello di via Enrico Fermi 34, alto, massiccio, dissuasivo, così da inibire ogni sbirciata. Quattrocento metri quadri immersi in un giardino tutto arruffato dalle erbacce. Il tempo ha consegnato quegli ambienti, un tempo eleganti e rifiniti, all’avidità di una muffa implacabile, che si è accanita come un predatore su quella casa, su quel corpo, su quella morte, come, in precedenza, doveva aver divorato quella vita.

Perciò questa è una storia che si svolge in una terra di mezzo, dove la vita di un anziano può consumarsi in un silenzio irreparabile e perfetto come la morte, e può sfibrarsi come gli asciugamani ridotti a fili penduli che hanno vigilato sul corpo di Dante Nencioni come sinistre sentinelle funerarie. E chi lo sa se ha misurato l’entità diabolica del vuoto, Dante, già impiegato all’Agenzia delle Entrate di Roma, divorziato dal ’95, per l’anagrafe senza figli, mentre si accasciava sul pavimento del suo bagno, forse già privo di vita, o forse soltanto intrappolato in un malore che non avrebbe avuto alcun soccorso e alcun conforto. Sarebbe rimasto lì per altri anni, se l’acqua sputata dai tubi sgangherati dei suoi impianti non avesse indotto qualcuno ad avvertire i vigili urbani.

Nessuno di coloro che sono entrati in quella casa potrà dimenticare mai quello che ha visto. L’impatto con qualcosa di ancora più sinistro della devastazione che il degrado aveva minuziosamente prodotto sui mobili antichi di valore, le boiseries, i dipinti, le porcellane preziose, il buddha dorato quasi a grandezza naturale, il laboratorio con gli attrezzi da bricolage per lavorare il ferro e il legno, disposti in meticolosa simmetria. C’era qualcosa, in quell’abitazione, di ancora più inquietante delle ossa abbandonate tra la doccia e il lavandino come un mucchietto di rifiuti. Quell’ordine irreale, quei documenti archiviati e conservati nei faldoni con la pignoleria di un notaio, quei libri, corsi d’inglese ed enciclopedie, disposti in fila perfetta sugli scaffali. E in giro nessuna foto. E nella posta nessuna lettera, nessuna cartolina, nulla che non fosse un rendiconto, una bolletta, una pubblicità. E quella penna a sfera, quegli occhiali, quell’orologio d’acciaio sistemati in fila perfetta sul tavolino davanti al caminetto, accanto ad una copia chiusa di ”Porta Portese”. E quelle armi, regolarmente detenute, custodite con cura in una cassapanca. E quell’Alfa, protetta con devozione dai teli nel garage. E quel vuoto. E quella sensazione di asfissia.

Visitando quella casa il capitano dei carabinieri Marcello Sermoneta si è lasciato rinfrancare dal sollievo ripensando ai suoi cento metri quadri caotici, affollati da figli e da cani; il suo capo Giuseppe Iacoviello, che ha 31 anni, ha riflettuto sul fatto che prima o poi sarà ora di farsi una famiglia; a Barbara Luciani, comandante dei vigili del fuoco, si è stretto il cuore pensando alla sua bimba di 3 anni, che non ha fratelli. La solitudine produce solitudine. E neanche il postino, mentre nella cassetta si ammucchiavano all’inverosimile carteggi sterili da parte di entità neutre e sconosciute, ha pensato di insistere. Suonare due volte. Il postino non lo fa mai, si sa. Gli altri nemmeno.


Francesco Vicentini,
muore in casa, nessuno se ne accorge:
trovato mummificato dopo 20 anni
La tragedia nel Trentino. Il fratello, che vive nella stessa via, non aveva mai denunciato la scomparsa del congiunto
 

 Il corpo mummificato di un clochard è stato trovato nel letto di una vecchia abitazione a Cadine, sobborgo di Trento posto sulle pendici del Monte Bondone, divenuto famoso perché residenza di Ida Dalser, l'ex moglie segreta di Benito Mussolini. Lo stato del corpo di Francesco Vicentini, questo il suo nome, farebbe risalire la morte a un lasso di tempo tra i 10 ed i 20 anni. Nessuno ne aveva mai denunciato la scomparsa, nemmeno il fratello che vive nella stessa strada, e che aveva sinora dovuto rinunciare a vendere la casa in comproprietà, perché non riusciva a rintracciare l'uomo.
Nei giorni scorsi era stato notato il cedimento del tetto dell'edificio abbandonato e cadente, per cui il geometra del Comune è stato incaricato di fare un sopralluogo. Entrato dalla copertura sfondata, il geometra prima ha notato che la porta d'ingresso era chiusa a chiave, quindi con difficoltà ha raggiunto il piano rialzato, dato che la scala era caduta, e qui ha fatto la macabra scoperta. Il corpo mummificato dell'uomo era disteso su una branda. Addosso i carabinieri gli hanno trovato una piccola somma in lire, segno del tempo trascorso dalla sua morte, che gli inquirenti ipotizzano possa essere avvenuta anche 20 anni fa.
Il fratello della vittima, 72 anni, ha riferito che in passato Francesco, con il quale non aveva mai avuto rapporti stretti, aveva lavorato come camionista e che successivamente aveva cominciato ad allontanarsi da casa senza fare avere notizie. Per questo in tutti questi anni non si era preoccupato della sua scomparsa, che non era stata mai denunciata. Nessuno in paese lo aveva d'altra parte mai cercato o si era preoccupato per lui. L'uomo è descritto come persona che aveva grossi problemi di relazione e di alcolismo. Oggi avrebbe avuto 83 anni.

Caterina e Annamaria... a dopo

2 commenti:

  1. Poveri morti dimenticati. Siamo sempre più soli, dispersi fra un mare di gente che non si cura di noi.

    RispondiElimina
  2. Forse non mi fa tanta paura la morte, quanto rimanere sola, dimenticata da tutti, un corpo senza vita del quale solo il tempo ormai fa scempio... Non isoliamoci, sforziamoci di comunicare, anche quando vorremmo essere lasciati in pace nel nostro mondo tranquillo e ordinato, senza "scocciatori"! Con la dovuta discrezione, non ignoriamo chi ci vive intorno... ci crediamo oppure no, Dio ci ha creati per operare e interagire con il mondo. ☺ ☺ ☺ Maria.sa

    RispondiElimina