mercoledì 13 novembre 2013

ASK.fm IL SOCIAL NETWORK DEGLI ADOLESCENTI




Ask è un sito molto amato dai ragazzini. E' come stare in una stanza bendati, dove delle persone vi pongono delle domande. E' un giochino che potrebbe essere anche divertente ,inizialmente , ma attenzione che potrebbe rivelarsi pericoloso considerando che l'età media dei suoi utenti non supera i 18 anni. Il contatto diretto, mascherato dall’anonimità è pericoloso, specie quando a ricevere domande sono degli adolescenti non proprio consapevoli di ciò che stanno facendo. Come ogni strumento se usato in maniera errata può essere dannoso, con un minimo cognizione di causa può essere un simpatico passatempo. Ma l'attenzione da parte dei genitori e dei gestori deve essere alta.
Se è vero che tutti i social network forniscono comunque l’opportunità di praticare della persecuzione virtuale, è ancor più vero che questo, ma anche  social simili ,ne fornisce una maggiore probabilità. Il cocktail può divenire davvero pericoloso. Basta mescolare: adolescenti, anonimato e social media.




Recentemente si sono dati appuntamento in 200 a Bologna , per darsele di santa ragione, dopo essersi sfidati (e insultati) attraverso Ask.fm. Adolescenti tra i 14 e i 16 anni, impegnati in uno scontro tra bande, senza la morale dei ragazzi della via Pal. Il giorno prima Gay.it aveva pubblicato lo sfogo di un sedicenne, costretto a patire insulti e bullismo sempre su Ask.fm. E  ci si interrogava sulla morte di Hannah Smith, (Il sito sostiene di avere '50 moderatori ,monitoraggio di 30 milioni di domande e risposte di un giorno ", ma un informatore, che non vuole essere nominato, ha detto che 'non ha mai visto alcuna moderazione'.)


Vittima: Hannah Smith, 
 una ragazza inglese di 14 anni che il 2 agosto si è tolta la vita, stanca della valanga di commenti offensivi ricevuti anche lei su quello che credeva essere un posto sicuro: Ask.fm che sembra stia  scalzando Facebook dalle preferenze degli adolescenti. E come lei altre ragazze e ragazzi, prima. Al punto che è intervenuto persino il Premier inglese David Cameron, chiedendo ai genitori di boicottare il sito.
Come funziona
Ma può un social network essere direttamente responsabile di risse, cyberbullismo, atti di razzismo, omofobia e suicidi? Certo che no. Ma ci sono meccanismi che sfuggono alle buone intenzioni. Ask sta per chiedi, e su Ask.fm chi apre una pagina sceglie di sottoporsi a un'intervista collettiva, con domande il più delle volte anonime. Cose banali, forse divertenti, ma troppo spesso intime e provocatorie. Piccoli segreti di adolescenti che circolano di bocca in bocca, fino a diventare troll.
Numeri e problemi
Quando una domanda si fa offesa, c'è la possibilità di farlo presente al team di sicurezza del sito, che si dice pronto a rispondere a qualsiasi segnalazione di violenza e di contenuti "che violano i termini di servizio". Ma stare dietro a quello che si scrivono tra i 60 e i 70 milioni di persone è impossibile. Tanti sono gli iscritti di Ask.fm. L'Italia è tra i paesi che lo utilizzano di più, assieme a Brasile, Turchia e Stati Uniti. Cifre non ufficiali dicono che da noi lo frequentano più di un milione di adolescenti e il loro numero cresce di giorno in giorno.
Il meccanismo della domande
Iscriversi è facile: basta dichiarare di avere compiuto 13 anni, o accedere dal proprio profilo Facebook, per ottenere un profilo che altro non è che una pagina con una foto e una serie di domande personali. Quando la risposta è azzeccata, scatta il mi piace da parte degli altri utenti che assistono all'intervista. Più se ne ricevono, più si diventa popolari. E pazienza che domande e apprezzamenti siano spesso anonimi: Ask.fm infatti non richiede di essere iscritti alla community per partecipare. Tutti possono dire la loro.
La difesa del fondatore
Il sito esiste dal 2010, anche se il successo è cosa abbastanza recente, e coincide con l'arrivo dell'app per iPhone. E' nato in Lettonia, come alternativa europea a Formspring, il social netowrk teen oriented nato a San Francisco un anno prima. Le controversie sono il suo pane quotidiano. 

Ma Ilja Terebin, che ne è fondatore assieme al fratello Mark, non ci sta a far passare Ask.fm per il male assoluto. "La verità - ha spiegato in un'intervista - è che i genitori non sanno come i figli socializzano. Essi pensano che quando vanno a scuola, per esempio, tutto quello che fanno è risolvere i problemi di matematica. Se sapessero ciò di cui i ragazzi in realtà parlano, sarebbero molto più spaventati. Su Ask.fm possono vederlo. Ma certe cose accadono ovunque, sia online che offline". In quanto all'anonimato, Terebin si dice sicuro che attraverso l'IP in realtà è facile identificare chi ha postato un messaggio offensivo, e di essere pronto a farlo su richiesta delle autorità. Ma di spuntare le armi ai troll e ai bulli della rete che agiscono a volto coperto, per ora non se ne parla. L'anonimato non si tocca...in nome dei profitti.



Annamaria... a dopo



Nessun commento:

Posta un commento