domenica 11 settembre 2011

11 settembre 2001 - PER NON DIMENTICARE di CIPRIANO



11 settembre 2001 : quattro attacchi suicidi da parte di terroristi di al-Qa'ida contro obiettivi civili e militari nel territorio degli Stati Uniti d'America.
Oltre ai 19 dirottatori, vi furono 2974 vittime come conseguenza immediata degli attacchi, mentre i dispersi furono 24. La gran parte delle vittime erano civili, appartenenti a 90 diverse nazionalità.


Il nostro amico Cipriano, dopo un periodo di silenzio, torna a scrivere per noi ricordando il tragico evento di 10 anni fa.


chi ha un po’ meno di venti anni ricorda benissimo quel

terrificante primo pomeriggio di un anonimo ma

maledetto martedì di settembre.

Ognuno di noi ha un aneddoto, una storia, decine di

particolari legati a quegli indecifrabili minuti, a quelle

ore passate increduli davanti alle televisioni, senza

sapere effettivamente cosa stesse accadendo. Intanto

dall’altra parte dell’emisfero, nella antica patria, sogno

giovanile di chi ha sempre creduto nella libertà, la storia

aveva scritto con inchiostro rosso indelebile una delle

pagine più tragiche e sciagurate.

Gli avvenimenti furono noti: alle 08 e 45 quel Boeing 767

della United Airlines si era schiantato su una delle Torri

Gemelle di New York, seguito subito dopo da un secondo

aereo, sulla Torre Sud, mentre un terzo aereo veniva

lanciato sul Pentagono, sede del Dipartimento della Difesa

a Washington. Il quarto aereo con 45 passeggeri a bordo

(il famoso United Airlines 93), destinato a schiantarsi sul

Campidoglio, precipiterà poco dopo in Pennsylvania,

presso Pittsburg, dopo una tragica ma eroica ribellione

dei passeggeri.

E’ l’inizio del giorno più lungo e doloroso nella storia

degli Stati Uniti d’America, mai colpiti così duramente al

proprio interno da un attacco suicida, immediatamente

paragonato a Pearl Harbour.

Ma le vittime stavolta furono molte di più.

Sono trascorsi 10 anni dal giorno in cui “nulla fu più come

prima”. L’America in primis scoprì la propria vulnerabilità

e quella che fu chiamata “perdita dell’innocenza”; quello

shock a cui va incontro un qualsiasi essere umano quando

vede crollare in pezzi la propria idea del mondo, la propria

sicurezza, la propria forza; lo stesso fu per l’intero mondo

occidentale, da allora in poi impegnato a fianco degli USA

nella ‘guerra globale contro il terrorismo’, fatta con alterna

fortuna e dagli scenari tuttora indefiniti.


Adesso con la morte di Osama Bin Laden si è chiusa la

caccia al nemico numero uno, anche se a distanza di due

lustri, restano ancora dei dubbi sulla esatta ricostruzione

degli eventi. E poi, questi anni caratterizzati da una lunga

ed estenuante lotta al terrorimo di matrice estremista

islamico, con quotidiani bollettini di arresti, retate, la

sanguinosa ed inutile guerra in Iraq maldestramente

giustificata dai vertici statunitensi, praticamente con soli

effetti contrari e di destabilizzazione dell’intera zona, a

tutto vantaggio del vero pericolo attuale: l’Iran, guerra

costata centinaia di migliaia di morti.

Gli attentati a Londra, Madrid e decine di città in tutto il

mondo, la guerra ancora in corso in Afghanistan, una vita

sociale globalmente modificata e costruita sul terrore

quotidiano dell’ “arabo kamikaze”, bilanciato dal sempre

più diffuso odio antioccidentale da parte delle masse

derelitte ed abbandonate del terzo e quarto mondo, di

cultura islamica.

La vecchia saggezza dei padri mi ha sempre portato a

riflettere sui contrasti umani, le cui grandi colpe sono sempre

da dividersi in parti più o meno uguali; il ricco ed opulento

occidente, colpito sanguinosamente, ma non a sorpresa

(c’erano stati prima dell’11 settembre tragiche avvisaglie,

con altri gravi attentati), poco si è interrogato sulle immense

masse di poveri abbandonati, destinate inevitabilmente a

covare l’odio ed il rancore verso i presuntuosi e paffuti abitanti

del ricco occidente, diventanto potenzialmente seppur ancora

in piccola parte, fiancheggiatori dei terroristi.

Intanto a Graund Zero il decennale dell’Undici Settembre sarà

ricordato con l’apertura di una piazza, con due fontane gemelle.

Le due vasche, che ricalcano il perimetro delle Twin Towers,

sono circondate da cascate di acqua, dietro le quali vi sono

delle targhe di bronzo con incisi i nomi delle quasi tremila

persone uccise al WTC, al Pentagono, sui quattro aerei dirottati.

Attorno sono state piantate 400 alberi, che vogliono

rappresentare il ciclo della vita.

Personalmente non dimenticherò mai quel pomeriggio, in

servizio a Napoli, con il naso all’insù ad osservare incredulo

lo spettacolo assolutamente impressionante di oltre un centinaio

di elicotteri delle forze armate americane che, scendendo di

altezza, quasi oscurarono la vista della collina di Capodimonte;

ricorderò quel rumore assordante, (un tuono frastornante) che

si avvicinava, bassissimi in volo in direzione mare, che mi

riportava alla mente la famosa scena di “Apocalypse Now”;

ondate di veicoli rotanti di ogni genere colmi di ufficiali,

funzionari e loro famigliari, messi al sicuro sulle navi da guerra

in ancoraggio al largo del golfo napoletano, al riparo da un

pericolo a quel momento ancora sconosciuto.

Tutto il resto diventò cosa nota: la cronaca si trasformò in storia.

Ricordando quel giorno e tutto quel che ne è poi seguito, che

continua ancora oggi a vivere dentro di noi, scandendo il tempo

della nostra vita, mi sovviene alla mente quel pensiero di Victor

Hugo che pressappoco diceva :

“Nel destino di ogni uomo può esserci una fine del mondo fatta

solo per lui. Si chiama disperazione”.


Cipriano




 

1 commento:

  1. Ben tornato, Cipriano. La barbarie: non deve vincere, prevalere mai. E la guerra, la violenza, la forza non accompagnino più l'umanità. Pace, pace sia il nostro comune impegno. E' una voce flebile la nostra ma che sia rappresentativa di ogni persona di buona volontà.

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