Cari Lettori, permettetemi due suggerimenti:
Se vi va di leggere:
- leggete tutto l’articolo
- ma, per il tempo di lettura, sforzatevi di dimenticarvi della vostra ideologia politica. Poi fatevi un vostro giudizio!
ENZO
IL TEOREMA
Punto per punto, tutte
le tesi dei magistrati nel processo su cui si deve pronunciare la
Cassazione a fine mese di luglio. Con una grande pecca: mancano
le prove.
Un procedimento in cui regnano le congetture. E che non è ancora
prescritto solo grazie a una tesi originale accettata dai giudici.
Il precetto
evangelico “Nolite judicare” non ha mai
attecchito fra i magistrati italiani, quando di mezzo c’è Silvio Berlusconi. Quel senso di repulsione,
che dovrebbe informare l’operato del giudice, ogniqualvolta gli tocchi
sottostare alla pena di irrogare una pena, non li ha mai sfiorati perché
l’uomo, diciamocelo, suscita un certo ardore inquisitorio. Peccato che per gli
altri 60 milioni e passa di cittadini invece l’impazienza del giudicare sia
assai più smorzata e i processi procedano con una pachidermica lentezza, al
punto da tradursi in giustizia ingiusta, denegata o talmente rinviata da
equivalere a ingiustizia.
Non c’è nulla da
stupirsi se nel rapporto 2012-2013 sulla competitività di 144 paesi il World
economic forum ha collocato l’Italia
ai livelli del Burundi (sì,
del Burundi) per l’efficienza del
sistema giudiziario. Interessante pure il dato sull’indipendenza dei
magistrati: siamo al 68° posto,
surclassati da Ghana, Sri Lanka e Tagikistan, per citarne alcuni.
Ma torniamo a
Berlusconi: il 30 luglio la Cassazione è
chiamata a esprimersi sulla condanna per frode fiscale a 4 anni di reclusione e a 5
anni di interdizione dai pubblici uffici. La vicenda riguarda i diritti
televisivi, di cui Mediaset era ed è uno dei principali acquirenti televisivi
al mondo. Diritti per un valore che oscillava da 30 a 50 milioni di dollari, su
un totale di quasi 1 miliardo di dollari acquisiti ogni anno, che venivano
regolarmente acquistati da un imprenditore americano di nome Frank Agrama. Una
cifra assai piccola, insomma.
Che cosa faceva
l’americano? Grazie ai suoi rapporti privilegiati con il presidente della
Paramount, Bruce Gordon, Agrama acquistava ogni anno l’intera produzione
Paramount, film e fiction, e poi vendeva i prodotti, singolarmente o a
pacchetti, a diversi operatori europei.
Secondo alcune
testimonianze emerse nel processo, Agrama
e Gordon erano persino soci. Ad ogni modo Agrama è attivo in questo settore da
oltre quarant’anni. Grazie alla sua
“inevitabile” mediazione Mediaset accedeva ai migliori prodotti Paramount
disponibili sul mercato americano. Paramount vendeva ad Agrama, il quale rivendeva
a Mediaseta.
I magistrati milanesi
vogliono vederci chiaro: perché mai Mediaset dava l’esclusiva ad Agrama? Quali
erano le oscure ragioni di un tale sodalizio commerciale? Spiegare loro che
Agrama era l’unico canale per accedere ai prodotti Paramount è fiato sprecato.
Prova ne sia che, com’è emerso nel
processo, l’unica volta in cui Mediaset tentò di aggirare la mediazione
obbligata e di trattare direttamente con la Paramount, la società americana
cedette tutti i prodotti alla Rai lasciando Mediaset a bocca asciutta.
Secondo i
magistrati, la storia sarebbe un’altra, Berlusconi era socio “occulto”
dell’americano, col quale condivideva in tal modo gli utili delle vendite
Paramount. Sulla base di tale prospettazione, Berlusconi sarebbe colpevole di
frode fiscale. Ma la domanda è: quali
sono le prove a sostegno di tale suggestivo assunto? Ecco che cosa
emerge dagli atti ( che insieme a consulenze e rogatorie sono costati allo
Stato 20 milioni di euro).
Berlusconi ebbe a
conoscere Agrama agli albori della tv
commerciale, erano gli inizi degli anni Ottanta e l’allora imprenditore
milanese decideva di investire nel tubo catodico per rompere il monopolio della
tv di Stato. Ebbe in tutto due o tre incontri con l’americano, poi nulla più (nessun altro elemento in senso contrario è
emerso nel processo). Dall’attenta disamina dei conti correnti di Agrama sequestrati
dai pm si evince che tutti i guadagni provenienti dall’attività commerciale
dell’americano sono rimasti nella sua esclusiva disponibilità. Non si è trovata traccia, per
intenderci, di alcun trasferimento di
denaro a favore di Berlusconi, nessun flusso finanziario in tal senso è stato
rinvenuto.
Allora c’è da
chiedersi, è sufficiente il personale
convincimento di un pm? E’ compatibile con la certezza del nostro diritto
penale la cosiddetta “prova logica”? “Non
poteva non essere così” non basta.
Servono le prove.
Altro punto
importante:
dal processo
emerge che Agrama nel corso degli anni
ebbe a versare ad alcuni dirigenti Mediaset ingenti somme (sì, tangenti) per
far sì che l’azienda acquistasse l’intera produzione della Paramount.
Collaboratori infedeli, cui Agrama versò in un caso addirittura 4,5 milioni di
euro. Vi sembra
possibile che Berlusconi fosse socio
occulto di uno che per vendere i diritti alla sua azienda doveva distribuire
mazzette? Tutti i testimoni ascoltati hanno categoricamente escluso che
Berlusconi si sia mai occupato dell’acquisto di diritti televisivi. Va anche
detto che dal 1994 in poi Berlusconi si è dimesso da ogni carica societaria,
non ha mai ricoperto alcun ruolo di Mediaset, non ne ha mai firmato alcun
bilancio né alcuna dichiarazione dei redditi. Tutti (ed è bene sottolinearlo:
tutti) i testimoni in aula hanno confermato tale assetto. Ma i magistrati, che
in modo alquanto “antipoppeiano” cercano conferme anziché smentite alle proprie
teorie, di fronte alla colossale smontatura fattuale del loro teorema non si
sono arresi e hanno riesumato la figura del “socio occulto”. Che esercita
sempre il suo fascino, al pari dei poteri occulti. Il problema, che si tenta
umilmente di far rimarcare, è però che
non esistono le prove concrete di questa società occulta, tvmercatista e
transoceanica.
Piuttosto alcune
domande rimangono sullo sfondo.
Perché mai
Berlusconi, che era ed è attraverso Fininvest il principale azionista e beneficiario
degli utili, avrebbe mai dovuto far acquistare a Mediaset prodotti Paramount in
eccedenza rispetto alle esigenze reali innalzandone così i costì? E’ un
controsenso, una condotta banalmente antieconomica.
-
E poi
come avrebbe potuto Berlusconi acconsentire al pagamento di laute mazzette ai
propri dirigenti per agevolare Agrama?
-
Quale
imprenditore continuerebbe a stipendiare come responsabili dell’ufficio
acquisti della propria azienda persone corrotte che pretendevano una tangente
del 10 per cento sul prezzo dei diritti da acquistare?
Parliamo di
dirigenti che acquisivano annualmente diritti per quasi 1 miliardo di dollari, 20 volte il pacchetto
dei diritti Paramount. Se Berlusconi avesse avuto notizia di un tale andazzo,
li avrebbe immediatamente allontanati perché era in grado di provocare enormi
danni all’azienda. Ora Berlusconi sarà pure un tombeur de femmes, un dittatore
e un aguzzino, ma certamente non è un imprenditore poco accorto.
Andiamo ai magistrati
che se ne infischiano del “Nolite Judicare”
quando alla sbarra c’è l’imputato che solletica gli istinti tribunalizi. Il
collegio del Tribunale di Milano era presieduto da Edoardo D’Avossa, un giudice già ricusato perché in un altro
processo riguardante proprio Fininvest aveva condannato i dirigenti imputati
affermando che era fatto notorio che nel gruppo del Cavaliere si
distribuissero fondi neri a destra e a manca, salvo poi essere smentito in Appello e in Cassazione, dove quegli
stessi dirigenti sono stati assolti per insussistenza dei fatti. Ricordiamo che in primo grado i giudici, che definirono soavemente Berlusconi
“dominus indiscusso” di una “notevolissima evasione” nonché un uomo dalla
“naturale capacità a delinquere”, si esercitarono in una inconsueta lettura
simultanea del dispositivo e delle motivazioni della condanna. In secondo grado
la presidente della Corte d’Appello, Alessandra Galli, figlia di Guido, il
magistrato ucciso da Prima Linea a Milano nel 1980, è la stessa che nel 2010 espresse pubblicamente la sua disapprovazione
nei confronti del governo Berlusconi (riferendosi al padre, ebbe a dire: Non riesco ad accettare la costante
denigrazione del suo e ora del mio lavoro, Del suo e ora del mio ruolo
istituzionale). Insomma, forse in un paese normale si potrebbe evitare
all’ex premier di essere giudicto da chi ha ingaggiato un polemica con lui, se
non altro per garbo istituzionale, per non intaccare l’immagine di terzietà dei
giudici, Ma per noi sono quisquilie.
In questo strano
processo si ipotizzano fatti privi di prove e calati nella prima metà del
Novanta, oltre vent’anni fa. Il can can
mediatico- giudiziario è scoppiato attorno alla data del 30 luglio, ma nessuno
scrive che la prescrizione è già intervenuta da un pezzo. In tutti questi anni
i magistrati, prima di premere sull’acceleratore in vista del fatidico 30
luglio, hanno impiegato una tesi alquanto originale, secondo la quale la
compravendita dei diritti avrebbe continuato a produrre i suoi effetti in tutti
gli esercizi di bilancio in cui quegli stessi diritti avevano trovato
utilizzazione, sebbene fossero stati integralmente pagati all’epoca dei
contratti originari risalenti gli nni Novanta (e ammortizzati nei bilanci
aziendali). Come se non bastasse, secondo il fisco negli anni 2002-2003
Mediaset avrebbe evaso imposte per un totale di 7,3 milioni di euro, ovvero
poco piùdell’1 per cento dei 567 milioni di euro versati da Mediaset all’Erario
in quel biennio. Su tale accertamento fiscale, peraltro, pende un ricorso
presso l Commissione tributari provinciale di Milano.
Dopo questa carrellata, tornano in mente Ghana, Tagikistan e
lo stivale tricolore: che bella compagnia. I magistrati milanesi non se ne
infischiano soltanto del “Nolite Judicare”. Costoro non rretrano di un
millimetro neppure dinnanzi a due precise sentenze della Cassazione, che hanno
statuito l’assoluta estraneità di Berlusconi alla gestione di Mediaset negli
anni in questione. Niente da fare, non ci vedono. Sono abbagliati. Quando c’è lui, l’ardore li divora. Che
uomo.
Fonte: Panorama 24 luglio
Enzo, per cercare , forse senza riuscirci, per carità, di essere equilibrato, spesso e volentieri sono stato accusato di berlusconismo. Rifiuto sempre questa qualificazione e mi dichiaro d'accordo con il tuo scritto, serio e, soprattutto, informato.
RispondiEliminaLorenzo, grazie. L'informazione è alla base di ogni mia successiva informazione. E' una delle mie regole.
RispondiEliminaENZO