lunedì 31 gennaio 2011

IL VOLONTARIATO E' DONNA


Qual è lo stato di salute del volontariato italiano? Quali e quante persone dedicano alcune ore del proprio tempo ad aiutare chi si trova in condizioni di bisogno? Le risposte...







Qual è lo stato di salute del volontariato italiano? Quali e quante persone dedicano alcune ore del proprio tempo ad aiutare chi si trova in condizioni di bisogno? Le risposte a queste domande sono contenute all’interno dell’indagine “Organizzazioni di volontariato tra identità e processi”, realizzata dalla Fondazione Roma Terzo. La fotografia scattata è interessante, ma allo stesso tempo impietosa per il nostro paese. Le notizie positive riguardano le donne, attivamente e concretamente impegnate nel sociale, mentre gli uomini sono pochi e per lo più collocati in posizioni dirigenziali, tra l’altro caratterizzate da un certo immobilismo (i presidenti delle organizzazioni sono in carica mediamente da 7 anni). Ancor più singolari i dati sull’età e il grado d’istruzione dei volontari: il 40 per cento delle persone coinvolte ha oltre 45 anni e possiede una laurea, mentre i giovani under 30 sono soltanto il 14 per cento.
Basata sulle interviste realizzate in dieci diverse aree del paese a quasi tre mila soggetti, tra individui e organizzazioni, la ricerca della Fondazione Roma Terzo mette in rilievo le carenze strutturali del volontariato italiano, strettamente legato alle misure di welfare del governo e dunque «incompleto» perché incapace di vita autonoma e relazioni stabili con gli altri soggetti del territorio. Oltretutto il settore, benché «in lenta crescita», è in forte ritardo rispetto alle realtà internazionali, come confermato dal sondaggio realizzato dall’agenzia Gallup dal titolo “Italia, fanalino di coda dei paesi civicamente impegnati” e dai contenuti allarmanti: soltanto il 33 per cento delle persone ha ammesso di aver donato denaro nell’ultimo periodo, il 14 per cento ha partecipato ad attività volontarie e il 32 per cento ha aiutato un estraneo. Numeri che, su 130 paesi analizzati, ci collocano nelle ultime posizioni della classifica mondiale, distanti anni luce da Stati Uniti, Irlanda, Australia, Nuova Zelanda e Inghilterra, ma dietro anche al Nicaragua e allo Zimbabwe.

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