giovedì 16 dicembre 2010

Le notizie segnalate da CATERINA

Le relazioni pericolose tra Internet e gli aspiranti suicidi

 



Che relazioni ci sono tra i suicidi e internet? 

La questione se l'è posta l'autore di un articolo pubblicato su The Lancet.
Il punto di partenza è dato dal fatto da alcune recenti notizie. In Italia ad esempio solo qualche giorno fa si è parlato di un ragazzo che ha espresso propositi suicidi in chat ed è stato salvato perchè il ragazzo con cui parlava si è preoccupato ed ha avvisato la polizia. C'è chi mette l'accento sul fatto che sulla rete si sono stretti patti suicidi spesso anche tra persone che non si conoscevano tra loro. In Gran Bretagna sembra che questo sia un fenomeno in aumento e alcuni passi sono stati già fatti per combattere il problema. Ad esempio se una persona cerca sulla versione inglese di Google la parola 'suicidio' la prima scelta che gli si propone è quella dei Samaritans, un'organizzazione di beneficienza che fornisce aiuto alle persone che stanno pensando al suicidio. Anche negli Stati Uniti avviene qualcosa di analogo, inoltre i Samaritans sono in contatto con alcuni social network per creare un sistema nel quale amici o familiari di chi è a rischio suicidio possano parlare delle loro preoccupazioni.
Alcuni studi australiani hanno dimostrato che i media tradizionali possono avere un ruolo nella decisione di suicidarsi. Presentare casi di suicidio nelle notizie può infatti creare un effetto di emulazione, ma il probelma è che capire gli influssi negativi e quelli positivi di internet è più complicato perché la rete si muove in continuazione, cambia. 

Il bilancio tra benefici e rischi è difficile da quantificare. Da un lato, l'uso di internet può cementare relazioni sociali e dare uno spazio confidenziale e anonimo nel quale esprimere liberamente se stessi e trovare qualcuno disposto ad ascoltarci. D'altro lato però internet può essere usato come un metodo di bullismo e per le persone più fragili può dare un accesso libero e immediato a informazioni le relazioni potenzialmente dannose, scrive Niall Boyce autore dell'articolo.
Si può pensare dunque di studiare la rete sotto questo profilo, cercando di capire quali siano gli elementi distruttivi e quali invece gli aiuti che possono arrivare via internet a chi ha proprositi suicidi.



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 Caterina

Cara Caterina, ben tornata e felice di riaverti tra noi !

A testimonianza di questa tua segnalazione  riporto   una notizia  apparsa qualche mese fa e che mi aveva lasciata sgomenta. Un tizio, fingendosi donna, istigava al suicidio le persone con cui entrava in contatto in internet ...


Un ex infermiere, che usava una chat room per suicidi su Internet, istigando altri a togliersi la vita, è stato incriminato per la morte di un uomo in Gran Bretagna e di una donna in Canada.
Si tratta del 47enne William Merchert-Dinkel, di Faribault in Minnesota, che si fingeva un’infermiera, usando  pseudonimi come Lia Dao, Falcon Girl e Cami D, e suggeriva ai suoi interlocutori metodi per ammazzarsi e li incoraggiava al gesto finale.


Ora è imputato di suicidio assistito, ma il suo caso legale è praticamente unico negli Stati Uniti, dove le leggi di molti stati proibiscono l'aiuto a morire, ma prevedono situazioni in cui la gente si trova nella stessa stanza o quando si condividono pillole o armi.
Melcher-Dinkel, che deve comparire in tribunale il 25 maggio, è stato incriminato a fine aprile per la morte nel 2008 di Mark Dryborough, 32 anni di Coventry, e di Nadia Kajouji, che nel 2005 si è annegata in Canada.
Secondo il New York Times, l'infermiere avrebbe confessato agli investigatori che il suo interesse nella morte e nel suicidio «può essere considerato una ossessione» e che «provava piacere nel dare la caccia ai suoi soggetti».


Il caso “dell’istigatore” suscita una molti interrogativi, e non solo dal punto di vista legale, ma anche a proposito dei limiti della libertà di espressione su Internet, soprattutto sul grado di colpevolezza per chi condivide le proprie opinioni con persone che già pensano di togliersi la vita.
I gruppi che pattugliano la rete per prevenire i suicidi considerano le chat room come quelle in cui Merchel-Dinkel ha incontrato le sue vittime simili ai siti “pro-ana”, i forum che promuovono l'anoressia come stile di vita, e non più come una malattia.
Addirittura, secondo Papyrus, un'organizzazione britannica anti-suicidio, che ha censito 39 persone che solo in Gran Bretagna si sono tolte la vita dopo aver visitato chat-rooms di aspiranti suicidi, ci sono anche casi in cui qualcuno si è suicidato davanti a una web cam, mentre altri internauti assistevano.
14/05/2010

Annamaria... a dopo


3 commenti:

  1. Prima di tutto Ben tornata Caterina. Occhio ad internet, dunque, che si rivela un potente mezzo di suggestione.

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  2. Ciaoooooo, Caterina, finalmente sei di nuovo la segnalatrice eccellente del blog. Una fonte di notizie che ci spingono a riflettere su argomenti che, come quello oggetto di quest'ultimo articolo, tendiamo ad ignorare o a rimuovere con disinvoltura. Un acconto di auguri... il saldo a presto! ♥ Maria.sa

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  3. Brava, Caterina. Ci vuole un'osservatrice come te.
    ENZO

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