COME PARLARE E SCRIVERE MEGLIO
Corso di grammatica italiana
la lezione n.1 in data 14-06-2010
la lezione n.2 in data 22-06-2010
Lettere maiuscole e minuscole
Se io dovessi mandare un biglietto al mio direttore, devo scrivere:
Signor Dottore o Signor dottore?
- Si offenderà il direttore se scriverò il suo titolo con l’iniziale minuscola?
- Devo proprio scrivere Direttore? E Vice-direttore? o vice-Direttore?
riuscite a capire la differenza?
Chiariamo le idee esponendo le regole; la grammatica italiana ci dice che i casi in cui la lingua italiana esige l’iniziale MAIUSCOLA sono i
seguenti:
1- all’inizio di un discorso o di un periodo, cioè dopo il punto fermo. Ecco un esempio:
La bottiglia è sul tavolo.
Ragazzi, fate silenzio.
Dopo il punto interrogativo ed esclamativo ci vuole l’iniziale maiuscola, ma talvolta non si mette la maiuscola, quando non esiste un netto distacco dal discorso precedente. Vedi esempio:
I contadini balzano a sedere sul letto; i giovanotti sdraiati sul fienile tendono l’orecchio, si rizzano. “Cos’è? Cos’è?
2- dopo i due punti (:), quando si riportano le parole dette nel discorso diretto, racchiuso tra le virgolette. Vedi esempio:
La voce petulante della bambina mi ha fatto trasalire: “ Voglio la bambola!? ”
3- nei nomi di persona (cognomi, soprannomi eccetera), di animali, di località geografiche, topografiche, di associazioni istituzioni, ditte, eccetera: vedi gli esempi:
Alessandro Manzoni, Italia, Firenze, Fido, Touring Club Italiano, la Rinascente ;
4- nei nomi che indicano dignità o cariche di particolare rispetto:
il Papa, il Re, il Presidente della Repubblica, Sua Eccellenza, ecc.
Quando però tali nomi sono accompagnai dal nome proprio di persona, rimangono con l’iniziale minuscola:
i re, gli imperatori, i ministri;
5. nei nomi dei popoli
i Francesi, gli Spagnoli, i Longobardi.
6. nei titoli dei libri, dei giornali, delle opere teatrali e d’arte, eccetera:
L’Iliade, il Messaggero, il Barbiere di Siviglia.
7. nei nomi indicanti feste religiose o civili ed epoche storiche:
L’Epifania, il Natale, il Quattrocento, il Novecento, il Risorgimento.
8. Ci sono anche scrittori che mettono la maiuscola nei nomi dei mesi, delle stagioni, dei giorni, ma voi rispetterete la grammatica. Quindi, lettera minuscola per
i mesi: gennaio, febbraio, eccetera;
le stagioni: estate, autunno;
i giorni: lunedì, martedì...
9. Nelle fiabe, se personifichiamo nomi comuni, animali compresi, questi vanno scritti con l’iniziale maiuscola:
Un giorno l’Orso incontrò il Lupo.
Non siamo esaustivi, ne sono consapevole, ma vi suggerisco di leggere molto, assiduamente: ne avrete grande beneficio culturale. Noi siamo voracissimi lettori e vi assicuro che la lettura e’ stata ed è per noi (per me) come uno spartito musicale lo è per un musicista.
LE CONSONANTI E LE LORO INSIDIE
Volete sapere perché si chiamano consonanti, e’ semplice…perché “suonano insieme”.
Le altre 16 (sedici) lettere dell’alfabeto italiano che non sono vocali, per essere pronunciate devono appoggiare il loro suono su una delle 5 (cinque) vocali, e perciò si definiscono consonanti (appunto, perché devono “consonare”, cioè “sonare insieme” con le vocali).
Attenzione ora: entrano in ballo tutto l’apparato della bocca e della gola (gruppo oro-faringeo). Seguitemi con attenzione.
Se badate al movimento che avviene nella vostra bocca, vi accorgete che mentre pronunciate le consonanti
d, l, n, r, s, t, z
la vostra lingua tocca i denti: perciò queste sette consonanti costituiscono il gruppo delle dentali. Inoltre, l e r sono dette liquide, perché provocano una vibrazione della voce che le fa apparire particolarmente scorrevoli; n (come m), è altresì nasale perché l’emissione del suono avviene attraverso il naso…non ci credete? Provate a serrare le narici mentre pronunciate qualche parola che contenga n o m e vi accorgerete subito del suono deformato); s e z sono anche sibilanti perché quando le pronunciamo si avverte un leggero sibilo.
Quando pronunciamo b, p, e anche, sia pure con diverso movimento, f, m, v, ci serviamo delle labbra: queste consonanti sono perciò dette labiali (in latino labia = labbra).
DUE LETTERE ANTIPATICHE? No, davvero!!
“A” e “H”: una vocale e una consonante.
Facciamo un giochetto? Provate a scrivere la lettera A e subito dopo scrivete la lettera H…così
“AH”
e’ un’esclamazione che esprime vari sentimenti: dolore, piacere, meraviglia. Capito?
Ora, fate il contrario; scrivete prima la lettera H e poi la A
cioè così: “HA”
la parola cambia significato…e allora diventa un VERBO, cioè diventa una voce del verbo AVERE, modo indicativo, tempo presente, terza persona, singolare. CHIARO? Bene!
Allora e’ proprio il caso di chiarire altre idee.
La lettera “h”: un’avventizia tuttofare
ovvero la lettera “h” e le sue funzioni
Vi prego di fare molta attenzione, perché? perché e’ un errore che leggo spesso nelle chat. Seguitemi e chiariremo tutto.
La lettera h nella nostra lingua ha alcune importantissime funzioni. Tutti sanno che basta inserire una h tra una c o una g e le vocali e , i perché il suono della c e della g diventi gutturale.
Esempi:
Giotto : suono palatale (palato)
ghiotto : suono gutturale (gola)
duci : suono palatale
duchi : suono gutturale
getto : suono palatale
ghetto : suono gutturale
Sin qui è difficile sbagliare: soltanto un ignorante scriverebbe “chane” o “ghatto”.
Ma in italiano la h è usata, per una convenzione dei grammatici, cioè quegli antipatici professori, anche per distinguere nettamente l’uno dall’altro certi vocaboli che altrimenti figurerebbero scritti allo stesso identico modo perché identica è la loro pronuncia.
Esempi:
Sono andato a Roma (a è preposizione semplice)
Ah, che bella notizia! (Ah (o ah) è una esclamazione)
Mia moglie ha scritto (ha è verbo)
ATTENZIONE, cari lettori!
Avrete notato nelle tre frasi che, mentre una semplice a è una preposizione, quando invece è seguita da una h, diventa esclamazione (ah); se l’h è posta prima, è voce del verbo avere.
Lo stesso accade per la vocale o.
Esempi:
Domani o dopo verrò a trovarti; (o è congiunzione);
Oh, che sorpresa! (Oh è esclamazione);
Non ho invitato nessuno. ( ho è verbo).
Ripetiamo: o è semplice congiunzione; oh con l’h messa dopo è esclamazione; ho, con l’h anteposta, è voce del verbo avere.
Proseguiamo con la lettera h.
La si usa ANCHE in altre interiezioni o esclamazioni. Vediamo:
ah = esprime vari sentimenti: dolore, piacere, meraviglia;
ah ah = “ beffa e riso;
ahi = “ generalmente dolore, tristezza;
ahimé = “ dolore, compassione, dispiacere: ahimè, che
guaio!
ahò =” esclamazione romanesca, usata richiamare
l’attenzione di qualcuno: ahò, è tardi;
eh = 1. (pronunciata aperta) esprime:
a) stupore;
b) dolore, rammarico;
c) ansia;
d) intonazione interrogativa, spesso usata quando non si è capito qualcosa e si chiede di ripeterla;
2. (pronunciata chiusa e breve) esprime:
a) rimprovero (eh, che hai combinato?);
b) esortazione (eh via, un po’ di buona volontà!
ehi = 1. si richiama l’attenzione di qualcuno: ehi,
c’è qualcuno in casa?;
2. esprime meraviglia: ehi, hai proprio
preso una cantonata!
ih = esprime meraviglia, disgusto. fastidio e sim.
oh = esprime gioia, piacere, meraviglia, dolore o
sdegno;
uh = esprime dolore o meraviglia.
- fine della 3^ lezione
- LA PUNTEGGIATURA sarà l’argomento della prossima lezione.
Enzo
Provare per credere. Enzo è bravissimo e queste lezioni di Italiano sono davvero succose.
RispondiEliminaDavvero un insolito modo per avvicinarsi,e perchè no,riflettere, sull'uso delle consonanti. Anche per chi ha fatte sue le regole della lingua italiana è utile soffermarsi a considerare che certe abitudini linguistiche consolidate negli attuali mezzi di comunicazione (chat,sms, ecc.)ci fanno dimenticare la deliziosa armonia della lingua italiana. maria.sa
RispondiElimina