domenica 25 aprile 2010

Sperpera il patrimonio di famiglia in gigolò, regali e incontri

Una moglie trevigiana insoddisfatta, madre di 2 figli, affittava gli amanti anche 
per le cenette romantiche. Questa notizia mi era sfuggita e Tonino gentilmente
me l'ha segnalata ..una Madame Bovary dei giorni nostri..


Serviti e riveriti. La signora che ha sperperato un patrimonio in gigolò per soddisfare
i suoi appetiti sessuali all’insaputa del marito, più dedito ai piaceri del lavoro che
a quelli della carne, i suoi amanti a pagamento li trattava con i guanti. Non si sa però,
allo stato dei fatti, se le cene a lume di candela in noti locali del Bellunese avvenissero
prima dell’appuntamento fra le lenzuola o dopo. Ma ha poca importanza. Sta di fatto
che la signora trevigiana che ora, dopo aver ammesso tutto al marito disperato, si sta
separando, ha sempre considerato i suoi galanti corteggiatori a pagamento come dei
veri e propri fidanzati. Ricoprendoli di regali.

Madre di due figli, una voglia di trasgressione da ventenne e molto intelligente,
ha fatto tutto per bene. Come dice però il proverbio, "Il diavolo fa le pentole 
ma non i coperchi".

Infatti è stato il conto in rosso a innescare le indagini che il marito ha deciso di 
affidare a un investigatore privato. La donna, in caccia, per depistare ogni 
eventuale sospetto lasciava però appositamente a casa il suo cellulare,
sempre pulitissimo, senza l’ombra di una telefonata o di un sms galeotto.
Anzi: si è ben guardata da inviare sms ai suoi gigolò, che potessero in
qualche modo lasciar tracce.


L’appuntamento veniva dato al momento del bacio di commiato.
Per gli incontri con il gigolò di Belluno in alcune occasioni veniva usata
un’alcova a Cortina. Il marito è risalito alla perla delle Dolomiti grazie
all’uso che la moglie faceva del Bancomat personale, comunque intestato
al conto comune dei coniugi. Dai 50 ai 100 euro a "incontro". Negli incontri
con il gigolò di Belluno come con quello di Feltre, non solo la donna pagava
dai 50 ai 100 euro a incontro, ma faceva loro dei bei regali: soprattutto abbigliamento
-cinture, fazzoletti di seta da taschino e altro- senza disdegnare i profumi.
E poi la cena a lume di candela, soli, mano nella mano.
Da veri e propri fidanzati. Il marito, per mesi non ha avuto il minimo dubbio
sull’affidabilità della mogliettina. Né gli è venuto, tenendo conto che usava la
carta di credito e dunque in genere teneva in conto le proprie spese. Solo il buco
in banca gli ha aperto gli occhi. E non subito. Per avere il colpo di grazia, 
il professionista trevigiano, padre di due figli e marito premuroso, si è dovuto
rivolgere a un amico poliziotto in pensione che per fargli un piacere ha pedinato
la moglie in alcune delle sue avventure. Quando il marito le ha sbattuto in faccia
la realtà, lei non ha negato niente. Senza rimpianti o scuse. Adesso è solo tempo
di pensare alla separazione.




Dio mio, perché mi sono sposata". Emma si chiedeva se avrebbe potuto, per una
diversa sorte, sposare un altro, cercava di immaginare gli avvenimenti non avvenuti,
che vita avrebbe vissuto, con quale sposo. Nessuno dei mariti che immaginava
somigliava a Charles… tratto dal romanzo "Madame Bovary" diGustave Flaubert

Emma Bovary, figlia di un agiato agricoltore, romantica e sognatrice, avida di avventure e di evasione, desiderosa di una vita diversa da quella angusta condotta in famiglia, in campagna, accetta di sposare un modesto medico, il dottor Bovary, certa di poter condurre un’esistenza più piacevole. Ben presto, però, la mediocrità e la monotonia del ménage familiare, insieme alla mancanza di ambizioni del marito, che la ama profondamente e, pur di renderla felice, asseconda ogni suo desiderio, la deludono, e nemmeno la nascita di una figlia riesce a colmare il vuoto e a placare l’insoddisfazione che la rendono sempre triste e svogliata. Per scuoterla dal suo torpore, e convinto che un cambiamento possa giovarle, il marito decide di trasferirsi con la famiglia a Jonville. E’ qui che Emma conosce Leone, un giovane che lavora come praticante presso un notaio, dal quale si lascia corteggiare, però ben presto il giovane, per timidezza, si allontana da lei e si sposta a Parigi. Emma, allora, si concede a Rodolfo, un dongiovanni di provincia, del quale s’invaghisce follemente, arrivando al punto di proporgli di fuggire insieme. Rodolfo, stanco di Emma, la lascia, e la donna ritorna da Leone, divenuto, ora, più ardito e sicuro ma, dopo un po’, è la donna a stancarsi del giovane e a lasciarlo. Ormai Emma è sempre più persa dietro le sue ambizioni; amante del lusso, si abbandona a spese folli finché, irrimediabilmente indebitata con un usuraio, oppressa dai debiti, dopo aver inutilmente chiesto aiuto sia a Leone che a Rodolfo, si uccide. Poco dopo muore anche suo marito, che l’ha sempre amata e che le ha perdonato ogni colpa.Madame Bovary c’est moi! Con queste parole Flaubert intese dire che, attraverso la figura di Emma, processava e condannava gli aspetti più deleteri del Romanticismo, e cioè la tendenza ad evadere dalla realtà privilegiando l’illusione, quando la realtà non ne era all’altezza. Emma, infatti, incarnava proprio le pericolose fantasticherie così diffuse nella seconda metà dell’Ottocento, la predilezione per l’ideale a scapito dell’accettazione del reale. E’ proprio questa fantasticheria a spingere Emma prima a sposare il dottor Bovary per sfuggire alla grigia vita familiare, poi a divenire un ‘adultera per sottrarsi alla monotonia della vita coniugale, infine ad indebitarsi per la smania del lusso, ed approdare alla morte quando si palesa irrimediabile il conflitto fra illusione e realtà. Delusa nelle sue aspettative, continuamente insoddisfatta, desiderosa di realizzare le sue ambizioni, nel continuo inseguimento di sogni voluttuosi, ambienti lussuosi e folli passioni, non esita a divenire un’adultera pronta a vedere in ogni uomo che le rivolge frasi romantiche il grande amore della sua vita, fremente come una tortorella imprigionata che vuole riprendersi il volo, incapace di accettare la realtà. Ostinata fino alla fine ad inseguire, e a cercare di realizzare, i suoi sogni, Emma attribuisce all’ambiente in cui vive la sua insoddisfazione, dovuta, invece, solo alla mancanza di contatto fra illusione e realtà. Il romanzo di Flaubert fu un grandissimo successo letterario proprio perché riuscì ad esprimere compiutamente la crisi degli ideali romantici del tempo, che non erano più validi ma, ai quali, ancora non si riusciva a sostituire valori alternativi.

ANNAMARIA...a dopo

3 commenti:

  1. Una bella "avventura" davvero, Annamaria. D'altra parte non ci sono limiti alla fantasia umana. Quando l'uomo (in questo caso la donna ) ci si mette si raggiungono discrete vette. E bello anche il "rinfresco" su Madame Bovary. Interessante e divertente.

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  2. CIAO ANNAMARIA E UNA BELLA STORIA ALMENO HA VISTUTO MOMENTI BELLI DELLA SUA VITA E LA VITA E UNICA E SI DEVE PRENDERE COME VIENE

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