giovedì 15 luglio 2010

Le notizie segnalate da CATERINA

Pesata davanti ai compagni di scuola
perde l'anno e scrive «mi uccido»
Il calcolo del peso voluto dall'insegnante di educazione fisica
I genitori della 13enne: problemi psicologici, un calvario

   


VERONA  - A dicembre era tornata a casa dicendo che non sopportava più che il professore di educazione fisica la facesse pesare davanti a tutti e da quel momento, una ragazzina di 13 anni veronese, ha cominciato ad avere problemi psicologici con conseguenti lunghe assenze da scuola.

Alla fine non è stata ammessa all'esame di terza media. La vicenda è al centro di in una lettera inviata dai genitori della studentessa al dirigente della scuola e poi agli organi superiori scolastici in cui si ripercorrono le diverse fasi di quello che viene definito «un calvario».

Dopo aver saputo da un compagno di non essere ammessa all'esame la ragazza gli ha risposto «con due parole: mi uccido». Fortunatamente il compagno ha avvisato la madre che ha subito contattato i genitori ella ragazza. Qualche giorno dopo, la ragazza ha trovato la forza di dire ai genitori che la pesatura davanti ai compagni è stata «la prassi per tutti e tre gli anni della scuola media». Il padre dice che altri genitori non sarebbero stati d'accordo con il metodo usato dall'insegnante, ma questi l'avrebbe difeso indicando che serviva a una verifica del corretto sviluppo dei ragazzi.

«Il giusto obiettivo di una corretta educazione alimentare e motoria - rileva da parte sua la dirigente scolastica regionale Carmela Paslumbo, interpellata dall'Ansa - su un piano generale non giustifica l'utilizzo di qualsiasi mezzo. Nello specifico, bisognerà comprendere se la strada seguita è stata pedagogicamente corretta o se ha sconfinato nella lesione della dignità della persona. La prima cosa quindi è capire cosa e come è avvenuto. Sarà cura del preside dell'istituto ricostruire dettagliatamente la vicenda e se necessario interverremo».



Annamaria... a dopo

2 commenti:

  1. E che cavolo! Anche la pesatura dei ragazzi ora. Ma siamo un Paese civile? Gli intenti potranno essere stati lodevoli ma in pratica si tratta di una grave intromissione nel "privato". O no?

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  2. Ci sono persone che, sulla base della propria presunta professionalità e/o conoscenza dell'animo umano, si arrogano il diritto di applicare dei sistemi che nulla hanno a che fare con il rispetto dell'individuo. E' giusto invitare chi ha un problema ad affrontarlo correttamente per risolverlo, ma esporlo al giudizio , a volte feroce, degli estranei è un'arroganza perversa. maria.sa

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