Questo racconto è un ricordo di Pino. Ci fa conoscere una singolare figura maschile sopravvissuta agli stenti nonostante le difficoltà e i disagi che gli ha riservato il percorso della vita.
I giovani di oggi, non sanno che erano tempi grevi; per loro oggi c' e tutto: comfort , benessere, consumismo , spreco.
Questa storia è vera non fantasia. Negli anni trenta o poco prima, un giovane di professione ebanista e con nutriti guadagni s’innamorò di una bella ragazza o almeno per lui era tale da desiderarla sua sposa.
Ma la ragazza forse innamorata di un altro uomo non poteva accettare e non accettò l’amorosa, sincera proposta di Antonio. I sentimenti non sono domabili.
Antonio vedutosi non corrisposto, in breve tempo si ammalò pregiudicando l’equilibrio psichico e quindi tralasciò il lavoro per sempre, si lasciò andare da non avere più cura personale diventando un misantropo. Quando camminava, ogni dieci metri si fermava, si voltava indietro e scrutava come se qualcuno lo seguisse o l’avesse chiamato. Eseguita l’occhiata riprendeva il suo cammino.
Come conduceva, con quali mezzi e dove la sua vita? Era solo, da supporre non avesse alcun parente o probabilmente scaricato da essi tutti. Il povero quasi sempre disturba.
Viveva di qualche esiguo sussidio elargito dal Comune, e se qualcuno voleva offrigli dei soldi rifiutava con assoluta fermezza. Incredibile, abitava un locale seminterrato 2x2 mt umido color nero pece in fondo ad un cortile; il vano era affumicato dalla legna che faceva ardere sulla griglia di un fornello a tre piedi, davanti il suo l’ingresso per lessare la pasta o riso di cui si nutriva. Il tetto per fortuna era coperto da un’altra stanza occupata da altri codomini.
Non aveva acqua corrente in casa doveva approvvigionarsi col secchio al pozzo del cortile.
Un comò e un letto peggiori di quelli delle più severi prigioni occupavano il locale dotato di una finestra sul retro per il ricambio aria, una porta d’ingresso ad una sola anta sempre aperta per la luce; per il sudiciume, un odore pesante usciva da quell’angusto locale.
Tuttavia egli, lì mangiava pezzi di pane con qualche altra cosa , pasta lessa o riso con qualche fronda di sedano o cipolla. Gli indumenti che indossava erano lucidi per il grassume di sporco.
Benché tutto questo, la sua salute doveva essere se non eccellente almeno stabile. Tutti i giorni usciva di casa a piedi con lo stesso ritmo, spesso sostava davanti al portone a godersi il passeggio del corso.
E raramente lo si è sentito starnutire anche negli inverni rigidi mentre altri accorti erano costretti a letto per febbre.
Raggiunse quasi gli ottanta, ma un giorno cadde a terra malamente, forse la rottura del femore , i barellieri si fecero coraggio a sistemarlo nell’ambulanza. Lo consegnarono all’ ospedale, fu inevitabilmente lavato e igienizzato però dopo qualche giorno il povero Antonio finì.
La natura è strana. Noi scrupolosi di igiene e nutrizione, eppure sentiamo in giro si sviluppano malattie che fanno tremare solo a nominarle. Antonio invece, che sicuramente non è neppure un caso unico ha vissuto indenne numerosi anni da questi rischi.
Una storia molto tenera e triste. Povero Antonio, vissuto fra gli stenti ma senza malattie. Dispiace molto ma (e scherzo, anche se c'è poco da scherzare), non è che ci consigliate di fare la vita di Antonio per non avere malattie?
RispondiEliminaNo, mai un tale consiglio, quanto ad ammalarsi è la natura che ci dovrebbe dotare di più difese.
RispondiEliminaCiao Lorenzo
pino