mercoledì 2 dicembre 2009

FUGA-scritto da MISTER G-






Siamo in viaggio verso la costa di un paese squassato dalla guerra civile, la strada è disseminata d ogni cosa, cadaveri, masserizie, animali morti, macchine distrutte, rovesciate, sventrate dai mortai le case in muratura, bruciate le altre, recinti divelti, inutili, vuoti. Campi solcati dai cingolati, dai copertoni dei camion, pozzi implosi con le granate per seminare morte di sete per chi giunge dopo. Abbiamo comperato una moto in città per pochi dollari, comprendiamo l’affare concluso dopo il primo pieno di benzina, consuma l’ira di Dio! Però ci consente di muoverci un po’, visitare certe suore che abitano in altipiano e che sappiamo ancora in buone condizioni. Arriviamo verso sera, il campo profughi ci ospita per la notte e ci incamminiamo al convento dalla parte opposta della cittadina che è meta di transito di tantissimi sfollati che trovano al campo un minimo di assistenza e soccorso. La vita cittadina è animata dalla presenza di un accampamento di militari stranieri, pochi uomini a disposizione del proconsole che soggiorna qui.
L’arrivo di un frate al convento è stato gioioso ed abbiamo potuto dire messa con loro, parlare a lungo dei momenti tragici che attraversiamo, della relativa calma della zona, di tanti altri argomenti che ci hanno intrattenuti fino a tarda notte. Rientrando apprezziamo la vita notturna del centro, i pub, i postriboli ben frequentati dal chiasso che risuona ben distante da essi, i vari piscianti ai bordi della strada, tutti maschi, di femmine non se ne vedono in giro neanche di giorno.
Infiliamo un viottolo che ci porta alla strada principale dove alcuni militari in tuta mimetica strattonano una ragazza visibilmente prostituta dal vestiario ridotto che ha indosso. La spingono dall’uno all’altro schiaffeggiandola, alcune ragazze guardano dal ballatoio d una casa di fronte, ma si guardano bene dall’interrompere il maltrattamento, d’altra parte sono clienti, se non attuali, almeno possibili…. Poi una prostituta è merce, la ragazza si difende come può, ma reagisce sempre meno. Il frate piomba in mezzo al gruppo come un leone e comincia a pugni e calci, non mi defilo, prendo un tubo di geberit nella cunetta e provvedo a mantenere a terra chi è ha già preso la sua dose di botte, ma il tubo presto si sfilaccia e non è efficace, allora qualche calcio ben assestato finché nessuno più tenta di alzarsi. Galdino si massaggia il pugno destro, li guarda, la donna è già scappata senza neanche dirci grazie. Ce ne andiamo anche noi provvedendo ad avvertire il posto di guardia del campo dell’accaduto.
Il giorno dopo il capo campo ci avverte che ci stanno cercando per avere spiegazioni e che non è il caso di farci prendere perché, da molto orgogliosi quali sono, non vogliono perder la faccia con la popolazione e ci avrebbero pestati per benino.
Andiamo dalle suore, è domenica e come si fa a non dir loro la Messa! Raccontiamo il fatto, nessuna di loro fiata a difesa dei militari, anzi, ho la sensazione che se non fosse per l’abito che indossano, ci avrebbero anche baciati in ringraziamento! Decidiamo una strategia di fuga in caso si presentassero lì a prelevarci, tutti d’accordo, pronti all’evenienza.
La chiesa è piccola e stupenda nella sua semplicità, muratura fino a tre metri, legno e tegole in cotto la copertura, il campanile poco più elevato, tutto in muratura con architravi che sostengono anche le due campane visibili da lontano. Un portone che si apre verso l’esterno per recuperare spazio per i fedeli, due rosoni rotondi sopra la porta e di fronte, sopra l’altare con gli infissi a forma di croce. La sacrestia sotto il campanile angusta con la scala a pioli con cui si accede alle campane che si suonano stando seduti sulle travi di corona alla muratura, tirando il batacchio a tempo. Una porta che argina la corrente d’aria prodotta dal risucchio del campanile sopraelevato al locale di culto, chiude la sacrestia alla vista di chi è in chiesa.
Alla lettura del Vangelo entrano quattro uomini e si dispongono davanti alla porta, il celebrante prendendo la parola non ne fa accenno alcuno, parla di fede, carità e perdono fraterno, di mansuetudine ragionata e termina con un monito: “mostra l’altra guancia, sii mite, ma con giudizio, non da imbecille specie a difesa del debole.” I militari ascoltano in silenzio convinti che da lì dobbiamo uscire è l’unica porta possibile. Dentro la chiesa, l’intervento è sconveniente, devono aspettare che usciamo per prelevarci e darci la lezione che ci meritiamo. Si sono messi appositamente lì in attesa, paziente attesa.
Alla comunione, le sorelle si sono messe in fila come tanti pinguini in marcia verso l’Ostia Consacrata, poi dopo la benedizione, il celebrante e il sottoscritto chierichetto, con la superiora siamo entrati in sacrestia per togliere paramenti. Dopo alcuni minuti, come da accordi, iniziano a cantare una canzone a toni altissimi, accompagnato a chitarre e tamburi, cembali e timpani, un concerto ad altissime note che ci hanno permesso di spostare la scala, salirci, prima io poi la suora ed infine Galdino, il crescente volume delle suore ci avverte che gli uomini sono nervosi per cui lanciamo la scala di sotto al rovescio e ci affrettiamo a scendere dal dietro del campanile dove ci attende la motocicletta, un abbraccio alla suora e via a tutto gas, ma non prima di vedere la sorella che con il pugnale fornito dal padre fora le gomme anteriori del camioncino con cui sono arrivati i militari.
Tutto fila liscio, dopo un’oretta di viaggio ci fermiamo a far benzina subito dopo il confine, in vista dell’agognato mare. Ormai non ci prendono più e possiamo berci qualcosa. Mi siedo sul gradino della scala che porta al market dove abbiamo comperato le bibite e chiedo al frate: “La suora ha delle belle gambe, almeno?” “Sì!”, mi risponde distratto dal passaggio di una macchina, attendo che il rumore si sia acchetato e riprendo: “Ma, aveva le mutande?” “Cosa vuoi che mi ricordi, ero così spaventato!” “Chi tu? Ma fammi un piacere!” ribatto dandogli di gomito e riprendiamo in nostro viaggio con la sanguisuga che poi abbandoneremo davanti al campo dove cominciamo un nuovo servizio.




mister g


1 commento:

  1. Non sono un amatore del genere ma il pezzo mi è piaciuto. Ben scritto e , dal punto di vista della cronaca, molto incisivo ed efficace. Bravo Mr G.

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