Veramente il titolo completo è “La storia, i simboli e i divieti. Se l’utopia cancella la libertà”.
E’ un articolo comparso sul Corriere della Sera di lunedì 9 novembre 2009 a pag. 1. Ed il suo autore è Francesco Alberoni.
L’articolo è dedicato alla questione del crocifisso da rimuovere ed ha un taglio non giuridico. Finalmente, aggiungo. Io mi ci riconosco. Ma si tratta, ovviamente, di un argomento da discutere ancora, oltre l’emozione della prima ora. Scrive Alberoni:
“I giudici di Strasburgo hanno proibito l’esposizione del crocifisso nelle scuole. Alla Turchia proibirebbero la mezzaluna e a Israele la stella di Davide. E già qualcuno chiede di sopprimere il Natale e, con la stessa logica, Yom Kippur e Ramadan. Tutto nel nome della laicità dello Stato. Ma nel mondo moderno lo Stato non è solo quello centrale. Sono Stato anche le regioni, i comuni, le comunità autonome, le associazioni religiose e culturali a cui, per il principio di sussidiarietà, sono delegate funzioni pubbliche. In un’Europa multietnica e multireligiosa sono importantissime le vecchie nazioni e le formazioni che vivono attorno a valori, norme, simboli tradizionali. Proibire i loro simboli perché irritano, turbano, danno fastidio a un individuo qualsiasi, significa impedire a intere comunità di continuare a essere se stesse, negare il pluralismo.
La storia ci dice che il pluralismo viene negato da tutti coloro che vogliono distruggere il passato per realizzare un’utopia. Gli spagnoli hanno annientato le civiltà precolombiane, la Rivoluzione francese ha cambiato persino il nome agli anni e ai mesi. I comunisti sovietici hanno imposto l’ateismo. Negli Stati totalitari islamisti vieni arrestato se mostri una Bibbia o un Vangelo. L’utopia porta al totalitarismo.
Questo vuol dire che i filosofi, i giuristi dei diritti dell’individuo hanno una mentalità totalitaria? Se vogliono realizzare l’utopia di impedire che qualsiasi individuo possa essere turbato dal comportamento reale o simbolico di qualsiasi altro sì. Per accontentare tutti devono proibire tutto: gli usi, i costumi, i valori, perfino le lingue degli altri popoli. Mentre i grandi imperi persiano, romano, inglese lasciavano vivere i culti, le tradizioni e le lingue locali, i nostri utopisti sono spietati. Non solo sulle dimensioni dei piselli e delle arance, ma sui simboli religiosi e persino sul linguaggio. In certi Paesi non puoi dire sesso ma devi dire genere perché qualcuno si offende.
Dopo un totalitarismo giacobino, marxista, nazista e musulmano potrebbe nascere un totalitarismo burocratico. Sbandierando le sue promesse utopiche, distrugge le istituzioni del passato e impone il suo potere. Ammaestrati dalla storia, cerchiamo di impedire che accada, restiamo vigili e diffidenti. Siamo europei ma, per favore, conserviamo le nostre tradizioni, il nostro linguaggio, sì, perfino le nostre debolezze, i nostri pregiudizi. E se ci impongono a forza qualcosa, diciamo no”.
Lorenzo
Sono convinto da sempre che le società siano sì composte da individui ma anche e soprattutto di sedimentazioni collettive di vario tipo, per cui, se è vero che l'individuo deve essere difeso da ogni prevaricazione, è anche vero che lo stesso non può prevalere sulla società di cui fa parte. Ed è proprio questo il nocciolo duro dell'articolo.
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