venerdì 23 ottobre 2009

UN GIORNO DA BARBONE




Un amico, che vuole rimanere anonimo, ci racconta questa esperienza vissuta in una metropolitana.




"Ho il compito di trovare una ragazza, l’ultima segnalazione della sua presenza in vita è di ieri, l’ho avuta da una donna che ho incontrato in fondo alle scale della metropolitana. Mi sono approntato da barbone, la barba di alcuni giorni, i capelli debitamente non pettinati dal mattino, una abbigliamento regalatomi al magazzino parrocchiale, sgualcito e frusto, ma dignitoso.

Mi hanno portato qui, dall’altra parte delle scale stazione la mia spalla, va e torna indifferente mentre il sottoscritto cerca il luogo migliore per sedersi ad elemosinare.

Ho un pezzo di cartone raccolto nel cestino dei rifiuti, lo metto vicino alla macchinetta dei biglietti e mi siedo. Avrei preferito portarmi un libro per ingannare l’attesa degli eventi, ma così ho il tempo di guardarmi in giro, di cercare fra quella gente frettolosa un indizio, qualcuno che mi possa dire qualcosa, ma chi? Assorto nei miei pensieri non vedo dinanzi a me una signora che mi allunga qualcosa, subito non afferro, chiedo la carità e lei me la vuol dare, allungo la mano e stringo fra le dita alcune monetine, ringrazio a macchinetta, quasi inebetito.

E’ difficile ricevere l’obolo, è stranissima la sensazione di annichilimento che si prova a ricevere, sicuramente più stressante del dare, stringo in mano le monete e con l’altra mi tolgo il cappellino che ho in testa, lo metto per terra e mi guardo l’altro palmo: trenta centesimi. Continuo l’osservazione dell’ambiente circostante senza perdere di vista la mia spalla che continua a girare, salire e ridiscendere ammiccando ogni volta che incrocia il mio sguardo.

Dopo alcune ore, è quasi mezzogiorno, il cappellino ha una certa consistente ammucchiata di monetine variegate, ma non ho ancora compreso il da farsi, gente di ogni genere gira intorno a questo mondo sotterraneo, passanti e permanenti, fra questi ultimi ci sono barboni, droghini, spacciatori , senzatetto in cerca di qualcosa, prostitute che molestano i passanti meno frettolosi con le loro proposte, travestiti, poliziotti in borghese la cui fondina sporge dalle giacche. Tutti intenti alle loro attività che li lasciano indifferenti ai problemi del vicino, forse per necessità o anche solo per convenienza: vivi e lascia vivere.

Una donna, prostituta, secondo me, mi si avvicina e si accuccia vicino mostrando le poderose cosce ai passanti, mi chiede se parlo tedesco, rispondo affermativamente, inizia a parlare velocemente affermando che per oggi non avrei avuto problemi, ma domani non dovevo tornare altrimenti mi avrebbero picchiato, chiedo chi e mi indica due tipi accanto al bar, effettivamente li avevo notati interessati alla mia persona, ma li credevo pronti a scipparmi i profitti della giornata.

Devo fare presto allora, chiedo se ha fatto affari questa mattina, scuote la testa, niente di niente, le chiedo se ha fame, fa cenno col capo, raccolgo dal cappello dieci euro e li ripongo nel suo grembo, lei si alza trattenendoli ed insieme ci avviamo verso i servizi. Lungo la strada le spiego di non essere interessato ai suoi servigi, ma ho bisogno di sapere una informazione.

Lei continua a camminare senza rivolgermi parola ed entra nel servizio dei maschi tenendomi la porta accompagnata, entriamo, con un cenno mi indica il primo wc aperto e passa a guardare se gli altri sono vuoti, entriamo. L’imbarazzo che provo è enorme, mai successo in tanti anni di carriera, quasi trattengo il fiato, non mi capacito di cosa potesse succedere, Oddio che figuraccia….

Chiusa la porta mi sussurra di ripetere quello che stavo dicendo prima sul corridoio, mi rendo perfettamente conto di sudare, trangugio la saliva e riprendo il discorso: cerco questa ragazza e mostro la foto, dicono che si sia trattenuta qui mesi addietro, qui nell’ambito della stazione.

Silenzio assoluto, sento il cuore battere forte, la sensazione di claustrofobia mista imbarazzo si taglia col coltello, dopo aver visionato la faccia della donna, guardata attentamente alza gli occhi verso di me, non le avevo notato la dolcezza dello sguardo, la perfezione dei lineamenti, gli occhi azzurri, i capelli castani sotto un cappellino impermeabile, niente di tutto questo, solo i fianchi, il seno e le gambe, come tutti gli uomini che vedono le battone per strada, ho apprezzato unicamente quello!

Felice di essermi d’aiuto, mi sorride per un attimo e mi fa dimenticare di essere in un gabinetto, a destra del water, fra il muro e lo sciacquone e di fronte ad una donna infilata anch’essa a sinistra, quasi seduta sul rotolo della carta igienica. Sospira allegra e fa cenno affermativo col capo: sì, girava qui mesi or sono, non è così bella, è sfiorita, ma è lei, lavorava di tanto in tanto con i passanti, ma bevevo tanto e si bucava, ora sono settimane che non si vede, credo sia in mano a una banda di droghino, mi informo e domani ti dico.

L’imbarazzo è sfumato, siamo due persone normali in una contingenza particolare, nulla più.

Chiedo come possiamo vederci se non posso più mendicare qui in stazione, lei pensierosa ha gli occhi bassi, pensa e si sfila dalla sua sede abitudinaria di lavoro ed esce. Nessuno è entrato nel frattempo, e si appoggia al lavandino con la pancia come per lavarsi le mani, apre il rubinetto e col rumore dell’acqua che esce mi dice che non è un suo problema, che devo trovare il modo, già è troppo quello che deve indagare per sapere dove abita la ragazza, scuote forte le mani bagnate e le infila in tasca:”a domani, esci e avviati all’uscita come se nulla fosse, io qui devo lavorare ancora, tu puoi sparire senza dare giustificazioni a nessuno.”

Mi lascia così e si allontana sbattendo la porta, anch’io mi lavo le mani e dietro di me entrano i due del bar, scuoto le gocce e lentamente mi avvio, sento di essere osservato da sei occhi: i due scagnozzi e la mia spalla che quando esco all’aperto e cammino lungo il marciapiede si accosta sorridendo. “Per oggi ho in tasca circa venti euro, dieci li ho prestati alla ragazza.” Ci avviamo veloci alla fermata del tram. Ed eccomi qua in fondo alle scale, oggi non da barbone, ma con gli abiti che mi sono più congeniali, quelli di un servizio infermi della ambulanza parcheggiata appena fuori la stazione della metropolitana."




2 commenti:

  1. Ho letto e riletto. Mi è piaciuto? Non so. Sono un po' sconcertato. In fondo questo genere di letteratura mi provoca una certa curiosità iniziale ma non persistente. Però è ben scritto. Ed è anonimo. Sconosciuto autore, sei comunque bravo.

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  2. BELLO QUESTO ARTICOLO ANNA MI PIACE MOLTO E CHE DIRE GLI ULTIMI A VOLTE SONNO PERSONE CHE NELLA VITA POTREBBERO DARE TANTO ...UN BACIO KISS !!

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