venerdì 26 ottobre 2018

LE RICORRENZE DI OGNISSANTI E DEI DEFUNTI










Già la cristianità primitiva era solita celebrare feste in onore dei Santi: i primi resoconti scritti risalgono a Tertulliano e a Gregorio di Nizza (223-395 d.C.), ma solo le pagine scritte da Sant’ Ephraem, morto nel 373 d.C., danno una sicura testimonianza della "festa celebrata in onore dei martiri della terra" il giorno 13 maggio.
La festa, dunque, nacque nel nord Europa e giunse a Roma il 13 maggio del 609 d.C., quando Papa Bonifacio IV dedicò il Pantheon di Roma alla Vergine Maria e a tutti i martiri.
Le ragioni dello spostamento della data al primo novembre non sono certe: sembra che fin dall’800 d.c. Alcuino, consigliere di Carlo Magno, decise di stabilire la santissima solennità di tutti i Santi in questa data e di celebrarla con una festa di tre giorni. In questo modo, la Chiesa voleva cristianizzare la festa pagana del Capo d'anno del popolo Celtico, che cadeva ai primi di novembre.
Nel tentativo di far perdere significato ai riti legati alla festa di Samhain, nell'anno 835 Papa Gregorio Magno spostò la festa di Ognissanti, dedicata a tutti i Santi del Paradiso, dal 13 maggio al primo novembre, come avveniva già da tempo in Francia. Lo stesso Papa Gregorio III fece costruire all'interno della Basilica Vaticana la cappella di Ognissanti. In inglese la festa di "Ognissanti" si chiama "All Hallows' Day"; la vigilia del giorno di Ognissanti, cioè il 31 ottobre, si chiama All Hallow' Eve. Queste parole si sono trasformate prima in "Hallows' Even", e da lì ad Halloween il passo è stato breve. Nonostante i tentativi della Chiesa Cristiana di eliminare i riti pagani, Halloween è rimasta una festa legata al mistero, alla magia, al mondo delle streghe e degli spiriti.
 

La stretta associazione con la commemorazione dei defunti, celebrata il giorno successivo, fu istituita solo nel 998 d.C.: si pensava che i morti entrassero in comunicazione coi vivi. Così, l’abate Odilone di Cluny diede disposizioni per celebrare il rito dei defunti a partire dal vespro del primo novembre. Il giorno seguente era invece commemorato con un'Eucarestia offerta al Signore, "pro requie omnium defunctorum", un'usanza che ben presto si diffuse in tutta l'Europa cristiana e che fu ufficialmente istituzionalizzata da Papa Gregorio IV. Fu Papa Sisto IV, nel 1474, che rese obbligatoria la solennità in tutta la Chiesa d'Occidente, per celebrare la comunione tra la Chiesa gloriosa e la Chiesa ancora pellegrinante e sofferente.

Il 1° giugno 1949, la Costituzione italiana inserisce il giorno di Ognissanti tra quelli considerati "festivi, agli effetti della osservanza del completo orario festivo e del divieto di compiere determinati atti giuridici".

Come l’Italia, anche altri paesi europei come l’Austria, il Belgio, la Spagna, la Francia, la Grecia, il Lussemburgo hanno istituito ufficialmente questa celebrazione.



Festa dei Morti: storia, religione e antichi riti

Il giorno dei morti è la festività che la Chiesa cattolica dedica alla commemorazione dei defunti. La festa ha origini antiche, che uniscono paesi lontani per epoche e distanze. La data del festeggiamento, il 2 novembre, non è casuale.
Civiltà antichissime già celebravano la festa degli antenati o dei defunti in un periodo che cadeva proprio tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre. Questa data sembra riferirsi al periodo del grande Diluvio, di cui parla la Genesi. Quello per cui Noè costruì l’arca che, secondo il racconto di Mosè, cadde nel "diciassettesimo giorno del secondo mese", che corrisponderebbe al nostro novembre.

La Festa dei Morti nacque dunque in "onore" di persone che Dio stesso aveva annientato, col fine di esorcizzare la paura di nuovi eventi simili. Da qui in poi, la storia, che è ovviamente sospesa tra religione e leggenda, diventa più chiara.
Il rito della commemorazione dei defunti sopravvive alle epoche e ai culti: dall’antica Roma, alle civiltà celtiche, fino al Messico e alla Cina, è un proliferare di riti, dove il comune denominatore è consolare le anime dei defunti, perché siano propizie per i vivi.
La tradizione celtica fu quella che ebbe maggiore eco. La celebrazione più importante del calendario celtico era  la "notte di Samhain", la notte di tutti i morti e di tutte le anime, che si festeggiava tra il 31 ottobre e il 1° novembre.


All'epoca dei primi cristiani, queste tradizioni erano ancora molto presenti: la Chiesa cattolica faticava a sradicare i culti pagani. Così, nel 835, Papa Gregorio II spostò la festa di "Tutti i Santi" dal 13 maggio al 1° novembre, pensando, in questo modo, di dare un nuovo significato ai culti pagani. Nel 998 Odilo, abate di Cluny, aggiungeva al calendario cristiano il 2 novembre, come data per commemorare i defunti. In memoria dei cari scomparsi, ci si mascherava da santi, da angeli e da diavoli; inoltre, si accendevano falò.


2 novembre: le tradizioni in Italia

Un motivo ricorre nelle tradizioni popolari della festa dei morti: la credenza che in questo giorno i cari scomparsi tornino a farci visita sulla terra. Per questa ragione, i riti di commemorazione hanno assunto in tutta Italia significati e finalità simili: accogliere, confortare, placare le anime degli avi defunti. Se è vero che oggi il culto popolare commemora i defunti attraverso il suffragio e la preghiera, è vero anche che molte delle antiche usanze vivono ancora.
Una suggestiva poesia del Pascoli, La tovaglia, rende in modo tenero e suggestivo la sensazione della presenza dei cari scomparsi in casa:


"Entrano, ansimano muti:
ognuno è tanto mai stanco!
e si fermano seduti
la notte, intorno a quel bianco.

Stanno li sino a domani
col capo tra le mani,
senza che nulla si senta
sotto la lampada spenta."


In alcune zone della Lombardia, la notte tra l'1 e il 2 novembre si suole ancora mettere in cucina un vaso di acqua fresca perché i morti possano dissetarsi.

In Friuli si lascia un lume acceso, un secchio d’acqua e un po’ di pane.

Nel Veneto, per scongiurare la tristezza, nel giorno dei morti gli amanti offrono alle promesse spose un sacchetto con dentro fave in pasta frolla colorata, i cosiddetti "Ossi da Morti".

In Trentino le campane suonano per molte ore a chiamare le anime che si dice si radunino intorno alle case a spiare alle finestre. Per questo, anche qui, la tavola si lascia apparecchiata e il focolare resta acceso durante la notte.

Anche in Piemonte e in Val D’Aosta le famiglie lasciano la tavola imbandita e si recano a far visita al cimitero. I valdostani credono che dimenticare questa abitudine significhi provocare tra le anime un fragoroso tzarivàri (baccano).

Nelle campagne cremonesi ci si alza presto la mattina e si rassettano subito i letti affinché le anime dei cari possano trovarvi riposo. Si va poi per le case a raccogliere pane e farina con cui si confezionano i tipici dolci detti "ossa dei morti".

In Liguria la tradizione vuole che il giorno dei morti si preparino i "bacilli" (fave secche) e i "balletti" (castagne bollite). Tanti anni fa, alla vigilia del giorno dedicato ai morti i bambini si recavano di casa in casa per ricevere il "ben dei morti" (fave, castagne e fichi secchi), poi dicevano le preghiere e i nonni raccontavano storie e leggende paurose.

In Umbria si producono tipici dolcetti devozionali a forma di fave, detti "Stinchetti dei Morti", che si consumano da antichissimo tempo nella ricorrenza dei defunti quasi a voler mitigare il sentimento di tristezza e sostituire le carezze dei cari che non ci sono più. Sempre in Umbria si svolge ancora oggi la Fiera dei Morti, una sorta di rituale che simboleggia i cicli della vita.

In Abruzzo, oltre all’usanza di lasciare il tavolo da pranzo apparecchiato, si lasciano dei lumini accesi alla finestra, tanti quante sono le anime care, e i bimbi si mandano a dormire con un cartoccio di fave dolci e confetti come simbolo di legame tra le generazioni passate e quelle presenti.

A Roma la tradizione voleva che, il giorno dei morti, si consumasse il pasto accanto alla tomba di un parente per tenergli compagnia. Altra tradizione romana era una suggestiva cerimonia di suffragio per le anime che avevano trovato la morte nel Tevere. Al calar della sera si andava sulle sponde del fiume al lume delle torce e si celebrava il rito. 




In Sicilia il 2 novembre è una festa particolarmente gioiosa per i bambini. Infatti vien fatto loro credere che, se sono stati buoni e hanno pregato per le anime care, i morti torneranno a portar loro dei doni. Quando i fanciulli sono a dormire, i genitori preparano i tradizionali "pupi di zuccaro" (bambole di zucchero), con castagne, cioccolatini e monetine e li nascondono. Al mattino i bimbi iniziano la ricerca, convinti che durante la notte i morti siano usciti dalle tombe per portare i regali.

In Sardegna la mattina del 2 novembre i ragazzi si recano per le piazze e di porta in porta per chiedere delle offerte e ricevono in dono pane fatto in casa, fichi secchi, fave, melagrane, mandorle, uva passa e dolci. La sera della vigilia anche qui si accendono i lumini e si lasciano la tavola apparecchiata e le credenze aperte.


Festa di Ognissanti


I Primi giorni del Mese di Novembre sono davvero speciali. Difatti il mese è aperto da due ricorrenze molto importanti: La Festa di Ognissanti e La Commemorazione dei Defunti. La festa di Ognissanti, nota anche come Tutti i Santi, è una solennità che celebra insieme la gloria e l'onore di tutti i Santi, canonizzati e non. La festa cattolica, il cui nome originario è: Festum Omnium Sanctorum, cade il 1° novembre; è seguita il 2 novembre dalla Commemorazione dei Defunti, ed è una festività di precetto che prevedeva una veglia e un'ottava nel vecchio calendario pre-conciliare.Questa festività ha tradizioni molto antiche, infatti, le commemorazioni dei martiri, comuni a diverse Chiese, cominciarono ad essere celebrate nel IV secolo e le prime tracce di una celebrazione generale si ebbero ad Antiochia, con riferimento alla Domenica successiva alla Pentecoste. Questa usanza viene citata anche nella settantaquattresima omelia di Giovanni Crisostomo (407) ed è preservata fino ad oggi dalla Chiesa Ortodossa d'Oriente, per la quale ricorre la prima domenica dopo la Pentecoste e, in quanto tale, segna la chiusura del ciclo pasquale. Nell’ arco del tempo si decise di spostare la data dello svolgimento della festività al 1º novembre per farla coincidere con il Samhain, l'antica festa celtica del nuovo anno, a seguito di richieste in tal senso provenienti dal mondo monastico irlandese. Inoltre, anche per rafforzare la motivazione di questa decisone, Papa Gregorio scelse il 1° novembre come data dell'anniversario della consacrazione di una cappella a San Pietro alle reliquie "dei santi apostoli e di tutti i santi, martiri e confessori, e di tutti i giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo". Arrivati ai tempi di Carlo Magno, la festività novembrina di Ognissanti era diffusamente celebrata. Finalmente nell'835 il 1° novembre venne decretato una festività di precetto grazie al re franco Luigi il Pio, il cui decreto fu emesso "su richiesta di Papa Gregorio IV e con il consenso di tutti i vescovi".

Commemorazione dei defunti


La Commemorazione dei defunti (Commemoratio Omnium Fidelium Defunctorum), conosciuta anche come Giorno dei Morti, è una ricorrenza della Chiesa cattolica, preceduta da una Novena, e celebrata il 2 novembre di ogni anno. Nel calendario liturgico segue la festività di Ognissanti, che ricorre infatti l'1 novembre e nel caso in cui il 2 novembre sia domenica, la ricorrenza viene celebrata il 3 novembre. Anche questa festività ha origini molto lontane perché l'usanza di ricordare persone defunte è molto antica, nonostante ciò avveniva in genere nel giorno corrispondente alla loro morte. Difatti questa giornata fu ufficialmente istituita da sant'Odilone di Cluny, che ha stabilito nel 2 novembre, con la riforma cluniacense, il giorno di commemorazione dei morti per i suoi monaci. Successivamente questa festa fu estesa a tutta la Chiesa Cattolica. Oggigiorno è ancora consuetudine, in questa giornata, visitare i cimiteri e portare fiori sulle tombe dei propri cari. Usanze più antiche, ancora sopravvissute soprattutto in SICILIA, prevedono la preparazione dei cosiddetti dolci dei morti, allestiti nei giorni precedenti in una meravigliosa vetrina. Una tradizione Siciliana prevede che, durante la notte della vigilia, i defunti della famiglia lascino dei regali per i bambini insieme alla Frutta Martorana, i Morticini ed ad altri dolci ancora.

La frutta Martorana


La Frutta Martorana è un tipico dolce siciliano famoso nel mondo, vagamente somigliante al marzapane ma più dolce e saporito, a base di farina di mandorle e zucchero e confezionato tradizionalmente in forma di frutta, tradizionalmente preparata nelle celebrazioni della Festa di Tutti i Santi e della Festa dei Morti. La sua realizzazione è molto lunga e particolareggiata, poiché prevede una grande abilità pasticciera ed artistica da parte dei maestri che intendono darle vita, ed è per questo che risulta un vero e proprio capolavoro che solo in pochi riescono a realizzare alla perfezione imitando quasi la natura. Al dolce vengono date numerose sembianze, tutte molto belle e caratteristiche, che riproducono in parte le portate di un pranzo molto ricco. Le forme più tradizionali rievocano l’immagine di diversi frutti come: il fico d’india, il mandarino, la pesca, la mela (sia rossa che gialla), la pera, la prugna, la banana, la nespola e la ciliegia. Naturalmente si realizzano dolci che riproducono anche altre portate, come: le braciolettine (involtini) allo spiedo, il toast, i panini imbottiti, la caciotta, il formaggio pepato…"che acquolina in bocca"!

Come nasce


Secondo una nota tradizione, la frutta di Martorana è nata perché le suore del convento della Martorana, per sostituire i frutti raccolti dal loro giardino ne crearono di nuovi con mandorla e zucchero, per abbellire il convento per la visita del papa dell'epoca.


 La tradizione vuole che nel periodo normanno, in Sicilia, le monache del convento della Martorana per arricchire l’aspetto del loro giardino, ormai spoglio dei fruttti dei loro alberi a causa della raccolta da poco fatta, avessero creato dei frutti, gli agrumi della sicilia, con mandorla e zucchero che poi avrebbero appeso nuovamente agli alberi in onore della visita di un personaggio molto importante: un alto prelato o, addirittura, un re. Da questo avvenimento, forse, deriva anche il nome dell'impasto utilizzato, Pasta Reale, composto da zucchero, mandorle tritate,che nel corso dei secoli è diventato l'odierno marzapane.


I Morticini o dolci dei morti sono dei particolari biscotti realizzati in occasione della Commemorazione dei Defunti. È tradizione in Europa e soprattutto in Italia allestire dolci particolari nei giorni a ridosso del 2 novembre, che spesso ricordano nel nome questa ricorrenza o nella forma e consistenza: questi dolci, infatti hanno la forma di un osso, di un teschio, di un angioletto o del ‘bambinello Gesù’. Ancora oggi in alcuni paesi d'Italia, la notte tra l'1 ed il 2 novembre, si pongono questi dolci su tavole imbandite, in ricordo dei propri defunti. I dolci dei morti contengono ingredienti semplici come farina, uova, zucchero ed aromatizzanti; e sono spesso accompagnati dalla frutta martorana in eleganti confezioni.

Orsara di Puglia SARANNO le telecamere e la troupe di Uno Mattina, giovedì 31 ottobre, a raccontare agli italiani, in diretta, la tradizione del 1° novembre orsarese, quella dei “Fucacoste e Cocce Priatorje” (letteralmente, in italiano: falò e teste del purgatorio). Su Rai Uno, dalle ore 9.30 di giovedì 31 ottobre, andrà in onda il collegamento da Largo San Michele e Piazza Mazzini a Orsara di Puglia.
Ai telespettatori, saranno mostrati tutti gli elementi che fanno di questo straordinario evento qualcosa di ben lontano e di totalmente distinto dall’appuntamento di Halloween.
LA VIGILIA DI FUCACOSTE E COCCE PRIATORIJE. Da giovedì 31 (ore 10-13 e 16.30-18.00), vigilia dell’evento più atteso, saranno attive le guide della Pro Loco per le visite guidate al centro storico e al complesso abbaziale dove potrà essere ammirata la Grotta di San Michele. Giovedì mattina, inoltre, dalle 10.30 alle 13 sarà possibile partecipare al Laboratorio per la lavorazione e trasformazione delle zucche. Il programma del 31 ottobre, aperto dal collegamento in diretta con Uno Mattina, si concluderà in serata, dalle ore 20 alle ore 23, con lo spettacolo musicale itinerante del complesso musicale “I Fratelli di maggio”.


IL GIORNO DEI FALO’ E DELLE ZUCCHE. La giornata più importante, naturalmente, resta quella del 1° novembre, il giorno dei “Fucacoste e cocce priatorije”. 

Il programma di venerdì prevede visite guidate sia al mattino che nel pomeriggio e l’apertura del Laboratorio delle Zucche già dalle ore 10. Il momento più spettacolare è previsto per le ore 19: al rintocco della campana della Chiesa Madre, saranno accesi contemporaneamente tutti i falò preparati in ogni vicolo, piazza, largo e strada di Orsara di Puglia. Sempre alle ore 19, inoltre, è prevista l’apertura degli stand e dei punti vendita enogastronomici. Come ogni anno, si terrà il concorso per la zucca più bella, con l’esposizione delle opere alle ore 20.30. Dalle ore 21, è in programma il via agli spettacoli itineranti che animeranno la notte più lunga e luminosa dell’anno in Capitanata.

SABATO SARA’ ANCORA DIRETTA RAI. Il giorno dopo della grande festa, vale a dire sabato 2 novembre, collegamento in diretta da Orsara di Puglia, alle ore 12, con il magazine televisivo di Rai Tre Puglia e il giornalista Enzo Quarto. Nel pomeriggio, alle ore 17, il Centro Culturale Comunale ospiterà il convegno dal titolo “Fucacoste e cocce priatorije: la riscoperta della tradizione”, per iniziativa della Consulta Giovanile Orsarese.

L’EVENTO PIU’ GRANDE. La notte dei falò che si celebrerà venerdì 1 novembre è il più grande evento della tradizione che si svolge in Capitanata. La notte del primo giorno di novembre è quella che gli orsaresi, da tempo immemore, dedicano con particolare devozione alla ricorrenza di Ognissanti e al culto dei morti. Da lontano, nel momento in cui cominciano a scintillare i falò preparati in ogni angolo del borgo, Orsara sembra prendere fuoco. Le fiamme, la condivisione del cibo e gli spettacoli sono solo alcuni degli elementi che fanno di questo evento uno dei più attesi dell’anno. Per goderne appieno le mille suggestioni l’ideale è arrivare in paese molto prima dell’accensione dei falò. Non si tratta di Halloween, ma di un evento che mette in evidenza l’illuminazione della fede, il ricordo dei defunti, il gusto genuino di stare insieme. La notte dei Fucacoste è quella che va dalla sera del 1°novembre all’alba del giorno seguente. A Orsara non si celebrano né il rito consumistico del “dolcetto o scherzetto” né la notte delle tenebre, ma un evento caratterizzato dalla luce e dalla condivisione di un sentimento di rispetto e devozione per i defunti.



La Spezia - Nell’immaginario collettivo odierno, in particolare in quello giovanile, condizionato da certo consumismo, quella di giovedì prossimo 31 ottobre è la «notte di Halloween». Evento che nulla a che fare con le ben diverse tradizioni popolari italiane, e in genere del mondo cristiano. Sottolineare l’arrivo dell’inverno, il venir meno della luce solare e richiamare il pensiero del contrasto tra vita e morte non ha a che fare con diavoli e streghe, né con favole nordiche, bensì con una riflessione profonda su noi stessi. Non per nulla, il giorno di Ognissanti è da sempre, nell’anno liturgico, uno di quelli che vedono le chiese più affollate. A quel richiamo di autentica spiritualità si ispira l’iniziativa, molto bella, che proprio giovedì sera 31 ottobre si terrà alla Spezia, guidata dal vescovo: una processione alla luce delle fiaccole lungo le strade del centro cittadino.
La processione con le fiaccole, con recita in comune del Rosario e meditazione sui misteri della gloria, intende collegare idealmente la conclusione del mese di ottobre, mese dedicato proprio al Rosario e insieme anche mese missionario (oggi la Chiesa è missionaria anche nelle nostre città), con le due importanti ricorrenze di inizio novembre, quella di Ognissanti e la commemorazione dei fedeli defunti. L’appuntamento per giovedì sera è alle 20.30 presso la chiesa di San Pietro a Mazzetta, da dove i fedeli inizieranno il cammino verso la cattedrale di Cristo Re, dove ci saranno la meditazione conclusiva del vescovo e la benedizione. A questa importante e significativa iniziativa, che è insieme liturgica e pastorale, sono invitati tutti i fedeli della città della Spezia e quanti, anche da località diverse, possano unirsi a loro nella preghiera. Monsignor Luigi Ernesto Palletti presiederà nei giorni seguenti le celebrazioni dei Santi e dei Defunti nelle due città vescovili della Spezia e di Sarzana. Venerdì 1° novembre celebrerà alle 10.30 la Messa pontificale alla Spezia nella cattedrale di Cristo Re ed alle 18 a Sarzana nella basilica concattedrale di Santa Maria Assunta. Sabato, commemorazione dei fedeli defunti, il vescovo celebrerà la Messa alle 10 nella cappella del cimitero urbano dei Boschetti, alla Spezia, presenti le autorità cittadine e le rappresentanze associative. Alle 15, a Sarzana, celebrerà Messa al cimitero urbano nella cappella dei vescovi e dei canonici. 

‘A Livella  -  Totò


                     MARIA



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