mercoledì 11 settembre 2013

IMBARAZZANTE 11 SETTEMBRE


di Cesare De Carlo

CHE COSA è peggio? si chiedono i giornali americani nell’anniversario dell’11 Settembre. Lanciare qualche dozzina di missili inutili su Damasco? O distruggere quel che resta della credibilità del loro presidente? Se dipendesse dagli elettori la risposta plebiscitaria è: niente missili. Ed è improbabile che questa sera in tv Obama riesca a persuaderli che la Siria rappresenti una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti.
L’Afghanistan lo era certamente. Da lì, dodici anni fa, erano partiti gli autori del più grave attacco su suolo americano, più grave di Pearl Harbor. L’Iraq non lo era, ma lo si seppe dopo che, caduto Saddam, non vennero trovate le famose armi di distruzione di massa (sulle quali giurava anche l’Intelligence europea).
Ma la Siria non ha minacciato nessuno. E poi aumentano i dubbi che sia stato il regime a usare i gas velenosi. L’ostaggio belga, liberato ieri con il nostro Quirico, ha fatto interessanti rivelazioni.
Altrettanto improbabile è un voto favorevole del Congresso. Forse Obama riuscirà a strapparlo in Senato. I senatori hanno un mandato di sei anni e dunque, per disciplina di partito, quelli democratici possono concedersi il lusso di ignorare gli umori dei collegi (per quanto un terzo di essi sia sotto elezione nel 2014). Ma i deputati no. Sono rieletti ogni due anni e dunque, se non rispetteranno la volontà della ‘constituency’, saranno puniti. Ecco perché alla Camera una maggioranza è al momento irraggiungibile.

IN OGNI CASO anche se il Congresso dovesse dire sì perché – dice McCain, un repubblicano – la parola di un presidente americano deve valere qualcosa, un intervento sarebbe di là da venire. Dal 23 al 26 Settembre c’è l’Assemblea generale dell’Onu. Prima di quella data è difficile che la Camera si sia espressa. E ancora più difficile è il consenso di Russia e la Cina in Consiglio di sicurezza. Senza copertura dell’Onu, della Nato, del Congresso che farà Obama? Andra avanti da solo in una cornice di disapprovazione nazionale e internazionale? O piuttosto smetterà di fare il viso dell’armi? Putin gliene fornisce l’occasione con l’assist sul controllo delle armi chimiche siriane. Un ripiegamento diplomatico rappresenta l’unica soluzione per uscire dal pasticcio della ‘linea rossa’. Obama salverebbe la faccia e non mortificherebbe quel Nobel per la pace che incautamente Oslo gli concesse quattro anni fa.


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