mercoledì 8 maggio 2013

VIOLENZA SULLE DONNE: QUANDO LA SMETTEREMO SOLO DI PARLARNE?

Sergio Garbellini, poeta e scrittore contemporaneo

Sergio Garbellini


scriveva questa poesia" già nel 2009 . . . da allora continuiamo a fare i conti degli orrori !!!


(Maria)




MI HANNO VIOLENTATA

Mi ritorna nei pensieri 
quella scena maledetta,
avvenuta l'altro ieri
su quell'arida scarpata,
proprio accanto all'autostrada,
dove tu m'hai violentata!!!
Con quell'atto di violenza
ti sentisti un uomo forte,
ma negasti a una ragazza
la speranza nel futuro.
Da quel giorno, te lo giuro,
meledico la tua sorte,
giorno e notte, stai sicuro,
pregherò per la tua morte!!!
Mille macchine veloci
ingoiavano l'asfalto,
mentre il sole era già alto.
Una donna si agitava,
e gridava e si sgolava ...
... ma nessuno l'ascoltava!!!
Io non credo alla giustizia
perché tante, troppe donne
sono state violentate
e nessuno le ha aiutate!
Il processo in questi casi,
stabilisce una sentenza,
ma, rimane la violenza
che ti uccide l'esistenza!!!
Vanno sempre denunciati
questi luridi animali,
perché son dei depravati
senza nulla d'interiore,
senza affetto, senza onore,
senza un'anima, né un cuore!!!

S. Garbellini.









Nei giorni scorsi, tre donne uccise nell'arco di poche ore.
-A Castagneto Carducci la 19enne Ilaria Leone è stata uccisa probabilmente perché l'aggressore, forse qualcuno che conosceva, ha tentato di stuprarla.
- A Ostia la 30enne Alessandra Iacullo è stata ammazzata per strada vicino al suo scooter. 
-A Roma, in zona Aurelia, una guardia giurata ha ucciso la compagna e poi si è suicidato.

  

Il femminicidio prosegue e finchè esisterà una giornata contro la violenza sulle donne, significherà che l’uomo non avrà ancora imparato ad essere degno di tale nome.Ci si potrà nascondere all’ombra della ricorrenza, per poi non parlarne più. Lo stesso accade per le giornate commemorative delle vittime di mafia , per il terrorismo, il lavoro etc. Ci si illude che passata la celebrazione,il dichiarazionismo, ci si è puliti la coscienza. Ma non è così!

L’Onu ,già l'anno scorso ,ha lanciato un appello all'Italia avvisando che nel nostro paese le donne sono lontane dalla parità.  
Presentando ,in Parlamento, le valutazioni sulla condizione femminile italiana, il Comitato ,che vigila sulla Convenzione internazionale Cedaw, ammonisce il nostro Paese: è ora di cambiare passo.
Il Comitato Cedaw ha chiesto all’Italia di cambiare registro e attenersi alla convenzione mondiale, riferendo dei progressi raggiunti ogni due anni, e non più quattro come si era fatto finora. Tra le raccomandazioni anche quelle di seguire appositi codici di condotta e fornire maggiore assistenza in termini sanitari, logistici e psicologici a quelle donne che decidono di scappare dalla violenza o denunciare abusi e soprusi.

Ed e' notizia di oggi che la neoministra per le pari opportunità ,Idem Josefa, scende in campo e propone una task force interministeriale per sfidare la "strage silenziosa" che ha già causato 25 vittime dall'inizio dell'anno. Ha dichiarato : “dobbiamo analizzare il problema e trovare tutti insieme una soluzione definitiva”. "Un Osservatorio per analizzare il fenomeno e una squadra interministeriale per affrontarlo."
Idem Josefa

La proposta. “Serve più forza per affrontare la questione”. Non basta il solo dicastero delle Pari opportunita’, per contrastare la violenza sulle donne: serve uno sforzo comune. Il ministro Idem lancia così l’idea di far convergere in una task force mirata le energie di 6 ministeri, includendo tutti gli aspetti del fenomeno: la Giustizia, l’Interno, la Salute, l’Istruzione, il Lavoro. C’è già l’assenso di Anna Maria Cancellieri (Giustizia) e Beatrice Lorenzin (Salute). Ma serve anche l’Interno con Alfano, o la task force rischia di rimanere monca.

L’Osservatorio. Le politiche da varare in modo coordinato avranno però bisogno di dati certi, ed è da qui che nasce l’idea di un Osservatorio permanente, capace di analizzare il problema da tutti i lati. Un progetto che piace molto alle associazioni in difesa dei diritti della donna, a cominciare da Solidea e Telefono Rosa, convocate già dalla prossima settimana al ministero per avviare il lavoro.

Centri antiviolenza, pochi e senza soldi. Bisogna partire dai centri anti-violenza. Queste case-famiglia accolgono le donne vittima di violenze o minacce da parte di mariti, conviventi o familiari: gli danno un tetto, assistenza legale e sanitaria, le aiutano nelle denunce all’autorità. Secondo le direttive europee, dovrebbe essercene almeno una ogni 10mila abitanti: invece ne abbiamo solo 62 in tutta Italia (una per milione di abitanti, quasi).Il numero di vittime della violenza aumenta (nel 2012 sono state 125, nei primi quattro mesi del 2013 già 25), mentre i finanziamenti restano minimi, lasciati alla discrezione di Province o Regioni.

Cosa manca. Serve una legge quadro che riconosca i centri antiviolenza, sia di accoglienza che di ascolto. Anche intervenendo sull’uomo violento, come fa il Cam (Centro ascolto per i maneschi) a Firenze, per fermare all’origine il fenomeno. Tutti buoni propositi e buone idee: ma il governo Letta, il più “rosa” degli ultimi anni, dovrà dimostrare di saperli realizzare. Il suo predecessore, Monti, finì la legislatura senza approvare la legge Carfagna-Buongiorno, che prevedeva l’ergastolo per i femminicidi.

Annamaria... a dopo




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