lunedì 27 settembre 2010

Le riflessioni di CIPRIANO


 
  ...Vai  a quel  paese!...

Una delle manifestazioni interpersonali più
antiche tra gli esseri umani, insieme ad una
serie lunga e ben delineata di espressioni
( bacio, carezza, moina, discussione, dialogo
e colloquio etc.) è quella, perdonate la
franchezza, di prendersi a pesci in faccia
a male parole o se volete con modi più educati,
ad offendere verbalmente più o meno
pesantemente un proprio simile.
E’ una manifestazione orale che si perde nella
notte dei tempi, ti fa scaricare psicologicamente
e rende partecipe l’altra persona a quello che
realmente tu pensi di lui; sempre che poi dopo
non finisca tutto a … botte da orbi.
Fin qui tutto normale, direte voi: prendersi a
male parole (tralasciando gli eccessi estremi)
tutto sommato che ci piaccia o meno, fa parte
di uno sfogo quotidiano dell’essere umano,
anche se indubbiamente molto poco edificante.
Ma ecco che il diavolo fa le pentole ma non
i coperchi, e la legge ci ha messo il naso ed
una toppa intervenendo a seguito di una
querela sporta presso il Tribunale di Civitavecchia
da un tale contro altro tale, che dopo una lite
aveva liquidato con un “vaffa …”.
Già condannato per ingiurie l’anno prima,
il tizio aveva fatto ricorso in Cassazione
sostenendo che il vocabolo, pur restando
un’espressione maleducata, non ha rilievo penale
perché è “ormai di uso comune ed ha perso la
sua efficacia offensiva”.
Ma la sezione penale della Cassazione ha
bocciato la linea difensiva e stabilisce regole di
buona educazione e convivenza civile.
La gente, a quanto pare, si insulta in abbondanza,
ma diavolo questo non significa che ci siano
sempre gli estremi per finire in tribunale. Ed a
furia di distinguo, la Suprema Corte è arrivata
a stilare addirittura un vero e proprio
“ingiuriometro” per misurare di volta in volta se
la parolaccia è lecita o meno.
Adesso immaginate il focoso ed impetuoso di
turno, in preda all’ira o collera, prima di riempire
di improperi il malcapitato, sfogliare rapidamente
il libretto delle istruzioni per vedere quale
parolaccia é consentita e quale meno… - “Lei è
un gran figlio di …, no mi scusi non è consentito.
Diciamo che la sua gentile madre è una grandissima
benefattrice di uomini di valore, vogliosi di coccole
e gesti affettuosi, che essa dispensa diffusamente
senza accusar fatica alcuna, in cambio di piccolo
contributo in denaro per le sole spese.” -  e l’altro  
- “La ringrazio per il pensiero amabile nonché
cortese, che ricambio affettuosamente alla sua
adorata sorella, splendido esempio di virtù e qualità
umane, universalmente riconosciute dai camionisti
in transito presso il noto falò dove, la sua splendida
e coraggiosa sorella, si riscalda nelle rigide serate
invernali.” -  
E via di questo passo.
Basta con  - “Sei un grandissimo str…”-   bensì 
- “Carissimo, hai una lontana ma sicura somiglianza
a quel prezioso prodotto, spesso di forma cilindrica,
tenuto gelosamente custodito nelle nostre viscere,
e che quotidianamente doniamo in quel prezioso
vaso che tanta affinità ha con il viso di tutta la tua
nobile stirpe.”-  E finalmente basta con quel continuo
“vaff …” sostituito con  - “indaghi cortesemente
all’interno del suo buio antro, ultimamente molto
frequentato”. -  Basta una volta per tutte con i
continui turpiloqui, atti ad attaccare e offendere
l’onore ed il decoro del nostro malcapitato prossimo.
Affidiamo le nostre rimostranze o controversie ad
Improvvisate sfide a pari o dispari o con le biglie
colorate con la preghiera, in caso di sconfitta, di
non degenerare in volgarità o linguaggi  scurrili. 
 …Funzionerà?

  Cipriano

2 commenti:

  1. Cipriano, c'è da scompisciarsi (se si può dire), leggendo il tuo pezzo.
    Un abbraccio.

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  2. Ciprià, spero di non dover mai litigare con te...Rischieremmo di andare in apnea dalle risate! Mi consenti? Ma vaffartiunsaccodicomplimentidapartemia. ☺ maria.sa

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