martedì 6 aprile 2010

ANCORA VIOLENZA SULLE DONNE




Laglio, la donna del lago
è stata uccisa dal marito
 La polizia svizzera ha fatto scattare le manette ai polsi di Marco Siciliano, il marito della 36enne di Mendrisio scomparsa giovedì 25 marzo da casa e il cui corpo, semidecapitato, è stato trovato nelle acque del lago di Como. A confermarlo sono gli inquirenti elvetici, secondo cui l'autore del delitto è il 32enne marito. A incastrarlo è stato il telefono cellulare della moglie, che lui aveva con sé e che avrebbe utilizzato per inviare alcuni sms dopo la scomparsa.

C'erano voluti due giorni esatti, prima che gli inquirenti riuscissero a identificare la donna ripescata morta dal lago di Como: si chiama Beatrice Sulmoni, 36 anni, nata e residente in Svizzera, a Castel San Pietro, frazione alta di Mendrisio. Già il giorno dopo il ritrovamento del cadavere i carabinieri avevano inviato le foto e le impronte digitali della vittima al centro di cooperazione tra forze di polizia italiane ed elvetiche, chiedendo l'aiuto delle autorità ticinesi per identificare la ragazza del lago.
A identificare la donna è stato il fratello, che aveva contattato gli inquirenti dopo la divulgazione anche in Svizzera della notizia del ritrovamento del cadavere aveva contattato i poliziotti elvetici.

Sembra certo che l'omicidio sia stato commesso in Svizzera: l'uomo - nato in Svizzera ma di origini italiane - ha dapprima colpito la moglie con violenza alla nuca, fratturandole il cranio, quindi ha infierito con un coltello, probabilmente nel tentativo di decapitare il corpo e renderlo irriconoscibile. Ancora mistero, invece, su dove sia stato gettato il corpo dopo il delitto, ovvero se sia stato portato fino al lago oppure abbandonato nel fiume Breggia (Castel San Pietro è proprio accanto al torrente che sfocia poi a Tavernola), e quindi trasportato dal fiume fino alle acque del lago di Como.
Con l'arresto del marito è stata confermata l'ipotesi di un delitto passionale a opera di un diretto conoscente della vittima, come gli investigatori comaschi avevano ipotizzato considerato il tentativo dell'assassino di decapitare il corpo dopo l'omicidio.
La donna era molto conosciuta a Mendrisio e attiva nel campo del volontariato.

 

Noventa Vicentina

Giovane soffoca la fidanzata
Poi tenta il suicidio: è grave

Il delitto nella mansarda dove la ragazza era appena andata a vivere da sola. L'omicida, un elettricista di 24 anni, è ricoverato a Vicenza: non è in pericolo di vita

 

VICENZA - Una ragazza di 27 anni è stata assassinata dal fidanzato di 24 anni. Dopo una furiosa lite scoppiata all’interno del bilocale mansardato di Noventa Vicentina dove Luana Bussolotto si era trasferita solo qualche giorno fa da Cinto Euganeo, il giovane, elettricista, residente a Stanghella, in provincia di Padova, l’ha uccisa soffocandola. In preda a un raptus di follia, ha infilato un sacchetto di plastica sulla testa e lo ha assicurato con un foulard per essere certo di non dare scampo a Luana, con cui era fidanzato da un paio di anni. E l’ha guardata morire. La giovane, che lavorava a Noventa come impiegata in un’azienda di abbigliamento è rimasta
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esanime sul pavimento del soggiorno per tutta la notte. L’aggressore, Luca Bedore, nato a Rovigo e residente nella provincia di Padova, ha tentato poi di togliersi la vita con un coltello da cucina procurandosi ferite in varie parti del corpo. Le più serie al torace.
I soccorsi - E’ stato lui stesso ha chiamare il 118 una manciata di minuti dopo le 7.30 del mattino e ad aprire la porta ai carabinieri di Noventa Vicentina. Il 24enne è stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Noventa Vicentina e poi trasferito in elicottero nel reparto di rianimazione del San Bortolo di Vicenza, piantonato dai carabinieri. I militari del nucleo investigativo di Vicenza e la scientifica dell’arma hanno eseguito i rilievi necessari alla ricostruzione dell’esatta dinamica del delitto.
Il movente - Sabato sera i due sono usciti a cena assieme a un'amica in comune sera, poi, sono rientrati da soli nella mansarda di Noventa Vicentina, dove è stato consumato il delitto. Che avrebbe come movente la fine della relazione tra i due ragazzi. Secondo la prima ricostruzione dei carabinieri, Luca e Luana stavano insieme da circa due anni e mezzo ma negli ultimi tempi la loro storia avrebbe avuto delle incrinature: crisi, di cui sarebbero stato informati i genitori dei due ragazzi e solo pochi amici fidati, mentre altri ritenevano che si trattasse di un momento passeggero di difficoltà. Il ragazzo sperava forse nella convivenza e quando la fidanzata si è trasferita nella casa che aveva preso in affitto per andarci ad abitare da sola l’ha uccisa. Inaccettabile, per Luca la decisione di Luana di andare a vivere a Noventa Vicentina, dove lavorava, fuori provincia rispetto ai paesi del Padovano - Stanghella e Cinto Euganeo - dove i due giovani erano nati e dove abitavano. Una scelta che la ragazza, impiegata come modellista in un’azienda del Gruppo Diesel di Renzo Rosso, aveva giustificato anche con il desiderio di non fare troppa strada ogni giorno per recarsi al lavoro.
In ospedale - Luca Bedore non è ancora in

condizione di poter essere ascoltato. Nel pomeriggio è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico al polmone sinistro. Dopo l’operazione il giovane è stato portato al reparto di Terapia intensiva, dove trascorrerà la notte. I medici decideranno solo domani, martedì, l’eventuale trasferimento in reparto. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Marco Peraro. Sono stati avvisati i famigliari dei due ragazzi che hanno raggiunto la caserma di Noventa per essere ascoltati.
Lo sconforto del sindaco - «Doveva essere un giorno di festa...». Invece è una Pasqua di tragedia, a Noventa. Il il sindaco del paese, Marcello Spigolon, commenta così quanto accaduto nell’appartamento di via Roma Spigolon è stato tra i primi a raggiungere la palazzina del delitto, avvertito da alcuni cittadini: «In un giorno che doveva essere di festa come la Pasquetta ci troviamo a dover piangere una giovane vita per un fatto sconcertante - scuote la testa il primo cittadino - In questo momento il mio primo pensiero va ai genitori e ai familiari della ragazza uccisa che stanno vivendo un autentico dramma. Ma anche la famiglia di lui immagino sia distrutta». Negli ultimi tempi la comunità noventana è stata colpita da alcuni suicidi, anche di personaggi conosciuti in paese: «Stiamo vivendo un momento particolare - osserva Spigolon - anche se un fatto del genere qui non era mai accaduto. Nessuno potrà mai sapere cosa può passare per la testa in questi frangenti».


 UCCIDE PIU' DEL CANCRO

Fa più vittime di quelle registrate negli incidenti automobilistici. Provoca danni fisici e psicologici quasi sempre irreversibili. È la violenza sulle donne, una malattia grave, spesso taciuta ma diffusissima, che si manifesta sotto varie forme, che divora il cuore di ogni società, facendosi beffa di qualsiasi passaporto di «civiltà». Un morbo incontrollato che colpisce chiunque, a qualsiasi età, ricche o povere, colte o analfabete. Che si sposta dalle aree di conflitto a quelle di pace, dai paesi con deficit democratico a quelli cosiddetti «progrediti», dai campi di battaglia alle camere da letto. A «soffrirne» almeno un miliardo di donne nel mondo -in pratica una su tre-, picchiate, stuprate, mutilate, assassinate. Quasi sempre per mano del marito, del fidanzato, di un familiare o di un amico. Una violenza consumata dietro le porte domestiche, che, secondo il Consiglio d’Europa, per le donne tra i 16 e i 44 anni rappresenta la principale causa di morte e di invalidità. Più del tumore. Più degli incidenti stradali.


Sono solo alcuni dei dati snocciolati  da Amnesty International nel lanciare da Londra, -ma in contemporanea anche in altre capitali, come Roma- la campagna internazionale contro la violenza sulle donne «È il peggior scandalo dei nostri tempi», ha denunciato Irene Khan, segretaria generale di Amnesty, presentando il rapporto «Mai più! Fermiamo la violenza sulle donne», un documento-condanna contro le «oltraggiose» violazioni che si consumano «non solo altrove, ma qui, intorno a noi», magari nella casa accanto, tra le nostre amiche. L’organizzazione punta il dito contro «gli Stati, la società e le famiglie»: 79 paesi, tra cui la Russia dove solo nel ‘99 sono state uccise da partner o familiari ben 14mila donne, non hanno una legge che protegga dalle violenze domestiche e ben 54 hanno leggi che discriminano il gentil sesso. Un dato, il secondo, ancora più allarmante, perché -secondo Ai- è proprio il concetto di discriminazione alla radice della violenza sulla donna, in base al quale ogni forma di maltrattamento verso il genere femminile diventa lecito. Sia all’interno della famiglia, sia all’interno di comunità. Per non parlare dei sistemi di giustizia religiosa tribale, dove la violenza prosegue senza ostacoli.

I numeri sono lo specchio di una situazione inquietante. Nel mondo una donna su cinque è destinata a essere violentata o a subire un tentativo di violenza. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità almeno il 70% delle donne vittime di omicidio sono state uccise dai propri partner. Ogni anno nel pianeta si registrano 60mila «crimini d’onore». Scendiamo nel particolare: in Zambia ogni settimana cinque donne sono assassinate dal partner o da un amico di famiglia mentre in Sudafrica ogni 23 secondi una donna viene stuprata. In India nel 1998, 6000 donne sono state bruciate per questioni di dote. In Iraq, -stando alle denunce della Lega delle donne irachene- tra aprile e agosto 2003 più di 400 donne sono state rapite, stuprate e vendute. Il problema riguarda anche l’Occidente: negli Usa una donna viene picchiata ogni 15 secondi e ogni 90 viene violentata. Nel solo 2001, oltreoceano si sono registrati 700mila casi di violenza all’interno delle mura domestiche. Al di qua dell’Atlantico: in Francia ogni anno sono 25mila le donne stuprate. In Gran Bretagna, dove tra il ‘97 e il ‘98 si sono verificati più di 2000 casi di violenza fisica ai danni delle collaboratrici domestiche, i servizi di pronto soccorso ricevono almeno una telefonata al minuto per violenza in abito domestico. Nel rapporto si parla anche di mutilazioni genitali femminili: secondo l’Onu nel mondo sono 120 milioni le donne che le hanno subite, e ogni anno si registrano altri 2 milioni di casi.

Sotto la lente d’ingrandimento anche l’Italia. Stando ai dati Istat del ‘99, 714mila donne tra i 14 e i 59 anni hanno dichiarato di aver subito uno stupro o un tentato stupro nel corso della loro vita.

Dati, quelli elencati, tutti stimati per difetto, perché le violenze spesso restano «nascoste», si perdono nelle pieghe del quotidiano perché il più delle volte una donna ha vergogna oppure paura di denunciarle. «Finché tutti noi, uomini e donne, non diremo “no”, le cose non cambieranno», ha avvertito la Khan, facendo appello ai governi nel garantire un’azione efficace per fermare la violenza sulle donne. Per questo Ai ha chiesto «l’abolizione delle leggi discriminatorie nei confronti delle donne e l’adozione o l’applicazione di leggi efficaci e di altre misure per proteggere le donne dalla violenza».

A Londra, al fianco della Khan c’era anche Patrick Stewart, il capitano Picard di Star Trek, che ha raccontato, di quando da bambino assisteva alle violenza di suo padre contro sua madre. C’era anche Eve Ensler, sceneggiatrice diventata famosa per «I Monologhi della Vagina», che ha parlato delle «Vagina Warriors», le guerriere della vagina, che si battono in giro per il mondo per i diritti delle donne.

tratto daL'Unità online

 

..questo video per non dimenticare

  


4 commenti:

  1. Proprio una bella pagina, questa della violenza sulle donne. Non conoscevo le "guerriere della vagina".

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  2. Sono dati emergenti che ancora forse non ci facciamo tanto caso, ma sono preoccupanti. Intanto stiamo smarrendo la qualità della vita. Per evitare questo rovinoso scivolamento bisogna rettificare certe pubblicità e spettacoli che producono devianze e plagi pur di fare cassa.

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  3. il commento sopra è del nostro amico Pino.

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  4. terribile solo a pensarlo mi vengono i brividi FORSE SIAMO CARNE DA MACELLO? vergognoso. vicki

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